ELPOCHO ha scritto:Buongiorno,
voglio condividere con Voi le incertezze e i dubbi ( dovuti forse alla cattiva informazione dei Sindacati ... ) della stragrande maggioranza degli appartenenti alle forze dell'ordine ....
Premetto che Io sono un App dei CC con 27 anni di servizio, riformato per Causa di Servizio con una 4^ Categoria.
Molti amici-colleghi dei diversi Corpi, tutti appartenenti al Sistema-Misto pensionistico, nel commentare l'attuale disaggio e futuro incerto, ASSERISCE ( lo scrivo in maiuscolo perche sono convinti..... ) che da loro fonti certe, alla fine della Loro carriera comunque gli verrà calcolata una Base Pensionistica del 80/90 per cento ( e dico 80/90 per cento perche ne sono STRACONVINTI).
Ora lascio a Voi ulteriori commenti, lasciando una mia ultima considerazione:
Oltre allo Stato sono i Signori che Noi abbiamo votato nelle varie Rappresentanze MIlitari e non, che non ci tutelano, ma anzi ci buttano fumo negli occhi, facendo credere ancora alle FAVOLE !!
Nella circostanza, Auguro Buone Feste a TUTTI .....
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Ciao "ELPOCHO".- Essere straconvinTi aiuta il morale....!!!!!!!!!!! l'importante è, sapere incassare "senza danni" le "DELUSIONI" .-
IL POTERE D'ACQUISTO, QUESTO DILEMMA..!!!!
Messaggioda gino59 » dom dic 23, 2012 11:38 am
L'asticella dal primo gennaio prossimo si alza ulteriormente. E per recuperare questo ulteriore gap è necessario mettere mano al proprio piano pensionistico. Per chi si avvia ad andare in pensione a 65anni il nuovo balzello impone un incremento del risparmio previdenziale di circa 320 euro. Ma se giustamente ci si pone l'obiettivo di costruire una pensione dignitosa – ottenendo una rendita pari a quella che percepiva chi smetteva di lavorare nel 1995 – bisognerà innalzare la contribuzione previdenziale a 1.588 euro l'anno.
La rendita e la vita
Dal 2013 l'età per raggiungere l'agognata pensione sarà calcolata in base alle aspettative di vita, secondo quanto previsto dalla riforma Monti-Fornero. Non solo: anche l'ammontare viene adeguato alla speranza di vita attesa. Ciò comporta una periodica revisione dei coefficienti di trasformazione. Cosa sono? Sono i valori con cui si convertono in rendita i contributi accumulati e rivalutati nel tempo. Se si riducono, calano le stime delle rendite future,solo pochi decimi di punto percentuale; abbastanza però per incidere in misura differente a seconda dell'età del pensionamento: per chi andrà in pensione a 65 anni il coefficiente passa dal 5,62% al 5,44%, il che si traduce in una prestazione ridotta del 3,2%; ma che sale per chi lascerà il lavoro a 70 anni del 4,41%. Es. Prendiamo il caso di un impiegato che accumuli un montante di 250mila euro, frutto di 40 anni di contributi (33% di prelievo su un reddito medio di 20mila euro). Per chi andrà in pensione a 65 anni l'assegno cala di 450 ero da 14.050 a 13.600; per chi si ritira a 70 anni cala di 750 da 17mila a 16.250 euro. Ma la differenza è decisamente maggiore se si considera la differenza con le prestazioni calcolate in occasione della riforma Dini, nel 1995: il taglio è di 1.740 euro l'anno, pari all'11,34% per chi va in pensione a 65 anni.
Per recuperare questi gap serve risparmiare di più, sicuramente meglio. Facciamo due conti: se si vuole superare l'asticella che dal primo gennaio prossimo viene posta più su del 3,2%, ad esempio, è necessario che un 40enne di oggi aumenti la propria contribuzione al proprio fondo pensione di 316 euro l'anno in caso di pensionamento a 65 anni e di 320 in caso di pensionamento a 70 anni. L'intervento è molto più impegnativo se l'obiettivo è di costruire una pensione dignitosa, puntando a una rendita più vicina all'ultimo reddito. Il 40enne destinato al pensionamento a 65 anni dovrà versare in un fondo pensione il proprio Tfr oltre a un contributo volontario (che si porta dietro quello datoriale) pari a circa il 9% dello stipendio, destinandolo a un comparto bilanciato (70% obbligazionario, 30% azionario). In tutto circa 1.700 euro, che scendono a 1.588 se il pensionamento arriva al 67esimo anno e a 1.532 euro l'anno nel caso si lavori fino a 70 anni. I coefficienti si applicano sull'intero montante a scadenza, avendo effetto retroattivo. Ciò porta a peggiorare progressivamente le prestazioni nell'arco dell'intera vita lavorativa