Quale prestito mi consigliate?
Re: Quale prestito mi consigliate?
Da help consumatori del 27.08.2015
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Polizze abbinate a finanziamenti, Ivass e Bankitalia: più tutele per i consumatori.
Contratti poco trasparenti, che limitano le garanzie per i clienti, e costi eccessivi e ingiustificati (spesso più del 50% del premio pagato è per le attività di distribuzione). Sono le criticità emerse dall’analisi condotta da Ivass e Bankitalia sulle polizze abbinate ai finanziamenti. Le autorità hanno inviato una nota ad intermediari e imprese assicurative con indicazioni per migliorare la qualità dei prodotti e dei servizi offerti, e per abbassare i costi.
Le polizze abbinate ai finanziamenti vengono proposte da banche e intermediari per tutelare il consumatore da eventi che possono limitare la sua capacità di rimborso. Come segnalato da tempo dalle Associazioni dei consumatori, nei contratti delle polizze ci sono diverse criticità e spesso banche e intermediari esercitano pressione sui clienti per collocare polizze del tutto facoltative.
E l’analisi svolta da Ivass e Banca d’Italia ha confermato una serie di criticità: contratti assicurativi caratterizzati da esclusioni, limitazioni e carenze tali da ridurre significativamente la portata delle garanzie; modalità di offerta dei contratti non sempre improntate a canoni di trasparenza e correttezza; costi che potrebbero essere eccessivi e poco giustificati.
Ivass e Banca d’Italia hanno avviato una collaborazione per superare le criticità esistenti e, per innalzare il livello di tutela dei clienti, sollecitano gli operatori ad attenersi ad una serie di indicazioni.
A cominciare dalla trasparenza nell’offerta e nell’esecuzione dei contratti di assicurazione, alla parte su durata, esclusioni, rivalse, carenze, franchigie: gli operatori dovranno sottoporre a un’attenta revisione i prodotti in portafoglio al fine di rimuovere le criticità contenute nelle condizioni, riequilibrando in tal modo significativamente i contenuti delle garanzie a favore dei consumatori. All’atto dell’assunzione in portafoglio, dovranno fare adeguati controlli per verificare la sussistenza delle condizioni di assicurabilità e l’adeguatezza del prodotto rispetto alle esigenze del cliente; – per i casi nei quali i prodotti risultino venduti a persone che non erano assicurabili all’epoca dell’adesione alla copertura assicurativa, dovranno adottare soluzioni finalizzate al rimborso integrale dei premi e delle spese corrisposte.
Per il rimborso dei premi non goduti in caso di estinzione anticipata del finanziamento le indicazioni sono:
- in caso di estinzione anticipata o di trasferimento del finanziamento si attivino in via autonoma per la restituzione della quota parte del premio pagato e non goduto, senza attendere la richiesta del debitore/assicurato ed integrando di conseguenza le condizioni di assicurazione;
- resta comunque ferma la facoltà dell’assicurato di chiedere il mantenimento della copertura assicurativa; – aggiornino, qualora non vi abbiano già provveduto, anche i contratti commercializzati prima della data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge “Sviluppo bis”7 , adeguandoli alla disciplina prevista dai commi da 15-quater a 15-xxxxxxxxxxxx dell’articolo 22;
– rivedano le condizioni di assicurazione per indicare in maniera comprensibile i criteri e le modalità per il calcolo della quota parte del premio pagato da rimborsare;
tale quota, come previsto dall’art. 49 Regolamento ISVAP n. 35/2010, deve essere comprensiva delle commissioni, potendo l’impresa trattenere solo le spese amministrative del contratto.
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Polizze abbinate a finanziamenti, Ivass e Bankitalia: più tutele per i consumatori.
Contratti poco trasparenti, che limitano le garanzie per i clienti, e costi eccessivi e ingiustificati (spesso più del 50% del premio pagato è per le attività di distribuzione). Sono le criticità emerse dall’analisi condotta da Ivass e Bankitalia sulle polizze abbinate ai finanziamenti. Le autorità hanno inviato una nota ad intermediari e imprese assicurative con indicazioni per migliorare la qualità dei prodotti e dei servizi offerti, e per abbassare i costi.
Le polizze abbinate ai finanziamenti vengono proposte da banche e intermediari per tutelare il consumatore da eventi che possono limitare la sua capacità di rimborso. Come segnalato da tempo dalle Associazioni dei consumatori, nei contratti delle polizze ci sono diverse criticità e spesso banche e intermediari esercitano pressione sui clienti per collocare polizze del tutto facoltative.
E l’analisi svolta da Ivass e Banca d’Italia ha confermato una serie di criticità: contratti assicurativi caratterizzati da esclusioni, limitazioni e carenze tali da ridurre significativamente la portata delle garanzie; modalità di offerta dei contratti non sempre improntate a canoni di trasparenza e correttezza; costi che potrebbero essere eccessivi e poco giustificati.
Ivass e Banca d’Italia hanno avviato una collaborazione per superare le criticità esistenti e, per innalzare il livello di tutela dei clienti, sollecitano gli operatori ad attenersi ad una serie di indicazioni.
A cominciare dalla trasparenza nell’offerta e nell’esecuzione dei contratti di assicurazione, alla parte su durata, esclusioni, rivalse, carenze, franchigie: gli operatori dovranno sottoporre a un’attenta revisione i prodotti in portafoglio al fine di rimuovere le criticità contenute nelle condizioni, riequilibrando in tal modo significativamente i contenuti delle garanzie a favore dei consumatori. All’atto dell’assunzione in portafoglio, dovranno fare adeguati controlli per verificare la sussistenza delle condizioni di assicurabilità e l’adeguatezza del prodotto rispetto alle esigenze del cliente; – per i casi nei quali i prodotti risultino venduti a persone che non erano assicurabili all’epoca dell’adesione alla copertura assicurativa, dovranno adottare soluzioni finalizzate al rimborso integrale dei premi e delle spese corrisposte.
Per il rimborso dei premi non goduti in caso di estinzione anticipata del finanziamento le indicazioni sono:
- in caso di estinzione anticipata o di trasferimento del finanziamento si attivino in via autonoma per la restituzione della quota parte del premio pagato e non goduto, senza attendere la richiesta del debitore/assicurato ed integrando di conseguenza le condizioni di assicurazione;
- resta comunque ferma la facoltà dell’assicurato di chiedere il mantenimento della copertura assicurativa; – aggiornino, qualora non vi abbiano già provveduto, anche i contratti commercializzati prima della data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge “Sviluppo bis”7 , adeguandoli alla disciplina prevista dai commi da 15-quater a 15-xxxxxxxxxxxx dell’articolo 22;
– rivedano le condizioni di assicurazione per indicare in maniera comprensibile i criteri e le modalità per il calcolo della quota parte del premio pagato da rimborsare;
tale quota, come previsto dall’art. 49 Regolamento ISVAP n. 35/2010, deve essere comprensiva delle commissioni, potendo l’impresa trattenere solo le spese amministrative del contratto.
Re: Quale prestito mi consigliate?
Anatocismo, Adusbef Puglia: Tribunale di Bari condanna Antonveneta
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Anche Antonveneta è stata condannata per anatocismo: il Tribunale di Bari, con una sentenza depositata il 24 luglio scorso, ha condannato Banca Antonveneta (che nelle more del giudizio è stata assorbita da Monte dei Paschi di Siena) a risarcire per 70mila euro (58.000 euro più 12.000 di interessi) una società pugliese, vittima di anatocismo bancario.
A diffondere la notizia è Adusbef Puglia che parla di una multa di
Secondo la sentenza del Tribunale di Bari – Giudice dott.ssa Rosanna ANGARANO – sul conto corrente della società sono state commesse numerose violazioni: illegittima applicazione della capitalizzazione trimestrale degli interessi passivi, illegittima applicazione delle commissioni di massimo scoperto, mancata pattuizione del tasso degli interessi passivi.
La vicenda processuale ha inizio nel 2005, quando la società ha deciso di far verificare dal Tribunale di Bari la correttezza del comportamento della banca, e si è conclusa dopo oltre 10 anni, con la sentenza depositata nel luglio del 2015
“Dopo tanto battagliare, Giustizia è fatta – ha dichiarato l’Avv. Massimo Melpignano, che è V.Presidente Adusbef per la Puglia e che ha difeso l’azienda contro la banca.
E’ sempre emozionante consegnare l’assegno che stacca la banca, frutto della restituzione del maltolto, ad un cittadino, ad un consumatore, ad una azienda.
Ma quante aziende, quanti consumatori sono costretti ogni giorni a difendersi da male pratiche bancarie, da interessi anatocistici o usurai?
Le nostre battaglie continuano, come sempre, non solo su un piano processuale ma anche su un piano informativo e divulgativo, per tenere sempre alta l’attenzione su temi di grande interesse per la collettività e per la sopravvivenza di tante famiglie e di tanti imprenditori”.
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Anche Antonveneta è stata condannata per anatocismo: il Tribunale di Bari, con una sentenza depositata il 24 luglio scorso, ha condannato Banca Antonveneta (che nelle more del giudizio è stata assorbita da Monte dei Paschi di Siena) a risarcire per 70mila euro (58.000 euro più 12.000 di interessi) una società pugliese, vittima di anatocismo bancario.
A diffondere la notizia è Adusbef Puglia che parla di una multa di
Secondo la sentenza del Tribunale di Bari – Giudice dott.ssa Rosanna ANGARANO – sul conto corrente della società sono state commesse numerose violazioni: illegittima applicazione della capitalizzazione trimestrale degli interessi passivi, illegittima applicazione delle commissioni di massimo scoperto, mancata pattuizione del tasso degli interessi passivi.
