Quale prestito mi consigliate?
Re: Quale prestito mi consigliate?
Osservatorio: ecco come contestare l’estratto conto del conto corrente.
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Se l’estratto conto del nostro conto corrente non corrisponde alle spese effettuate è possibile contestarlo direttamente alla banca.
Il conto corrente è uno strumento utile per gestire in modo facile e sicuro il proprio denaro perché permette un controllo continuo dei flussi di denaro in entrata e in uscita dal proprio conto.
Tramite i servizi di home banking online per esempio, è possibile avere traccia sempre delle proprie spese e dei movimenti di denaro.
La banca, poi, dà la possibilità di usufruire dell’estratto conto, che è un vero e proprio saldo dei movimenti effettuati durante l’arco di ogni mese: ulteriore strumento utile ma altrettanto delicato perché può essere oggetto di errori di calcolo e di dati sbagliati riguardanti, per esempio, spese mai effettuate.
Come fare se si riceve un estratto conto sbagliato?
La prima cosa da fare è quella di agire tempestivamente per risolvere il problema perché se trascorre troppo tempo potremo non avere più il diritto di contestare l’errore rintracciato.
Entro e non oltre 60 giorni dalla ricezione dell’estratto conto, infatti, bisogna inviare una raccomandata A/R direttamente alla banca presso cui abbiamo aperto il conto corrente, dove si esplicita l’errore.
Nel testo della raccomandata, poi, bisognerà fare riferimento all’oggetto della lettera, ovvero alla contestazione dell’estratto conto e si dovranno specificare dettagliatamente i dati della banca che dovrà verificarlo.
Con la raccomandata andranno inviati tutti i documenti necessari all’avvio della pratica della contestazione e alla verifica di veridicità, come gli scontrini delle spese fatte con la carta di credito o col bancomat: è essenziale, per evitare di imbattersi in problemi di questo tipo, conservare sempre tutte le ricevute degli acquisti effettuati.
Oltretutto, dallo storico delle ricevute si potrà risalire a spese sospette effettuate in esercizi commerciali specifici.
Entro 30 giorni, la banca avrà l’obbligo di inviare una risposta scritta: passato questo termine, l’utente potrà rivolgersi all’arbitro bancario e finanziario oppure ad un legale di fiducia, grazie ai quali potrà continuare la procedura di contestazione e presentare ricorso.
Nel caso in cui neanche questa sollecitazione sarà servita a far muovere la banca verso la risoluzione del problema, sarà possibile rivolgersi ad un giudice ordinario: il termine per la risoluzione di questo tipo di contestazioni è fissato entro due mesi, trascorsi i quali l’estratto conto sarà ritenuto approvato dal cliente.
Qualora si siano verificati errori di calcolo, omissioni di dati o addebiti di spese non dovute questo termine potrebbe arrivare anche ad ulteriori mesi o anni.
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Se l’estratto conto del nostro conto corrente non corrisponde alle spese effettuate è possibile contestarlo direttamente alla banca.
Il conto corrente è uno strumento utile per gestire in modo facile e sicuro il proprio denaro perché permette un controllo continuo dei flussi di denaro in entrata e in uscita dal proprio conto.
Tramite i servizi di home banking online per esempio, è possibile avere traccia sempre delle proprie spese e dei movimenti di denaro.
La banca, poi, dà la possibilità di usufruire dell’estratto conto, che è un vero e proprio saldo dei movimenti effettuati durante l’arco di ogni mese: ulteriore strumento utile ma altrettanto delicato perché può essere oggetto di errori di calcolo e di dati sbagliati riguardanti, per esempio, spese mai effettuate.
Come fare se si riceve un estratto conto sbagliato?
La prima cosa da fare è quella di agire tempestivamente per risolvere il problema perché se trascorre troppo tempo potremo non avere più il diritto di contestare l’errore rintracciato.
Entro e non oltre 60 giorni dalla ricezione dell’estratto conto, infatti, bisogna inviare una raccomandata A/R direttamente alla banca presso cui abbiamo aperto il conto corrente, dove si esplicita l’errore.
Nel testo della raccomandata, poi, bisognerà fare riferimento all’oggetto della lettera, ovvero alla contestazione dell’estratto conto e si dovranno specificare dettagliatamente i dati della banca che dovrà verificarlo.
Con la raccomandata andranno inviati tutti i documenti necessari all’avvio della pratica della contestazione e alla verifica di veridicità, come gli scontrini delle spese fatte con la carta di credito o col bancomat: è essenziale, per evitare di imbattersi in problemi di questo tipo, conservare sempre tutte le ricevute degli acquisti effettuati.
Oltretutto, dallo storico delle ricevute si potrà risalire a spese sospette effettuate in esercizi commerciali specifici.
Entro 30 giorni, la banca avrà l’obbligo di inviare una risposta scritta: passato questo termine, l’utente potrà rivolgersi all’arbitro bancario e finanziario oppure ad un legale di fiducia, grazie ai quali potrà continuare la procedura di contestazione e presentare ricorso.
Nel caso in cui neanche questa sollecitazione sarà servita a far muovere la banca verso la risoluzione del problema, sarà possibile rivolgersi ad un giudice ordinario: il termine per la risoluzione di questo tipo di contestazioni è fissato entro due mesi, trascorsi i quali l’estratto conto sarà ritenuto approvato dal cliente.
Qualora si siano verificati errori di calcolo, omissioni di dati o addebiti di spese non dovute questo termine potrebbe arrivare anche ad ulteriori mesi o anni.
Re: Quale prestito mi consigliate?
Estinsione anticipata di un finanziamento, chiarimenti dell’Abf
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Quali oneri e costi vanno restituiti al consumatore che estingue anticipatamente un finanziamento con cessione del quinto dello stipendio?
Una recente sentenza dell’ABF cui si è rivolto il CRTCU per tutelare un consumatore ha chiarito alcuni aspetti.
Nella decisione l’ABF ribadisce il proprio consolidato orientamento specificando che:
a) siano suscettibili di restituzione, per la parte non maturata, le commissioni bancarie così come le commissioni di intermediazione e le spese di incasso quote, oltre al premio assicurativo;
b) in assenza di una chiara ripartizione nel contratto tra oneri e costi up-front e recurring, come nel caso in esame, l’intera misura di ciascuna delle voci appena indicate deve essere considerata al fine della determinazione della quota da restituire;
c) l’importo è equitativamente determinato secondo un criterio proporzionale ratione temporis, tale per cui la misura complessiva di ciascuna delle voci è suddivisa per il numero complessivo delle rate e poi moltiplicato per il numero delle rate residue;
d) l’intermediario è inoltre tenuto alla restituzione, nella medesima misura proporzionale, del premio assicurativo.
