Migranti su un'isola: la soluzione danese

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Zenmonk
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Migranti su un'isola: la soluzione danese

Messaggio da Zenmonk »

La civilissima Danimarca sta per varare una interessante soluzione al problema degli immigrati irregolari che delinquono.
Cosa ne pensate?

https://www.lastampa.it/2018/12/05/este ... agina.html


Sempreme064
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Re: Migranti su un'isola: la soluzione danese

Messaggio da Sempreme064 »

Che in Italia un'isola così è troppo piccola .ci staranno 300 persone come lo spread..mah
Sempreme064
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Re: Migranti su un'isola: la soluzione danese

Messaggio da Sempreme064 »

140mila richiedenti asilo..più 700mila che sono in giro..dove li mettiamo? In quale isola? Stanno in penisola stanno meglio..
Sempreme064
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Re: Migranti su un'isola: la soluzione danese

Messaggio da Sempreme064 »

Soluzioni anche per i non richiedenti asilo no ce ne sono..ormai sono qui, bisogna Reintegrarli, rimpatri ci metti anni. Per chi delinque si primo aereo.. l'isola dei famosi mi pare un albergo
staffy
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Re: Migranti su un'isola: la soluzione danese

Messaggio da staffy »

Nulla di nuovo sul fronte occidentale. 1860 istituzione del campo di concentramento di Fenestrelle dove trovarono la morte 40000 soldati Borbonici. Ma il particolare, e ci sono atti diplomatici nell'Archivio di Stato, dove il "neo governo italiano" si era adoperato per individuare un area extra-nazionale, anzi addirittura un'isola, mi pare nell'emisfero australe, ove deportare e concentrare tutti i MERIDIONALI.
VIVA L'ITALIA - VIVA I SAVOIA.........a voi la storia
roberto_67

Re: Migranti su un'isola: la soluzione danese

Messaggio da roberto_67 »

Chiediamo anche a Peter Pan se c'è posto nella sua isola.
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Re: Migranti su un'isola: la soluzione danese

Messaggio da Sempreme064 »

staffy ha scritto: gio dic 06, 2018 8:20 am Nulla di nuovo sul fronte occidentale. 1860 istituzione del campo di concentramento di Fenestrelle dove trovarono la morte 40000 soldati Borbonici. Ma il particolare, e ci sono atti diplomatici nell'Archivio di Stato, dove il "neo governo italiano" si era adoperato per individuare un area extra-nazionale, anzi addirittura un'isola, mi pare nell'emisfero australe, ove deportare e concentrare tutti i MERIDIONALI.
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La storia è storia.. stesso periodo: La guerra di secessione americana, nota negli Stati Uniti come guerra civile americana, fu combattuta dal 12 aprile 1861 al 9 maggio 1865 fra gli Stati Uniti d'America e gli Stati Confederati d'America,

Se parliamo della Storia l'italia era Francese.. Napoleone.. ancora prima di altri, dopo era di altri , insomma di chi è?
Parliamo del presente e futuro..
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Re: Migranti su un'isola: la soluzione danese

Messaggio da Sempreme064 »

Di chi è? E di chi sara tra 30 anni..? Troviamoci noil'isola..
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Zenmonk
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Re: Migranti su un'isola: la soluzione danese

Messaggio da Zenmonk »

Incredibile...avevo letto del confino durante il regime ma mai di che vi fosse una opzione del governo piemontese nel senso di deportare i meridionali...hai qualche indicazione per risalire alla fonte?
Sempreme064
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Re: Migranti su un'isola: la soluzione danese

Messaggio da Sempreme064 »

Continuo a leggere Piemonte.. che non Centra nulla..i SAVOIA erano FRANCESI
Sempreme064
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Re: Migranti su un'isola: la soluzione danese

Messaggio da Sempreme064 »

Un Po di storia che fa bene..
 

Bisogna sempre ricordare un fatto fondamentale, quando si parla di unità d’Italia, che è stata fatta sotto i Savoia, che nulla hanno a che fare con i Piemontesi, soprattutto con gli ossolani, novaresi e vercellesi che sono stati sempre e storicamente sotto altro regno, in particolare prima sotto i Visconti poi sotto i Borromeo (provenienti dal Lago Maggiore) e quindi sotto il Ducato di Milano, con tutto quello che ne consegue per circa 800 anni abbondanti di storia unita come territorio.

