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cambiamenti carattere dopo missioni

Inviato: dom ago 11, 2013 12:39 pm
da vspultimo
Salve a tutti vorrei condividere esperienze per quanto riguarda rientri da missioni....ognuno ha un modo diverso di viverle ma soprattutto il dopo....ho visto colleghi davvero cambiati nel corso di anni

Re: cambiamenti carattere dopo missioni

Inviato: dom ago 11, 2013 5:33 pm
da Enzo_
Non credo che siano le missioni a forgiare il carattere di una persona, ma la vita e le sue esperienze.


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Re: cambiamenti carattere dopo missioni

Inviato: dom ago 11, 2013 10:27 pm
da foxtrot22
Deepakumara ha scritto:Non credo che siano le missioni a forgiare il carattere di una persona, ma la vita e le sue esperienze.


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Non mi risulta neanche che le FFAA organizzino gite di piacere. Reputo quindi le missioni come parte della vita di un uomo o di una donna che passa 6/7 mesi in un territorio che spesso è ostile nel senso climatico e spesso anche in quello militare. Chi opera nelle brigate operative ogni 2 anni esce all'estero.
Esprimo il mio pensiero e, reputo che il carattere delle persone cambi.
Ritengo gravissimo ciò che sta succedendo a molti colleghi che sono incappati in combattimento, e/o attentati.
Spesso sviluppano il disturbo post traumatico da stress senza rendersene conto, ed attualmente non mi risulta che esista un sostegno psicologico a livello reggimentale o di brigata.
Quindi ci ritroviamo in operazioni colleghi malati, con tutti i danni per se e per gli altri che un contesto simile può provocare.
Come si comporta l'Italia, e soprattutto le strutture militari a riguardo?
Il DPTS viene negato.
In Italia c'è, rispetto a tutte le nazione europee che hanno e partecipano a missioni il più basso numero di ammalati......
Di seguito interrogazione parlamentare....
ATTO CAMERA
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/15458
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 610 del 23/03/2012
Firmatari
Primo firmatario: DI STANISLAO AUGUSTO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 23/03/2012
Destinatari
Ministero destinatario:
MINISTERO DELLA DIFESA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA DIFESA delegato in data 23/03/2012
Stato iter: CONCLUSO il 27/11/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 27/11/2012
DI PAOLA GIAMPAOLO MINISTRO DIFESA
Fasi iter:
RISPOSTA PUBBLICATA IL 27/11/2012
CONCLUSO IL 27/11/2012
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-15458
presentata da
AUGUSTO DI STANISLAO
venerdì 23 marzo 2012, seduta n.610

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:

nei giorni scorsi un brigadiere in congedo intervistato dal Tgcom24 racconta della sua esperienza in missione a Nassiriya e della malattia di cui soffre, il Ptsd, disturbo post traumatico da stress, sindrome che può colpire chi ha subito eventi traumatici;

i medici, che curano anche altre reduci da Nassiriya, spiegano che «chi ne soffre non riesce a elaborare i fatti traumatici come ricordi, ma è come se li rivivesse continuamente, non ripensa a quei momenti, li rivive. Nei casi più estremi si sentono gli stessi odori e i medesimi rumori di quegli istanti»:

il brigadiere in questione ha effettuato numerose missioni all'estero (tra cui Bosnia e Albania). Si trovava a Nassiriya il 12 novembre 2003, quando un camion pieno di esplosivo scoppia davanti alla base «Maestrale». Rimane solo lievemente ferito, mentre altri 19 soldati italiani muoiono. Continua la missione, torna in Italia e, nonostante non si senta nel pieno delle forze, decide di ripartire per l'Iraq. Resiste solo 40 giorni;

nell'intervista parla della malattia di cui soffre, la Ptsd, e di come spesso sia difficile oltreché insopportabile conviverci;

