News a difesa e d'interesse per i cittadini

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Re: News a difesa e d'interesse per i cittadini

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Il Tar del Lazio rigetta il ricorso di Telecom Italia per scorrettezza della pratica commerciale concernente la fibra.
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Re: News a difesa e d'interesse per i cittadini

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Per notizia,

Novel Food, UE: via libera al commercio della polvere di grillo domestico

L’UE ha detto sì alla polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico), secondo quanto previsto dal Regolamento pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Comunitaria. EFSA: “sicura alle condizioni e ai livelli d’uso proposti”.

Dopo le tarme della farina e la Locusta migratoria, arriva un’altra novità sul fronte Novel Food e insetti commestibili. L’Unione Europea ha autorizzato, infatti, l’immissione sul mercato della polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico), secondo quanto previsto dal Regolamento di esecuzione Ue 2023/5 della Commissione del 3 gennaio 2023, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale comunitaria.

Ecco il Link

https://eur-lex.europa.eu/legal-content ... A002%3ATOC

Il Regolamento specifica che “per un periodo di cinque anni a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente regolamento, 24 gennaio 2023, solo la società Cricket One Co. Ltd (che aveva richiesto l’immissione del prodotto sul mercato) è autorizzata a immettere sul mercato dell’Unione il nuovo alimento”, “salvo nel caso in cui un richiedente successivo ottenga un’autorizzazione per tale nuovo alimento senza riferimento ai dati scientifici protetti a norma dell’articolo 3 o con il consenso di Cricket One Co. Ltd”.
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Re: News a difesa e d'interesse per i cittadini

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Giusto per notizia,

Auto usata acquistata all’estero e garanzia legale, la guida del CEC Italia.

Per quanto riguarda le auto usate acquistate all’estero è necessario adottare particolare attenzione alle modalità di applicazione della garanzia legale. Il Centro Europeo Consumatori Italia spiega tutto quello che c’è da sapere.

24.01.2023
Importazione auto e garanzia: avete acquistato un'auto usata all'estero? Quello che dovete sapere se la vostra auto ha bisogno di essere riparata

I prezzi elevati nel mercato delle auto usate costringono i consumatori a confrontare le offerte con molta attenzione. Il mercato digitale delle auto usate, con le sue possibilità di confronto internazionale, svolge un ruolo importante e rende l'acquisto di un'auto all'estero più facile e interessante. Anche le regole applicabili possono favorire la scelta di importare un veicolo dall'estero.
Ad esempio, la garanzia legale si applica in tutta l'UE e può quindi essere fatta valere anche oltre confine. Tuttavia, per quanto riguarda le auto importate, è necessario adottare particolare attenzione riguardo alle modalità di applicazione della garanzia legale.

La signora Rossi possiede un'auto usata di 5 anni, acquistata 7 mesi fa da un concessionario tedesco e immatricolata in Italia. Recentemente le si accende una spia rossa sul cruscotto: problemi al motore.

È bene, a questo punto, che la signora Rossi consideri quanto segue prima di intraprendere qualsiasi ulteriore passo:

La garanzia è un diritto che si applica in tutta Europa all'acquisto di beni da parte dei consumatori e può essere fatta valere solo nei confronti del venditore. Nel caso di auto usate, il periodo per far valere questo diritto (come per tutti i beni usati)) è solitamente ridotto da due anni a un anno. Ma attenzione: non avete questo diritto quando acquistate da venditori privati!

La garanzia legale non va confusa con la garanzia del produttore della casa automobilistica.

Quest‘ultima è soggetta ai termini e alle condizioni del produttore, che ne determinano anche la durata.

Più spesso di quanto si pensi, i consulenti del Centro Europeo Consumatori si sono trovati di fronte a contratti che cercano fin dall‘inizio di limitare i diritti di garanzia che come acquirenti privati hanno per legge.

"Non è raro che i commercianti cerchino di aggirare i loro obblighi di garanzia inserendo nei loro moduli standard integrazioni contrattuali di difficile comprensione, allo scopo di tentare di escludere o limitare fortemente i diritti di garanzia", riferisce Julia Rufinatscha, consulente del CEC di Bolzano. Utilizzando clausole come: "Con la presente dichiaro di acquistare il veicolo in questione in qualità di commerciante", i venditori cercano di trasformare i consumatori in professionisti ,che non hanno diritto alla stessa garanzia che avrebbero come consumatori. Anche frasi come "comprato come visto e piaciuto" o simili hanno lo scopo di escludere gli obblighi di garanzia. "Per quanto spesso queste clausole siano poi invalide, andarle a contestare in concreto non sarà semplice. Dunque, soprattutto quando gli ignari consumatori non conoscono la lingua del contratto, i venditori avranno vita facile. Anche per questo, non si dovrebbe mai firmare un contratto di cui non si comprende il contenuto", avverte Julia Rufinatscha.

Ma anche quando il contratto è conforme alle norme previste in tema di garanzia legale, l'applicazione in concreto di questi diritti di garanzia rappresenta spesso un'ulteriore sfida. L'esperienza di molti anni di consulenza nel campo delle importazioni di auto ci insegna che un intervento positivo della nostra rete può essere pregiudicato in molti casi se i consumatori hanno compiuto passi iniziali che incompatibili con la normativa di riferimento e che non possono essere in seguito rimediati.

