Andate in Croazia
Inviato: ven giu 24, 2011 9:12 pm
Raccapricciante in Croazia: italiano torturato e detenuto illegalmente perché è un carabiniere PDF Stampa E-mail
Scritto da Cristina Monceri
mercoledì 03 settembre 2008
Di storie di abusi su italiani all'estero ne abbiamo ascoltante tante da quando seguiamo questa particolare branchia, ma quella accaduta lo scorso 21 luglio a un carabiniere in Croazia le supera davvero tutte e non fa altro che confermarci che in Croazia non solo c'è del marcio e un astio anti-italiano, ma esiste un odio veramente profondo nello specifico verso l'arma dei carabinieri.
Della cosa ce ne aveva raccontato in un frangente anche Giuseppe Monsurrò la cui storia è in questi giorni all'attenzione della Corte Europea dei Diritti Umani, ma quello che abbiamo appreso ieri attraverso una denuncia di 22 pagine che racconta con dovizia di particolari quanto accaduto a un maresciallo dei carabinieri di stanza a Reggio Emilia e a sua moglie in occasione di una gita in Croazia ci ha davvero sconvolti e lascia chiaramente intravvedere come l'odio di una certa parte della popolazione croata abitante l'Istria verso l'Arma sia veramente fuori controllo.
Per il racconto dettagliato di quanto successo non basterebbe un articolo e comunque ne faremo una sintesi nei prossimi giorni, non appena cioè avremo portato questa incredibile vicenda all'attenzione delle persone preposte e delle forze politiche ai più alti livelli italiani ed europei, perché il fatto è di una tale gravità che la lista di reati a carico della polizia croata è talmente lunga da meritare la massima attenzione non solo italiana ma anche da parte del Consiglio d'Europa. Oltretutto il fatto è avvenuto solo pochi giorni fa, quando cioè la vicenda di Monsurrò che tanto ha scandalizzato anche in Croazia era in pieno svolgimento.
In estrema sintesi il maresciallo dei carabinieri, di cui al momento omettiamo il nome, si è ritrovato sequestrato, letteralmente torturato con abusi fisici gravissimi tanto da arrivare allo svenimento e certificati da successive visite mediche, costretto a firmare, sotto minaccia di ritorsioni verso la moglie, documenti e dichiarazioni mai fatte. Il tutto solo perché inavvertitamente un poliziotto croato aveva visto il suo tesserino di carabiniere il che ha dato il via ad una serie di avvenimenti a catena degni della peggiore Arancia Meccanica e conditi con gravissimi insulti all'Arma dei Carabinieri definita più volte dalla polizia croata come “zingari, buoni a nulla, XXXXXXXX, figli di puttana, mafiosi che proteggono i mafiosi, figli di quella puttana di Berlusconi ecc. ecc.”. Giusto per rimarcare il disprezzo verso i carabinieri al maresciallo sono state prese le impronte digitali non con l'inchiostro ma con le feci.
Durante la detenzione il maresciallo dei carabinieri è riuscito, dopo essere stato torturato, a mettersi in contatto con il Consolato di Fiume che nell'occasione si è presentato con il Console Onorario, dott. Tiziano Sosic, e con la dott.ssa Cocciolone del Consolato Generale di Fiume i quali hanno potuto riscontrare visivamente gli abusi subiti dall'uomo e ascoltare dalla sua viva voce il racconto dei fatti. Tuttavia non ci risulta che al momento in cui scriviamo sia stata fatta una protesta formale contro la Croazia da parte della nostra diplomazia che, anzi, proprio in occasione di una visita consolare ha consigliato al maresciallo dei carabinieri di sottostare alle richieste della polizia croata altrimenti avrebbe potuto “marcire in galera”.