La vicenda processuale ha inizio nel 2005, quando la società ha deciso di far verificare dal Tribunale di Bari la correttezza del comportamento della banca, e si è conclusa dopo oltre 10 anni, con la sentenza depositata nel luglio del 2015
“Dopo tanto battagliare, Giustizia è fatta – ha dichiarato l’Avv. Massimo Melpignano, che è V.Presidente Adusbef per la Puglia e che ha difeso l’azienda contro la banca.
E’ sempre emozionante consegnare l’assegno che stacca la banca, frutto della restituzione del maltolto, ad un cittadino, ad un consumatore, ad una azienda.
Ma quante aziende, quanti consumatori sono costretti ogni giorni a difendersi da male pratiche bancarie, da interessi anatocistici o usurai?
Le nostre battaglie continuano, come sempre, non solo su un piano processuale ma anche su un piano informativo e divulgativo, per tenere sempre alta l’attenzione su temi di grande interesse per la collettività e per la sopravvivenza di tante famiglie e di tanti imprenditori”.
Re: Quale prestito mi consigliate?
Processo MPS, un mese per costituirsi parte civile
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Chi vuole partecipare alla battaglia legale intrapresa da Confconsumatori contro le più alte sfere di Banca Monte dei Paschi di Siena, responsabili di gravi fatti ai danni dei risparmiatori (tra cui false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato), deve mandare tutta la documentazione necessaria entro il 2 ottobre.
Nella primavera 2014 il Tribunale di Siena si è dichiarato incompetente territorialmente ed ha trasmesso gli atti alla Procura della Repubblica di Milano.
Ora gli azionisti MPS possono costituirsi parte civile nel procedimento lombardo.
L’udienza innanzi il Giudice per le Indagini Preliminari è fissata per il 12 ottobre 2015 e per ottenere il risarcimento dei danni subiti è possibile rivolgersi alle sedi territoriali di Confconsumatori o scrivere all’indirizzo dedicato mps@confconsumatori.it per ottenere informazioni sui servizi messi a disposizione dai legali, sulla documentazione necessaria e sui relativi costi.
Confconsumatori è già stata riconosciuta parte civile nel processo iniziato a Siena poi trasmesso per competenza a Milano: “Dopo il rinvio della sede processuale per competenza da Siena a Milano – commenta Mara Colla presidente di Confconsumatori – siamo pronti a mettere a disposizione le nostre competenze, maturate in oltre 10 anni di battaglie a tutela dei “risparmiatori traditi”.
Anche in questa occasione saremo al loro fianco fornendo la possibilità di costituirsi parte civile per ottenere il risarcimento dei danni patiti”.
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Chi vuole partecipare alla battaglia legale intrapresa da Confconsumatori contro le più alte sfere di Banca Monte dei Paschi di Siena, responsabili di gravi fatti ai danni dei risparmiatori (tra cui false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato), deve mandare tutta la documentazione necessaria entro il 2 ottobre.
Nella primavera 2014 il Tribunale di Siena si è dichiarato incompetente territorialmente ed ha trasmesso gli atti alla Procura della Repubblica di Milano.
Ora gli azionisti MPS possono costituirsi parte civile nel procedimento lombardo.
L’udienza innanzi il Giudice per le Indagini Preliminari è fissata per il 12 ottobre 2015 e per ottenere il risarcimento dei danni subiti è possibile rivolgersi alle sedi territoriali di Confconsumatori o scrivere all’indirizzo dedicato mps@confconsumatori.it per ottenere informazioni sui servizi messi a disposizione dai legali, sulla documentazione necessaria e sui relativi costi.
Confconsumatori è già stata riconosciuta parte civile nel processo iniziato a Siena poi trasmesso per competenza a Milano: “Dopo il rinvio della sede processuale per competenza da Siena a Milano – commenta Mara Colla presidente di Confconsumatori – siamo pronti a mettere a disposizione le nostre competenze, maturate in oltre 10 anni di battaglie a tutela dei “risparmiatori traditi”.
Anche in questa occasione saremo al loro fianco fornendo la possibilità di costituirsi parte civile per ottenere il risarcimento dei danni patiti”.
Re: Quale prestito mi consigliate?
Cassazione boccia clausole vessatorie sulle polizze vita.
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Dalla Corte di Cassazione è arrivata una sonora bocciatura delle clausole che molte compagnie assicuratrici prevedono nelle condizioni generali di contratto per la riscossione delle polizze vita.
Si tratta di richieste dalla “manifesta vessatorietà”: sono quelle con cui le compagnie impongono di sottoscrivere la domanda su un modulo apposito predisposto dall’assicuratore e, di produrre una relazione medica e la cartella clinica, di produrre l’originale della polizza.
Nella sentenza n. 17024/2015 di agosto la Corte di Cassazione ha esaminato le condizioni generali di contratto che prevedevano, per il pagamento dell’indennizzo di una polizza vita caso morte, che il beneficiario dovesse sottoscrivere una domanda su apposito modulo predisposto dall’assicuratore e presso l’agenzia di competenza;
produrre il certificato di morte;
produrre una relazione medica sulle cause della morte scritta da un medico su un modulo predisposto dall’assicuratore;
produrre una dichiarazione del medico autore della relazione nella quale questi attesti di avere “personalmente curato le risposte”;
produrre, a semplice richiesta dell’assicuratore, le cartelle cliniche relative ai ricoveri subiti dal portatore di rischio;
produrre un atto notorio ”riguardante lo stato successorio” della persona deceduta e ancora l’originale della polizza.
Sono clausole bocciate dalla Cassazione che nella sentenza scrive:
“Tutte queste previsioni, ciascuna delle quali già di per sé gravosa, messe insieme formano un cocktail giugulatorio ed opprimente per il beneficiario, e per di più senza alcun reale vantaggio per l’assicuratore, che non sia quello di frapporre formalistici ostacoli al pagamento dell’indennizzo”.
La previsione per cui bisognerebbe fare la domanda sul modulo dell’assicuratore, spiega la Cassazione, “si pone in contrasto col principio di libertà delle forme, che permea di sé l’intera materia delle obbligazioni”.
Quella per cui la richiesta di indennizzo va presentata nell’agenzia di competenza, prosegue la Corte, “viola addirittura la libertà personale e di movimento del beneficiario, imponendogli di fatto una servitù personale senza nessun beneficio o vantaggio per l’assicuratore”.
Bocciata la richiesta di una relazione medica perché causa un “non irrilevante onere economico” nonché dà al beneficiario l’onere, che non ha, di documentare le cause del sinistro.
Bocciata la richiesta di presentare le cartelle cliniche della persona deceduta perché questa richiesta “per un verso è di sconfinata latitudine, in quanto – non ponendo limiti temporali – facoltizza l’assicuratore, in teoria, a domandare sinanche cartelle cliniche relative a ricoveri subiti dal portatore di rischio in gioventù o comunque molti anni prima del decesso; per altro verso addossa al beneficiario l’onere economico di estrazione delle relative copie, e l’onere materiale di contrastare eventuali eccezioni di insostenibilità che la struttura sanitaria potrebbe opporgli, invocando le norme a tutela della riservatezza”.
La previsione per cui si dovrebbe produrre l’originale della polizza è anch’essa “inutilmente gravosa” perché l’assicuratore ne è già in possesso e perché “per evitare pagamenti erronei l’unica esigenza dell’assicuratore è accertare l’identità personale del richiedente l’indennizzo, fine per il quale il possesso della polizza è irrilevante”.
La sentenza è stata ripresa dal Centro Tutela Consumatori Utenti che sintetizza:
“La Corte ha sentenziato che un consumatore non può essere obbligato a comunicare mediante uno specifico modulo, poiché ciò viola il principio della libertà di forma delle comunicazioni.
Il beneficiario, inoltre, non è obbligato a rivolgere la sua richiesta all’ufficio competente interno alla compagnia, e le compagnie non hanno più il diritto di richiedere la cartella clinica.
Il beneficiario deve soltanto comprovare la morte dell’assicurato, mentre l’obbligo di provare un’eventuale esclusione della copertura assicurativa è in capo alla compagnia assicuratrice.
Inoltre, le compagnie non possono richiedere il testamento o la dichiarazione di eredità, poiché il diritto alla riscossione del capitale del beneficiario non è legato al diritto all’eredità, rendendo superfluo un simile onere.
Il beneficiario, infine, non è tenuto a consegnare l’originale della polizza, poiché la compagnia assicuratrice può constatare l’identità del beneficiario senza troppe difficoltà.
Come ha concluso la Corte suprema, le clausole dichiarate nulle non avevano alcun reale vantaggio per l’assicuratore, se non quello di “frapporre formalistici ostacoli al pagamento dell’indennizzo”.
La decisione è rilevante anche in quanto comprende principi applicabili anche a tipi di polizza diversi da quelli del ramo vita.
Al CTCU – prosegue l’associazione – si conoscono molti casi in qui le compagnie continuano a richiedere documentazione non necessaria, per protrarre la liquidazione del sinistro.
Questa sentenza lascia sperare che le clausole ritenute vessatorie spariscano dai contratti e che i consumatori ottengano le liquidazioni delle somme in tempi più rapidi”.
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Dalla Corte di Cassazione è arrivata una sonora bocciatura delle clausole che molte compagnie assicuratrici prevedono nelle condizioni generali di contratto per la riscossione delle polizze vita.