Si tenga presente che, in base ai principi della garanzia, il venditore deve avere la possibilità di rimediare personalmente al difetto, vale a dire che il veicolo deve essere messo a sua disposizione per l'ispezione e la riparazione, qualora lo richieda. Soprattutto nel caso di un'auto non più idonea a circolare, questo può comportare un grosso problema per il suo trasporto, oltre che per il grande dispendio di tempo anche per i costi connessi, che sono elevati,; spesso poi questi costi non vengono neppure rimborsati completamente, anche se previsto diversamente dalla legge.

Questo è anche uno dei motivi per cui molti consumatori decidono di far riparare immediatamente il proprio veicolo presso un'officina locale. Tuttavia, questa decisione può avere gravi conseguenze per il riconoscimento dei propri diritti di garanzia.

Ecco quindi tre importanti regole di comportamento da tenere a mente non appena si verifichi un difetto di conformità:
- segnalare il difetto per iscritto e immediatamente all'azienda;

- fissate un termine non troppo breve per il riscontro dell'azienda e riservatevi, per il caso di mancata risposta, il diritto di far eseguire la riparazione da un'officina italiana;

- soprattutto nel caso di auto usate, è importante che il veicolo non venga riparato senza previo accordo con l‘azienda o prima della scadenza del termine da voi stabilito, in quanto ciò impedisce di effettuare un controllo delle condizioni della vettura e nega il diritto dell‘azienda, previsto per legge, della possibilità di tentare di riparare il difetto.

Se non è ancora possibile risolvere il problema in modo amichevole con l'azienda, il Centro Europeo Consumatori (CEC) Italia, anche in collaborazione con gli altri CEC della Rete dei Centri Europei Consumatori (ECC-Net), sarà lieto di aiutarvi a trovare una soluzione gratuita. Potete contattarci al numero di telefono 0471/980939 e via e-mail: info@euroconsumatori.org.

Ecco il link

https://www.euroconsumatori.org/it/news_it/806
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Re: News a difesa e d'interesse per i cittadini

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RSA per Alzheimer, Tribunale di Firenze: retta non dovuta se servono prestazioni a elevata integrazione sanitaria

In caso di ricovero in una RSA per Alzheimer, la sentenza del Tribunale di Firenze dichiara che la retta non è dovuta quando sono necessarie prestazioni ad elevata integrazione sanitaria. Il caso seguito da Konsumer Italia

22/02/2023

È arriva un’importante sentenza del Tribunale di Firenze relativamente alle rette di ricovero nelle RSA e strutture convenzionate a carico dei parenti di anziani affetti da Alzheimer e demenza.

Come riportato da Konsumer Italia, “il marito e amministratore di sostegno di una persona affetta da morbo di Alzheimer, ricoverata presso una RSA toscana, aveva chiesto al Tribunale di Firenze di dichiarare che nulla era ed è dovuto dalla moglie e da lui per il suo ricovero presso la RSA, per essere la retta a carico del Servizio Sanitario Regionale o, comunque dell’Azienda USL Toscana Centro“.

Ecco cosa riporta il loro sito

Rette ricovero RSA per Alzheimer: la sentenza del Tribunale di Firenze dichiara che la retta non è dovuta quando sono necessarie prestazioni ad elevata integrazione sanitaria

Importantissima sentenza del Tribunale di Firenze relativamente alle rette di ricovero nelle RSA e strutture convenzionate a carico dei parenti di anziani affetti da Alzheimer e demenza.

Nel caso in parola il marito e amministratore di sostegno di una persona affetta da morbo di Alzheimer, ricoverata presso una RSA toscana aveva chiesto al Tribunale di Firenze di dichiarare che nulla era ed è dovuto dalla moglie e da lui per il suo ricovero presso la RSA, per essere la retta a carico del Servizio Sanitario Regionale o, comunque dell’Azienda USL Toscana Centro.

Nel corso del giudizio era stato nominato un Consulente Tecnico, il quale ha accertato che la paziente necessita di prestazioni socio sanitarie ad elevata integrazione sanitaria. Prestazioni che vengono erogate dalla RSA e dai suoi sanitari.

Il Tribunale, con sentenza in data 15 febbraio 2023 ha dichiarato che nulla era ed è dovuto dalla paziente e da suo marito per il suo ricovero presso la RSA toscana, per essere la retta, quella passata e quella futura, a carico del Servizio Sanitario Regionale; la nullità dell’impegno assunto dal marito di provvedere al pagamento della retta di ricovero della moglie e conseguentemente condannato l’Azienda Usl Toscana Centro e l’RSA, in persona del legale rappresentante, in via solidale e per quanto di rispettiva compete competenza, alla restituzione in favore dello stesso della somma di Euro 86.016,28 oltre interessi dalla sentenza fino al soddisfo; condannato l’Azienda Usl Toscana Centro e l’RSA, in persona del legale, al pagamento in via solidale delle spese legali.