Come detto, non stiamo a raccontare tutta la storia nel dettaglio, davvero lunghissima e raccapricciante nei dettagli tanto da non sapere nemmeno se certi dettagli possano essere pubblicati tanto sono raccapriccianti e simili a racconti di torture solo immaginate nel peggiore dei nostri incubi. Ci limiteremo quindi a queste poche righe introduttive mentre sin da oggi faremo partire tutte le procedure del caso, sia di fronte alla Corte Europea dei Diritti Umani, sia di fronte al Consiglio d'Europa oltre che naturalmente ad inviare dettagliato racconto di quanto avvenuto all'Interpol affinché provveda all'identificazione dei poliziotti che si sono resi colpevoli di questi gravissimi abusi. Naturalmente non mancheremo di segnalare la cosa al Comitato Europeo contro la tortura e i trattamenti disumani. Contestualmente gli stessi documenti che abbiamo ricevuto noi sono stati consegnati, dal maresciallo vittima di abusi, alla Procura di Reggio Emilia per l'apertura di un procedimento penale.
La cosa però che ci ha lasciati più interdetti in tutta questa pazzesca storia è l'atteggiamento tenuto proprio dall'Arma dei Carabinieri, un atteggiamento che definire “passivo” è poco. Ci saremmo aspettati una vibrata protesta contro la Croazia, ci saremmo aspettati un intervento del Ministro della Difesa che manifesti lo sdegno italiano per come è stato trattato un figlio della Repubblica servitore fedele e integerrimo del popolo italiano con anni e anni di onorato servizio. Invece al momento solo silenzio. Speriamo che qualcuno avrà il buon senso di portare questo fatto gravissimo in Parlamento e di chiedere al Ministro della Difesa cosa intenda fare nei confronti delle autorità croate.
Di certo c'è che questa storia si va ad aggiungere alle tante che ci giungono e che ci parlano degli abusi commessi contro gli italiani dalla polizia croata, tutte storie emerse dopo quella eclatante di Giuseppe Monsurrò che ha aperto una finestra su questa realtà a pochi passi da casa nostra, una realtà che può trasformare una semplice gita o una vacanza in un vero e proprio incubo senza fine, come se non si fosse nel cuore della “civile” Europa. Una ultima raccomandazione: se siete carabinieri non andate in Croazia o quantomeno non lo dite in giro, vi potreste ritrovare torturati e incarcerati solo per la vostra appartenenza all'Arma.
Scritto da Cristina Monceri
mercoledì 03 settembre 2008
Di storie di abusi su italiani all'estero ne abbiamo ascoltante tante da quando seguiamo questa particolare branchia, ma quella accaduta lo scorso 21 luglio a un carabiniere in Croazia le supera davvero tutte e non fa altro che confermarci che in Croazia non solo c'è del marcio e un astio anti-italiano, ma esiste un odio veramente profondo nello specifico verso l'arma dei carabinieri.
Della cosa ce ne aveva raccontato in un frangente anche Giuseppe Monsurrò la cui storia è in questi giorni all'attenzione della Corte Europea dei Diritti Umani, ma quello che abbiamo appreso ieri attraverso una denuncia di 22 pagine che racconta con dovizia di particolari quanto accaduto a un maresciallo dei carabinieri di stanza a Reggio Emilia e a sua moglie in occasione di una gita in Croazia ci ha davvero sconvolti e lascia chiaramente intravvedere come l'odio di una certa parte della popolazione croata abitante l'Istria verso l'Arma sia veramente fuori controllo.
Per il racconto dettagliato di quanto successo non basterebbe un articolo e comunque ne faremo una sintesi nei prossimi giorni, non appena cioè avremo portato questa incredibile vicenda all'attenzione delle persone preposte e delle forze politiche ai più alti livelli italiani ed europei, perché il fatto è di una tale gravità che la lista di reati a carico della polizia croata è talmente lunga da meritare la massima attenzione non solo italiana ma anche da parte del Consiglio d'Europa. Oltretutto il fatto è avvenuto solo pochi giorni fa, quando cioè la vicenda di Monsurrò che tanto ha scandalizzato anche in Croazia era in pieno svolgimento.