Si tratta di richieste dalla “manifesta vessatorietà”: sono quelle con cui le compagnie impongono di sottoscrivere la domanda su un modulo apposito predisposto dall’assicuratore e, di produrre una relazione medica e la cartella clinica, di produrre l’originale della polizza.
Nella sentenza n. 17024/2015 di agosto la Corte di Cassazione ha esaminato le condizioni generali di contratto che prevedevano, per il pagamento dell’indennizzo di una polizza vita caso morte, che il beneficiario dovesse sottoscrivere una domanda su apposito modulo predisposto dall’assicuratore e presso l’agenzia di competenza;
produrre il certificato di morte;
produrre una relazione medica sulle cause della morte scritta da un medico su un modulo predisposto dall’assicuratore;
produrre una dichiarazione del medico autore della relazione nella quale questi attesti di avere “personalmente curato le risposte”;
produrre, a semplice richiesta dell’assicuratore, le cartelle cliniche relative ai ricoveri subiti dal portatore di rischio;
produrre un atto notorio ”riguardante lo stato successorio” della persona deceduta e ancora l’originale della polizza.
Sono clausole bocciate dalla Cassazione che nella sentenza scrive:
“Tutte queste previsioni, ciascuna delle quali già di per sé gravosa, messe insieme formano un cocktail giugulatorio ed opprimente per il beneficiario, e per di più senza alcun reale vantaggio per l’assicuratore, che non sia quello di frapporre formalistici ostacoli al pagamento dell’indennizzo”.
La previsione per cui bisognerebbe fare la domanda sul modulo dell’assicuratore, spiega la Cassazione, “si pone in contrasto col principio di libertà delle forme, che permea di sé l’intera materia delle obbligazioni”.
Quella per cui la richiesta di indennizzo va presentata nell’agenzia di competenza, prosegue la Corte, “viola addirittura la libertà personale e di movimento del beneficiario, imponendogli di fatto una servitù personale senza nessun beneficio o vantaggio per l’assicuratore”.
Bocciata la richiesta di una relazione medica perché causa un “non irrilevante onere economico” nonché dà al beneficiario l’onere, che non ha, di documentare le cause del sinistro.
Bocciata la richiesta di presentare le cartelle cliniche della persona deceduta perché questa richiesta “per un verso è di sconfinata latitudine, in quanto – non ponendo limiti temporali – facoltizza l’assicuratore, in teoria, a domandare sinanche cartelle cliniche relative a ricoveri subiti dal portatore di rischio in gioventù o comunque molti anni prima del decesso; per altro verso addossa al beneficiario l’onere economico di estrazione delle relative copie, e l’onere materiale di contrastare eventuali eccezioni di insostenibilità che la struttura sanitaria potrebbe opporgli, invocando le norme a tutela della riservatezza”.
La previsione per cui si dovrebbe produrre l’originale della polizza è anch’essa “inutilmente gravosa” perché l’assicuratore ne è già in possesso e perché “per evitare pagamenti erronei l’unica esigenza dell’assicuratore è accertare l’identità personale del richiedente l’indennizzo, fine per il quale il possesso della polizza è irrilevante”.
La sentenza è stata ripresa dal Centro Tutela Consumatori Utenti che sintetizza:
“La Corte ha sentenziato che un consumatore non può essere obbligato a comunicare mediante uno specifico modulo, poiché ciò viola il principio della libertà di forma delle comunicazioni.
Il beneficiario, inoltre, non è obbligato a rivolgere la sua richiesta all’ufficio competente interno alla compagnia, e le compagnie non hanno più il diritto di richiedere la cartella clinica.
Il beneficiario deve soltanto comprovare la morte dell’assicurato, mentre l’obbligo di provare un’eventuale esclusione della copertura assicurativa è in capo alla compagnia assicuratrice.
Inoltre, le compagnie non possono richiedere il testamento o la dichiarazione di eredità, poiché il diritto alla riscossione del capitale del beneficiario non è legato al diritto all’eredità, rendendo superfluo un simile onere.
Il beneficiario, infine, non è tenuto a consegnare l’originale della polizza, poiché la compagnia assicuratrice può constatare l’identità del beneficiario senza troppe difficoltà.
Come ha concluso la Corte suprema, le clausole dichiarate nulle non avevano alcun reale vantaggio per l’assicuratore, se non quello di “frapporre formalistici ostacoli al pagamento dell’indennizzo”.
La decisione è rilevante anche in quanto comprende principi applicabili anche a tipi di polizza diversi da quelli del ramo vita.
Al CTCU – prosegue l’associazione – si conoscono molti casi in qui le compagnie continuano a richiedere documentazione non necessaria, per protrarre la liquidazione del sinistro.
Questa sentenza lascia sperare che le clausole ritenute vessatorie spariscano dai contratti e che i consumatori ottengano le liquidazioni delle somme in tempi più rapidi”.
Re: Quale prestito mi consigliate?
Per tutti i colleghi CC interessati.
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Partecipo che la "DEUTSCHE BANK" ha formalizzato un'offerta sui prestiti in delegazione di pagamento e cessione del quinto valida fino al prossimo 31 dicembre 2015.
Al personale interessato ad accedere a un nuovo prestito o a CONSOLIDARE UNA SITUAZIONE DEBITORIA IN ATTO attraverso la sostituzione di uno o più finanziamenti ottenuti da altre Banche e/o società Finanziarie con un unico finanziamento, verrà applicato un T.A.N. del 5,90%.
Nella considerazione che l'offerta non prevede ALCUNA SPESA per l'istruttoria della pratica e per l'intermediazione bancaria e che le assicurazioni sulla vita e sulla perdita dell'impiego (obbligatorie per i prestiti dietro cessione del quinto dello stipendio ai sensi del D.P.R. 180/1950) saranno a carico di "Deutsche Bank", i tassi annui effettivi globali applicati in funzione della durata media del prestito saranno i seguenti:
- 6,24% (36 mesi);
- 6,20% (48 mesi):
- 6,17% (60 mesi);
- 6,15% (72 mesi)
- 6,14% (84 mesi);
- 6,13% (da 96 a 108 mesi);
- 6,12% (120 mesi).
Per usufruire delle suddette agevolazioni, gli interessati dovranno rivolgersi esclusivamente agli sportelli "Deutsche Bank Easy" che aderiscono all'iniziativa (vds. tabella allegata alla lettera del C.G.A. CC. n. 38/22-4-2015 datata 27 maggio 2015).
I servizi in argomento, pertanto, non potranno essere richiesti presso le filiali della "Deutsche Bank".
Per eventuali informazioni, si potrà contattare la Banca telefonicamente (02/6995) o per posta elettronica (info.dbinsieme@db.com).
La circolare sopra indicata è pubblicata sul nostro portale: (percorso -"Tutte le Convenzioni" - "Banche/Istituto di Credito), inoltre, la stessa, integra la convenzione stipulata dalla Direzione di Amm.ne con la medesima Banca per i prestiti estinguibili mediante ritenute stipendiali (pubb. sul nostro portale col percorso: "Tutte le Convenzioni" - "Cessioni del quinto e delegazioni di pagamento") limitatamente ai tassi riconosciuti al personale. Restano, pertanto, invariati gli altri effetti prodotti dal predetto accordo.
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Partecipo che la "DEUTSCHE BANK" ha formalizzato un'offerta sui prestiti in delegazione di pagamento e cessione del quinto valida fino al prossimo 31 dicembre 2015.
Al personale interessato ad accedere a un nuovo prestito o a CONSOLIDARE UNA SITUAZIONE DEBITORIA IN ATTO attraverso la sostituzione di uno o più finanziamenti ottenuti da altre Banche e/o società Finanziarie con un unico finanziamento, verrà applicato un T.A.N. del 5,90%.
Nella considerazione che l'offerta non prevede ALCUNA SPESA per l'istruttoria della pratica e per l'intermediazione bancaria e che le assicurazioni sulla vita e sulla perdita dell'impiego (obbligatorie per i prestiti dietro cessione del quinto dello stipendio ai sensi del D.P.R. 180/1950) saranno a carico di "Deutsche Bank", i tassi annui effettivi globali applicati in funzione della durata media del prestito saranno i seguenti:
- 6,24% (36 mesi);
- 6,20% (48 mesi):
- 6,17% (60 mesi);
- 6,15% (72 mesi)
- 6,14% (84 mesi);
- 6,13% (da 96 a 108 mesi);
- 6,12% (120 mesi).
Per usufruire delle suddette agevolazioni, gli interessati dovranno rivolgersi esclusivamente agli sportelli "Deutsche Bank Easy" che aderiscono all'iniziativa (vds. tabella allegata alla lettera del C.G.A. CC. n. 38/22-4-2015 datata 27 maggio 2015).
I servizi in argomento, pertanto, non potranno essere richiesti presso le filiali della "Deutsche Bank".
Per eventuali informazioni, si potrà contattare la Banca telefonicamente (02/6995) o per posta elettronica (info.dbinsieme@db.com).
La circolare sopra indicata è pubblicata sul nostro portale: (percorso -"Tutte le Convenzioni" - "Banche/Istituto di Credito), inoltre, la stessa, integra la convenzione stipulata dalla Direzione di Amm.ne con la medesima Banca per i prestiti estinguibili mediante ritenute stipendiali (pubb. sul nostro portale col percorso: "Tutte le Convenzioni" - "Cessioni del quinto e delegazioni di pagamento") limitatamente ai tassi riconosciuti al personale. Restano, pertanto, invariati gli altri effetti prodotti dal predetto accordo.
Re: Quale prestito mi consigliate?