Secondo l’avv. Giovanni Franchi, legale di Konsumer che ha tutelato il figlio, è questa una sentenza importantissima: la stessa si è uniformata alla costante giurisprudenza in materia, per la quale nulla può essere chiesto ai coniugi, figli o nipoti di persone affette da demenza e Alzheimer, ricoverate presso RSA.

Inoltre, sempre per l’avv. Franchi, vi è un’altra conseguenza derivante dalla sentenza: se le spese vengono spontaneamente pagate da soggetti non obbligati, le stesse sono a carico del Servizio sanitario e vanno rimborsate, come accaduto nella specie.

Fabrizio Premuti, Presidente di Konsumer Italia, ha dichiarato: “Quando si parla della salute delle persone si dovrebbe poter mettere a disposizione dei malati ogni mezzo in grado di lenire la patologia. Quando la patologia è di carattere neurovegetativo è l’intero gruppo familiare a entrare in sofferenza, materiale, morale e anche economica solo perché si continua a ritenere che una RSA venda servizi alberghieri. Non è così! Chi si confronta con la presenza di un malato di Alzheimer lo sa bene. Serve un chiarimento legislativo che permetta a tutti di avere la migliore assistenza senza dover ricorrere agli strozzini”.

Gli uffici Konsumer di tutte le Regioni sono a disposizione di tutti gli interessati, per sospendere i pagamenti e ottenere il rimborso di quanto versato.

Ecco il link

https://www.konsumer.it/rette-ricovero- ... sanitaria/
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Re: News a difesa e d'interesse per i cittadini

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Tari: tutto quello che c'è da sapere

La tassa sui rifiuti è diversa in ogni Comune, ma ci sono regole che valgono per tutti. Chi deve pagare la Tari ed esistono agevolazioni o riduzioni? Cosa fare se non ricevo i bollettini? Vediamo insieme tutto quello che bisogna sapere per pagare correttamente e quali agevolazioni si possono ottenere.

La Tari è la tassa comunale sui rifiuti, introdotta nel 2014 per sostituire le precedenti imposte sui rifiuti che hanno generato non pochi problemi di applicazione e di interpretazione, quali la TIA e la TARES.

La Tari deve coprire i costi di gestione del Comune per:

- la raccolta e il trasporto dei rifiuti;
- lo spazzamento e il lavaggio delle strade;
- il trattamento e recupero dei rifiuti;
- lo smaltimento dei rifiuti.

Il Comune, in base alla quantificazione di questi costi, emana il proprio regolamento con cui stabilisce le tariffe da applicare alle singole utenze domestiche e non. La particolarità della Tari consiste nel fatto che è un’imposta che deve portare a saldo zero, in pratica l’ammontare riscosso dal Comune deve coprire esattamente i costi ma non deve generare ulteriori entrate.

L’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia e Reti e Ambiente) ha la funzione di regolazione e controllo del settore dei rifiuti a livello statale, emanando le norme di riferimento che ogni Comune deve utilizzare per applicare correttamente questo tributo nel proprio territorio.

Chi deve pagare la Tari

Il pagamento della Tari è dovuto da chiunque possegga locali o aree scoperte che producono rifiuti urbani, l’imposta non è dovuta sulle aree scoperte pertinenziali o accessorie delle abitazioni (terrazze, balconi, cantine, giardini…) e le aree condominiali comuni (ascensori, scale, atri...).

La Tari è dovuta in genere dal proprietario dell’immobile o più in generale dal titolare di un diritto reale di godimento (usufrutto, uso, abitazione o superficie).

Proprietario o inquilino?

In caso di affitto, se è stato stipulato un contratto che dura almeno 6 mesi l’imposta è a carico del locatario. Pertanto, per gli affitti brevi, l’adempimento rimane a carico del proprietario dell’immobile.

Ricorda che, poiché la quantificazione dell’imposta dipende anche dal numero di occupanti dell’immobile, qualsiasi variazione in tal senso deve esser segnalato immediatamente al gestore della tariffa.

Quanto si paga

Il principio in base al quale si applica la Tari è quello del “chi inquina paga”, che è stato stabilito a livello comunitario. Alcuni Comuni più virtuosi applicano questo principio commisurando il pagamento dell’imposta alla reale quantità di rifiuto indifferenziato che viene prodotto, tramite l’utilizzo di diversi metodi di quantificazione che variano dal numero di volte che viene ritirato per lo svuotamento il bidone dell’indifferenziato a badge da passare su appositi lettori posti sui cassonetti. In questi Comuni può essere prevista l'applicazione di un servizio minimo, cioè la quantità minima di prestazioni che verrà addebitata in ogni caso, ad esempio quantificando volume minimo, peso minimo o numero minimo di svuotamenti.

Il Comune però, se non è in grado di applicare una tariffazione puntuale, può decidere di parametrare l’importo che dovrà essere versato alle quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie calcolate in base alla destinazione d’uso dell’immobile, la tipologia delle attività svolte, il costo del servizio sui rifiuti…Di fatto, la gran parte dei Comuni applica questa modalità di calcolo, valutando i metri quadri dell’immobile e il numero dei suoi occupanti e aggiungendo il costo del servizio.
In pratica, l’imposta è composta da due voci:

- tariffa fissa calcolata sui metri quadri e sugli occupanti;
- variabile calcolata o sulla base dei costi di servizio che risentono ancora del numero degli occupanti o sulla quantità di rifiuti prodotti.