L’Abf ha così disposto la restituzione al consumatore della somma complessiva di € 3.081,96.
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Quali oneri e costi vanno restituiti al consumatore che estingue anticipatamente un finanziamento con cessione del quinto dello stipendio?
Una recente sentenza dell’ABF cui si è rivolto il CRTCU per tutelare un consumatore ha chiarito alcuni aspetti.
Nella decisione l’ABF ribadisce il proprio consolidato orientamento specificando che:
a) siano suscettibili di restituzione, per la parte non maturata, le commissioni bancarie così come le commissioni di intermediazione e le spese di incasso quote, oltre al premio assicurativo;
b) in assenza di una chiara ripartizione nel contratto tra oneri e costi up-front e recurring, come nel caso in esame, l’intera misura di ciascuna delle voci appena indicate deve essere considerata al fine della determinazione della quota da restituire;
c) l’importo è equitativamente determinato secondo un criterio proporzionale ratione temporis, tale per cui la misura complessiva di ciascuna delle voci è suddivisa per il numero complessivo delle rate e poi moltiplicato per il numero delle rate residue;
d) l’intermediario è inoltre tenuto alla restituzione, nella medesima misura proporzionale, del premio assicurativo.
L’Abf ha così disposto la restituzione al consumatore della somma complessiva di € 3.081,96.
Re: Quale prestito mi consigliate?
Cessione del quinto, vittoria Confconsumatori in difesa di risparmiatrice vessata
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La finanziaria esasperava con continue minacce la risparmiatrice che aveva scelto di pagare il mutuo con la cessione del quinto dello stipendio.
Allo stesso tempo non chiedeva spiegazioni al datore di lavoro, che dal canto suo aveva fatto un bonifico cumulativo senza distinguere i nominativi dei dipendenti: questa la situazione in cui si è ritrovata una risparmiatrice, dipendente di un’azienda, difesa a Reggio Calabria da Confconsumatori.
La dipendente aveva scelto la cessione del quinto per pagare il mutuo ma, a causa di un’imprecisione del datore di lavoro, si era trovata assediata dalla finanziaria che, senza cercare di approfondire, le intimava di saldare il debito e la minacciava di annullare il contratto.
Grazie all’intervento dei legali di Confconsumatori, il Giudice di Pace di Laureana di Borrello ha individuato le reali responsabilità e ha difeso la piccola risparmiatrice condannando finanziaria e datore di lavoro, in solido, a rimborsare le spese legali.
La risparmiatrice si è rivolta alla sede di Confconsumatori di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, dopo aver ricevuto ripetute minacce di risoluzione del contratto da parte della Società finanziaria, che la accusava di mancato pagamento di alcuni ratei mensili.
La donna si era anche rivolta al proprio datore di lavoro per accertare l’effettivo versamento delle rate ma, non avendo avuto risposta, aveva affidato il mandato per agire in giudizio al legale di Confconsumatori Antonio Iemma.
Immediatamente dopo la notifica della citazione, la finanziaria ha accertato l’avvenuto pagamento.
Come si evince dalla sentenza, il Giudice di Pace ha considerato scorretto il comportamento della società finanziaria prima del giudizio: «Non sarebbe stato impossibile, usando buona fede e correttezza, chiedere precisazioni al datore di lavoro».
Il Giudice, informa Confconsumatori, ha censurato anche l’inerzia del datore di lavoro, che aveva effettuato un bonifico cumulativo impreciso, senza distinguere i nominativi dei dipendenti a cui corrispondevano le rate, impedendone di fatto la contabilizzazione.
Datore di lavoro e finanziaria sono stati condannati in solido al pagamento delle spese processuali.
Dice Antonio Iemma, responsabile di Confconsumatori di Gioia Tauro: “Si tratta di una vittoria importante, poiché è stato affermato il principio che è ingiusto e scorretto tempestare di minacce di risoluzione contrattuale il debitore, giungendo a esasperarlo, piuttosto che chiedere le necessarie precisazioni al datore di lavoro, vista anche la regolarità del versamento.
In effetti, le società mutuanti adottano spesso questo ingiustificato comportamento, incuranti delle ansie e preoccupazioni che suscitano ai loro debitori”.
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La finanziaria esasperava con continue minacce la risparmiatrice che aveva scelto di pagare il mutuo con la cessione del quinto dello stipendio.
Allo stesso tempo non chiedeva spiegazioni al datore di lavoro, che dal canto suo aveva fatto un bonifico cumulativo senza distinguere i nominativi dei dipendenti: questa la situazione in cui si è ritrovata una risparmiatrice, dipendente di un’azienda, difesa a Reggio Calabria da Confconsumatori.
La dipendente aveva scelto la cessione del quinto per pagare il mutuo ma, a causa di un’imprecisione del datore di lavoro, si era trovata assediata dalla finanziaria che, senza cercare di approfondire, le intimava di saldare il debito e la minacciava di annullare il contratto.
Grazie all’intervento dei legali di Confconsumatori, il Giudice di Pace di Laureana di Borrello ha individuato le reali responsabilità e ha difeso la piccola risparmiatrice condannando finanziaria e datore di lavoro, in solido, a rimborsare le spese legali.
La risparmiatrice si è rivolta alla sede di Confconsumatori di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, dopo aver ricevuto ripetute minacce di risoluzione del contratto da parte della Società finanziaria, che la accusava di mancato pagamento di alcuni ratei mensili.
La donna si era anche rivolta al proprio datore di lavoro per accertare l’effettivo versamento delle rate ma, non avendo avuto risposta, aveva affidato il mandato per agire in giudizio al legale di Confconsumatori Antonio Iemma.
Immediatamente dopo la notifica della citazione, la finanziaria ha accertato l’avvenuto pagamento.
Come si evince dalla sentenza, il Giudice di Pace ha considerato scorretto il comportamento della società finanziaria prima del giudizio: «Non sarebbe stato impossibile, usando buona fede e correttezza, chiedere precisazioni al datore di lavoro».
Il Giudice, informa Confconsumatori, ha censurato anche l’inerzia del datore di lavoro, che aveva effettuato un bonifico cumulativo impreciso, senza distinguere i nominativi dei dipendenti a cui corrispondevano le rate, impedendone di fatto la contabilizzazione.
Datore di lavoro e finanziaria sono stati condannati in solido al pagamento delle spese processuali.
Dice Antonio Iemma, responsabile di Confconsumatori di Gioia Tauro: “Si tratta di una vittoria importante, poiché è stato affermato il principio che è ingiusto e scorretto tempestare di minacce di risoluzione contrattuale il debitore, giungendo a esasperarlo, piuttosto che chiedere le necessarie precisazioni al datore di lavoro, vista anche la regolarità del versamento.