alla domanda circa il fatto che in Italia si parli poco o niente di questo disturbo il brigadiere risponde: «vertici militari non vogliono che se ne parli: pensi che ufficialmente l'ospedale militare del Celio, ha riconosciuto solo tre casi di Ptsd. Eppure solo fra i miei colleghi reduci di Nassiriya eravamo in cinque a essere curati al Centro di igiene mentale di Finale Ligure. Non se ne parla perché non se ne vuole parlare, altrimenti si dovrebbero creare strutture militari apposite per seguire questi casi. Io sono stato curato quasi esclusivamente in strutture pubbliche. Il risultato, oltre alla mancanza di aiuto che riceviamo, è che spesso questo tipo di disturbo viene dissimulato: chi lo conclama, viene congedato. E un ragazzo, magari di 20-30 anni che sogna la carriera militare, cosa fa? Si fa congedare? No fa finta di niente, minimizza, per poter continuare la vita nell'esercito. E non solo questo può peggiorare la sua situazione psichica, ma è pericoloso per sé e per gli altri»;

si evidenzia, inoltre, come la strage avvenuta in Afghanistan, ad opera del soldato Usa, possa avere che fare con questa patologia e con una mancata preparazione a livello psico-fisico dei soldati prima della partenza in missione;

tutte le missioni rappresentano in maniera più o meno rilevante scenari complessi e problematici ed in particolar modo la missione in Afghanistan che vede mutare continuamente e profondamente lo scenario in termini politici, di sicurezza, di avversità e di raggiungimento degli obiettivi che hanno spinto l'Italia a partecipare;

le condizioni di salute fisiche e soprattutto psicologiche dei giovani soldati italiani impegnati nelle missioni all'estero diventano la priorità, ora più che mai;

sarebbe opportuno che il Governo facesse chiarezza sui casi di Ptsd tra i militari italiani -:

se come il Governo prenda in considerazione le patologie psico-fisiche che possono colpire i soldati impegnati in missioni all'estero e se non ritenga necessario avviare iniziative che tutelino pienamente la salute fisica e mentale dei soldati durante la partecipazione alla missione e al rientro in Italia. (4-15458)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata martedì 27 novembre 2012
nell'allegato B della seduta n. 724
All'Interrogazione 4-15458 presentata da
AUGUSTO DI STANISLAO