Quando non si paga la TARI

Il Comune può stabilire l’esenzione dal pagamento o la riduzione di quanto dovuto sulla base di alcune situazioni, come ad esempio:

- abitazioni con unico occupante;
- abitazioni o locali tenuti a disposizione per uso stagionale od altro uso limitato e discontinuo come le case vacanza;
- abitazioni occupate da persone che risiedono all’estero per più di sei mesi all’anno;
- fabbricati rurali ad uso abitativo;
- le case inadatte all’alloggio e sprovviste di contratti di luce, gas e acqua;
- produzione di compost dalla frazione umida della raccolta differenziata.

Allo stesso modo, i Comuni possono stabilire delle riduzioni del pagamento per periodi temporanei qualora non sia possibile procedere alla gestione dei rifiuti come, ad esempio, quando avvengono calamità naturali ci sia un problema organizzativo del gestore. In questo caso la riduzione è dell’80% di quanto dovuto.

Bonus rifiuti

Come per i bonus sociali dedicati a luce, gas e acqua il bonus rifiuti è un’agevolazione economica che garantisce la riduzione della spesa per la Tari per i nuclei familiari in condizione di disagio economico.

Lo sconto sulla Tari è applicato automaticamente ai contribuenti che possiedono i seguenti requisiti:

- nucleo familiare con ISEE fino a 8.265 euro;
- famiglie numerose con ISEE fino a 20.000 euro;
- beneficiari del reddito o pensione di cittadinanza.

Le regole specifiche vengono però stabilite da ogni Comune, quindi occorre informarsi direttamente presso il gestore della Tari.

Infine, è prevista la possibilità per tutti di accedere a una rateizzazione dei pagamenti (per rate di importo minimo pari a 100 euro) per alcune situazioni particolari:

- utenti che dichiarino di essere beneficiari del bonus sociale per disagio economico previsto per luce, gas e acqua;
- utenti che si trovino in condizioni economiche disagiate, individuati secondo i criteri definiti dall’ente territoriale competente;
- se l’importo addebitato supera del 30% il valore medio riferito alle fatture emesse negli ultimi due anni.

Quando pagare la Tari

La Tari deve esser pagata al Comune in cui si trova l’immobile. In genere è prevista la possibilità di versare tutta l’imposta in un’unica soluzione, oppure di rateizzarla con le scadenze individuate appunto dal gestore della raccolta rifiuti. In ogni caso la competenza è annuale, quindi non vengono previsti acconti d’imposta per l’anno successivo, ma quanto si paga è riferito esclusivamente all’anno in corso.

Per esser certo delle scadenze, devi fare riferimento al gestore e verificare sui documenti di riscossione che devono indicar anche le conseguenze previste in caso di ritardo o mancato pagamento.

Cosa fare se non arriva la Tari?

Generalmente bollettini e fatture con le scadenze vengono inviati dal Comune all’intestatario dell’utenza per tempo, tuttavia, ci sono casi in cui questo può non avvenire quindi è bene come prima cosa contattare il Comune per capire cosa stia succedendo per non incorrere in sanzione per ritardato versamento. Alcune amministrazioni, infatti, potrebbero aver fatto slittare la scadenza, se così non fosse, occorre armarsi di pazienza e compilare un modello F24 per pagare autonomamente presentandolo in banca (anche on line) o in un ufficio postale.
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Re: News a difesa e d'interesse per i cittadini

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Se può interessare,

L'avvocato deve restituire gli atti al cliente, anche se non è stato pagato.

Il Consiglio Nazionale Forense ricorda che l'avvocato non può subordinare al pagamento del proprio compenso la restituzione al cliente degli atti di causa.

Omessa restituzione al cliente della documentazione.

L'avvocato non può subordinare al pagamento del proprio compenso la restituzione al cliente degli atti di causa. L'omessa restituzione della documentazione ricevuta per l'espletamento del mandato, infatti, "va deontologicamente sanzionata, atteso che ai sensi degli artt. 2235 c.c. e 33 cdf (nonché art. 66 del R.d.l. n. 1578/33), l'avvocato non ha diritto di ritenere gli atti e i documenti di causa, né può subordinarne la restituzione al pagamento delle spese e dell'onorario". E' quanto ricorda il Consiglio Nazionale Forense nella sentenza n. 11/2023 esprimendosi sul ricorso di due professionisti avverso la decisione del CDD di Brescia che aveva inflitto loro la sanzione disciplinare della censura.
Le contestazioni fatte ad entrambi muovevano in particolare dalla circostanza di aver subordinato, tramite comunicazione agli assistiti, la restituzione dei fascicoli al pagamento dei compensi dovuti dagli stessi.

Il CDD apriva il procedimento disciplinare e riteneva provata la responsabilità degli avvocati per aver violato, tra l'altro, l'art. 33 comma CDF (art. 42 vecchio CDF) in quanto con missiva invitavano i clienti a "saldare la parcella prima del ritiro di documenti".