In effetti, le società mutuanti adottano spesso questo ingiustificato comportamento, incuranti delle ansie e preoccupazioni che suscitano ai loro debitori”.
Re: Quale prestito mi consigliate?
Portabilità c/c, governo ribadisce costo zero
Ieri il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio Matteo Renzi e dei Ministri dell’Economia e delle Finanze Pietro Carlo Padoan e dello Sviluppo Economico Federica Guidi, ha approvato un decreto legge contenente disposizioni urgenti per il sistema bancario e gli investimenti.
Oltre a prevedere la riforma delle banche popolari che diventeranno società per azioni a patto che abbiano un attivo superiore a 8 miliardi, il provvedimento ritorna ad affrontare la questione relativa alla portabilità dei conti correnti per la quale si prevede un costo zero a carico dei correntisti.
“Gli istituti bancari e i prestatori di servizi di pagamento, in caso di trasferimento di un conto di pagamento, sono tenuti a darne corso, senza oneri o spese di portabilità a carico del cliente, entro termini predefiniti.
La trasferibilità si applica ai soli conti di pagamento. In caso di mancato rispetto dei termini, l’istituto bancario o il prestatore di servizi di pagamento risarcisce il cliente in misura proporzionale al ritardo e alla disponibilità esistente sul conto di pagamento al momento della richiesta di trasferimento” recita il decreto legge.
Ieri il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio Matteo Renzi e dei Ministri dell’Economia e delle Finanze Pietro Carlo Padoan e dello Sviluppo Economico Federica Guidi, ha approvato un decreto legge contenente disposizioni urgenti per il sistema bancario e gli investimenti.
Oltre a prevedere la riforma delle banche popolari che diventeranno società per azioni a patto che abbiano un attivo superiore a 8 miliardi, il provvedimento ritorna ad affrontare la questione relativa alla portabilità dei conti correnti per la quale si prevede un costo zero a carico dei correntisti.
“Gli istituti bancari e i prestatori di servizi di pagamento, in caso di trasferimento di un conto di pagamento, sono tenuti a darne corso, senza oneri o spese di portabilità a carico del cliente, entro termini predefiniti.
La trasferibilità si applica ai soli conti di pagamento. In caso di mancato rispetto dei termini, l’istituto bancario o il prestatore di servizi di pagamento risarcisce il cliente in misura proporzionale al ritardo e alla disponibilità esistente sul conto di pagamento al momento della richiesta di trasferimento” recita il decreto legge.
Re: Quale prestito mi consigliate?
da leggere,
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L'ex dirigente: "Così in banca truffavamo i clienti"
In un libro i trucchi utilizzati da un ex dirigente per ingannare i correntisti
di QuiFinanza
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http://www.quifinanza.it/8874/foto/l-ex ... ienti.html" onclick="window.open(this.href);return false;
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In un libro i trucchi utilizzati da un ex dirigente per ingannare i correntisti
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Re: Quale prestito mi consigliate?
Cessione del quinto, Casa Consumatore: restituiti 100mila €
L’hanno chiamata Operazione Conteggi Puliti perché al momento dell’estinzione anticipata del contratto di finanziamento con cessione del quinto i consumatori si vedevano richiedere debiti residui decisamente troppo elevati.
La Casa del Consumatore ha analizzato le segnalazioni che le sono arrivate e presentato centinaia di reclami in un’azione che in un anno ha permesso di restituire ai consumatori cifre che variano da 350 euro a 5000 euro per finanziamento. Centomila euro in totale.
L’associazione promette la “resa dei conti per le finanziarie scorrette” e spiega:
“L’iniziativa è stata avviata circa un anno fa a tutela di tutti i consumatori che, al momento dell’estinzione anticipata del contratto di finanziamento con cessione del quinto dello stipendio/pensione, si trovavano un debito residuo vicino o addirittura superiore ai soldi richiesti tramite il finanziamento stesso”.
Alla luce delle numerose segnalazioni arrivate da consumatori che chiedevano di verificare i conteggi, gli esperti dell’associazione hanno presentato centinaia di reclami e poi ricorsi all’Arbitro Bancario e Finanziario della Banca d’Italia e “ad oggi, dopo dodici mesi, le somme restituite ai propri associati ammontano ad oltre 100mila euro”, annuncia l’associazione.
Le cifre restituite variano da 350 euro a 5000 euro per finanziamento e rappresentano “lo storno delle commissioni finanziarie / bancarie, di intermediazione e assicurative non maturate nel corso del rapporto e che al momento della chiusura del finanziamento, le finanziarie avevano negato ai propri clienti”.
L’associazione promette però di continuare a controllare i contratti di cessione del quinto.
Dice il presidente Giovanni Ferrari: “Siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto, ma l’operazione “Conteggi Puliti” non si ferma qui.
I nostri esperti ed avvocati hanno infatti rilevato altre irregolarità nei contratti di finanziamento con cessione del quinto.
Alcuni contratti presentano infatti profili di usura sopravvenuta e altri di mediazione usuraria.
Per questo motivo invitiamo tutti i consumatori che si apprestano a chiudere il proprio contratto di cessione del quinto e hanno dei dubbi sul conteggio estintivo effettuato dalla finanziaria, a contattare la Casa del Consumatore per una verifica gratuita.”
L’hanno chiamata Operazione Conteggi Puliti perché al momento dell’estinzione anticipata del contratto di finanziamento con cessione del quinto i consumatori si vedevano richiedere debiti residui decisamente troppo elevati.
La Casa del Consumatore ha analizzato le segnalazioni che le sono arrivate e presentato centinaia di reclami in un’azione che in un anno ha permesso di restituire ai consumatori cifre che variano da 350 euro a 5000 euro per finanziamento. Centomila euro in totale.
L’associazione promette la “resa dei conti per le finanziarie scorrette” e spiega:
“L’iniziativa è stata avviata circa un anno fa a tutela di tutti i consumatori che, al momento dell’estinzione anticipata del contratto di finanziamento con cessione del quinto dello stipendio/pensione, si trovavano un debito residuo vicino o addirittura superiore ai soldi richiesti tramite il finanziamento stesso”.
Alla luce delle numerose segnalazioni arrivate da consumatori che chiedevano di verificare i conteggi, gli esperti dell’associazione hanno presentato centinaia di reclami e poi ricorsi all’Arbitro Bancario e Finanziario della Banca d’Italia e “ad oggi, dopo dodici mesi, le somme restituite ai propri associati ammontano ad oltre 100mila euro”, annuncia l’associazione.
Le cifre restituite variano da 350 euro a 5000 euro per finanziamento e rappresentano “lo storno delle commissioni finanziarie / bancarie, di intermediazione e assicurative non maturate nel corso del rapporto e che al momento della chiusura del finanziamento, le finanziarie avevano negato ai propri clienti”.