Risposta. - È opportuno premettere, in primo luogo, che le procedure concorsuali per l'arruolamento nelle Forze armate prevedono, già in fase di selezione, il superamento di test e colloqui psicologici diversificati e specifici per ciascuna Forza armata, finalizzati ad analizzare le componenti caratteriali e psicoattitudinali dei candidati.
Ciò posto, durante le fasi dell'immissione dei contingenti militari nei teatri operativi le Forze armate pongono in essere ulteriori specifiche attività sanitarie a tutela della salute psicofisica del proprio personale, anche con particolare riferimento agli aspetti psicologici e psichiatrici.
Nello specifico, per quanto riguarda l'Esercito, il personale individuato per l'impiego in teatro operativo viene sottoposto ad apposita visita medica di idoneità e vengono, altresì, realizzate per i reparti dell'area operativa, a cura di ufficiali psicologi, cattedre itineranti relative alle attività di supporto psicologico e di stress management.
Il dirigente del servizio sanitario e gli ufficiali medici dei reparti in procinto di essere impiegati in teatro operativo effettuano lezioni e conferenze su varie tematiche sanitarie, con peculiare attenzione alle psicopatologie reattive a situazioni stressanti (disturbo post traumatico da stress e patologie correlate).
Quanto scritto è assolutamente vero ma fuorviante. Nessuna selezione, nessun addestramento può impedire l'insorgere del DPTS in un militare che magari e saltato in aria con il lince ed ha visto il suo conduttore spappolarsi per tutto il mezzo
In fase di dispiegamento del dispositivo militare in teatro operativo, gli ufficiali medici, a vario titolo impiegati, svolgono visite mediche giornaliere, effettuano attività di monitoraggio del disagio psicologico e di prevenzione dello stress e delle patologie ad esso correlate, nonché, ai fini della prevenzione. Dal 1996 al 2011 mai vista una cosa di questo tipo...8 missioni fatte
Inoltre, l'ufficiale psicologo presente in teatro operativo gestisce sia lo stress operazionale che il supporto psicologico individuale e di gruppo. In Afghanistan nel 2011 era presente un solo psicologo che aveva come area di competenza tutta l'area di competenza del contingente Italiano, sostanzialmente lui per tutto il contingente sparso per l'Afhanistan
Nella fase di rientro in Patria dal teatro operativo, i dirigenti del servizio sanitario e gli ufficiali medici effettuano la visita medica di controllo. Assolutamente vero:analisi del sangue ed urine
A richiesta dei reparti, ufficiali medici psichiatri e ufficiali psicologi svolgono attività per la prevenzione di psicopatologie reattive a situazioni stressanti.
Quanto alla Marina, tutto il personale viene sottoposto, con criterio anagrafico e di impiego, a valutazione psicologica/psichiatrica con cadenza biennale o quinquennale attraverso un protocollo diagnostico finalizzato alla rilevazione di eventuali sintomi di disagio e/o di disturbo psichico.
In tale contesto, l'ufficiale psicologo che rileva sintomi dubbi o clinici chiede l'approfondimento diagnostico da parte dello psichiatra.
In fase del rientro dal teatro operativo il personale viene sottoposto al medesimo protocollo, mentre per quanto attiene la formazione il personale di previsto impiego in teatro operativo, partecipa a specifiche conferenze informative a cura degli ufficiali psicologi dei reparti.
La gran parte degli ufficiali psicologi è formata sulla tecnica Eye Movement Desensibilization and Reprocessing (EMDR), utilizzata per il trattamento del PTSD.
Per quanto concerne l'Aeronautica, il personale che al rientro dal teatro operativo presenti la necessità, viene sottoposto oltre che a visita psichiatrica, anche a visita di controllo straordinario.
Nel caso in cui si riscontri una diagnosi «irreversibile», si valuta l'idoneità del militare presso le competenti commissioni mediche ospedaliere.
Con riferimento all'Arma dei carabinieri, tutto il personale dell'Arma impiegato in missioni ad elevato impegno operativo viene sottoposto ad una valutazione psicologico/psichiatrica sia prima che dopo l'impiego in teatro operativo.
Quanto all'Esercito e alla Marina, sono stati istituiti (rispettivamente, nel 1989 e nel 1986) presso le relative strutture sanitarie i consultori psicologici che, stante l'attuale connotazione interforze, svolgono attività di formazione, di prevenzione e di trattamento del disagio psicologico e dei disturbi psichiatrici nei confronti del personale militare e dei loro familiari.
In analogia, operano per l'Arma dei carabinieri i servizi di psicologia medica attivati nel 2001.
Si osserva, in ultimo, che in accordo con quanto previsto dal vigente documento sanitario relativo alle patologie psichiatriche, non può essere posta, per definizione, diagnosi di disturbo post-traumatico da stress (DPTS) se non sono trascorsi almeno trenta giorni dall'evento potenzialmente stressogeno.
Per cui, se al rientro in Patria, il militare, come nel caso richiamato dall'interrogante, si affida a un centro di igiene mentale civile, (come, peraltro, suo diritto), la struttura sanitaria militare di riferimento non ne viene a conoscenza.

Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.



Il DPTS è una patologia subdola e feroce al tempo stesso.
Le CMO..... anche.

Re: cambiamenti carattere dopo missioni

Inviato: lun ago 12, 2013 5:46 pm
da vspultimo
Grande foxtrot22 ci siamo capiti al volo hai detto tante verita-------

Re: cambiamenti carattere dopo missioni

Inviato: mar ago 13, 2013 11:41 pm
da marlon1
CONDIVIDO. CONDIVIDO. CONDIVIDO. E NON AGGIUNGO ALTRO, POTREI ESSERE ACCUSATO DI VIILIIPENDIO ALLE FORZE ARMATE.....

