lino ha scritto:Aquila ha scritto:Airone1961 ha scritto:Si come no anche 750,00 euro al mese e per essere generoso l'Inps ci mandare a casa l'autista per portarci in vacanza
..se ci trasferiamo in Tunisia, risparmiamo immediatamente dai 500/800 di irpef...mensile, solo che x me è troppo fuori mano.
Ci sarebbe anke il Portogallo, in cui si arriva con 1h e1/2 di aereo, dove x incentivare l'ingresso dei pensionati...x i primi 10 anni non fanno pagare tasse sulla pensione, ma noi ex Inpdap...siamo esclusi da questo beneficio.
Scusa Aquila,ma leggevo su in sito di pensionati (non ricordo quale),che con la residenza (iin portogallo) si dovrebbe avere le stesse agevolazioni dei pensionati inps...
Ci vorrebbe l'intervento dell'amico spartagus che dovrebbe vivere in quelle zone.
Ps. Spero di non aver letto male!!
Ciao lino e...scusa il ritardo.
Per ora gli unici paesi in cui i dipendenti Inpdap non pagano tasse o solo il 10% sono, Tunisia, Senegal e Australia, ma c'è...1 ricorso in corso x disparità di trattamento tra pensionati ex inpdap et Inps.
Giuseppe, quali sono le differenze tra un pensionato ex Inpdap e uno Inps all’estero? E perché sussiste questa differenza?
Un pensionato ex INPDAP, cioè un pensionato della Pubblica Amministrazione e quindi uno statale, un parastatale, un ex dipendente degli Enti Locali (Regioni, Provincie e Comuni), un ex militare, finanziere, vigile del fuoco, poliziotto, forestale, non può chiedere la defiscalizzazione della sua pensione, in caso risieda all’estero, mentre ciò è concesso, illogicamente e anticostituzionalmente, ai pensionati INPS “puri”, cioè gli ex lavoratori del settore privato. Questo è sancito da tutta una serie di trattati stipulati per evitare le doppie imposizioni, che l’Italia ha sottoscritto con numerosi altri Paesi. La cosa è assurda se si considera che, pur risiedendo all’estero, non si contribuisce affatto alla fiscalità del Paese ospitante e si continua a pagare le imposte in Italia, assieme alle addizionali regionali e comunali, pur non usufruendo più di nessuno dei servizi che tali imposte dovrebbero sostenere. Da una lettura dei trattati summenzionati, potrebbe intendersi che tale disparità sia nata, paradossalmente, dalla necessità di salvaguardare i dipendenti pubblici che lavorano all’estero, dalla fiscalità del paese ospitante, onde evitare, che un dipendente dell’ambasciata, un professore universitario prestato ad una Università straniera, un militare italiano in forza alla NATO, sia costretto a pagare le imposte sulla retribuzione che percepisce durante la sua permanenza all’estero. Poi, la norma è stata estesa, incostituzionalmente, anche ai pensionati pubblici, lasciandone esclusi quelli del settore privato.
Dr. Daquanno quali sono le problematiche che deve affrontare un pensionato ex Inpdap all’estero?
Nessuna problematica di tipo particolare, salvo l’assistenza sanitaria. All’interno della UE la cosa è risolvibile attraverso il modello S1, anche se i livelli qualitativi di certe sanità estere lasciano molto a desiderare. Nel mio caso particolare, ad esempio, pur essendo iscritto alla sanità bulgara non ne ho mai usufruito, preferendo l’ottima sanità privata a pagamento. Al di fuori della UE il problema si risolve pagando direttamente le prestazioni o assicurandosi.
Giuseppe Bucceri: Vorrei ben evidenziare che, a differenza di quanto comunicato da molte TV nazionali o quotidiani italiani, all’estero ed in particolare qui alle Canarie, non si vive con €.800 euro al mese. I costi della vita sono in molti casi inferiori, certo, e in alcuni Paesi ad esempio dell’Asia, si riducono sensibilmente, soprattutto se ci si adatta alle condizioni e agli stili di vita locali. In generale, però, i pensionati italiani hanno bisogno di vivere vicino ai servizi, quindi in centri abitati e i costi lievitano. Ovvio che se si decide di vivere in montagna, forse con €. 800 euro al mese si potrà vivere anche a Gran Canaria.
Dr. Dall’Agata in quali Paesi esteri esiste la doppia tassazione per i pensionati ex Inpdap?
La doppia tassazione è prevista in tutti quei Paesi per i quali non esiste un trattato per evitarle. In pratica, in questi casi, le imposte si pagano sia in Italia che nel Paese in cui si risiede. Fortunatamente si tratta di pochi Paesi. Quello che secondo me è indecente, invece, è che solo in pochissimi Paesi, i pensionati Ex INPDAP possono avere la defiscalizzazione della pensione e versare i contributi laddove risiedono. Mi riferisco, ad esempio, alla Tunisia (si paga un’aliquota media del 25% sul 20% del lordo, poichè l’80% è completamente esentasse), al Senegal (anche se per le pensioni alte non conviene, poichè le aliquote in pratica sono simili a quelle italiane) e all’Australia (che però, da diversi anni, non concede più questo tipo di visto ai pensionati).
Dr. Parise per il futuro si prevedono dei cambiamenti in merito a questa situazione?
Siamo fiduciosi e lo scopo del ricorso giurisdizionale che stiamo organizzando ha proprio questo obiettivo. Non è ammissibile che due pensionati cittadini italiani, ad esempio un ex operaio metalmeccanico ed un ex carabiniere, che decidono di risiedere alle Canarie, si trovino a percepire la pensione al lordo il primo e la pensione al netto delle tasse pagate in Italia il secondo. La strada più logica ed immediata sarebbe la via politica, tuttavia i segnali che provengono dalla presidenza dell’Inps e i comportamenti e decisioni messe in atto dagli ultimi governi (Berlusconi, Monti, Bersani, Letta e Renzi) non inducono ad avere la benché minima fiducia negli apparati politici. Questo è il motivo che ci sta costringendo a rivolgerci alla giustizia nazionale prima, ed Europea, se sarà necessario. Chiunque voglia contattarci può farlo al seguente indirizzo email:
pensionatiexinpdapestero@gmail.com