Per il CNF, la decisione è corretta e il ricorso va rigettato.
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Re: News a difesa e d'interesse per i cittadini

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Notizia del 24/08/2023

Cibo e bevande vietati in alcuni stabilimenti balneari, Codici pronta alle azioni inibitorie

Codici denuncia la presenza del divieto di introdurre cibo e bevande in alcuni stabilimenti balneari e invita i cittadini a segnalare i comportamenti scorretti.

“Quest’estate sarà ricordata, oltre che per i rincari, anche per i divieti imposti in alcune località di mare”: è quanto denuncia l’associazione Codici, con riferimento alle politiche adottate da diversi stabilimenti balneari del Centro Sud, dal Lazio alla Sicilia passando per Campania e Puglia, dove – riferisce l’associazione – “in numerosi casi ai clienti è stato impedito di introdurre cibi e bevande“.

“Con la scusa del decoro – afferma Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici –, in diversi stabilimenti sono state imposte regole che non condividiamo. Comprendiamo la volontà da parte dei titolari degli stabilimenti di offrire un ambiente tranquillo ai clienti, ma da qui a vietare l’ingresso di una bottiglia d’acqua o un panino ce ne passa. Addirittura, in alcune situazioni si sarebbero verificate delle perquisizioni da parte del personale del lido ai clienti, per controllare cosa avessero nelle borse“.

Cibo e bevande negli stabilimenti, Codici ai cittadini: segnalare i divieti

Codici, quindi, “invita i consumatori a segnalare questi divieti“.

“I rincari – prosegue Giacomelli – stanno segnando in maniera pesante quest’estate, penalizzando tanti cittadini già provati da una situazione molto difficile sul piano economico. Iniziative del genere, ovvero vietare di portarsi da casa il pranzo da consumare sotto l’ombrellone, fanno pensare ad un tentativo di fare cassa per rimediare alle minori entrate, visto che in questo modo i clienti sono costretti a consumare al bar oppure al ristorante della struttura. E non sono certe spese di poco conto, anzi, ed anche qui bisognerebbe segnalare quegli scontrini da capogiro che poi fanno il giro dei social. Purtroppo, si ripete la solita storia: alla fine a rimetterci è sempre il consumatore. E questo non è tollerabile”.

L’associazione Codici ribadisce, dunque, “l’invito ai consumatori a segnalare eventuali comportamenti scorretti da parte degli stabilimenti per quanto riguarda l’imposizione di divieti, ad esempio, per l’introduzione di cibi e bevande. I casi indicati, per i quali si richiede di specificare luogo e nome dello stabilimento oltre a data ed ora, saranno portati all’attenzione delle autorità competenti”.

N.B.: Sicuramente anche altre Associazioni dei consumatori staranno raccogliendo analoghe doglianze.
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Isybank, Intesa Sanpaolo: i clienti che si lamentano sono una percentuale minima

qui di seguito la posizione della banca.

Correntisti trasferiti a Isybank, la posizione di Intesa Sanpaolo

“Intesa Sanpaolo ha presentato lo scorso giugno isybank – scrive la banca. – Il lancio della nuova banca digitale è avvenuto in tempi estremamente rapidi rispetto all’annuncio del progetto e rientra nella strategia di sviluppo digitale del Piano di Impresa 2022-2025. Ha l’offerta commerciale di una banca, coniugate a servizi semplici e veloci tipici di una fintech. È totalmente digitale, ma valorizza lo human touch, attraverso la Filiale Digitale del Gruppo che mette a disposizione della clientela i propri gestori. Nell’ambito della realizzazione del Piano, isybank si rivolge ai 4 milioni di clienti Intesa Sanpaolo che già non usano le filiali in quanto fruitori prevalentemente digitali dei servizi bancari e orientati al mobile banking. Nell’arco del Piano di Impresa, per lo sviluppo e la crescita di Isybank sono previsti investimenti per 650 milioni di euro.

isybank è nata per soddisfare le esigenze dei clienti già prevalentemente digitali e per tutti coloro che cercano una banca online che sappia coniugare la solidità di una banca tradizionale con la velocità e la semplicità di una fintech. La registrazione avviene in pochi minuti e con un numero minimo di passaggi il conto è attivo in tempo reale, scegliendo il piano più adatto tra i tre disponibili: isyLight, isySmart e isyPrime.

Dall’app, il cliente gestisce il conto , le carte, può fare tutti i principali pagamenti e richiedere un anticipo dello stipendio o della pensione”.

“Il cliente – spiega ancora Intesa Sanpaolo – può scegliere di tornare in Intesa Sanpaolo aprendo un nuovo conto, che può decidere di abbinare o meno a quello già disponibile in isybank. Per ogni chiarimento, è disponibile la Filiale Digitale al numero 800.303.303, un’ulteriore tutela che si aggiunge al diritto di recesso previsto dalla legge in relazione alla proposta di modifica unilaterale del contratto.