Re: cambiamenti carattere dopo missioni

Inviato: mer ago 14, 2013 1:46 am
da foxtrot22
Con l'incremento della partecipazione militare Italiana a missioni sempre più combat il fenomeno per altro ampiamente conosciuto, del Disturbo Post Traumatico da Stress,è diventata una realtà con cui spesso i militari di ogni grado ed arma si è trovato a combattere.
Non voglio scrivere o spiegare che cosa sia questa malattia, perché in internet è possibile trovare varia letteratura talvolta riferita proprio a noi militari.
Vero è, che le gerarchie militari negano il fatto.
Camuffano le statistiche.
Basti leggere la risposta all'interpellanza che ho postato....
Quanto ho scritto è reperibile nella rete, spiegato bene da psichiatri ed antropologi e giornalisti che hanno intervistato le eccellenze delle nostre forze armate.
Se ci si sente male cosa fare?
Senza vergogna rivolgersi ad uno psichiatra per una prima visita, poisenza remore o indugiorivolgersi alla UO Psichiatria di Siena che è il centro di riferimento nazionale per il DPTS, centro nel quale viene fatta ricerca su questo tipo di malattia.
Ora sorge un'altro problema che io trovo rivoltante.
Se hai meno di 15 anni e sei vittima di un attentato e ti accorgi di essere malato che cosa succede?
Il buon Gino ha scritto migliaia di volte che per avere la pensione ci vogliono almeno 15 anni di servizio, e similmente per poter transitare nel ruolo civile.
Quindi a casa, con quattro soldi di liquidazione
E' possibile usufruire della legge 206 del 2004 per intenderci quello riguardante le vittime del terrorismo, ma la pratica deve essere perfetta la documentazione anche e, bisogna farsi preparare una relazione medico legale e andare a visita sempre con con medico legale.
Talvolta questi accorgimenti non bastano, perché i punteggi di invalidità attribuiti sono risibili, per cui bisogna fare o ricorso o impiantare una causa civile.
Nel frattempo il collega con 10 anni di servizio 1500 euro al mese moglie ed un figlio di cosa campa?
Si brucia i risparmi per il mutuo e non so quali prospettive o progetti lo possano interessare perché per esperienza diretta, come affetto da DPTS non sono in grado di fare programmi neanche per la giornata e spesso non sono in grado neanche di gestirmi.
Tutto questo per dire cosa?
Per dire che molti colleghi che sono cambiati in realtà sono malati.
Negano a loro stessi la malattia per paura di essere abbandonati dall'istituzione, ed hanno la illusoria speranza che tutto passerà, che il tempo li aiuterà a guarire.
Il DPTS è una delle poche malattie che il tempo non lenisce.....
Ho partecipato a riunioni pre-missione riguardanti la gestione dello stress, ma mai a riunioni al rientro.
Un'altra cosa aberrante sono i colleghi: vedendoti 2 braccia, 2 gambe e la testa non capiscono dove sia il problema, la lesione, che ti ha permesso di andare in pensione con il massimo.
Non riescono a capire che ciò che è successo a te può sicuramente succedere a loro...
Personalmente non ho mai neanche lontanamente immaginato ciò che poi mi è successo, eppure è successo, ed è successo a me.
Il problema del DPTS è un problema grave in Italia, che coinvolge anche PS e CC, VVFF, guardie carcerarie, tutti potenzialmente esposti a traumi emotivi dovuti al servizio d'istituto.
Però non se ne parla mai.
Fox

Re: cambiamenti carattere dopo missioni

Inviato: mer ago 14, 2013 11:14 am
da Enzo_
foxtrot22 ha scritto:
Deepakumara ha scritto:Non credo che siano le missioni a forgiare il carattere di una persona, ma la vita e le sue esperienze.
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Non mi risulta neanche che le FFAA organizzino gite di piacere.
.
Neanche le FFPP organizzazioni la caccia ai latitanti, come si fa per la caccia al tesoro. Si entra nei bunker e..........no? Si interviene in banca per una rapina e...no? Si arresta un rapinatore, e si scopre che dietro ha una famiglia con figli piccoli e non tanto agiati, no? Voglio dire......ed è un servizio svolto da volontari!!!