L’associazione promette però di continuare a controllare i contratti di cessione del quinto.
Dice il presidente Giovanni Ferrari: “Siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto, ma l’operazione “Conteggi Puliti” non si ferma qui.
I nostri esperti ed avvocati hanno infatti rilevato altre irregolarità nei contratti di finanziamento con cessione del quinto.
Alcuni contratti presentano infatti profili di usura sopravvenuta e altri di mediazione usuraria.
Per questo motivo invitiamo tutti i consumatori che si apprestano a chiudere il proprio contratto di cessione del quinto e hanno dei dubbi sul conteggio estintivo effettuato dalla finanziaria, a contattare la Casa del Consumatore per una verifica gratuita.”
Re: Quale prestito mi consigliate?
Portabilità c/c, CTCU: le banche hanno 13 giorni di tempo per trasferire il conto
Da qualche giorno è possibile trasferire il proprio conto corrente da una banca all’altra in un tempo massimo di 13 giorni.
Lo prevede il decreto legge 24 gennaio 2015 n.3, che ha recepito la direttiva europea sui conti correnti 92/14 del 23 luglio 2014, che disciplina la portabilità dei conti correnti e stabilisce un termine massimo di 13 giorni, entro il quale le banche devono provvedere al trasferimento di un conto, dietro richiesta del cliente.
A ricordarlo è il Centro Tutela Consumatori e Utenti di Bolzano che precisa: se la banca non adempie entro tale termine, scatta l’obbligo di risarcire il cliente “in misura proporzionale al ritardo e alla disponibilità esistente sul conto al momento della richiesta di trasferimento”.
Sempre il decreto prevede, inoltre, che in caso di richiesta di trasferimento del conto di pagamento unitamente alla richiesta di trasferimento di strumenti finanziari, di ordini di pagamento e di ulteriori servizi e strumenti ad esso collegati, la portabilità si conclude senza ulteriori oneri e spese per il consumatore.
Il decreto prevede inoltre che il trasferimento non debba comportare né oneri, né spese a carico del cliente.
Come avviene in breve il trasferimento?
• Il cliente richiede alla nuova banca l’apertura del nuovo conto, a seguito di un’autorizzazione rilasciata dal cliente stesso alla banca;
• la nuova banca trasmette l’autorizzazione e la richiesta di trasferimento del conto alla vecchia banca;
• la vecchia banca provvede a trasferire tutti i bonifici in entrata, gli ordini permanenti e gli addebiti diretti da trasferire sul nuovo conto, nonché a trasferire l’eventuale saldo positivo del conto in essere sul conto di pagamento presso la nuova banca, alla data indicata dal consumatore;
• la vecchia banca provvede a chiudere il conto di pagamento detenuto presso la stessa, alla data indicata dal consumatore.
• Il tutto, come detto, deve avvenire entro tempi certi, al massimo 13 giorni.
Walther Andreaus, direttore del CTCU commenta: “Si tratta di una norma importante per i clienti bancari, che a seguito anche dei differenti costi dei conti correnti presenti sul mercato, potrà portare ad una maggiore concorrenza fra le banche.
Con le nuove disposizioni i clienti avranno meno remore ad effettuare il trasferimento del proprio conto e del deposito titoli da una banca all’altra.
Le banche dovranno inoltre risarcire eventuali ritardi nell’effettuazione del trasferimento. Il consiglio agli utenti bancari è quindi quello di seguire da vicino i tempi di effettuazione dei passaggi e di pretendere che non vi siano oneri e spese nel trasferimento dei conti da una banca all’altra”.
Da qualche giorno è possibile trasferire il proprio conto corrente da una banca all’altra in un tempo massimo di 13 giorni.
Lo prevede il decreto legge 24 gennaio 2015 n.3, che ha recepito la direttiva europea sui conti correnti 92/14 del 23 luglio 2014, che disciplina la portabilità dei conti correnti e stabilisce un termine massimo di 13 giorni, entro il quale le banche devono provvedere al trasferimento di un conto, dietro richiesta del cliente.
A ricordarlo è il Centro Tutela Consumatori e Utenti di Bolzano che precisa: se la banca non adempie entro tale termine, scatta l’obbligo di risarcire il cliente “in misura proporzionale al ritardo e alla disponibilità esistente sul conto al momento della richiesta di trasferimento”.
Sempre il decreto prevede, inoltre, che in caso di richiesta di trasferimento del conto di pagamento unitamente alla richiesta di trasferimento di strumenti finanziari, di ordini di pagamento e di ulteriori servizi e strumenti ad esso collegati, la portabilità si conclude senza ulteriori oneri e spese per il consumatore.
Il decreto prevede inoltre che il trasferimento non debba comportare né oneri, né spese a carico del cliente.
Come avviene in breve il trasferimento?
• Il cliente richiede alla nuova banca l’apertura del nuovo conto, a seguito di un’autorizzazione rilasciata dal cliente stesso alla banca;
• la nuova banca trasmette l’autorizzazione e la richiesta di trasferimento del conto alla vecchia banca;
• la vecchia banca provvede a trasferire tutti i bonifici in entrata, gli ordini permanenti e gli addebiti diretti da trasferire sul nuovo conto, nonché a trasferire l’eventuale saldo positivo del conto in essere sul conto di pagamento presso la nuova banca, alla data indicata dal consumatore;
• la vecchia banca provvede a chiudere il conto di pagamento detenuto presso la stessa, alla data indicata dal consumatore.
• Il tutto, come detto, deve avvenire entro tempi certi, al massimo 13 giorni.
Walther Andreaus, direttore del CTCU commenta: “Si tratta di una norma importante per i clienti bancari, che a seguito anche dei differenti costi dei conti correnti presenti sul mercato, potrà portare ad una maggiore concorrenza fra le banche.
Con le nuove disposizioni i clienti avranno meno remore ad effettuare il trasferimento del proprio conto e del deposito titoli da una banca all’altra.
Le banche dovranno inoltre risarcire eventuali ritardi nell’effettuazione del trasferimento. Il consiglio agli utenti bancari è quindi quello di seguire da vicino i tempi di effettuazione dei passaggi e di pretendere che non vi siano oneri e spese nel trasferimento dei conti da una banca all’altra”.
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- Iscritto il: dom feb 16, 2014 6:42 pm
Re: Quale prestito mi consigliate?
Messaggio da sciamune moi »
[quote="imparziale"]Siccome ho letto che molte persone servono soldi-
Ebbene ho deciso di aiutarvi a spese dello stato italiano-
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Re: Quale prestito mi consigliate?