"BAIL IN": DAL 1° GENNAIO 2016 I CORRENTISTI E GLI OBBLIGAZIONISTI DELLE BANCHE POTREBBERO ESSERE CHIAMATI A RISPONDERE IN CASO DI DIFFICOLTÀ FINANZIARIE DELLA BANCA
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La cd. “direttiva BRRD” (Bank Recovery and Resolution Directive) mira ad evitare che futuri salvataggi di banche a rischio di insolvenza avvengano tramite fondi statali. La direttiva introduce in tutti i Paesi europei regole armonizzate per prevenire e gestire le crisi delle banche. Se la banca si trova in difficoltà economiche, ed è a rischio insolvenza, ciò potrebbe portare al cd. ”bail in”. Il bail in (letteralmente, all'incirca: “garantire dall'interno”) significa che gli investitori della banca potranno essere resi partecipi delle perdite finanziarie della stessa.
Lo schema di coinvolgimento nel salvataggio è il seguente: in prima linea saranno gli azionisti ad essere chiamati ad intervenire (in altre parole il valore delle azioni verrà ridotto per evitare l'insolvenza). Se ciò non dovesse bastare, un'altra categoria di “finanziatori” della banca sarà chiamata ad intervenire: gli obbligazionisti. Il controvalore delle obbligazioni in loro possesso potrà essere convertito in azioni, al fine di “ricapitalizzare” la banca (cioè garantire liquidità “fresca” alla stessa).
Nel caso in cui anche tale apporto non bastasse a risanare la banca, anche i depositi sopra i 100.000 euro dei correntisti, sia quelli di persone private che quelli di piccole e medie imprese, dovranno subire un prelievo forzoso. I depositi al di sotto della soglia dei 100.000 euro saranno invece al sicuro, in quanto protetti dal cd fondo di garanzia sui depositi.
Maggiori informazioni: http://www.centroconsumatori.it/45v45d39081.html" onclick="window.open(this.href);return false;.
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La cd. “direttiva BRRD” (Bank Recovery and Resolution Directive) mira ad evitare che futuri salvataggi di banche a rischio di insolvenza avvengano tramite fondi statali. La direttiva introduce in tutti i Paesi europei regole armonizzate per prevenire e gestire le crisi delle banche. Se la banca si trova in difficoltà economiche, ed è a rischio insolvenza, ciò potrebbe portare al cd. ”bail in”. Il bail in (letteralmente, all'incirca: “garantire dall'interno”) significa che gli investitori della banca potranno essere resi partecipi delle perdite finanziarie della stessa.
Lo schema di coinvolgimento nel salvataggio è il seguente: in prima linea saranno gli azionisti ad essere chiamati ad intervenire (in altre parole il valore delle azioni verrà ridotto per evitare l'insolvenza). Se ciò non dovesse bastare, un'altra categoria di “finanziatori” della banca sarà chiamata ad intervenire: gli obbligazionisti. Il controvalore delle obbligazioni in loro possesso potrà essere convertito in azioni, al fine di “ricapitalizzare” la banca (cioè garantire liquidità “fresca” alla stessa).
Nel caso in cui anche tale apporto non bastasse a risanare la banca, anche i depositi sopra i 100.000 euro dei correntisti, sia quelli di persone private che quelli di piccole e medie imprese, dovranno subire un prelievo forzoso. I depositi al di sotto della soglia dei 100.000 euro saranno invece al sicuro, in quanto protetti dal cd fondo di garanzia sui depositi.
Maggiori informazioni: http://www.centroconsumatori.it/45v45d39081.html" onclick="window.open(this.href);return false;.
Re: Quale prestito mi consigliate?
Salva-banche, Consumatori chiedono rimborsi per tutti i risparmiatori
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È un groviglio economico e politico complicato quello che investe le conseguenze del decreto Salva-Banche e il futuro di migliaia di piccoli risparmiatori, che hanno investito in obbligazioni subordinate e ora si ritrovano senza più soldi nè risparmi. Le domande si rincorrono: è mancata la vigilanza? I risparmiatori potevano essere salvati? Di certo molte cose non hanno funzionato, se anche dall’Europa è arrivata l’accusa alle banche: “Vendevano alla gente prodotti inadatti”.
Nel mirino delle associazioni dei consumatori sono finite un po’ tutte le autorità, dalla Banca d’Italia alla Consob.
La mobilitazione è diffusa e una cosa sembra certa: i risparmiatori non erano consapevoli dei rischi legati alle obbligazioni subordinate.
Cosa si poteva fare? Intervistato dal Corriere della Sera, il direttore generale della Banca d’Italia Salvatore Rossi ha detto: “La verità è che il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in tempi non sospetti ha chiesto di arrivare a vietare la vendita di obbligazioni subordinate agli sportelli in modo che solo investitori istituzionali potessero acquistarli e non i semplici risparmiatori”, aggiungendo poi: “Non possiamo vietare di vendere questo o quel prodotto. Non abbiamo poteri così ampi.
E ricordo che a vigilare sulla sollecitazione al risparmio è preposta un’altra autorità”. Secondo quanto scrive ll Sole 24 ore, sarà la Consob l’arbitro chiamato a decidere caso per caso sui danni subiti dai risparmiatori che hanno acquistato obbligazioni subordinate: ci sarebbe un fondo di solidarietà con una dote iniziale di 80 milioni di euro, ma il sostegno previsto dal Governo (e solo parziale) andrebbe solo ai risparmiatori più deboli, i più penalizzati dal salvataggio di Banca Marche, Banca Etruria, Carichieti e Carife.
Dal canto loro le associazioni dei consumatori affilano le armi. Il Codacons ha annunciato “una campagna di boicottaggio per portare alla chiusura di massa dei conti correnti e al trasferimento dei depositi da parte dei clienti di Banca Marche, Banca Etruria, Carichieti e Carife”. “Se l’esecutivo non sarà in grado di garantire rimborsi integrali di azioni ed obbligazioni subordinate in favore dei piccoli investitori delle 4 banche salvate, cui sono stati venduti titoli inadeguati al loro profilo, sarà inevitabile una risposta durissima da parte del Codacons, che chiederà a tutti i correntisti di chiudere in massa conti e depositi – spiega il presidente Carlo Rienzi – Questo perché, a fronte delle prove oramai incontestabili e certificate anche dall’Ue circa la vendita di “prodotti inappropriati a persone che non sapevano cosa compravano”, il Governo non sta fornendo le giuste risposte, e continua a parlare di briciole di indennizzo ai risparmiatori”.
Adusbef e Federconsumatori denunciano a loro volta che “il solito clientelismo all’italiana con finanza e politica a proteggersi l’uno con l’altro hanno provocato l’ennesimo scempio al risparmio del Paese. Il conto delle banche lo stiamo pagando noi”. E spiegano: “Sul fatto che le banche italiane abbiano avuto dei problemi a causa della crisi siamo tutti d’accordo. Ma quanto è accaduto con i subordinati delle 4 banche (BancaEtruria , CariChieti, Banca Marche e CariFerrara) rasenta l’inverosimile: lo schema di salvataggio del Governo ha polverizzato un miliardo di risparmi di cittadini convinti che fosse un investimento sicuro. E’ vero che qualcosa si doveva pur fare, ma nessuno ci ha detto che i problemi si trascinavano da tempo.
Nessuno ci ha detto che Banca d’Italia, invece di commissariare le banche subito, ha chiesto di ricapitalizzare, il che ha portato molti altri piccoli azionisti a mettere denaro in banche mal gestite. Ma il denaro degli azionisti non è bastato, in tempi di crisi con l’economia a rotoli. Allora si spiega il disegno di sistema: raccogliere denaro, tanto denaro (50 miliardi!) con obbligazioni subordinate, spacciate per investimenti semplici, ma imbottiti di rischi. Siamo all’assurdo: tutti si sono prodigati per far sì che il risparmio finisse in prodotti speculativi”.
Sotto accusa, per Federconsumatori e Adusbef, c’è anche la Consob, che “conosceva i rischi di tali prodotti”. Le due associazioni chiedono di sedere a un tavolo di conciliazione paritetica con banche, Governo e associazioni che rappresentano i consumatori per “dare il giusto peso alle richieste di chi è più debole”. E spiegano: “Il Governo ora deve andare avanti e prendere tutti i provvedimenti necessari: capire bene se Consob e Banca d’Italia hanno responsabilità e quali, perseguire i responsabili e proteggere tutti i risparmiatori che sono stati truffati per non avere avuto le corrette informazioni sui propri investimenti. Ci vuole un fondo, chiamiamolo un fondo di ristoro, che rimborsi tutti coloro che hanno subito le conseguenze di una vendita inadeguata. L’Europa non può mettere becco in questo caso, dove sono gli aiuti di Stato? Non ci sono! C’è solo il rispetto del principio, quello sì tutelato dal diritto europeo, della protezione del risparmio”.
A sua volta, l’Unione Nazionale Consumatori ha deciso di presentare un esposto contro la Banca d’Italia in relazione a Banca Marche. Spiega l’avv. Corrado Canafoglia, coordinatore delle Marche dell’Unione Nazionale Consumatori: “L’Unione Nazionale Consumatori ha deciso di presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Roma e Ancona contro Bankitalia per accertare eventuali profili penalmente rilevanti in relazione alla mancata vigilanza e alla mancata comunicazione al mercato in merito ai rilievi fatti al management di Banca Marche. Bankitalia è intervenuta più volte dentro le banche fallite, rilevando delle anomalie negli anni precedenti ai default, ma non ha mai ritenuto di dover avvisare il mercato. In particolare, per Banca Marche, non l’ha fatto nel 2012 quando c’è stato l’aumento di capitale. Se lo avessero fatto, i risparmiatori non avrebbero certo acquistato le azioni e le obbligazioni secondarie e non avrebbero perso i loro soldi. Chiediamo – ha detto Canafoglia –al ministro Padoan ed al Governo, che stasera si accinge a fare una proposta, di inserire, tra le misure, la modifica del decreto salvabanche, laddove impedisce ai consumatori l’esercizio dei loro sacrosanti diritti”.
