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Salve avvocato, nel Gennaio 2022 vengo riformato dalla polizia penitenziaria e nel mese di Giugno dello stesso anno transitato nei ruoli civili, prendo servizio presso il provveditorato penitenziario di Ancona, sede distaccata di Bologna. Da lì inizia il mio calvario che ancora oggi continua. Sono emarginato in ufficio senza nessun incarico ricoperto, senza nessuna direttiva da parte della mia amministrazione di appartenenza, passo le giornate in ufficio a non sapere cosa fare. Nel mese di febbraio 2023 chiedo di poter svolgere servizio di missione in altra sede nel caso ci fosse stato bisogno di personale, ma senza ricevere alcuna risposta. Titolare di legge 104/92 e invalidità civile al 67%, chiedo per ben due volte di essere distaccato temporaneamente presso la sede vicina alla mia residenza, ma in entrambi i casi ho ricevuto un diniego con la motivazione che ero indispensabile nel mio ufficio, (senza fare niente) e che nella sede richiesta non ci sono posti disponibili ( a detta loro). Dato che ormai questa situazione sta diventando insostenibile dal punto di vista professionale, fisico, con conseguente mortificazione morale, con effetto lesivo del mio equilibrio psichico, volevo sapere da lei, ove possibile, come posso tutelarmi e come posso cercare di porre fine a questa situazione dato la continua condotta omissiva reiterata nel tempo da parte della mia amministrazione. La ringrazio.

Inoltre vorrei sapere, se ne sussistono i presupposti per denunciare l'amministrazione per mobbing.

Buongiorno,
trattasi di situazione che merita opportuni approfondimenti, laddove da quello che mi riferisce mi pare che l'amministrazione stia tenendo una condotta che - se opportunamente provata e documentata - potrebbe configurare anche un caso di mobbing.
Se intende approfondire, mi contatti pure ai recapiti in calce in modo da organizzare un incontro, eventualmente anche tramite videochiamata.
Cordiali saluti
Giovanni Giorgetti