Anatocismo, Movimento Consumatori: Tribunale condanna Intesa Sanpaolo
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“Non è corretto da parte della Banca convenuta l’aver predisposto, utilizzato ed applicato clausole anatocistiche passive nei conti correnti dei consumatori a partire dal 1/1/2014”: è quanto scrive il Tribunale di Milano che, con ordinanza del primo luglio, ha inibito a Intesa Sanpaolo ogni forma di capitalizzazione degli interessi passivi e ogni pratica anatocistica in tutti i contratti di conto corrente con i consumatori.
Prosegue in questo modo la campagna Stop Anatocismo lanciata dal Movimento Consumatori, che aveva promosso il procedimento cautelare.
Accogliendo il ricorso proposto dal Movimento Consumatori, si legge nell’ordinanza, il Tribunale di Milano “inibisce alla predetta parte convenuta di dare corso a qualsiasi ulteriore forma di anatocismo degli interessi passivi con riferimento ai contratti di conto corrente già in essere o che verranno in futuro stipulati con consumatori, nonché di predisporre, utilizzare e applicare clausole anatocistiche nei predetti contratti”.
La banca è stata condannata a pubblicare il dispositivo dell’ordinanza sulla home page del proprio sito Internet e a comunicarlo a tutti i consumatori con le stesse modalità con le quali vengono inviati gli estratti di conto corrente.
Il Movimento Consumatori ricorda che “la decisione conferma l’orientamento del tribunale di Milano e di quello di Cuneo (ordinanza del 29 giugno scorso) che hanno condannato, il primo ING Bank, BPM e Deutsche Bank e il secondo la Banca Regionale Europea a cessare ogni pratica anatocistica”.
“Il tribunale di Milano ha confermato che dal 1° gennaio 2014 per le banche è vietata ogni forma di anatocismo – dice Paolo Fiorio, coordinatore dell’Osservatorio Credito e Risparmio del Movimento Consumatori – gli interessi scaduti non possono più produrre nuovi interessi che devono essere conteggiati solo sul capitale.
Anche il tribunale di Milano ha chiarito che il divieto di anatocismo non comporta alcun profilo di illegittimità con il diritto europeo, affermando che l’eliminazione di una condizione gravosa quale l’anatocismo può, al contrario, agevolare la penetrazione delle banche estere nel mercato italiano”.
Come precisato dal Tribunale di Milano il divieto di anatocismo, enunciato dal nuovo articolo 120 T.U.B., è chiarissimo e non necessita di alcun intervento del CICR al quale può spettare solo l’individuazione delle modalità di applicazione e conteggio degli interessi.
L’associazione invita Intesa Sanpaolo ad attivare al più presto una procedura di conciliazione.
“Il tribunale di Milano – sostiene Alessandro Mostaccio, segretario generale dell’associazione – ha accertato un comportamento illecito di una delle più importanti banche italiane che conta quasi 11 milioni di correntisti ‘retail e personal’ per una quota del mercato italiano di circa il 15%.
Secondo le nostre stime (complessivamente 2 miliardi all’anno di interessi anatocistici a favore dell’intero sistema bancario italiano) Intesa Sanpaolo potrebbe aver incassato dal 2014 circa 400 milioni di euro, considerando i consumatori e le imprese.
Invitiamo la banca ad avviare urgentemente una procedura di conciliazione per restituire alla propria clientela gli interessi anatocistici illegittimamente incassati.
La nostra associazione provvederà, altrimenti ad avviare una class action per tutelare i correntisti”.
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“Non è corretto da parte della Banca convenuta l’aver predisposto, utilizzato ed applicato clausole anatocistiche passive nei conti correnti dei consumatori a partire dal 1/1/2014”: è quanto scrive il Tribunale di Milano che, con ordinanza del primo luglio, ha inibito a Intesa Sanpaolo ogni forma di capitalizzazione degli interessi passivi e ogni pratica anatocistica in tutti i contratti di conto corrente con i consumatori.
Prosegue in questo modo la campagna Stop Anatocismo lanciata dal Movimento Consumatori, che aveva promosso il procedimento cautelare.
Accogliendo il ricorso proposto dal Movimento Consumatori, si legge nell’ordinanza, il Tribunale di Milano “inibisce alla predetta parte convenuta di dare corso a qualsiasi ulteriore forma di anatocismo degli interessi passivi con riferimento ai contratti di conto corrente già in essere o che verranno in futuro stipulati con consumatori, nonché di predisporre, utilizzare e applicare clausole anatocistiche nei predetti contratti”.
La banca è stata condannata a pubblicare il dispositivo dell’ordinanza sulla home page del proprio sito Internet e a comunicarlo a tutti i consumatori con le stesse modalità con le quali vengono inviati gli estratti di conto corrente.
Il Movimento Consumatori ricorda che “la decisione conferma l’orientamento del tribunale di Milano e di quello di Cuneo (ordinanza del 29 giugno scorso) che hanno condannato, il primo ING Bank, BPM e Deutsche Bank e il secondo la Banca Regionale Europea a cessare ogni pratica anatocistica”.
“Il tribunale di Milano ha confermato che dal 1° gennaio 2014 per le banche è vietata ogni forma di anatocismo – dice Paolo Fiorio, coordinatore dell’Osservatorio Credito e Risparmio del Movimento Consumatori – gli interessi scaduti non possono più produrre nuovi interessi che devono essere conteggiati solo sul capitale.
Anche il tribunale di Milano ha chiarito che il divieto di anatocismo non comporta alcun profilo di illegittimità con il diritto europeo, affermando che l’eliminazione di una condizione gravosa quale l’anatocismo può, al contrario, agevolare la penetrazione delle banche estere nel mercato italiano”.
Come precisato dal Tribunale di Milano il divieto di anatocismo, enunciato dal nuovo articolo 120 T.U.B., è chiarissimo e non necessita di alcun intervento del CICR al quale può spettare solo l’individuazione delle modalità di applicazione e conteggio degli interessi.
L’associazione invita Intesa Sanpaolo ad attivare al più presto una procedura di conciliazione.
“Il tribunale di Milano – sostiene Alessandro Mostaccio, segretario generale dell’associazione – ha accertato un comportamento illecito di una delle più importanti banche italiane che conta quasi 11 milioni di correntisti ‘retail e personal’ per una quota del mercato italiano di circa il 15%.
Secondo le nostre stime (complessivamente 2 miliardi all’anno di interessi anatocistici a favore dell’intero sistema bancario italiano) Intesa Sanpaolo potrebbe aver incassato dal 2014 circa 400 milioni di euro, considerando i consumatori e le imprese.
Invitiamo la banca ad avviare urgentemente una procedura di conciliazione per restituire alla propria clientela gli interessi anatocistici illegittimamente incassati.