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È un groviglio economico e politico complicato quello che investe le conseguenze del decreto Salva-Banche e il futuro di migliaia di piccoli risparmiatori, che hanno investito in obbligazioni subordinate e ora si ritrovano senza più soldi nè risparmi. Le domande si rincorrono: è mancata la vigilanza? I risparmiatori potevano essere salvati? Di certo molte cose non hanno funzionato, se anche dall’Europa è arrivata l’accusa alle banche: “Vendevano alla gente prodotti inadatti”.
Nel mirino delle associazioni dei consumatori sono finite un po’ tutte le autorità, dalla Banca d’Italia alla Consob.
La mobilitazione è diffusa e una cosa sembra certa: i risparmiatori non erano consapevoli dei rischi legati alle obbligazioni subordinate.
Cosa si poteva fare? Intervistato dal Corriere della Sera, il direttore generale della Banca d’Italia Salvatore Rossi ha detto: “La verità è che il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in tempi non sospetti ha chiesto di arrivare a vietare la vendita di obbligazioni subordinate agli sportelli in modo che solo investitori istituzionali potessero acquistarli e non i semplici risparmiatori”, aggiungendo poi: “Non possiamo vietare di vendere questo o quel prodotto. Non abbiamo poteri così ampi.
E ricordo che a vigilare sulla sollecitazione al risparmio è preposta un’altra autorità”. Secondo quanto scrive ll Sole 24 ore, sarà la Consob l’arbitro chiamato a decidere caso per caso sui danni subiti dai risparmiatori che hanno acquistato obbligazioni subordinate: ci sarebbe un fondo di solidarietà con una dote iniziale di 80 milioni di euro, ma il sostegno previsto dal Governo (e solo parziale) andrebbe solo ai risparmiatori più deboli, i più penalizzati dal salvataggio di Banca Marche, Banca Etruria, Carichieti e Carife.
Dal canto loro le associazioni dei consumatori affilano le armi. Il Codacons ha annunciato “una campagna di boicottaggio per portare alla chiusura di massa dei conti correnti e al trasferimento dei depositi da parte dei clienti di Banca Marche, Banca Etruria, Carichieti e Carife”. “Se l’esecutivo non sarà in grado di garantire rimborsi integrali di azioni ed obbligazioni subordinate in favore dei piccoli investitori delle 4 banche salvate, cui sono stati venduti titoli inadeguati al loro profilo, sarà inevitabile una risposta durissima da parte del Codacons, che chiederà a tutti i correntisti di chiudere in massa conti e depositi – spiega il presidente Carlo Rienzi – Questo perché, a fronte delle prove oramai incontestabili e certificate anche dall’Ue circa la vendita di “prodotti inappropriati a persone che non sapevano cosa compravano”, il Governo non sta fornendo le giuste risposte, e continua a parlare di briciole di indennizzo ai risparmiatori”.
Adusbef e Federconsumatori denunciano a loro volta che “il solito clientelismo all’italiana con finanza e politica a proteggersi l’uno con l’altro hanno provocato l’ennesimo scempio al risparmio del Paese. Il conto delle banche lo stiamo pagando noi”. E spiegano: “Sul fatto che le banche italiane abbiano avuto dei problemi a causa della crisi siamo tutti d’accordo. Ma quanto è accaduto con i subordinati delle 4 banche (BancaEtruria , CariChieti, Banca Marche e CariFerrara) rasenta l’inverosimile: lo schema di salvataggio del Governo ha polverizzato un miliardo di risparmi di cittadini convinti che fosse un investimento sicuro. E’ vero che qualcosa si doveva pur fare, ma nessuno ci ha detto che i problemi si trascinavano da tempo.
Nessuno ci ha detto che Banca d’Italia, invece di commissariare le banche subito, ha chiesto di ricapitalizzare, il che ha portato molti altri piccoli azionisti a mettere denaro in banche mal gestite. Ma il denaro degli azionisti non è bastato, in tempi di crisi con l’economia a rotoli. Allora si spiega il disegno di sistema: raccogliere denaro, tanto denaro (50 miliardi!) con obbligazioni subordinate, spacciate per investimenti semplici, ma imbottiti di rischi. Siamo all’assurdo: tutti si sono prodigati per far sì che il risparmio finisse in prodotti speculativi”.
Sotto accusa, per Federconsumatori e Adusbef, c’è anche la Consob, che “conosceva i rischi di tali prodotti”. Le due associazioni chiedono di sedere a un tavolo di conciliazione paritetica con banche, Governo e associazioni che rappresentano i consumatori per “dare il giusto peso alle richieste di chi è più debole”. E spiegano: “Il Governo ora deve andare avanti e prendere tutti i provvedimenti necessari: capire bene se Consob e Banca d’Italia hanno responsabilità e quali, perseguire i responsabili e proteggere tutti i risparmiatori che sono stati truffati per non avere avuto le corrette informazioni sui propri investimenti. Ci vuole un fondo, chiamiamolo un fondo di ristoro, che rimborsi tutti coloro che hanno subito le conseguenze di una vendita inadeguata. L’Europa non può mettere becco in questo caso, dove sono gli aiuti di Stato? Non ci sono! C’è solo il rispetto del principio, quello sì tutelato dal diritto europeo, della protezione del risparmio”.
A sua volta, l’Unione Nazionale Consumatori ha deciso di presentare un esposto contro la Banca d’Italia in relazione a Banca Marche. Spiega l’avv. Corrado Canafoglia, coordinatore delle Marche dell’Unione Nazionale Consumatori: “L’Unione Nazionale Consumatori ha deciso di presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Roma e Ancona contro Bankitalia per accertare eventuali profili penalmente rilevanti in relazione alla mancata vigilanza e alla mancata comunicazione al mercato in merito ai rilievi fatti al management di Banca Marche. Bankitalia è intervenuta più volte dentro le banche fallite, rilevando delle anomalie negli anni precedenti ai default, ma non ha mai ritenuto di dover avvisare il mercato. In particolare, per Banca Marche, non l’ha fatto nel 2012 quando c’è stato l’aumento di capitale. Se lo avessero fatto, i risparmiatori non avrebbero certo acquistato le azioni e le obbligazioni secondarie e non avrebbero perso i loro soldi. Chiediamo – ha detto Canafoglia –al ministro Padoan ed al Governo, che stasera si accinge a fare una proposta, di inserire, tra le misure, la modifica del decreto salvabanche, laddove impedisce ai consumatori l’esercizio dei loro sacrosanti diritti”.
Re: Quale prestito mi consigliate?
Salva-Banche, Codacons: istigazione al suicidio. UNC: dimissioni Bankitalia
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Il decreto Salva-Banche e la perdita dei risparmi di migliaia di piccoli risparmiatori acquistano toni ancora più drammatici, dopo la notizia del suicidio di un pensionato che si è tolto la vita dopo aver perso tutti i suoi risparmi investiti in Banca Etruria.
Il Codacons ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica ipotizzando il reato di istigazione al suicidio.
Non è piaciuta poi la difesa fatta da Bankitalia del modo in cui ha seguito la vicenda delle 4 banche: l’UNC chiede le dimissioni del Capo della Vigilanza.
Sulla vicenda del pensionato suicidatosi a Civitavecchia dopo aver perso tutti i risparmi investiti in Banca Etruria, il Codacons ha deciso di presentare un esposto alla Procura della Repubblica per il grave reato di istigazione al suicidio.
L’associazione è durissima. “Chiediamo alla Procura di Civitavecchia di aprire una indagine sulla base dell’art. 580 del Codice Penale, volta ad accertare eventuali responsabilità di terzi nel suicidio del pensionato – afferma il presidente Carlo Rienzi – In particolare vogliamo sapere se eventuali comportamenti di organi pubblici o soggetti privati abbiano potuto in quale modo contribuire al tragico gesto, spingendo l’uomo alla disperazione e quindi al suicidio.
Si tratta di un episodio gravissimo, e il rischio maggiore è quello dell’emulazione – prosegue Rienzi – Per tale motivo è importante ricordare a chi in questi giorni ha perso tutti i risparmi a causa del salvataggio delle 4 banche, che non tutto è perduto, e che esistono azioni legali come quella avviata dal Codacons che mirano al recupero integrale degli investimenti”.
Sulla vicenda complessiva che ha investito la sorte delle quattro banche ci si interroga poi sulle responsabilità della Banca d’Italia.
Sul punto ha assunto una posizione molto netta l’Unione Nazionale Consumatori che per voce del segretario Massimiliano Dona dice: “Chiediamo le dimissioni del capo della Vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo, visto che tutto ha fatto Bankitalia, fuorché vigilare“.
Ieri Barbagallo è stato in audizione alla Camera e ha detto che “nell’evitare di addossare i costi delle crisi ai contribuenti, le nuove norme europee li fanno ricadere in primo luogo sugli azionisti e sui creditori della banca (il cosiddetto bail-in)”, riconoscendo che “il bail-in può acuire –anziché mitigare – i rischi di instabilità sistemica provocati dalla crisi di singole banche. Esso può minare la fiducia, che costituisce l’essenza dell’attività bancaria; comportare un mero trasferimento dei costi della crisi dalla più vasta platea dei contribuenti a una categoria di soggetti non meno meritevoli di tutela – piccoli risparmiatori, pensionati – che in via diretta o indiretta hanno investito in passività delle banche”.
