Lavoro notturno.
Inviato: gio ago 29, 2024 2:13 pm
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Lavoro in orario notturno: pensione ed effetti sulla salute
Si ricorda poi che il d.lgs. 67/2011 ha successivamente introdotto, per i lavoratori impegnati in attività particolarmente faticose e pesanti, la “possibilità di accesso anticipato alla pensione”. E tra le tipologie di lavoratori “rientrano anche i notturni ai sensi del d.lgs. 66/2003”.
Infatti, il lavoro notturno comporta “un maggior affaticamento dell’organismo, la desincronizzazione dei ritmi circadiani e limitazioni alla sfera privata di relazione e familiare del lavoratore”. Inoltre le alterazioni del ciclo sonno/veglia “hanno conseguenze sulla salute dell’individuo se protratte nel tempo”.
Si sono poi osservati “sia effetti nel breve periodo, come insonnia o eccessiva sonnolenza e sia nel lungo periodo, come malattie cardiovascolari, problemi a livello digestivo, stress, aumento di peso, alterazioni a livello riproduttivo, ecc”.
A questo proposito, riguardo ai possibili effetti sulla salute, si segnala che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) “ha classificato i turni di notte come probabili cancerogeni per l’essere umano (classe 2A) evidenziando associazioni positive tra il lavoro notturno e i tumori del seno, della prostata, del colon e del retto”.
E un recente fact sheet dell’Inail – citato in apertura di articolo - ha evidenziato anche i “possibili effetti sulla salute riproduttiva di donne e uomini”.
Si segnala, infine, che per evitare danni alla salute del lavoratore, “il datore di lavoro ha l’obbligo di effettuare controlli preventivi e periodici almeno ogni due anni”.
Inoltre, prima di essere adibito a lavori notturni, il lavoratore “deve essere ritenuto idoneo da strutture sanitarie pubbliche o per il tramite del medico competente”.
Lavoro in orario notturno: pensione ed effetti sulla salute
Si ricorda poi che il d.lgs. 67/2011 ha successivamente introdotto, per i lavoratori impegnati in attività particolarmente faticose e pesanti, la “possibilità di accesso anticipato alla pensione”. E tra le tipologie di lavoratori “rientrano anche i notturni ai sensi del d.lgs. 66/2003”.
Infatti, il lavoro notturno comporta “un maggior affaticamento dell’organismo, la desincronizzazione dei ritmi circadiani e limitazioni alla sfera privata di relazione e familiare del lavoratore”. Inoltre le alterazioni del ciclo sonno/veglia “hanno conseguenze sulla salute dell’individuo se protratte nel tempo”.
Si sono poi osservati “sia effetti nel breve periodo, come insonnia o eccessiva sonnolenza e sia nel lungo periodo, come malattie cardiovascolari, problemi a livello digestivo, stress, aumento di peso, alterazioni a livello riproduttivo, ecc”.
A questo proposito, riguardo ai possibili effetti sulla salute, si segnala che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) “ha classificato i turni di notte come probabili cancerogeni per l’essere umano (classe 2A) evidenziando associazioni positive tra il lavoro notturno e i tumori del seno, della prostata, del colon e del retto”.
E un recente fact sheet dell’Inail – citato in apertura di articolo - ha evidenziato anche i “possibili effetti sulla salute riproduttiva di donne e uomini”.
Si segnala, infine, che per evitare danni alla salute del lavoratore, “il datore di lavoro ha l’obbligo di effettuare controlli preventivi e periodici almeno ogni due anni”.
Inoltre, prima di essere adibito a lavori notturni, il lavoratore “deve essere ritenuto idoneo da strutture sanitarie pubbliche o per il tramite del medico competente”.