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𝗔𝘀𝘀𝗲𝗴𝗻𝗶 𝗩𝗶𝘁𝗮𝗹𝗶𝘇𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗩𝗶𝘁𝘁𝗶𝗺𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗗𝗼𝘃𝗲𝗿𝗲: 𝗟𝗮 𝗖𝗮𝘀𝘀𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗟𝗶𝗺𝗶𝘁𝗮 𝗹𝗮 𝗦𝗼𝗴𝗹𝗶𝗮 𝗱'𝗔𝗰𝗰𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗘𝘀𝗰𝗹𝘂𝗱𝗲𝗻𝗱𝗼 𝗶𝗹 𝗗𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗠𝗼𝗿𝗮𝗹𝗲 𝗲 𝗕𝗶𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗼
Riassunto della Sentenza (Cass. Civ. Sez. 1 n. 20290/2025)

La recente pronuncia della Cassazione stabilisce un criterio rigoroso per il riconoscimento degli assegni vitalizi destinati alle vittime del terrorismo e del dovere, in base all'Art. 2 della L. 407/1998 e all'Art. 5, co. 3, della L. 206/2004.
𝐑𝐞𝐪𝐮𝐢𝐬𝐢𝐭𝐨 𝐄𝐬𝐬𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐥𝐞: Viene ribadita come inderogabile la soglia di invalidità permanente pari o superiore al 25% riferita esclusivamente alla capacità lavorativa.
𝐄𝐬𝐜𝐥𝐮𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐃𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐌𝐨𝐫𝐚𝐥𝐞 𝐞 𝐁𝐢𝐨𝐥𝐨𝐠𝐢𝐜𝐨: La Corte stabilisce che nel calcolo di tale percentuale non può essere inclusa la componente del danno morale e biologico (sofferenza interiore) o altre componenti del danno non patrimoniale non direttamente incidenti sulla capacità di lavoro. La percentuale deve essere raggiunta solo con un danno idoneo a ridurre concretamente l'attitudine al lavoro.
𝐃𝐞𝐜𝐨𝐫𝐫𝐞𝐧𝐳𝐚: Il diritto agli assegni decorre dal momento in cui il requisito invalidante del 25% viene concretamente perfezionato.
𝐋𝐞 𝐍𝐮𝐨𝐯𝐞 𝐃𝐢𝐟𝐟𝐢𝐜𝐨𝐥𝐭𝐚̀ 𝐞 𝐥𝐞 𝐐𝐮𝐞𝐬𝐭𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐀𝐩𝐞𝐫𝐭𝐞
Questa sentenza segna un inasprimento interpretativo che crea nuove difficoltà per i militari e il personale equiparato che ha subito lesioni in servizio (vittime del dovere):
𝐀𝐮𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐎𝐧𝐞𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐏𝐫𝐨𝐯𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐢 𝐌𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚𝐫𝐢: I ricorrenti dovranno dimostrare che la menomazione raggiunge il 25% senza poter contare sulla somma del danno morale/biologico. Questo è particolarmente problematico per le patologie a forte componente psichica o psicosomatica (come il Disturbo Post-Traumatico da Stress, D-PTSD), dove il danno morale e biologico spesso si sommano per superare la soglia minima. L'orientamento costringe a dimostrare una riduzione puramente "lavorativa" della capacità, separandola dalla sofferenza.
𝐄 𝐢 𝐁𝐞𝐧𝐞𝐟𝐢𝐜𝐢 𝐆𝐢𝐚̀ 𝐑𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐢𝐮𝐭𝐢?: Si apre un interrogativo fondamentale sul destino di coloro che hanno già ottenuto il vitalizio in passato, basandosi su un calcolo dell'invalidità che includeva il danno morale, come talvolta interpretato dalla giurisprudenza precedente:
𝑪𝒐𝒔𝒂 𝒔𝒖𝒄𝒄𝒆𝒅𝒆 𝒂 𝒄𝒉𝒊 𝒉𝒂 𝒐𝒕𝒕𝒆𝒏𝒖𝒕𝒐 𝒊 𝒗𝒊𝒕𝒂𝒍𝒊𝒛𝒊 𝒄𝒐𝒏 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒆 𝒑𝒆𝒓𝒄𝒆𝒏𝒕𝒖𝒂𝒍𝒊? La sentenza, in linea di principio, non ha efficacia retroattiva sulla stabilità dei provvedimenti amministrativi definitivi o sulle sentenze passate in giudicato. Tuttavia, potrebbe essere utilizzata dalla Pubblica Amministrazione come motivo di opposizione in caso di:
▪︎ 𝙍𝙚𝙫𝙞𝙨𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙨𝙖𝙣𝙞𝙩𝙖𝙧𝙞𝙖:
Se il Ministero dovesse avviare un procedimento di revisione (ove previsto).
▪︎ 𝘼𝙜𝙜𝙧𝙖𝙫𝙖𝙢𝙚𝙣𝙩𝙤:
Nelle nuove richieste di aggravamento o rivalutazione della percentuale di invalidità, la nuova liquidazione dovrà seguire i criteri più restrittivi stabiliti dalla Cassazione.