Bankitalia ha poi parlato di due richieste non accolte nella direttiva europea: una prevedeva “un approccio alternativo al bail-in, in base al quale si sarebbero potute imporre perdite ai creditori solo in presenza di apposite clausole contrattuali di subordinazione”, l’altra di “rinviare l’applicazione del bail-in al 2018, così da consentire la sostituzione delle obbligazioni ordinarie in circolazione con altre emesse dopo l’entrata in vigore del nuovo quadro di gestione delle crisi e, dunque, collocate e sottoscritte avendo presenti i nuovi scenari di rischio”.
Secondo quanto dichiarato dal Capo della Vigilanza, dunque, l’intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei depositi nel salvataggio delle 4 banche in crisi non sarebbe stato possibile per la preclusione manifestata da uffici della Commissione Europea, spiega l’Unione Nazionale Consumatori, che però aggiunge: “Peccato che Barbagallo sia poi stato smentito dagli uffici comunitari e da un documento di Bruxelles, secondo il quale c’erano tre possibili strade per salvare le 4 banche italiane e loro non ne hanno favorita nessuna.
“Una figuraccia che si aggiunge alla mancata vigilanza. Bankitalia è intervenuta più volte dentro le banche fallite, rilevando delle anomalie negli anni precedenti ai default, ma non ha mai ritenuto di dover avvisare il mercato – sostiene Dona –In particolare, per Banca Marche, non l’ha fatto nel 2012 quando c’è stato l’aumento di capitale. Gli azionisti, di conseguenza, sono stati indotti ad acquistare azioni ed obbligazioni secondarie, confidando nell’efficienza e nella validità di Banca Marche. Ora qualcuno deve pagare per questo e non può che essere il responsabile della vigilanza. Per questo chiediamo le sue dimissioni”.
A rafforzare l’atto d’accusa contro Bankitalia sono arrivate anche le dichiarazioni del commissario Ue ai servizi finanziari Jonathan Hill, secondo il quale le 4 banche salvate dall’Italia “vendevano alla gente prodotti inadatti” e quelle di un portavoce della Commissione Ue, secondo il quale “la decisione di mettere le 4 banche in liquidazione usando il fondo nazionale di risoluzione è stata presa dalle autorità italiane”.
Altroconsumo ha inviato una segnalazione per richiedere l’intervento del Governo e perché i risparmiatori vittime di questa mancanza di trasparenza vengano rimborsati.
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Il decreto Salva-Banche e la perdita dei risparmi di migliaia di piccoli risparmiatori acquistano toni ancora più drammatici, dopo la notizia del suicidio di un pensionato che si è tolto la vita dopo aver perso tutti i suoi risparmi investiti in Banca Etruria.
Il Codacons ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica ipotizzando il reato di istigazione al suicidio.
Non è piaciuta poi la difesa fatta da Bankitalia del modo in cui ha seguito la vicenda delle 4 banche: l’UNC chiede le dimissioni del Capo della Vigilanza.
Sulla vicenda del pensionato suicidatosi a Civitavecchia dopo aver perso tutti i risparmi investiti in Banca Etruria, il Codacons ha deciso di presentare un esposto alla Procura della Repubblica per il grave reato di istigazione al suicidio.
L’associazione è durissima. “Chiediamo alla Procura di Civitavecchia di aprire una indagine sulla base dell’art. 580 del Codice Penale, volta ad accertare eventuali responsabilità di terzi nel suicidio del pensionato – afferma il presidente Carlo Rienzi – In particolare vogliamo sapere se eventuali comportamenti di organi pubblici o soggetti privati abbiano potuto in quale modo contribuire al tragico gesto, spingendo l’uomo alla disperazione e quindi al suicidio.
Si tratta di un episodio gravissimo, e il rischio maggiore è quello dell’emulazione – prosegue Rienzi – Per tale motivo è importante ricordare a chi in questi giorni ha perso tutti i risparmi a causa del salvataggio delle 4 banche, che non tutto è perduto, e che esistono azioni legali come quella avviata dal Codacons che mirano al recupero integrale degli investimenti”.
Sulla vicenda complessiva che ha investito la sorte delle quattro banche ci si interroga poi sulle responsabilità della Banca d’Italia.
Sul punto ha assunto una posizione molto netta l’Unione Nazionale Consumatori che per voce del segretario Massimiliano Dona dice: “Chiediamo le dimissioni del capo della Vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo, visto che tutto ha fatto Bankitalia, fuorché vigilare“.
Ieri Barbagallo è stato in audizione alla Camera e ha detto che “nell’evitare di addossare i costi delle crisi ai contribuenti, le nuove norme europee li fanno ricadere in primo luogo sugli azionisti e sui creditori della banca (il cosiddetto bail-in)”, riconoscendo che “il bail-in può acuire –anziché mitigare – i rischi di instabilità sistemica provocati dalla crisi di singole banche. Esso può minare la fiducia, che costituisce l’essenza dell’attività bancaria; comportare un mero trasferimento dei costi della crisi dalla più vasta platea dei contribuenti a una categoria di soggetti non meno meritevoli di tutela – piccoli risparmiatori, pensionati – che in via diretta o indiretta hanno investito in passività delle banche”.
Bankitalia ha poi parlato di due richieste non accolte nella direttiva europea: una prevedeva “un approccio alternativo al bail-in, in base al quale si sarebbero potute imporre perdite ai creditori solo in presenza di apposite clausole contrattuali di subordinazione”, l’altra di “rinviare l’applicazione del bail-in al 2018, così da consentire la sostituzione delle obbligazioni ordinarie in circolazione con altre emesse dopo l’entrata in vigore del nuovo quadro di gestione delle crisi e, dunque, collocate e sottoscritte avendo presenti i nuovi scenari di rischio”.
Secondo quanto dichiarato dal Capo della Vigilanza, dunque, l’intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei depositi nel salvataggio delle 4 banche in crisi non sarebbe stato possibile per la preclusione manifestata da uffici della Commissione Europea, spiega l’Unione Nazionale Consumatori, che però aggiunge: “Peccato che Barbagallo sia poi stato smentito dagli uffici comunitari e da un documento di Bruxelles, secondo il quale c’erano tre possibili strade per salvare le 4 banche italiane e loro non ne hanno favorita nessuna.
“Una figuraccia che si aggiunge alla mancata vigilanza. Bankitalia è intervenuta più volte dentro le banche fallite, rilevando delle anomalie negli anni precedenti ai default, ma non ha mai ritenuto di dover avvisare il mercato – sostiene Dona –In particolare, per Banca Marche, non l’ha fatto nel 2012 quando c’è stato l’aumento di capitale. Gli azionisti, di conseguenza, sono stati indotti ad acquistare azioni ed obbligazioni secondarie, confidando nell’efficienza e nella validità di Banca Marche. Ora qualcuno deve pagare per questo e non può che essere il responsabile della vigilanza. Per questo chiediamo le sue dimissioni”.
A rafforzare l’atto d’accusa contro Bankitalia sono arrivate anche le dichiarazioni del commissario Ue ai servizi finanziari Jonathan Hill, secondo il quale le 4 banche salvate dall’Italia “vendevano alla gente prodotti inadatti” e quelle di un portavoce della Commissione Ue, secondo il quale “la decisione di mettere le 4 banche in liquidazione usando il fondo nazionale di risoluzione è stata presa dalle autorità italiane”.
Altroconsumo ha inviato una segnalazione per richiedere l’intervento del Governo e perché i risparmiatori vittime di questa mancanza di trasparenza vengano rimborsati.
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Re: Quale prestito mi consigliate?
Messaggio da Sempreme064 »
post interessante .. il miglior prestito in assoluto è quello erogato dall' inps .. anche per i pensionati se sei iscritto al fondo credito.. tasso dal 3 al 4 %
nell'altro intervento avevo scritto che ci sono banche che chiedono 10-11 % e il costo del denaro è al 0,05 % ..quindi chi paghiamo? ditemelo voi...
se poi non siete contenti chiedete al papà della Boschi o di Renzi---
per finire speriamo che i fondi previdenziali di quella banca là.. che gestiva i Carabinieri.. non siano andati perduti.. poco male tanto ormai i Contributi non valgono più un caz.. Buona Giornata
nell'altro intervento avevo scritto che ci sono banche che chiedono 10-11 % e il costo del denaro è al 0,05 % ..quindi chi paghiamo? ditemelo voi...
se poi non siete contenti chiedete al papà della Boschi o di Renzi---
per finire speriamo che i fondi previdenziali di quella banca là.. che gestiva i Carabinieri.. non siano andati perduti.. poco male tanto ormai i Contributi non valgono più un caz.. Buona Giornata
Re: Quale prestito mi consigliate?
Cessione quinto estinto in anticipo, ABF riconosce rimborso su quote TFR
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L’Arbitro Bancario Finanziario ha riconosciuto un rimborso di 1.155 euro a una consumatrice associata al Centro Tutela Consumatori Utenti (CTCU) che aveva contratto nel 2008 un contratto (settennale) di cessione del quinto dello stipendio con una finanziaria, estinto poi anticipatamente nel dicembre 2013.
Il rimborso non riguarda solo le quote di commissioni e premi assicurativi non maturati ma anche quote di TFR che la finanziaria non avrebbe potuto incassare. Il CTCU ammonisce: “attenzione ai calcoli di estinzione anticipata dei finanziamenti: si potrebbe aver diritto a rimborsi”.
