Domande sul C.P.P.
Inviato: ven set 07, 2018 3:54 pm
Buongiorno,
non sono un “addetto ai lavori”, pertanto abbiate comprensione su quanto scriverò. Spero che non ci siano troppi strafalcioni.
Sono uno scrittore di romanzi gialli/polizieschi. Il nuovo protagonista è un maresciallo dei carabinieri che comanda una caserma in una piccola cittadina.
Poiché dovrà indagare su un omicidio, mi sono letto il C.P.P. alle pagine che interessano la questione. Riassumo quindi brevemente qui sotto i dati salienti, sempreché abbia compreso bene. Siate magnanimi e non bastonatemi, per favore.
Premesso che l'art. 57 del CPP indica come ufficiali e agenti di polizia giudiziaria gli ufficiali superiori e inferiori e isottufficiali dei carabinieri (quindi marescialli e brigadieri) il primo passo, durante le indagini su un omicidio, è compiuto dalla polizia giudiziaria, la quale può avviare proprie indagini autonomamente e assicurare la cessazione del reato oltre che acquisire gli elementi necessari, ma deve darne avviso senza ritardo al PM. Una volta intervenuto il PM, la polizia giudiziaria (nel mio caso il maresciallo CC) deve compiere le attività delegate dal magistrato, anche di propria iniziativa.
La funzione di polizia giudiziaria ha natura e finalità repressive, anziché preventive, dal momento che interviene quando si è già verificata una violazione della legge penale che l'attività di polizia di sicurezza (o di prevenzione o amministrativa) non ha potuto evitare. L'attività della polizia giudiziaria è dunque, quella di effettuare indagini poiché si occupa di reati già commessi, con lo scopo di assicurare alla giustizia i loro autori, mentre l'attività della polizia di sicurezza è rivolta al futuro, occupandosi di reati che potrebbero essere commessi, con lo scopo di prevenirne la commissione.
L'articolo 55 del codice di p.p. stabilisce che "la polizia giudiziaria deve, anche di propria iniziativa, prendere notizia dei reati, impedire che vengano portati a conseguenze ulteriori, ricercarne gli autori, compiere gli atti necessari per assicurare le fonti di prova e raccogliere quant'altro possa servire per l'applicazione della legge penale". Aggiunge, al comma 2, che essa "svolge ogni indagine e attività disposta o delegata dall'autorità giudiziaria".
Riassumendo (nel caso del mio romanzo) la cronologia dovrebbe essere questa:
Viene trovato un morto.
Vengono avvertiti i carabinieri.
Giunge sul posto il maresciallo e un carabiniere.
Accertato che si tratta di omicidio il sottufficiale informa il PM.
Il PM arriva sul luogo e constatato che si tratta di omicidio delega il maresciallo alle indagini per ricercare l'assassino, naturalmente tenendolo informato degli sviluppi.
In caso si debba procedere con urgenza a una perquisizione, il maresciallo potrà procedere di sua iniziativa informando il PM.
In caso, invece, di perquisizione senza urgenza, il maresciallo dovrà richiedere il mandato.
Dopo diverse indagini, viene trovato l'assassino.
I dubbi sono questi:
1) È sempre necessaria la presenza del magistrato durante la constatazione di un omicidio?
2) Poniamo il caso che ci sia un'urgenza più grave in altra città, il PM può ordinare al maresciallo di iniziare le indagini in sua assenza? Salvo naturalmente l'obbligo di metterlo al corrente degli sviluppi?
3) Il maresciallo procede all'arresto e interroga l'assassino in caserma, chiedendogli se vuole avvalersi dell'avvocato.
L'arrestato non si avvale e i carabinieri raccolgono a verbale la sua confessione.
Possono farlo o ci vuole il PM?
4) L'arrestato vuole l'avvocato. La conversazione termina.
Giunge l'avvocato e viene interrogato. Da chi? Dal maresciallo o necessariamente in presenza del PM?