I rapporti che verranno trasferiti beneficeranno del piano tariffario più completo, che include le migliori caratteristiche di prodotto e tutta l’operatività transazionale, inclusi i bonifici istantanei e i prelievi da ATM in tutto il mondo. Potranno quindi continuare a utilizzare tutti i servizi bancari essenziali a condizioni migliorative dei costi legati al conto e alle carte di pagamento. Si potrà mantenere la carta di debito già posseduta e continuare a utilizzarla anche in isybank fino alla scadenza. Il codice IBAN del conto cambierà, ma i pagamenti ricorrenti addebitati sul conto presso Intesa Sanpaolo saranno trasferiti direttamente sul conto isybank”.
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Intesa Sanpaolo trasferisce i suoi correntisti a Isybank, UNC invia un esposto all’Antitrust

Gli sportelli dell’UNC sono tempestati dalle proteste dei consumatori, che lamentano di non essere stati adeguatamente informati del passaggio da Intesa SanPaolo a Isybank. Per questo l’associazione si è rivolta all’Antitrust.

L’Unione Nazionale Consumatori ha deciso di presentare un esposto all’Antitrust sul trasferimento d’ufficio dei correntisti di Intesa Sanpaolo a Isybank, una banca dello stesso gruppo ma completamente online, per accertare la correttezza della pratica commerciale.

Diverse le lamentele postate dai clienti di Intesa su X (Twitter), anche sulle modalità con cui questo passaggio è stato annunciato dalla banca. “Come mai Intesa Sanpaolo oltre alla notifica nell’app non ha inviato una mail o una raccomandata per informare sul passaggio a Isybank?“, chiede un utente. Mentre qualcuno scrive “Ho chiamato il numero verde di banca Intesa per oppormi al trasferimento, il termine è scaduto il 30 settembre“.
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Notizia del 26/10/2023

Negato imbarco comunicato in anticipo, il passeggero ha diritto alla compensazione pecuniaria.

Sentenza della Corte di giustizia Ue: i passeggeri hanno diritto a una compensazione pecuniaria in caso di negato imbarco comunicato anticipatamente anche se sono stati informati almeno due settimane prima.

I passeggeri di un volo hanno diritto alla compensazione pecuniaria in caso di negato imbarco comunicato in anticipo anche se non si sono presentati all’accettazione e se sono stati informati del negato imbarco almeno due settimane prima del previsto orario di partenza del volo. È quanto stabilisce la Corte di giustizia della Ue, chiamata a pronunciarsi sul regolamento sui diritti dei passeggeri aerei e sulle compensazioni pecuniarie.

Negato imbarco e diritto alla compensazione pecuniaria

Il caso da cui scaturisce la sentenza: non riuscendo a fare il check-in sul volo da Francoforte sul Meno a Madrid, che aveva prenotato per il giorno successivo, una passeggera ha contattato la società Latam Airlines. Quest’ultima l’ha allora informata di averla trasferita, senza avvertirla, su un volo effettuato il giorno precedente. L’ha anche informata del fatto che la sua prenotazione per il volo di ritorno, che doveva essere effettuato più di due settimane dopo, era stata bloccata in quanto non aveva preso il volo di andata. La passeggera ha chiesto alla compagnia una compensazione pecuniaria forfettaria di 250 euro a causa del negato imbarco sul volo di ritorno.

La giustizia tedesca si è rivolta alla Corte Ue per capire se la compensazione pecuniaria presupponga che il passeggero si sia presentato all’accettazione nonostante il fatto che la compagnia aerea l’abbia informato in anticipo che non sarebbe stato autorizzato a imbarcarsi. E per sapere se la compagnia possa sottrarsi all’obbligo di compensazione, come previsto per le cancellazioni del volo, se informa il passeggero del negato imbarco con sufficiente anticipo, almeno due settimane prima.

“In caso di negato imbarco comunicato anticipatamente, la compensazione pecuniaria per negato imbarco è dovuta anche se il passeggero coinvolto non si è presentato all’accettazione”, afferma la Corte nella sua sentenza. Quando infatti il vettore ha informato il passeggero che non lo farà imbarcare su un volo sul quale ha prenotazione confermata, l’obbligo di presentarsi all’accettazione sarebbe una formalità inutile.

La Corte stabilisce inoltre che “il diritto alla compensazione pecuniaria si applica anche se il passeggero è stato informato del negato imbarco almeno due settimane prima del previsto orario di partenza del volo. Infatti, non vi è motivo di applicare al negato imbarco la regola, prevista unicamente per le cancellazioni del volo, secondo la quale i vettori aerei sono esonerati dal loro obbligo di versare una compensazione pecuniaria ai passeggeri qualora li informino della cancellazione del volo almeno due settimane prima dell’orario di partenza previsto”.
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Amministratore di condominio: la durata di due anni non è un diritto

Il Tribunale di Pisa sottolinea che la durata biennale del mandato non è un diritto dell'amministratore di condominio.

Non è un diritto la durata biennale del mandato per l'amministratore di condominio. Lo ricorda il Tribunale di Pisa con sentenza n. 1249/2023 esprimendosi sul ricorso di una ex amministratrice che conveniva in giudizio il condominio chiedendone la condanna al pagamento di compensi concordati e non corrisposti e il risarcimento del danno subito per ingiustificata revoca del mandato.