In estrema sintesi il maresciallo dei carabinieri, di cui al momento omettiamo il nome, si è ritrovato sequestrato, letteralmente torturato con abusi fisici gravissimi tanto da arrivare allo svenimento e certificati da successive visite mediche, costretto a firmare, sotto minaccia di ritorsioni verso la moglie, documenti e dichiarazioni mai fatte. Il tutto solo perché inavvertitamente un poliziotto croato aveva visto il suo tesserino di carabiniere il che ha dato il via ad una serie di avvenimenti a catena degni della peggiore Arancia Meccanica e conditi con gravissimi insulti all'Arma dei Carabinieri definita più volte dalla polizia croata come “zingari, buoni a nulla, XXXXXXXX, figli di puttana, mafiosi che proteggono i mafiosi, figli di quella puttana di Berlusconi ecc. ecc.”. Giusto per rimarcare il disprezzo verso i carabinieri al maresciallo sono state prese le impronte digitali non con l'inchiostro ma con le feci.
Durante la detenzione il maresciallo dei carabinieri è riuscito, dopo essere stato torturato, a mettersi in contatto con il Consolato di Fiume che nell'occasione si è presentato con il Console Onorario, dott. Tiziano Sosic, e con la dott.ssa Cocciolone del Consolato Generale di Fiume i quali hanno potuto riscontrare visivamente gli abusi subiti dall'uomo e ascoltare dalla sua viva voce il racconto dei fatti. Tuttavia non ci risulta che al momento in cui scriviamo sia stata fatta una protesta formale contro la Croazia da parte della nostra diplomazia che, anzi, proprio in occasione di una visita consolare ha consigliato al maresciallo dei carabinieri di sottostare alle richieste della polizia croata altrimenti avrebbe potuto “marcire in galera”.
Come detto, non stiamo a raccontare tutta la storia nel dettaglio, davvero lunghissima e raccapricciante nei dettagli tanto da non sapere nemmeno se certi dettagli possano essere pubblicati tanto sono raccapriccianti e simili a racconti di torture solo immaginate nel peggiore dei nostri incubi. Ci limiteremo quindi a queste poche righe introduttive mentre sin da oggi faremo partire tutte le procedure del caso, sia di fronte alla Corte Europea dei Diritti Umani, sia di fronte al Consiglio d'Europa oltre che naturalmente ad inviare dettagliato racconto di quanto avvenuto all'Interpol affinché provveda all'identificazione dei poliziotti che si sono resi colpevoli di questi gravissimi abusi. Naturalmente non mancheremo di segnalare la cosa al Comitato Europeo contro la tortura e i trattamenti disumani. Contestualmente gli stessi documenti che abbiamo ricevuto noi sono stati consegnati, dal maresciallo vittima di abusi, alla Procura di Reggio Emilia per l'apertura di un procedimento penale.
La cosa però che ci ha lasciati più interdetti in tutta questa pazzesca storia è l'atteggiamento tenuto proprio dall'Arma dei Carabinieri, un atteggiamento che definire “passivo” è poco. Ci saremmo aspettati una vibrata protesta contro la Croazia, ci saremmo aspettati un intervento del Ministro della Difesa che manifesti lo sdegno italiano per come è stato trattato un figlio della Repubblica servitore fedele e integerrimo del popolo italiano con anni e anni di onorato servizio. Invece al momento solo silenzio. Speriamo che qualcuno avrà il buon senso di portare questo fatto gravissimo in Parlamento e di chiedere al Ministro della Difesa cosa intenda fare nei confronti delle autorità croate.
Di certo c'è che questa storia si va ad aggiungere alle tante che ci giungono e che ci parlano degli abusi commessi contro gli italiani dalla polizia croata, tutte storie emerse dopo quella eclatante di Giuseppe Monsurrò che ha aperto una finestra su questa realtà a pochi passi da casa nostra, una realtà che può trasformare una semplice gita o una vacanza in un vero e proprio incubo senza fine, come se non si fosse nel cuore della “civile” Europa. Una ultima raccomandazione: se siete carabinieri non andate in Croazia o quantomeno non lo dite in giro, vi potreste ritrovare torturati e incarcerati solo per la vostra appartenenza all'Arma.