ricorso pensione importo lordo superiore ad euro 1.405,00

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nonno Alberto
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ricorso pensione importo lordo superiore ad euro 1.405,00

Messaggio da nonno Alberto »

Segnalo l'iniziativa del sindacato SUPU.

Il SUPU,per il tramite dei propri legali, ha deciso di intraprendere un ricorso collettivo al fine di sollevare la questione di illegittimità costituzionale del comma 25 dell’art. 24 del D.L. nr. 201/2011, convertito con modificazioni nella legge nr. 214/2011, per evidente contrasto con gli artt. 3,36 comma 1, 38 comma 2, e 53 Cost., e chiedere dichiararsi
1) la illegittimità costituzionale del blocco della perequazione automatica delle pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo Inps
2) la condanna dell’Ente previdenziale alla riliquidazione del trattamento pensionistico perequato
3) la condanna al pagamento dei ratei pensionistici maturati, con interessi e rivalutazione monetaria
4) la condanna al risarcimento dei danni.
Dopo il 1998 e il 2008 é, infatti, la terza volta nel 2012, la quarta nel 2013 e la quinta nel 2014 che viene bloccata la perequazione automatica delle pensioni, blocco che, anche se temporaneo, ha prodotto e produce tuttora un danno economico ingente.
I cittadini pensionati con redditi superiori a tre volte il trattamento minimo INPS sono stati così irragionevolmente privati della perequazione automatica senza alcuna adeguata giustificazione, con un provvedimento, illegittimo, che ha avuto come unico risultato quello di diminuire il maturato vitalizio mensile, in un periodo già particolarmente critico.
Potranno aderire tutti i titolari di pensione di importo lordo superiore ad euro 1.405,00 mensili.
In attesa di comunicare la sede Legale ufficiale,gli interessati potranno contattare il N. di Cell. 3465129456
Le richieste del ricorso verranno accettate entro il 15 Febbraio 2014

G.Pino
pinosupu@gmail.com


denicolamichele
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Re: ricorso pensione importo lordo superiore ad euro 1.405,0

Messaggio da denicolamichele »

caro collega sono un'appuntato nei carabinieri in congedo dal 2012, per quanto riguarda il blocco delle pensioni 2012-2014 vi è un ricorso del tribunale di palermo, che si allega, ed è in attesa che si pronunci la consulta. Appuntato nei CC. de nicola michele e mail denicolamichele@alice.it

Il governo Letta si prepara, con la legge di Stabilità, a cancellare per il periodo 2014-2016 l'adeguamento automatico al costo della vita delle pensioni, seguendo la strada già indicata dalla riforma Fornero. Ma proprio quest'ultima finisce nel mirino della Consulta. In questo caso, non si parla solo di pensioni d'oro, ma di tutte quelle superiori ai 3mila euro lordi, cioè di circa 1800 euro netti al mese.
Sullo stop, deciso nel 2011 dal governo Monti con il decreto «Salva Italia», alla perequazione delle pensioni superiori a 3 volte il minimo Inps per il biennio 2012-2013, si dovrà pronunciare l'Alta Corte, dopo il ricorso del tribunale di Palermo che ha considerato illegittimo il provvedimento e lo ha trasmesso al Palazzo sul Colle con una ordinanza emessa a novembre dalla sezione Lavoro.
Sulla prossima decisione di conformità costituzionale, pesa una precedente sentenza della Consulta, che riguarda il blocco dell'adeguamento all'inflazione deciso dal governo Prodi: è la numero 316 del 2010.
I giudici costituzionali salvarono allora la norma che riguardava solo un anno, ma avvertirono che la frequente reiterazione di misure intese a «paralizzare il meccanismo perequativo» esporrebbe il sistema ad «evidenti tensioni con gli invalicabili principi di ragionevolezza e proporzionalità». Insomma, si cadrebbe nell'incostituzionalità. Proprio quello che sta succedendo.
In nome dell'emergenza e del rigore causa crisi economica, l'esecutivo dei Professori ignorò il monito dell'Alta Corte. E in questi giorni l'attuale governo si prepara a fare il bis, anche se il provvedimento andrebbe incontro ad un'annunciata bocciatura.
Secondo i giudici palermitani, impedire la rivalutazione delle pensioni come ha fatto la riforma Fornero è contrario alle basi fondanti della nostra Carta. Perchè, scrivono nel ricorso alla Consulta, «pure considerando la discrezionalità legislativa in materia, la norma in questione viola il principio della parità di prelievo a parità di presupposto d'imposta economicamente rilevante, data l'imposizione di misure (non più considerabili transitorie ed eccezionali) incidenti in modo drastico sul trattamento pensionistico solo di alcuni soggetti».
Gli articoli con i quali la norma entrerebbe in contrasto sono una sfilza: il 38 (la mancata rivalutazione impedisce la conservazione nel tempo del valore della pensione), il 36 (proporzionalità tra pensione e retribuzione), il combinato disposto dei questi due con l'articolo 3 (altera il principio di eguaglianza e ragionevolezza, causando una irrazionale discriminazione in danno della categoria dei pensionati), il 53 di universalità dell'imposizione e insieme i 3, 23 e 53 sulla non discriminazione ai fini dell'imposizione, la ragionevolezza nell'esercizio del potere di imposizione e la parità di prelievo a parità di imposte. Nell'ordinanza del tribunale di Palermo si cita anche una sentenza del 2012, in cui l'Alta Corte afferma che «l'eccezionalità della situazione economica» consente al legislatore anche il ricorso a strumenti eccezionali, ma gli impone sempre di «garantire, anche in queste condizioni, il rispetto dei principi fondamentali».
Ce n'è abbastanza per mettere sull'avviso governo e Parlamento. Salvo, che non si voglia vedere e sentire.
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