Il Tribunale premette che la fattispecie è regolata dal combinato disposto degli artt. 1129 e 1703 e ss. cc. In particolare, le questioni che vengono in evidenza sono:

"1) Durata dell'incarico dell'amministratore, revoca o mancato rinnovo dell'incarico alla prima scadenza,

2) Rilevanza del momento temporale, nel caso di revoca dell'incarico, ai fini del sorgere del diritto al risarcimento dei danni,

3) Diritto al pagamento delle spese e dei compensi previo rendiconto.

L'incarico di amministratore ha durata di un anno e si intende rinnovato per uguale durata (art. 1129, c. 10, cc), ovviamente nel caso che sia tacitamente rinnovato; in altri termini, l'amministratore non ha un diritto alla durata biennale dell'incarico, al massimo può parlarsi di aspettativa, salvo che intervenga disdetta".

L'assemblea può sempre ("in ogni tempo") deliberare la revoca dell'amministratore (art. 1129, c.11, cc), con effetti diversi secondo il momento dell'incarico in cui la revoca interviene, se alla scadenza del contratto oppure in data antecedente.

Inoltre, secondo l'ordinanza n. 7874/2021 della Corte di Cassazione, richiamata l'assimilabilità al mandato del rapporto intercorrente tra condominio e amministratore (cfr. SS.UU. 20957/2004), l'amministratore di condominio, in ipotesi di revoca deliberata dall'assemblea prima della scadenza del termine previsto nell'atto di nomina, ha diritto, oltre che al soddisfacimento dei propri crediti, anche al risarcimento dei danni in applicazione dell'art. 1725, c.1, cc salvo che sussista una giusta causa, indicativamente ravvisabile tra quelle che giustificano la revoca giudiziale dello stesso incarico.

Nel caso di specie la delibera assembleare di nomina non indica espressamente un termine dell'incarico, deve farsi quindi riferimento alla durata - un anno - prevista per legge e la delibera, con la quale l'assemblea ha proceduto alla nomina di un nuovo amministratore, è intervenuta alla scadenza del primo anno di mandato e ha impedito il rinnovo automatico del contratto, quindi non di revoca si tratta ma di mancato rinnovo e non sorge il diritto di credito risarcitorio.

Pacificamente, conclude il Tribunale, "il mandante deve rimborsare al mandatario le anticipazioni, con gli interessi legali dal giorno in cui sono state fatte, e deve pagargli il compenso che gli spetta (art. 1720, c.1, cc) previo rendiconto, cui il mandatario è obbligato (cfr. artt. 1130, 1130 bis e 1713 cc)".
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Re: News a difesa e d'interesse per i cittadini

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Notizia del 13/11/2023

Trasferimento a Isybank, UNC: Intesa Sanpaolo accoglie i reclami ufficiali

Secondo quanto riferito dall’Unione Nazionale dei Consumatori, Intesa Sanpaolo sta accogliendo i reclami degli utenti. Dona: “stando alle segnalazioni, il blocco del trasferimento pare avvenire solo per i clienti che hanno inoltrato un reclamo ufficiale”

Arrivano buone notizie sulla vicenda del trasferimento d’ufficio dei correntisti di Intesa Sanpaolo a Isybank, su cui, recentemente, è intervenuta anche l’Antitrust avviando un procedimento istruttorio.

Secondo quanto riferito da Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, “Intesa Sanpaolo sembra accogliere positivamente i reclami che i consumatori hanno ufficialmente inoltrato
.
Ecco – prosegue Dona – il messaggio che alcuni clienti stanno ricevendo dopo aver inviato formale reclamo: “Gentile cliente, ci riferiamo alla lettera da lei inviata alla Banca relativa al conferimento in Isybank dei suoi rapporti con Intesa Sanpaolo. In considerazione di quanto da lei comunicato La informiamo che i suoi rapporti non saranno trasferiti in Isybank e ad essi non verranno applicate le modifiche contrattuali che le sono state comunicate. Riceverà comunque successivamente un’ulteriore comunicazione a conferma del mantenimento dei rapporti in Intesa Sanpaolo. Cordiali saluti“.

Isybank, UNC: necessario inviare un reclamo ufficiale

“È quello che volevamo e abbiamo chiesto fin dall’inizio a Intesa Sanpaolo, purtroppo inascoltati. Meglio tardi che mai. Non possiamo, quindi, che essere felici di questa svolta. Per il momento, però, stando almeno alle segnalazioni finora pervenute ai nostri sportelli, il blocco del trasferimento pare avvenire solo per i clienti che hanno inoltrato un reclamo ufficiale“, spiega Dona.

Per questo l’UNC “invita tutti i clienti insoddisfatti del trasferimento, se non lo hanno ancora fatto, a scaricare e compilare il reclamo suggerito dai nostri uffici legali, scaricabile gratuitamente e anonimamente dal nostro sito www.consumatori.it“.
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Re: News a difesa e d'interesse per i cittadini

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Canone tv, Agenzia delle Entrate: da quest’anno ammonta a 70 euro

La legge di bilancio 2024 ha ridotto da 90 a 70 euro l’ammontare del canone di abbonamento alla tv.

Da quest’anno il canone Rai costa meno. La legge di bilancio 2024, ricorda in una nota l’Agenzia delle Entrate, ha ridotto da 90 a 70 euro l’ammontare del canone di abbonamento alla televisione per uso privato, dovuto per l’anno in corso.