Grazie per le risposte, Giorgio.
non sono un “addetto ai lavori”, pertanto abbiate comprensione su quanto scriverò. Spero che non ci siano troppi strafalcioni.
Sono uno scrittore di romanzi gialli/polizieschi. Il nuovo protagonista è un maresciallo dei carabinieri che comanda una caserma in una piccola cittadina.
Poiché dovrà indagare su un omicidio, mi sono letto il C.P.P. alle pagine che interessano la questione. Riassumo quindi brevemente qui sotto i dati salienti, sempreché abbia compreso bene. Siate magnanimi e non bastonatemi, per favore.
Premesso che l'art. 57 del CPP indica come ufficiali e agenti di polizia giudiziaria gli ufficiali superiori e inferiori e isottufficiali dei carabinieri (quindi marescialli e brigadieri) il primo passo, durante le indagini su un omicidio, è compiuto dalla polizia giudiziaria, la quale può avviare proprie indagini autonomamente e assicurare la cessazione del reato oltre che acquisire gli elementi necessari, ma deve darne avviso senza ritardo al PM. Una volta intervenuto il PM, la polizia giudiziaria (nel mio caso il maresciallo CC) deve compiere le attività delegate dal magistrato, anche di propria iniziativa.
La funzione di polizia giudiziaria ha natura e finalità repressive, anziché preventive, dal momento che interviene quando si è già verificata una violazione della legge penale che l'attività di polizia di sicurezza (o di prevenzione o amministrativa) non ha potuto evitare. L'attività della polizia giudiziaria è dunque, quella di effettuare indagini poiché si occupa di reati già commessi, con lo scopo di assicurare alla giustizia i loro autori, mentre l'attività della polizia di sicurezza è rivolta al futuro, occupandosi di reati che potrebbero essere commessi, con lo scopo di prevenirne la commissione.
L'articolo 55 del codice di p.p. stabilisce che "la polizia giudiziaria deve, anche di propria iniziativa, prendere notizia dei reati, impedire che vengano portati a conseguenze ulteriori, ricercarne gli autori, compiere gli atti necessari per assicurare le fonti di prova e raccogliere quant'altro possa servire per l'applicazione della legge penale". Aggiunge, al comma 2, che essa "svolge ogni indagine e attività disposta o delegata dall'autorità giudiziaria".
Riassumendo (nel caso del mio romanzo) la cronologia dovrebbe essere questa:
Viene trovato un morto.
Vengono avvertiti i carabinieri.
Giunge sul posto il maresciallo e un carabiniere.
Accertato che si tratta di omicidio il sottufficiale informa il PM.
Il PM arriva sul luogo e constatato che si tratta di omicidio delega il maresciallo alle indagini per ricercare l'assassino, naturalmente tenendolo informato degli sviluppi.
In caso si debba procedere con urgenza a una perquisizione, il maresciallo potrà procedere di sua iniziativa informando il PM.
In caso, invece, di perquisizione senza urgenza, il maresciallo dovrà richiedere il mandato.
Dopo diverse indagini, viene trovato l'assassino.
I dubbi sono questi:
1) È sempre necessaria la presenza del magistrato durante la constatazione di un omicidio?
2) Poniamo il caso che ci sia un'urgenza più grave in altra città, il PM può ordinare al maresciallo di iniziare le indagini in sua assenza? Salvo naturalmente l'obbligo di metterlo al corrente degli sviluppi?
3) Il maresciallo procede all'arresto e interroga l'assassino in caserma, chiedendogli se vuole avvalersi dell'avvocato.
L'arrestato non si avvale e i carabinieri raccolgono a verbale la sua confessione.
Possono farlo o ci vuole il PM?
4) L'arrestato vuole l'avvocato. La conversazione termina.
Giunge l'avvocato e viene interrogato. Da chi? Dal maresciallo o necessariamente in presenza del PM?
Grazie per le risposte, Giorgio.