I Visconti e poi i Borromeo governarono e possedettero le terre appartenute al re dei Longobardi Desiderio, in seguito all’imperatore Federico Barbarossa, situate intorno al lago Maggiore, che costituirono, tra il XIV° e XV secolo, lo “Stato Borromeo”, vasto più di mille chilometri quadrati, con Arona ed Angera sedi del conte e marchese. Collocato al limite nord-occidentale del ducato di Milano e confinante con la Svizzera, ricco di cave (Candoglia costruzione Duomo di Milano), ulivi, vigneti, alberi da frutta, mulini, caccia e pesca conquistò un determinante ruolo strategico per il gran numero di siti fortificati, la disponibilità di un esercito locale, il sostegno dell’aristocrazia del posto. Il vasto feudo ebbe una lunga vita e solo l’occupazione napoleonica nel 1797 riuscì a smantellarlo. 

 

I Borromeo, però, conservarono il patrimonio immobiliare e lo conservano tutt’ora vedi Isole Borromee e Mottarone con impianti sciistici privati e strada a pagamento.

 

I Savoia non sono italiani e nemmeno del Nord Italia.

 

I Savoia sono in tutto e per tutto di origine e di stirpe francese e tali rimangono sempre e lo sono ancora oggi, in tutto per tutto, per mentalità, lingua, pensiero, cultura e modi di agire.

Non sono “italiani”, non sono piemontesi, veneti, lombardi o trentini, diciamo del Nord Italia. Sono sempre stati un ramo diciamo “sfigato”, in cerca di nobiltà, terre e visibilità. Assurti a dignità reale solo nel XVIII° secolo, la loro origine è attestata sin dalla fine del X° secolo nel territorio del Regno di Borgogna, dove venne infeudata della Contea di Savoia, elevata poi a Ducato nel XV° secolo.

 

Sono nati come feudatari Biancamano, attorno all’anno Mille, con le contee di Savoia di Belley e Sion al disgregarsi del regno di Borgogna (1032) si schierarono dalla parte di Corrado II° ottenendone in premio la contea di Moriana in Val d’Isère e il Chiablese. Tutte tra la Francia e la Svizzera.

 

I Savoia con Carlo II° tra l’altro aderirono alla Lega di Cambrai, con gli Asburgo, Luigi XII° di Francia, gli spagnoli, il papato, i Gonzaga, gli Este contro La Serenissima Repubblica di Venezia.

 

Solo nel tardo Cinquecento spostarono il loro interessi territoriali ed economici dalle regioni alpine verso la penisola italiana, come testimoniato dallo spostamento della capitale del ducato da Chambéry a Torino nel 1563.

 

I Savoia con Vittorio Amedeo II° parteciparono vittoriosamente alla guerra di successione spagnola: nel 1714, in virtù del Trattato di Utrecht, il duca ottenne la corona del Regno di Sicilia e fu incoronato re a Palermo. Nel 1720, come concordato con il trattato di Londra del 1718, Vittorio Amedeo II° lasciò il trono di Sicilia in cambio di quello di Sardegna, mantenendo il titolo regio.


Alla vigilia dell’Unità, il Regno Sabaudo guidato da Cavour comprendeva il Piemonte (con Ossola, novarese, vercellese presi dopo la caduta di Napoleone 1815), la Savoia, la Val d’Aosta, la Sardegna, la Liguria con Nizza ed una piccola parte della Lombardia con il comprensorio di Voghera, per capirci meglio l’Oltrepò Pavese. 

 

Importante capire anche come si arrivò al Plebiscito, cioè dopo le pesanti sconfitte dei Savoia (italiani), a Custoza il 24 giugno e nelle acque di Lissa il 20 luglio 1866. 

 

Proprio a causa delle mancate vittorie, il Veneto e parte della Lombardia non furono conquistate sul campo dall’Italia ma vennero cedute da Vienna alla Francia (l’imperatore Napoleone III aveva assunto il ruolo di mediatore) e da quest’ultima “girate” al Regno d’Italia, procedura non poco umiliante che fu accettata dal governo di Firenze, presieduto da Bettino Ricasoli, dopo non pochi tentennamenti e polemiche.