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Re: cambiamenti carattere dopo missioni

Inviato: mer ago 14, 2013 1:00 pm
da foxtrot22
Non ho compreso molto bene quanto hai scritto.
Comunque se ho colto il significato di ciò, il fatto che siamo tutti volontari non preclude avere una adeguata assistenza sanitaria in caso di incidente/ sparatoria.
Non preclude al riconoscimento delle patologie.
Non preclude al risarcimento del danno.
Il fatto di essere volontari non significa che siamo carne da macello, in qualsiasi arma serviamo.
Non significa che chi si è ammalato per la contaminazione dell'uranio impoverito o per il DPTS o altra patologia invalidante non ha diritti, o che deva lottare per vederseli riconosciuti.
Questo concetto di diritto all'assistenza sanitaria e di dovere dello Stato nei confronti di chi ha ricevuto un danno servendo lo Stato è lapalissiano, come scritto nell'altro post vale anche per le FFPP, VVFF e guardie carcerarie, scusandomi se ho scordato qualcuno.
Invece in molti casi non è così.
Ciò che dovrebbe essere dato d'ufficio, deve essere preparato con meticolosità, perché talvolta una virgola inficia una domanda, perché sembra quasi che chi è dall'altra parte del tavolino ti remi contro, perché per loro che tutti i giorni vedono centinaia di persone come te, sei solo un numero, uno dei tanti da inserire nel blocco delle persone che sono riuscite a non accontentare. Si ha l'impressione che tu sia un problema, perché devono a loro volta giustificare percentuali alte di invalidità agli organi superiori, che sono gli stessi che abbracciano le bare dei nostri caduti e poi inviano disposizioni per frenare i rimborsi e le invalidità per le cause di servizio....
Nel frattempo muori di tumore a causa dell'uranio impoverito...o vai fuori di testa per il DPTS.
Il forum è pieno di soprusi, di meschinità, di piccole astuzie, di giochetti da azzeccagarbugli ai danni di tanti colleghi, che ingenuamente legati ad un senso di tutela reciproca nei confronti dello Stato sono stati fregati.
Fai un giro per il forum.
Fox

Re: cambiamenti carattere dopo missioni

Inviato: mer ago 14, 2013 5:06 pm
da Enzo_
Stai uscendo da binari. Te la canti e te la suoni. Si parlava di personalità e carattere. Di come le situazioni, (nel suo caso le missioni militari) possono modificare il carattere di una persona. Io, diversamente dall'amico del post, dicevo che TUTTE le esperienze della vita, concorrono a formare e alle volte modificare, il carattere di una persona. Sia essa un militare, un appartenente alle FFPP o semplicemente un lavoratore. Tutto qui!
Quanto al resto, fuori tema, sono d'accordo!

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Re: cambiamenti carattere dopo missioni

Inviato: gio ago 15, 2013 10:09 am
da ZioSam
Chi ha aperto il thread probabilmente ha usato un termine inappropriato nell'intitolarlo.

Più che di "carattere" in senso stretto probabilmente si riferiva ai "risvolti psicologici negativi" (vedasi DPTS) che la partecipazione alle missioni in zone altamente pericolose per l'incolumità ha prodotto sui partecipanti.

Re: cambiamenti carattere dopo missioni

Inviato: dom set 08, 2013 11:25 am
da Dott.ssa Astore
mi venga a trovare.Come medico legale e psichiatra forense esperto in materia militare forse le posso dare qualche aiuto.Cordialmente
Lucia Astore