La nostra associazione provvederà, altrimenti ad avviare una class action per tutelare i correntisti”.
Re: Quale prestito mi consigliate?
Anatocismo, condannata anche Unicredit: MC invita a far valere i propri diritti
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Ancora una vittoria nella battaglia contro l’anatocismo: anche Unicredit, è stata condannata dal Tribunale di Milano a cessare questa pratica (produzione di interessi sugli interessi passivi maturati nei contratti bancari) ai danni dei consumatori.
Prima di Unicredit sono state condannate già Intesa Sanpaolo, Deutsche Bank, Ing Bank, Banca Popolare di Milano, Banca Regionale Europea, Banca Sella.
A fonte dell’immobilità delle istituzioni Movimento Consumatori invita i cittadini a diventare parte attiva della campagna “Stop Anatocismo”. stop anatocismoSono passati 18 mesi dal divieto di anatocismo, ma le istituzioni e gli organismi di vigilanza continuano a rimanere immobili di fronte alla mancata applicazione.
Sono già 7 le banche condannate e per questo Movimento Consumatori invita i cittadini a diventare parte attiva della campagna Stop Anatocismo facendo valere i propri diritti.
L’associazione offre l’opportunità ai consumatori che hanno un conto corrente che dal 1° gennaio 2014 è andato in rosso o hanno in corso un fido o scoperto di conto di richiedere la restituzione degli interessi anatocistici pagati fino a oggi: sul sito http://www.movimentoconsumatori.it" onclick="window.open(this.href);return false;, nella sezione Stop Anatocismo sono a disposizione i moduli per la richiesta di rimborso.
Per informazioni: sosbanche@movimentoconsumatori.it
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Ancora una vittoria nella battaglia contro l’anatocismo: anche Unicredit, è stata condannata dal Tribunale di Milano a cessare questa pratica (produzione di interessi sugli interessi passivi maturati nei contratti bancari) ai danni dei consumatori.
Prima di Unicredit sono state condannate già Intesa Sanpaolo, Deutsche Bank, Ing Bank, Banca Popolare di Milano, Banca Regionale Europea, Banca Sella.
A fonte dell’immobilità delle istituzioni Movimento Consumatori invita i cittadini a diventare parte attiva della campagna “Stop Anatocismo”. stop anatocismoSono passati 18 mesi dal divieto di anatocismo, ma le istituzioni e gli organismi di vigilanza continuano a rimanere immobili di fronte alla mancata applicazione.
Sono già 7 le banche condannate e per questo Movimento Consumatori invita i cittadini a diventare parte attiva della campagna Stop Anatocismo facendo valere i propri diritti.
L’associazione offre l’opportunità ai consumatori che hanno un conto corrente che dal 1° gennaio 2014 è andato in rosso o hanno in corso un fido o scoperto di conto di richiedere la restituzione degli interessi anatocistici pagati fino a oggi: sul sito http://www.movimentoconsumatori.it" onclick="window.open(this.href);return false;, nella sezione Stop Anatocismo sono a disposizione i moduli per la richiesta di rimborso.
Per informazioni: sosbanche@movimentoconsumatori.it
Re: Quale prestito mi consigliate?
Stop anatocismo, condannate FinecoBank e IW Bank
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Niente più interessi anatocistici anche per IW Bank e FinecoBank. Il tribunale di Milano ha condannato IW Bank e FinecoBank per l’applicazione di interessi anatocistici, vietati dal 1° gennaio 2014 nei contratti di conto corrente con i consumatori.
“Continuano i successi della campagna Stop Anatocismo”, commenta il Movimento Consumatori, che sta conducendo una battaglia contro questa pratica.
Salgono così a 9 le banche che, grazie alle vittorie nelle azioni collettive dell’Associazione, non potranno più applicare interessi anatocistici nei conti correnti dei clienti in caso di scoperti e aperture di credito.
Le banche dovranno pubblicare il dispositivo del provvedimento sulle homepage dei propri siti Internet e dovranno comunicarlo a tutti i consumatori nelle stesse modalità con le quali vengono inviati gli estratti di conto corrente.
Salgono così a 9 le banche che, grazie alle vittorie nelle azioni collettive del Movimento Consumatori, in caso di scoperti di conto e aperture di credito, non potranno più applicare interessi anatocistici nei conti correnti dei consumatori.
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Niente più interessi anatocistici anche per IW Bank e FinecoBank. Il tribunale di Milano ha condannato IW Bank e FinecoBank per l’applicazione di interessi anatocistici, vietati dal 1° gennaio 2014 nei contratti di conto corrente con i consumatori.
“Continuano i successi della campagna Stop Anatocismo”, commenta il Movimento Consumatori, che sta conducendo una battaglia contro questa pratica.
Salgono così a 9 le banche che, grazie alle vittorie nelle azioni collettive dell’Associazione, non potranno più applicare interessi anatocistici nei conti correnti dei clienti in caso di scoperti e aperture di credito.
Le banche dovranno pubblicare il dispositivo del provvedimento sulle homepage dei propri siti Internet e dovranno comunicarlo a tutti i consumatori nelle stesse modalità con le quali vengono inviati gli estratti di conto corrente.
Salgono così a 9 le banche che, grazie alle vittorie nelle azioni collettive del Movimento Consumatori, in caso di scoperti di conto e aperture di credito, non potranno più applicare interessi anatocistici nei conti correnti dei consumatori.
Re: Quale prestito mi consigliate?
Cambio c/c in tempi rapidi, Altroconsumo: banche non rispettano nuova legge
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Dal 26 giugno le banche devono offrire tempi certi e rapidi ai clienti che vogliono cambiare conto, fornendo indennizzi in caso di ritardi.
Ma la realtà è un’altra: nonostante Banche e Poste abbiano avuto tre mesi di tempo per adeguarsi alle nuove norme, che prevedono l’obbligo di concludere la procedura di cambio entro 12 giorni lavorativi, le informazioni al cliente sono ancora fuorvianti, i moduli mancano e le procedure non tengono conto della nuova legge.
E’ quanto è emerso dall’inchiesta realizzata da Altroconsumo.
L’Associazione, dal 6 al 10 luglio, ha visitato 10 agenzie e due uffici postali di Milano, Roma e Napoli: rappresentanti si sono recati nelle agenzie e negli uffici postali ed hanno chiesto di trasferire il conto corrente di cui erano titolari, per verificare lo stato di applicazione delle nuove norme.
Di fatto, il modulo di autorizzazione era presente solo in 3 agenzie (appena l’8% di quelle visitate): un ufficio postale di Napoli e due agenzie di Intesa San Paolo (una a Napoli e l’altra a Roma).