Non che all’Italia restassero molte alternative: la Prussia, una volta battuta l’Austria a Sadowa (3 luglio) che ne aveva sancito la preminenza all’interno della Confederazione tedesca, aveva raggiunto il suo obiettivo e non aveva alcun interesse a continuare la guerra.

Il governo italiano e il re Vittorio Emanuele II° avrebbero certo potuto scegliere di combattere da soli. Ma era difficile pensare di sostenere senza aiuto lo scontro con un impero che, per quanto in decadenza, era comunque molto più grande del neonato stato italiano. Quindi fu plebiscito (voluto da austriaci e francesi per dare legittimità alla cessione), con seggi in tutte le principali città del Veneto: a Venezia gli uffici elettorali rimasero aperti dalle 10 alle 17. 

 

Il voto fu a suffragio elettorale maschile. Nel bando di convocazione alle urne si specificava che “saranno ammessi a dare il loro voto tutti i Cittadini che hanno compiuti gli anni 21, che sono domiciliati da sei mesi nel Comune e, meno le donne, non è escluso che chi subì condanna per crimine, furto o truffa”.

 

 

  Il cancelliere di ferro Otto von Bismarck disse al principe ereditario Umberto:

 

“Voi italiani siete il popolo delle tre S: con Solferino avete preso la Lombardia, con Sadowa avete preso il Veneto, con Sedan avete preso Roma. E nessuna delle tre S è stata opera vostra“.

 

Aveva e ha perfettamente ragione. Carlo Cattaneosottolineava come nel 1849 il Lombardo-Veneto, con un ottavo della popolazione, forniva da solo un terzo delle entrate fiscali dell’Impero.

 

“Quando scoppia la ribellione del marzo 1848, Milano segue o anticipa le altre capitali d’Europa. Non si parla per niente di Italia e nessuno parla di rivoluzione. Semplicemente Milano si ribella e si fa rispettare in nome delle libertà civili”.

Studiosi di storia economica hanno accertato, spulciando per anni archivi pubblici e privati e rapporti delle camere di commercio venete, che dal 1818 in poi Vienna attuò una politica doganale che mise le industrie cotoniere e laniere lombarde e venete alla mercé della concorrenza dei panni della Boemia e della Moravia, peraltro smaccatamente favoriti anche in materia di forniture militari. Insomma è la stessa solfa da sempre.

Il Lombardo-Veneto era una delle aree più avanzate e illuminate del regno, si voleva solo un po’ più di autonomia da Vienna e per nulla finire sotto i Savoia (sempre osteggiati da Cattaneo e non solo), ma peggio ancora evitare di finire nelle mani della Chiesa.

Ricordando che nelle zone insubri della Lombardia non c’è il rito cattolico-romano, ma ambrosiano.

“In tutte le regioni malgovernate d’Italia si fanno plebisciti entusiasti dell’unificazione d’Italia: in Lombardia non si fa nulla. Non sono stati i Lombardi ha volere una Italia unita; se i Piemontesi erano più poveri e arretrati di loro, perchè desiderarli quali nuovi padroni? Indire un plebiscito in Lombardia sarebbe stato pericoloso. “Siamo i più ricchi dell’Impero” scriveva Carlo Cattaneo “non vedo perchè ne dovremmo uscire”.

Ricordando anche che per Garibaldi “i Veneti non si erano sollevati per conto proprio, neppure nelle campagne dove sarebbe stato facile farlo”. Ricordando sempre che il Re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia, a rivolte praticamente rientrate il 23 marzo 1848, dichiarò guerra all’Austria. Fu il Regno di Sardegna ad attaccare per primo l’Impero austriaco e fu sconfitto, perdendo guerra, soldi e territori.

Gli episodi determinanti della prima e seconda campagna furono la battaglia di Custoza e la battaglia di Novara. Con lombardi, veneti, trentini spesso contrapposti negli schieramenti, molti inquadrati regolarmente nelle truppe imperiali austroungariche.

 
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