Però secondo me questo stravolgerebbe le 4 sentenze delle SSUU del 2022. Inoltre, il tema della decisione non era basato sulla percentuale. Vedremo gli sviluppi.

Mi pare che qui a suon di distinzioni tra riconoscimento status e relativi benefici, va' a finire che l'unica cosa che distinguera' una "vittima" da un "non vittima" sara' l'esenzione dal tkt!
Speriamo che la I^ Sez. venga smentita dalle SSUU ma in realta' ho il timore che gli orientamenti stiano cambiando.

il riassunto della sentenza è decisamente fuorviante e probabilmente fatto senza aver letto il provvedimento.
Leggendo la sentenza si capisce chiaramente che non è messa in discussione le modalità di calcolo dell'invalidità permanente ma solo la decorrenza dei benefici.
Lascio in calce il link diretto al provvedimento per una più agevole consulazione.

https://www.italgiure.giustizia.it/xway ... .clean.pdf

Secondo il mio modesto parere in sentenza si fa riferimento ad un peggioramento psico fisico avvenuto dal soggetto vdd per cui la ctu decreta un punteggio superiore a quello dato a suo tempo dalla Cmo.( la problematica verte sulla data della corresponsione degli assegn).. Per cui mi sembra che tale sentenza non si discosti da quanto stabilito dalle SU nel 2022 in merito al criterio di calcolo relativo all'invalidità complessiva.

Ora, se è vero che il danno morale certamente non può sopraggiungere, ma doveva essere coevo al fatto illecito dal quale è derivato (attentato alla Sinagoga di Roma del 9 ottobre 1982), è anche vero che l'assegno vitalizio ex art. 2, primo comma, della legge n°407/1998 e lo speciale assegno vitalizio ex art. 5, terzo comma, della legge n° 206/2004 sono riconosciuti solo nel caso in cui derivi alla vittima una “invalidità permanente non inferiore ad un quarto della capacità lavorativa”.
Dal chiaro testo normativo si può agevolmente desumere che non rileva l'entità del danno non patrimoniale (olim distinto in danno biologico e danno morale), ma solo quel danno che sia idoneo a ridurre di almeno un quarto la capacità predetta.
Pertanto, è evidente che al momento della presentazione dell'istanza in sede amministrativa il Carucci Viterbi non poteva reclamare una lesione almeno pari ad un quarto di tale capacità, dato che il decreto del Ministero interno del 24 gennaio 2007 si era basato sul verbale della Commissione medica e che quest'ultima aveva accertato una “invalidità permanente sotto il profilo del danno biologico pari al 15% (…) come riduzione della capacità lavorativa”

D'accordo con tutti voi. Ma secondo me un problemino potrebbe sorgere laddove hanno scritto nero su bianco, nel corpo della sentenza, che per gli assegni si deve considerare solo IP.

Beh diciamo che, finche' non si chiarisce l'esatta interpretazione della sentenza, la distinzione che si fa' - in questo caso di specie - tra i valori presenti nella "famosa formuletta" (IP e DB/DM), giustifica un certo allarme tra i "tabellati" A, cat 8^.

Qui la sentenza è chiara ed esplicita: “Ora, se è vero che il danno morale certamente non può sopraggiungere, ma doveva essere coevo al fatto illecito dal quale è derivato (attentato alla Sinagoga di Roma del 9 ottobre 1982), è anche vero che l'assegno vitalizio ex art. 2, primo comma, della legge n° 407/1998 e lo speciale assegno vitalizio ex art. 5, terzo comma, della legge n° 206/2004 sono riconosciuti solo nel caso in cui derivi alla vittima una “invalidità permanente non inferiore ad un quarto della capacità lavorativa”. Dal chiaro testo normativo si può agevolmente desumere che non rileva l'entità del danno non patrimoniale (olim distinto in danno biologico e danno morale), ma solo quel danno che sia idoneo a ridurre di almeno un quarto la capacità predetta.“
Quindi secondo la prima sezione per ottenere gli assegni vitalizi si deve avere una incapacità lavorativa almeno del 25% e nel conteggio non si deve tenere conto del danno morale. L’unica cosa che non capisco è perché l’ha trattata la prima sezione e non la sezione lavoro della cassazione che comunque potrebbe pensarla in modo differente

In effetti non si capisce perché l'abbia trattata una sezione diversa da quella Lavoro, che evidentemente non conosce la materia e si è dimenticata delle decisioni definitive delle SSUU: sentenze 6214, 6215, 6216, 6217 del 2022, che hanno chiaramente sancito che i benefici sono sempre collegati all’invalidità complessiva IC e non a quella permanente IP.
Ora, le SSUU "fanno legge", le singole sezioni no. Ma ciò non toglie che, secondo me, ora i ministeri potrebbero attaccarsi pure a questa cosa, obbligando gli schiavi a doversi attivare con un ulteriore ricorso.