Nel resto delle agenzie non sapevano cosa fosse il modulo o non era ancora disponibile.
C’è poi il capitolo delle informazioni sbagliate: ad esempio sulla tempistica massima per il trasferimento del conto è stato detto che i tempi dipendono dalla vecchia banca o dal tempo che impiegano i gestori per trasferire gli addebiti sul conto delle bollette. “Niente di più falso – precisa Altroconsumo – La legge afferma che la nuova banca esegue il trasferimento entro 12 gg lavorativi e che, comunque, nei sei mesi successivi, le due banche comunicano fra di loro per eventuali servizi di addebito o di accredito (dunque le bollette non possono risultare “non pagate”).
E poi con l’addebito Sepa basta comunicare al gestore il nuovo Iban per effettuare il cambio di conto.
“La legge dunque stenta a decollare”: in tutti i casi gli operatori, nel corso dell’inchiesta, hanno parlato delle nuove regole solo se sollecitati e comunque è emerso chiaramente che, nella maggior parte dei casi, non sono ancora preparati in maniera adeguata.
La procedura che viene comunicata al cliente è quella di chiusura del vecchio conto, apertura del nuovo e quindi trasferimento dei rapporti.
In pratica quello che è accaduto finora, senza tenere conto delle nuove norme che invece prevedono che sia la nuova banca a mettersi in contatto con la vecchia per il trasferimento dei servizi di pagamento e quindi del saldo”.
Manca ancora il decreto del Ministero delle Finanze che prevede un indennizzo al cliente in caso di ritardi e questo di certo non facilita la rapida attuazione della norma.
Altroconsumo ha chiesto al Ministero di non far cadere nel vuoto la regolamentazione di questa nuova norma.
Nel frattempo se il cliente dovesse subire ritardi nella chiusura del conto vige comunque il principio della tempistica massima prevista dalla legge e se si sono subiti dei costi per i ritardi è possibile chiederne il rimborso con reclamo alla banca.
Quindi, se non arriva una risposta soddisfacente entro 30 giorni dal ricevimento, con ricorso all’Arbitro bancario e finanziario.
In attesa che le nuove norme entrino veramente in vigore, l’Associazione invita il consumatore a verificare quali solo le migliori offerte e se è il caso cambiare conto: si possono risparmiare ogni anno parecchi euro.
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Dal 26 giugno le banche devono offrire tempi certi e rapidi ai clienti che vogliono cambiare conto, fornendo indennizzi in caso di ritardi.
Ma la realtà è un’altra: nonostante Banche e Poste abbiano avuto tre mesi di tempo per adeguarsi alle nuove norme, che prevedono l’obbligo di concludere la procedura di cambio entro 12 giorni lavorativi, le informazioni al cliente sono ancora fuorvianti, i moduli mancano e le procedure non tengono conto della nuova legge.
E’ quanto è emerso dall’inchiesta realizzata da Altroconsumo.
L’Associazione, dal 6 al 10 luglio, ha visitato 10 agenzie e due uffici postali di Milano, Roma e Napoli: rappresentanti si sono recati nelle agenzie e negli uffici postali ed hanno chiesto di trasferire il conto corrente di cui erano titolari, per verificare lo stato di applicazione delle nuove norme.
Di fatto, il modulo di autorizzazione era presente solo in 3 agenzie (appena l’8% di quelle visitate): un ufficio postale di Napoli e due agenzie di Intesa San Paolo (una a Napoli e l’altra a Roma).
Nel resto delle agenzie non sapevano cosa fosse il modulo o non era ancora disponibile.
C’è poi il capitolo delle informazioni sbagliate: ad esempio sulla tempistica massima per il trasferimento del conto è stato detto che i tempi dipendono dalla vecchia banca o dal tempo che impiegano i gestori per trasferire gli addebiti sul conto delle bollette. “Niente di più falso – precisa Altroconsumo – La legge afferma che la nuova banca esegue il trasferimento entro 12 gg lavorativi e che, comunque, nei sei mesi successivi, le due banche comunicano fra di loro per eventuali servizi di addebito o di accredito (dunque le bollette non possono risultare “non pagate”).
E poi con l’addebito Sepa basta comunicare al gestore il nuovo Iban per effettuare il cambio di conto.
“La legge dunque stenta a decollare”: in tutti i casi gli operatori, nel corso dell’inchiesta, hanno parlato delle nuove regole solo se sollecitati e comunque è emerso chiaramente che, nella maggior parte dei casi, non sono ancora preparati in maniera adeguata.
La procedura che viene comunicata al cliente è quella di chiusura del vecchio conto, apertura del nuovo e quindi trasferimento dei rapporti.
In pratica quello che è accaduto finora, senza tenere conto delle nuove norme che invece prevedono che sia la nuova banca a mettersi in contatto con la vecchia per il trasferimento dei servizi di pagamento e quindi del saldo”.
Manca ancora il decreto del Ministero delle Finanze che prevede un indennizzo al cliente in caso di ritardi e questo di certo non facilita la rapida attuazione della norma.
Altroconsumo ha chiesto al Ministero di non far cadere nel vuoto la regolamentazione di questa nuova norma.
Nel frattempo se il cliente dovesse subire ritardi nella chiusura del conto vige comunque il principio della tempistica massima prevista dalla legge e se si sono subiti dei costi per i ritardi è possibile chiederne il rimborso con reclamo alla banca.
Quindi, se non arriva una risposta soddisfacente entro 30 giorni dal ricevimento, con ricorso all’Arbitro bancario e finanziario.
In attesa che le nuove norme entrino veramente in vigore, l’Associazione invita il consumatore a verificare quali solo le migliori offerte e se è il caso cambiare conto: si possono risparmiare ogni anno parecchi euro.
Re: Quale prestito mi consigliate?
Finanziamento con Taeg al 30%, MDC Finale Ligure ottiene cancellazione
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Un finanziamento di 12.500 euro con un Taeg superiore al 30%?
E’ succeso ad un anziano di Finale Ligure che nel 2009 aveva contratto il finanziamento con Unicredit con il meccanismo della cessione del quinto della pensione ad un tasso del 30,36%.
A scoprire il Taeg stratosferico, al di sopra di qualsiasi soglia antiusura, è stato il figlio, nel momento in cui la banca ha deciso di estinguere completamente il finanziamento.
Grazie all’intervento del Movimento Difesa del Cittadino si è ottenuta la cancellazione del debito.
Dopo che il cittadino si è rivolto alla sede del Movimento Difesa del Cittadino di Finale Ligure, è iniziata una vera e propria “battaglia” contro Unicredit che inizialmente si era discolpata adducendo quale motivazione di quel Taeg l’assicurazione: un prestito, infatti, è tanto più rischioso quanto più la persona è avanti con gli anni, per cui l’età dell’anziano (81 anni al momento della stipula) aveva fatto lievitare un Tan relativamente basso (4,6%) al tasso-shock finale.