Spiega l’associazione: “Forse non tutti sono al corrente che quando si accende una cessione del quinto dello stipendio, la società finanziaria, a garanzia del regolare rimborso del prestito, si fa cedere dal debitore-dipendente, con un’apposita clausola contrattuale, anche il TFR (trattamento di fine rapporto) maturato.
Richiede, inoltre, di norma la sottoscrizione di un’assicurazione rischio vita e/o rischio impiego che garantisca, in caso di mancato pagamento, la copertura dell’importo ancora dovuto eventualmente eccedente il TFR cumulato.
Capita così che nel momento in cui il dipendente lasci o perda, per qualsiasi motivo, il proprio posto di lavoro, il datore di lavoro, che stava effettuando le trattenute mensili in busta paga della cessione dello stipendio, debba versare alla finanziaria anche il TFR maturato sino a quel momento”.
Nel caso seguito dall’associazione, è accaduto che nella liquidazione dell’ultima busta paga a dicembre 2013 “l’ex datore di lavoro della dipendente aveva provveduto a trasferire alla società Prestitalia la somma di € 2880 a titolo di TFR.
La finanziaria, anziché provvedere a trattenere solo la somma che sarebbe stata “dovuta” per estinguere anticipatamente il prestito, provvedeva ad utilizzare la stessa somma a copertura “anticipata” delle 19 rate mensili che ancora rimanevano da saldare in relazione allo stesso finanziamento, incamerando così anche anticipatamente gli interessi sulle rate a scadere e senza rimborsare le quote-parti delle commissioni recurring, come dovuto (e come previsto dall’art. 125-xxxxxxxxxxxx del Testo Unico Bancario).
Dopo il reclamo inoltrato alla finanziaria dal CTCU, rimasto senza risposta soddisfacente, la questione era stata sottoposta all’ABF.
L’Arbitro ha dato ragione alla cliente, decidendo il rimborso a suo favore della somma complessiva di € 1155,89”.
“Il caso – commenta Walther Andreaus, direttore del CTCU – dimostra ancora una volta come si debba stare attenti e sottoporre sempre al controllo di un esperto indipendente i calcoli di estinzione anticipata di finanziamenti, in particolare di cessioni del quinto dello stipendio o della pensione”.
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L’Arbitro Bancario Finanziario ha riconosciuto un rimborso di 1.155 euro a una consumatrice associata al Centro Tutela Consumatori Utenti (CTCU) che aveva contratto nel 2008 un contratto (settennale) di cessione del quinto dello stipendio con una finanziaria, estinto poi anticipatamente nel dicembre 2013.
Il rimborso non riguarda solo le quote di commissioni e premi assicurativi non maturati ma anche quote di TFR che la finanziaria non avrebbe potuto incassare. Il CTCU ammonisce: “attenzione ai calcoli di estinzione anticipata dei finanziamenti: si potrebbe aver diritto a rimborsi”.
Spiega l’associazione: “Forse non tutti sono al corrente che quando si accende una cessione del quinto dello stipendio, la società finanziaria, a garanzia del regolare rimborso del prestito, si fa cedere dal debitore-dipendente, con un’apposita clausola contrattuale, anche il TFR (trattamento di fine rapporto) maturato.
Richiede, inoltre, di norma la sottoscrizione di un’assicurazione rischio vita e/o rischio impiego che garantisca, in caso di mancato pagamento, la copertura dell’importo ancora dovuto eventualmente eccedente il TFR cumulato.
Capita così che nel momento in cui il dipendente lasci o perda, per qualsiasi motivo, il proprio posto di lavoro, il datore di lavoro, che stava effettuando le trattenute mensili in busta paga della cessione dello stipendio, debba versare alla finanziaria anche il TFR maturato sino a quel momento”.
Nel caso seguito dall’associazione, è accaduto che nella liquidazione dell’ultima busta paga a dicembre 2013 “l’ex datore di lavoro della dipendente aveva provveduto a trasferire alla società Prestitalia la somma di € 2880 a titolo di TFR.
La finanziaria, anziché provvedere a trattenere solo la somma che sarebbe stata “dovuta” per estinguere anticipatamente il prestito, provvedeva ad utilizzare la stessa somma a copertura “anticipata” delle 19 rate mensili che ancora rimanevano da saldare in relazione allo stesso finanziamento, incamerando così anche anticipatamente gli interessi sulle rate a scadere e senza rimborsare le quote-parti delle commissioni recurring, come dovuto (e come previsto dall’art. 125-xxxxxxxxxxxx del Testo Unico Bancario).
Dopo il reclamo inoltrato alla finanziaria dal CTCU, rimasto senza risposta soddisfacente, la questione era stata sottoposta all’ABF.
L’Arbitro ha dato ragione alla cliente, decidendo il rimborso a suo favore della somma complessiva di € 1155,89”.
“Il caso – commenta Walther Andreaus, direttore del CTCU – dimostra ancora una volta come si debba stare attenti e sottoporre sempre al controllo di un esperto indipendente i calcoli di estinzione anticipata di finanziamenti, in particolare di cessioni del quinto dello stipendio o della pensione”.
Re: Quale prestito mi consigliate?
Sarebbe meglio non chiedere mai un mutuo! La cosa migliore e´ un alloggio di servizio e rimanerci fino all´ eta´ di 60 anni!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Re: Quale prestito mi consigliate?
Banca Etruria, dichiarata insolvente dal Tribunale di Arezzo
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La vicenda di Banca Etruria non è finita conio decreto salva-banche del Governo.
Oggi arriva la primi via del Tribunale di Arezzo che, accogliendo le richieste del commissario liquidatore, ha dichiarato lo stato di insolvenza dell’istituto.
Adesso la Procura dovrà procedere per bancarotta fraudolenta nei confronti degli ex amministratori.
Il Codacons annuncia subito che si costituirà parte civile nel processo.
Gli inquirenti potranno passare al vaglio tutte le carte della banca e potrebbero iscrivere nel registro degli indagati l’ex presidente Lorenzo Rosi e i due ex vicepresidenti Alfredo Berni e Pierluigi Boschi, padre della ministra per le Riforme Maria Elena.
“Non appena la Procura di Arezzo aprirà il fascicolo per il reato di bancarotta fraudolenta, il Codacons si costituirà parte offesa nel procedimento, a tutela degli investitori dell’istituto di credito – spiega il presidente del Vodafone Carlo Rienzi – Offriremo inoltre assistenza legale a tutti i risparmiatori di Banca Etruria che hanno visto azzerato il valore delle proprie obbligazioni a seguito del decreto salva-banche, per costituirsi parte offesa nell’indagine e chiedere in tale contesto il risarcimento dei danni patrimoniali subiti”.
Sono già più di 2000 infatti i piccoli risparmiatori d Banca Etruria che finora si sono rivolti al Codacons per avviare iniziative legali finalizzate ad ottenere il rimborso dei soldi persi a causa del salvataggio dell’istituto.
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La vicenda di Banca Etruria non è finita conio decreto salva-banche del Governo.
Oggi arriva la primi via del Tribunale di Arezzo che, accogliendo le richieste del commissario liquidatore, ha dichiarato lo stato di insolvenza dell’istituto.
Adesso la Procura dovrà procedere per bancarotta fraudolenta nei confronti degli ex amministratori.
Il Codacons annuncia subito che si costituirà parte civile nel processo.
Gli inquirenti potranno passare al vaglio tutte le carte della banca e potrebbero iscrivere nel registro degli indagati l’ex presidente Lorenzo Rosi e i due ex vicepresidenti Alfredo Berni e Pierluigi Boschi, padre della ministra per le Riforme Maria Elena.
“Non appena la Procura di Arezzo aprirà il fascicolo per il reato di bancarotta fraudolenta, il Codacons si costituirà parte offesa nel procedimento, a tutela degli investitori dell’istituto di credito – spiega il presidente del Vodafone Carlo Rienzi – Offriremo inoltre assistenza legale a tutti i risparmiatori di Banca Etruria che hanno visto azzerato il valore delle proprie obbligazioni a seguito del decreto salva-banche, per costituirsi parte offesa nell’indagine e chiedere in tale contesto il risarcimento dei danni patrimoniali subiti”.
Sono già più di 2000 infatti i piccoli risparmiatori d Banca Etruria che finora si sono rivolti al Codacons per avviare iniziative legali finalizzate ad ottenere il rimborso dei soldi persi a causa del salvataggio dell’istituto.
Re: Quale prestito mi consigliate?
Euribor, Bruxelles non pubblica sentenza di condanna per chi ha manipolato il tasso.
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Un ennesimo mistero avvolge le banche di affari e la finanza.
Questa volta sotto accusa è Bruxelles che ha cercato di nascondere l’enorme truffa sul tasso Euribor manipolato da alcuni trader per conto di Barclays, Deutsche Bank, Hsbc, Rbs e Société General.
La Commissione Europea blocca la pubblicazione della sentenza che ha sanzionato le banche nel mirino della procura di Trani, dopo le denunce presentate da Adusbef e Federconsumatori a luglio 2012.
La storia è la seguente: il tasso Euribor, che per definizione è “il tasso a cui una primaria banca presta all’altra” (ed è poi il tasso in base al quale vengono calcolate le rate dei mutui variabili), viene fissato seguendo una procedura precisa e con un pane di 40 banche. Un numero elevato di banche dovrebbe garantire che nessuno possa condizionare l’andamento della media. A patto che ogni banca fornisca i propri di dati e non quelli di altri. Altrimenti il panel finisce per essere governato da pochi. Ed è proprio quello che è accaduto con la manipolazione, portando le maggiori banche europee a risarcire miliardi di euro.
