Riscatto della laurea conseguita da civile

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Re: Riscatto della laurea conseguita da civile

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La posto quì nel caso possa interessare a qualcuno,

Il Tar Campania sede di di Napoli ha trattato l'argomento di cui allegato riguardante un appartenente ai CC.

1) - riscatto ai fini pensionistici, ai sensi dell'art. 32 del d.P.R. n. 1092/1973, dei periodi corrispondenti alla durata legale del corso di laurea in giurisprudenza ed il riconoscimento, nell''ambito del servizio attualmente prestato alle dipendenze dell'Arma dei Carabinieri, del periodo legale del corso di laurea ai fini del calcolo dello stipendio, del trattamento di fine rapporto e ad ogni altro fine previsto dalla legge;

>> periodi corrispondenti alla durata legale del corso di laurea in giurisprudenza (anni 4)

N.B.: nella sentenza si legge quanto quì sotto:

2) - Si costituiva la intimata Amministrazione e, in vista della odierna udienza di trattazione, la stessa parte ricorrente versava in atti il decreto, n. .. del 6 maggio 2025, che riconosceva ai fini pensionistici, in aggiunta al servizio militare attualmente reso nell’Arma dei Carabinieri, il periodo di anni 4, equivalenti all’intera durata legale del corso di laurea in giurisprudenza, antecedenti la data del citato titolo di studio ai sensi dell’art. 32 del DPR 1092/1973.

CONCLUDENDO così:

P.Q.M.

Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Campania (Sezione Sesta), definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, dichiara la cessazione della materia del contendere.

OMISSIS

P.S.: per completezza leggete il tutto direttamente dall'allegato.
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.


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Re: Riscatto della laurea conseguita da civile

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Riscattare il futuro: quando gli anni di studio diventano anni vuoti

Sulla svalutazione del riscatto della laurea nella legge di bilancio: la manovra interviene sul riscatto degli anni universitari riducendone l'efficacia.

Il riscatto della laurea ai fini pensionistici

C'è una parola che, più di altre, attraversa silenziosamente il dibattito sulle pensioni: fiducia. Fiducia nello Stato, nelle regole, nella prevedibilità del patto tra cittadino e istituzioni. Il tema del riscatto degli anni di studio - apparentemente tecnico - è in realtà una cartina di tornasole di questa fiducia. Perché quando una regola cambia dopo che qualcuno ha già fatto una scelta onerosa, non si modifica solo un calcolo contributivo: si incrina una promessa.

La legge di bilancio interviene sul riscatto degli anni universitari riducendone progressivamente l'efficacia ai fini dell'accesso alla pensione anticipata. In termini semplici, gli anni riscattati contano sempre meno per raggiungere il requisito contributivo. Formalmente lo strumento resta; sostanzialmente, viene svuotato. È un'operazione che non cancella, ma svilisce. Come certe parole che rimangono nei codici, ma perdono anima nella prassi.

Molti lavoratori - soprattutto laureati con carriere iniziate tardi o discontinue - hanno scelto di riscattare gli anni di studio compiendo un vero e proprio investimento previdenziale. Spesso a caro prezzo, talvolta con sacrifici personali rilevanti. L'idea di fondo era chiara: studiare non è tempo perso, ma tempo che lo Stato riconosce come socialmente utile. Oggi, quel tempo viene retrocesso a una sorta di pausa neutra, che pesa meno proprio quando dovrebbe pesare di più.

Il futuro, per chi ha pianificato con cura, sembra ora arretrare di qualche anno. Silenziosamente.

Il profilo giuridico: legittimità formale, fragilità sostanziale

Dal punto di vista strettamente giuridico, la manovra si muove in un'area formalmente legittima: il legislatore può ridefinire i criteri di accesso alla pensione. Ma il diritto non vive di sola legittimità formale. Vive anche di affidamento, principio non sempre esplicitato ma profondamente radicato nella cultura costituzionale europea.

Quando lo Stato incentiva un comportamento - come il riscatto della laurea - e poi ne riduce ex post gli effetti, il rischio è quello di una frattura simbolica: il cittadino scopre che la razionalità della scelta passata non è più garantita nel presente. Non è solo un problema di pensioni; è un problema di credibilità normativa.

Lavorare più a lungo, sentirsi traditi

Ridurre il valore degli anni riscattati significa dire, implicitamente: dovrai lavorare più a lungo di quanto avevi previsto.

Una penalizzazione generazionale

Sul piano sociale, la misura colpisce soprattutto le generazioni più giovani e istruite, quelle che entrano tardi nel mercato del lavoro, spesso con contratti fragili, e che avevano visto nel riscatto un modo per riequilibrare lo svantaggio iniziale. Il messaggio che passa è ambiguo: studiare resta importante sul piano simbolico, ma diventa sempre meno rilevante sul piano previdenziale.

Quindi si deprezza previdenzialmente il tempo dedicato a formarsi.
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