Solo dopo aver più volte premuto per il riconoscimento di un diritto, MDC è riuscita a ottenere da parte dei dirigenti la cancellazione del debito.
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Un finanziamento di 12.500 euro con un Taeg superiore al 30%?
E’ succeso ad un anziano di Finale Ligure che nel 2009 aveva contratto il finanziamento con Unicredit con il meccanismo della cessione del quinto della pensione ad un tasso del 30,36%.
A scoprire il Taeg stratosferico, al di sopra di qualsiasi soglia antiusura, è stato il figlio, nel momento in cui la banca ha deciso di estinguere completamente il finanziamento.
Grazie all’intervento del Movimento Difesa del Cittadino si è ottenuta la cancellazione del debito.
Dopo che il cittadino si è rivolto alla sede del Movimento Difesa del Cittadino di Finale Ligure, è iniziata una vera e propria “battaglia” contro Unicredit che inizialmente si era discolpata adducendo quale motivazione di quel Taeg l’assicurazione: un prestito, infatti, è tanto più rischioso quanto più la persona è avanti con gli anni, per cui l’età dell’anziano (81 anni al momento della stipula) aveva fatto lievitare un Tan relativamente basso (4,6%) al tasso-shock finale.
Solo dopo aver più volte premuto per il riconoscimento di un diritto, MDC è riuscita a ottenere da parte dei dirigenti la cancellazione del debito.
Re: Quale prestito mi consigliate?
STOP ANATOCISMO
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Anatocismo, Movimento Consumatori: condanna di Intesa Sanpaolo riguarda 10 milioni di clienti
Stop anatocismo anche per Intesa Sanpaolo e Banca Regionale Europea gruppo UBI).
Altre due condanne confermano le precedenti sentenze contro questa pratica: le ordinanze emesse dai Tribunali di Milano e Cuneo, l’8 e il 10 agosto, in esito alle azioni inibitorie collettive avviate dal Movimento Consumatori nei confronti delle due banche che non potranno applicare interessi sugli interessi scaduti per tutti i c/c dei consumatori. Solo la condanna di Intesa Sanpaolo riguarda oltre 10 milioni di clienti.
E comporta la fine dell’anatocismo per circa il 15% degli italiani (la quota di mercato della banca).
Considerando l’intera clientela, ed anche le piccole e medie imprese nei cui confronti non si applica il provvedimento, si può stimare che dal 2014 la banca abbia incassato illegittimamente circa 300 milioni di euro di interessi sugli interessi all’anno.
“Finalmente il Comitato Interministeriale del Credito e del Risparmio (CICR) – afferma l’avv. Paolo Fiorio, coordinatore dell’Osservatorio Credito e Risparmio e legale dell’associazione – ha pubblicato la bozza della delibera di attuazione dell’art. 120 t.u.b. che conferma il divieto di anatocismo e l’interpretazione della norma seguita dai Tribunali di Milano, Biella e Cuneo nelle azioni promosse dal Movimento Consumatori.
Anche se la delibera definitiva non potrà essere approvata se non dopo quasi due anni dal divieto, ora tutte le banche non hanno più scuse e devono immediatamente cessare l’applicazione di interessi anatocistici e restituire tutto quanto illegittimamente incassato a partire dal 1° gennaio 2014, da noi stimato in 2 miliardi di euro all’anno”.
“Le decisioni dei Tribunali e la conferma del divieto di anatocismo da parte del CICR- dice Alessandro Mostaccio, Segretario Generale dell’associazione, segnano una grande vittoria della campagna STOP ANATOCISMO che comporterà una riduzione del costo del credito; la battaglia non è però finita in quanto ora tutte le banche devono restituire tutti gli interessi illegittimamente applicati. Il Movimento Consumatori invita nuovamente Banca d’Italia, alla quale da mesi ha presentato un esposto, a farsi parte attiva per ordinare a tutte le banche italiane di restituire gli interessi anatocistici illegittimamente applicati”.
Per informazioni: sosbanche@movimentoconsumatori.it
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Anatocismo, Movimento Consumatori: condanna di Intesa Sanpaolo riguarda 10 milioni di clienti
Stop anatocismo anche per Intesa Sanpaolo e Banca Regionale Europea gruppo UBI).
Altre due condanne confermano le precedenti sentenze contro questa pratica: le ordinanze emesse dai Tribunali di Milano e Cuneo, l’8 e il 10 agosto, in esito alle azioni inibitorie collettive avviate dal Movimento Consumatori nei confronti delle due banche che non potranno applicare interessi sugli interessi scaduti per tutti i c/c dei consumatori. Solo la condanna di Intesa Sanpaolo riguarda oltre 10 milioni di clienti.
E comporta la fine dell’anatocismo per circa il 15% degli italiani (la quota di mercato della banca).
Considerando l’intera clientela, ed anche le piccole e medie imprese nei cui confronti non si applica il provvedimento, si può stimare che dal 2014 la banca abbia incassato illegittimamente circa 300 milioni di euro di interessi sugli interessi all’anno.
“Finalmente il Comitato Interministeriale del Credito e del Risparmio (CICR) – afferma l’avv. Paolo Fiorio, coordinatore dell’Osservatorio Credito e Risparmio e legale dell’associazione – ha pubblicato la bozza della delibera di attuazione dell’art. 120 t.u.b. che conferma il divieto di anatocismo e l’interpretazione della norma seguita dai Tribunali di Milano, Biella e Cuneo nelle azioni promosse dal Movimento Consumatori.
Anche se la delibera definitiva non potrà essere approvata se non dopo quasi due anni dal divieto, ora tutte le banche non hanno più scuse e devono immediatamente cessare l’applicazione di interessi anatocistici e restituire tutto quanto illegittimamente incassato a partire dal 1° gennaio 2014, da noi stimato in 2 miliardi di euro all’anno”.
“Le decisioni dei Tribunali e la conferma del divieto di anatocismo da parte del CICR- dice Alessandro Mostaccio, Segretario Generale dell’associazione, segnano una grande vittoria della campagna STOP ANATOCISMO che comporterà una riduzione del costo del credito; la battaglia non è però finita in quanto ora tutte le banche devono restituire tutti gli interessi illegittimamente applicati. Il Movimento Consumatori invita nuovamente Banca d’Italia, alla quale da mesi ha presentato un esposto, a farsi parte attiva per ordinare a tutte le banche italiane di restituire gli interessi anatocistici illegittimamente applicati”.
Per informazioni: sosbanche@movimentoconsumatori.it
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