
cercherò di essere breve: sono moglie di un ufficiale della M.M.I. e ho due figli nati rispettivamente nel 2005 e nel 2009. Mio marito lavora presso l'Accademia Navale e siamo domiciliati negli alloggi di servizio. Devo iscrivere almeno il bimbo più grande alla scuola dell'obbligo, ma, causa carenza di posti, non me lo accettano nel circondario, perché non abbiamo la residenza anagrafica ( e non intendiamo prenderla, dato che mio marito a settembre va imbarcato - e noi non possiamo trattenerci negli alloggi per più di un anno a partire dal trasferimento di mio marito- e per noi sarebbe un ulteriore aggravio delle spese, nonché ). Siccome mi troverò in una situazione logistica alquanto difficoltosa, perché sarò sola con due bimbi da mandare a scuola (il piccolo, purtroppo dovrà andare alla materna privata), mi è stato detto che esiste una legge (o una norma, una convenzione, non so) per cui, presentando la dichiarazione di servizio che attesta il luogo di lavoro, il domicilio, il tipo di lavoro soggetto a turni di guardia e missioni/imbarchi di durata prolungata, mio figlio può essere equiparato ai residenti e quindi essere inserito in quella graduatoria (il che non mi permetterebbe ugualmente di scegliere l'orario, ma almeno avere la speranza che possa essere assegnato ad una sede scolastica logisticamente meno svantaggiata rispetto a quelle che mi son state consigliate). Altrimenti mio figlio viene penalizzato perché non ha alcun requisito: io non lavoro (non per scelta) non sono divorziata, non vedova, non disabile, non gravemente malata non morta (per fortuna), in più sarò sola (perché comunque, l'imbarco di mio marito comporterà la sua totale assenza) e senza nonni (dei bimbi) residenti. Quello che chiedo è: esiste un forma di tutela per le famiglie (per i bimbi in particolare) dei militari, che li equiparino a tutti gli altri, senza ricevere "discriminazioni"? Grazie