Il canone tv 2024

Con la risoluzione n. 1/E l’Agenzia delle Entrate rende noti gli importi del canone per l’anno 2024 per le varie casistiche che possono presentarsi. Per i cittadini per i quali l’addebito del canone avviene nella bolletta dell’energia elettrica o per i pensionati che in alternativa hanno scelto che le trattenute di pagamento avvengano direttamente sulla pensione, spetterà alle imprese elettriche e gli enti previdenziali addebitare i nuovi importi ridotti e quindi i diretti interessati non dovranno far nulla.

Gli altri contribuenti già titolari di abbonamento Tv per i quali invece non è stato possibile l’inserimento nella fattura di fornitura elettrica, devono effettuare entro il 31 gennaio 2024 il versamento del canone dovuto per l’intera annualità, pari a 70 euro, tramite modello F24 (codice tributo TVRI). Tra questi, ad esempio, anche i nuclei familiari in cui nessun componente è titolare di contratto di fornitura di energia elettrica su cui sia possibile addebitare il canone Tv.

Per maggiori informazioni, consultare l’area tematica del sito internet dell’Agenzia delle entrate Aree tematiche – Canone TV – Agenzia delle Entrate, oppure telefonare al numero verde 800.93.83.62.

Il canone tv

Il canone tv è dovuto da chiunque abbia un apparecchio televisivo, si paga una sola volta all’anno e una sola volta per famiglia anagrafica a condizione che i familiari abbiano la residenza nella stessa abitazione.

Anche i residenti all’estero devono pagare il canone se detengono, in un’abitazione in Italia, un apparecchio televisivo.

Il canone tv viene addebitato direttamente in bolletta dai gestori di fornitura elettrica. Dal 2016, infatti, è stata introdotta la presunzione di detenzione di un apparecchio televisivo in presenza di un’utenza per la fornitura di energia elettrica residenziale. Il canone, quindi, non potrà più essere pagato tramite bollettino postale. Per l’anno 2024, l’importo del canone annuo è stato ridotto a 70 euro (articolo 1, comma 19, della legge 30 dicembre 2023, n. 213).
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nonno Alberto
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Re: News a difesa e d'interesse per i cittadini

Messaggio da nonno Alberto »

panorama ha scritto: sab gen 06, 2024 1:13 pm Canone tv, Agenzia delle Entrate: da quest’anno ammonta a 70 euro

La legge di bilancio 2024 ha ridotto da 90 a 70 euro l’ammontare del canone di abbonamento alla tv.

Da quest’anno il canone Rai costa meno. La legge di bilancio 2024, ricorda in una nota l’Agenzia delle Entrate, ha ridotto da 90 a 70 euro l’ammontare del canone di abbonamento alla televisione per uso privato, dovuto per l’anno in corso.

Il canone tv 2024

Con la risoluzione n. 1/E l’Agenzia delle Entrate rende noti gli importi del canone per l’anno 2024 per le varie casistiche che possono presentarsi. Per i cittadini per i quali l’addebito del canone avviene nella bolletta dell’energia elettrica o per i pensionati che in alternativa hanno scelto che le trattenute di pagamento avvengano direttamente sulla pensione, spetterà alle imprese elettriche e gli enti previdenziali addebitare i nuovi importi ridotti e quindi i diretti interessati non dovranno far nulla.

Gli altri contribuenti già titolari di abbonamento Tv per i quali invece non è stato possibile l’inserimento nella fattura di fornitura elettrica, devono effettuare entro il 31 gennaio 2024 il versamento del canone dovuto per l’intera annualità, pari a 70 euro, tramite modello F24 (codice tributo TVRI). Tra questi, ad esempio, anche i nuclei familiari in cui nessun componente è titolare di contratto di fornitura di energia elettrica su cui sia possibile addebitare il canone Tv.

Per maggiori informazioni, consultare l’area tematica del sito internet dell’Agenzia delle entrate Aree tematiche – Canone TV – Agenzia delle Entrate, oppure telefonare al numero verde 800.93.83.62.

Il canone tv

Il canone tv è dovuto da chiunque abbia un apparecchio televisivo, si paga una sola volta all’anno e una sola volta per famiglia anagrafica a condizione che i familiari abbiano la residenza nella stessa abitazione.

Anche i residenti all’estero devono pagare il canone se detengono, in un’abitazione in Italia, un apparecchio televisivo.

Il canone tv viene addebitato direttamente in bolletta dai gestori di fornitura elettrica. Dal 2016, infatti, è stata introdotta la presunzione di detenzione di un apparecchio televisivo in presenza di un’utenza per la fornitura di energia elettrica residenziale. Il canone, quindi, non potrà più essere pagato tramite bollettino postale. Per l’anno 2024, l’importo del canone annuo è stato ridotto a 70 euro (articolo 1, comma 19, della legge 30 dicembre 2023, n. 213).

Ciao Antonino, ogni tanto una buona notizia :lol:

Auguroni per il nuovo anno 🥂🥂
mauri64
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Re: News a difesa e d'interesse per i cittadini

Messaggio da mauri64 »

Ciao Antonino,
Felice anno nuovo a Te e Famiglia.
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