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Una volta valorizzato, non è possibile neutralizzare il riscatto della laurea
Inviato: sab lug 27, 2024 8:13 am
da nonno Alberto
Riporto per opportuna notizia....
Può accadere che il riscatto della laurea, una volta effettuato, sortisca l’effetto del raggiungimento di requisiti pensionistici meno favorevoli. In tal caso non può essere neutralizzato. Il principio è espresso dalla Corte costituzionale e dalla Cassazione.
Lo Corte costituzionale con la sentenza 112/2024 ha affermato che non è possibile richiedere la neutralizzazione dei contributivi valorizzati attraverso il riscatto della laurea, dichiarando illegittima la richiesta di cancellazione finalizzata al raggiungimento requisiti pensionistici maggiormente favorevoli.
Anche per la Corte di Cassazione, l’esercizio della facoltà di riscatto della laurea può non andare incontro ai concreti interessi del riscattante anche in un momento in futuro.
Nel caso pervenuto alla sua cognizione, il risultato ottenuto dal lavoratore attraverso il riscatto era risultato meno favorevole rispetto a quello atteso. Un effetto che tuttavia, secondo i giudici, non può essere cancellato dopo il riscatto poiché questo, di per sé, non è un beneficio sempre e comunque a favore del dipendente.
Re: Una volta valorizzato, non è possibile neutralizzare il riscatto della laurea
Inviato: sab lug 27, 2024 12:38 pm
da domenico.c
In Polizia agli ex retributivi diventati commissari quando in pensione per limite di età viene applicato il coefficiente relativo ai 65 anni, di contro l'anzianità maturata dal 1996 al 2011 se misti o alla data del pensionamento , se il calcolo effettuato totalmente retributivo, viene valutata all'1,8% invece del 2%. da una parte prendono dall'altra danno, Non saprei quantificare se ci guadagnano o perdono.
Re: Una volta valorizzato, non è possibile neutralizzare il riscatto della laurea
Inviato: mar dic 23, 2025 10:15 am
da panorama
Chissà come andrà a finire,
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Riscattare il futuro: quando gli anni di studio diventano anni vuoti
Sulla svalutazione del riscatto della laurea nella legge di bilancio: la manovra interviene sul riscatto degli anni universitari riducendone l'efficacia.
Il riscatto della laurea ai fini pensionistici
C'è una parola che, più di altre, attraversa silenziosamente il dibattito sulle pensioni: fiducia. Fiducia nello Stato, nelle regole, nella prevedibilità del patto tra cittadino e istituzioni. Il tema del riscatto degli anni di studio - apparentemente tecnico - è in realtà una cartina di tornasole di questa fiducia. Perché quando una regola cambia dopo che qualcuno ha già fatto una scelta onerosa, non si modifica solo un calcolo contributivo: si incrina una promessa.
La legge di bilancio interviene sul riscatto degli anni universitari riducendone progressivamente l'efficacia ai fini dell'accesso alla pensione anticipata. In termini semplici, gli anni riscattati contano sempre meno per raggiungere il requisito contributivo. Formalmente lo strumento resta; sostanzialmente, viene svuotato. È un'operazione che non cancella, ma svilisce. Come certe parole che rimangono nei codici, ma perdono anima nella prassi.
Molti lavoratori - soprattutto laureati con carriere iniziate tardi o discontinue - hanno scelto di riscattare gli anni di studio compiendo un vero e proprio investimento previdenziale. Spesso a caro prezzo, talvolta con sacrifici personali rilevanti. L'idea di fondo era chiara: studiare non è tempo perso, ma tempo che lo Stato riconosce come socialmente utile. Oggi, quel tempo viene retrocesso a una sorta di pausa neutra, che pesa meno proprio quando dovrebbe pesare di più.
Il futuro, per chi ha pianificato con cura, sembra ora arretrare di qualche anno. Silenziosamente.
Il profilo giuridico: legittimità formale, fragilità sostanziale
Dal punto di vista strettamente giuridico, la manovra si muove in un'area formalmente legittima: il legislatore può ridefinire i criteri di accesso alla pensione. Ma il diritto non vive di sola legittimità formale. Vive anche di affidamento, principio non sempre esplicitato ma profondamente radicato nella cultura costituzionale europea.
Quando lo Stato incentiva un comportamento - come il riscatto della laurea - e poi ne riduce ex post gli effetti, il rischio è quello di una frattura simbolica: il cittadino scopre che la razionalità della scelta passata non è più garantita nel presente. Non è solo un problema di pensioni; è un problema di credibilità normativa.
Lavorare più a lungo, sentirsi traditi
Ridurre il valore degli anni riscattati significa dire, implicitamente: dovrai lavorare più a lungo di quanto avevi previsto.
Una penalizzazione generazionale
Sul piano sociale, la misura colpisce soprattutto le generazioni più giovani e istruite, quelle che entrano tardi nel mercato del lavoro, spesso con contratti fragili, e che avevano visto nel riscatto un modo per riequilibrare lo svantaggio iniziale. Il messaggio che passa è ambiguo: studiare resta importante sul piano simbolico, ma diventa sempre meno rilevante sul piano previdenziale.
Quindi si deprezza previdenzialmente il tempo dedicato a formarsi.