Dopo le denunce di Federconsumatori e Adusbef, il Pm di Trani Michele Ruggiero aveva aperto un fascicolo per truffa aggravata e grave manipolazione dei mercati a carico di ignoti; aveva costituito un pool di esperti indipendenti e visitato gli uffici milanesi della banca britannica Barclays, con gli uomini del nucleo di Polizia Tributaria di Bari per acquisire documenti, materiale informatico e cercare le prove su banche che avrebbero operato la manipolazione, con ricadute negative sui tassi dei mutui per 16 miliardi di euro pagati dagli italiani.
Tale operazione vede indagati 7 trader di diverse nazionalità che hanno operato nella city londinese, per conto di Barclays, Deutsche Bank, Hsbc, Rbs e Société General, banche presso le quali lavoravano all’epoca dei fatti. I trader sono accusati di manipolazione del mercato perché – secondo l’accusa – anziché comunicare alle 17 di ogni pomeriggio il tasso di interesse al quale le banche si scambiavano il danaro, si mettevano d’accordo per alterare il valore del tasso stesso. In questo modo – secondo gli inquirenti – hanno influenzato il mercato finanziario e bancario italiano, provocando danni ai sottoscrittori dei mutui e dei derivati, che sono agganciati all’Euribor. Dopo aver raccolto elementi d’accusa a carico dei traders, la Procura sta ora indagando sui General Manager dei 5 istituti di credito perché vi è il sospetto che fossero complici del comportamento illecito dei loro dipendenti.
L’inchiesta ha effetto anche sui derivati sottoscritti dal Tesoro per 160 miliardi di euro, contratti che sono costati 20 miliardi di euro pagati dall’Erario alle banche dal 2011 al 2015.
Adusbef e Federconsumatori vogliono risposte sull’ennesimo mistero che avvolge le banche di affari e la finanza che utilizza governi ed istituzioni UE come loro più fedeli maggiordomi.
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Un ennesimo mistero avvolge le banche di affari e la finanza.
Questa volta sotto accusa è Bruxelles che ha cercato di nascondere l’enorme truffa sul tasso Euribor manipolato da alcuni trader per conto di Barclays, Deutsche Bank, Hsbc, Rbs e Société General.
La Commissione Europea blocca la pubblicazione della sentenza che ha sanzionato le banche nel mirino della procura di Trani, dopo le denunce presentate da Adusbef e Federconsumatori a luglio 2012.
La storia è la seguente: il tasso Euribor, che per definizione è “il tasso a cui una primaria banca presta all’altra” (ed è poi il tasso in base al quale vengono calcolate le rate dei mutui variabili), viene fissato seguendo una procedura precisa e con un pane di 40 banche. Un numero elevato di banche dovrebbe garantire che nessuno possa condizionare l’andamento della media. A patto che ogni banca fornisca i propri di dati e non quelli di altri. Altrimenti il panel finisce per essere governato da pochi. Ed è proprio quello che è accaduto con la manipolazione, portando le maggiori banche europee a risarcire miliardi di euro.
Dopo le denunce di Federconsumatori e Adusbef, il Pm di Trani Michele Ruggiero aveva aperto un fascicolo per truffa aggravata e grave manipolazione dei mercati a carico di ignoti; aveva costituito un pool di esperti indipendenti e visitato gli uffici milanesi della banca britannica Barclays, con gli uomini del nucleo di Polizia Tributaria di Bari per acquisire documenti, materiale informatico e cercare le prove su banche che avrebbero operato la manipolazione, con ricadute negative sui tassi dei mutui per 16 miliardi di euro pagati dagli italiani.
Tale operazione vede indagati 7 trader di diverse nazionalità che hanno operato nella city londinese, per conto di Barclays, Deutsche Bank, Hsbc, Rbs e Société General, banche presso le quali lavoravano all’epoca dei fatti. I trader sono accusati di manipolazione del mercato perché – secondo l’accusa – anziché comunicare alle 17 di ogni pomeriggio il tasso di interesse al quale le banche si scambiavano il danaro, si mettevano d’accordo per alterare il valore del tasso stesso. In questo modo – secondo gli inquirenti – hanno influenzato il mercato finanziario e bancario italiano, provocando danni ai sottoscrittori dei mutui e dei derivati, che sono agganciati all’Euribor. Dopo aver raccolto elementi d’accusa a carico dei traders, la Procura sta ora indagando sui General Manager dei 5 istituti di credito perché vi è il sospetto che fossero complici del comportamento illecito dei loro dipendenti.
L’inchiesta ha effetto anche sui derivati sottoscritti dal Tesoro per 160 miliardi di euro, contratti che sono costati 20 miliardi di euro pagati dall’Erario alle banche dal 2011 al 2015.
Adusbef e Federconsumatori vogliono risposte sull’ennesimo mistero che avvolge le banche di affari e la finanza che utilizza governi ed istituzioni UE come loro più fedeli maggiordomi.
Re: Quale prestito mi consigliate?
Stop anatocismo, MC: Tribunale di Roma conferma divieto per BNL.
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Una nuova condanna si aggiunge alla battaglia Stop Anatocismo del Movimento Consumatori: il Tribunale di Roma conferma integralmente l’inibitoria di ogni forma di capitalizzazione degli interessi passivi e ogni pratica anatocistica in tutti i contratti di conto corrente dei clienti BNL.
Importante pronuncia, in linea con le precedenti dei tribunali di Milano, Biella e Cuneo, conferma che il divieto di anatocismo è in vigore in Italia dal 1° gennaio 2014 anche in assenza della delibera di attuazione del CICR.
“Questa sentenza – dice Paolo Fiorio, coordinatore dell’Osservatorio Credito e Risparmio di MC – in linea con i precedenti dei tribunali di Milano, Biella e Cuneo conferma che il divieto di anatocismo è in vigore in Italia dal 1° gennaio 2014 anche in assenza della delibera di attuazione del CICR. Si tratta di una decisione importante, perché la conferma viene dal tribunale di Roma in composizione collegiale”.
“Nonostante siano oramai trascorsi quasi quattro mesi dalla chiusura del procedimento di consultazione per l’approvazione della delibera di attuazione del CICR e quasi un anno dalle prime condanne ottenute dalla nostra associazione – afferma Alessandro Mostaccio, segretario generale MC – siamo ancora in attesa che Governo e Banca d’Italia adottino i provvedimenti previsti dal testo unico bancario. Movimento Consumatori chiede che le norme di attuazione siano emanate senza ulteriori indugi, considerati gli inaccettabili e ingiustificabili, nonché dannosi ritardi accumulati”.
Proprio la mancata adozione della delibera da parte del CICR consente ancora oggi alle banche, che non sono state condannate nei tribunali a seguito delle nostra campagna giudiziaria, di continuare ad applicare illegittimi interessi anatocistici.
MC ribadisce inoltre la necessità di un decisivo, definitivo e specifico intervento della Banca d’Italia che risolva anche la situazione pregressa, imponendo a tutte le banche di restituire gli interessi indebitamente pagati dal 2014 ad oggi, che possono essere stimati in oltre 4 miliardi di euro.
MC invita tutti i correntisti di BNL che abbiano corrisposto interessi passivi alla banca negli ultimi due anni a rivolgersi a sosbanche@movimentoconsumatori.it.
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Una nuova condanna si aggiunge alla battaglia Stop Anatocismo del Movimento Consumatori: il Tribunale di Roma conferma integralmente l’inibitoria di ogni forma di capitalizzazione degli interessi passivi e ogni pratica anatocistica in tutti i contratti di conto corrente dei clienti BNL.
Importante pronuncia, in linea con le precedenti dei tribunali di Milano, Biella e Cuneo, conferma che il divieto di anatocismo è in vigore in Italia dal 1° gennaio 2014 anche in assenza della delibera di attuazione del CICR.
“Questa sentenza – dice Paolo Fiorio, coordinatore dell’Osservatorio Credito e Risparmio di MC – in linea con i precedenti dei tribunali di Milano, Biella e Cuneo conferma che il divieto di anatocismo è in vigore in Italia dal 1° gennaio 2014 anche in assenza della delibera di attuazione del CICR. Si tratta di una decisione importante, perché la conferma viene dal tribunale di Roma in composizione collegiale”.
“Nonostante siano oramai trascorsi quasi quattro mesi dalla chiusura del procedimento di consultazione per l’approvazione della delibera di attuazione del CICR e quasi un anno dalle prime condanne ottenute dalla nostra associazione – afferma Alessandro Mostaccio, segretario generale MC – siamo ancora in attesa che Governo e Banca d’Italia adottino i provvedimenti previsti dal testo unico bancario. Movimento Consumatori chiede che le norme di attuazione siano emanate senza ulteriori indugi, considerati gli inaccettabili e ingiustificabili, nonché dannosi ritardi accumulati”.
Proprio la mancata adozione della delibera da parte del CICR consente ancora oggi alle banche, che non sono state condannate nei tribunali a seguito delle nostra campagna giudiziaria, di continuare ad applicare illegittimi interessi anatocistici.
MC ribadisce inoltre la necessità di un decisivo, definitivo e specifico intervento della Banca d’Italia che risolva anche la situazione pregressa, imponendo a tutte le banche di restituire gli interessi indebitamente pagati dal 2014 ad oggi, che possono essere stimati in oltre 4 miliardi di euro.
MC invita tutti i correntisti di BNL che abbiano corrisposto interessi passivi alla banca negli ultimi due anni a rivolgersi a sosbanche@movimentoconsumatori.it.
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