Sarebbe la soluzione migliore ma non credo fattibile, questi hanno STRAVOLTO il vecchio metodo perequativo di Draghi con il loro molto più risparmioso per il bilancio. La rivisitazione delle attuali percentuali al rialzo per i trattamenti più alti, sarebbe già un ottimo compromesso, non dimentichiamo che l'attuale indice del 7,3 e tendente al rialzo e sicuramente avremo nell'anno un ulteriore conguaglio a credito. La storiella è sempre quella, non ci sono soldi nelle casseantlio1962 ha scritto: ↑gio dic 15, 2022 12:14 pmpersonalmente ( e lo dico senza alcuna polemica ) non credo sia un buon risultato quello di lasciare...al palo...i trattamenti da sei volte in sù, se mantengono le attuali percentuali per i scaglioni di reddito da sei volte in su del trattamento minimo alimenterebbero una guerra fraticida oltretutto potenzialmente iniqua nei confronti di chi ha molto e più a lungo contribuito alla formazione della sua pensione; credo che la soluzione migliore sia quella di ripristinare il metodo del 2022 fermo restanto possibili benefici per le pensioni al minimo come già preventivato, dopodichè con buona pace di chi ha tanto lavorato.....( come dicevo in qualche vecchio post....mal comune mezzo gaudio )mauri64 ha scritto: ↑gio dic 15, 2022 10:24 am CiaoAspettiamo di vedere nel dettaglio le eventuali modifiche...steven ha scritto: ↑gio dic 15, 2022 9:44 am Ciao Mauri,
devono trovare risorse per le minime oltre i 75 anni e, a questo punto, il 100% della rivalutazione fino a 5 volte il TM.
Sarebbe un buon risultato, anche se la platea dei trattamenti da 6 volte il TM resterebbe esclusa, anzi, al palo del 50 e 35% ...
In questa nazione è diventata una colpa lavorare e contribuire....
Rivalutazione 2023
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Re: Rivalutazione 2023
Re: Rivalutazione 2023
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Previdenza: la tagliola sulle indicizzazioni prevista per il 2023 estesa anche al 2024
Che, ormai da decenni i pensionati siano stati posti nel mirino dei conti pubblici ed individuati come elementi da emungere. Basti ricordare le famose “ pensioni d’oro ” e le invidie da esse scaturite, per comprendere che anche per la legge di bilancio per il 2023 a costoro sono stati dedicati solamente interventi economicamente restrittivi.
L’interesse dei pensionati, in particolar modo di quelli titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto ad una prestazione previdenziale adeguata. Tale diritto, costituzionalmente fondato, risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie, peraltro, non specificate nel provvedimento in dettaglio. La perequazione, che correlata all’inflazione permetterebbe un ristoro dei trattamenti in essere, nella sua nuova formulazione, riduce fortemente quanto già previsto per il 2023, come già realizzato nel 2022, dalle nome in vigore che dopo tanti anni ricomponevano un diritto troppo spesso vanificato.
Risultano, infatti, intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale, fondati su inequivocabili parametri costituzionali: la proporzionalità del trattamento di quiescenza, inteso quale retribuzione differita ( art. 36, primo comma, Cost .) e l’adeguatezza ( art. 38, secondo comma, Cost. ). Quest’ultimo è da intendersi quale espressione certa, anche se non esplicita, del principio di solidarietà di cui all’art. 2 Cost. e al contempo attuazione del principio di eguaglianza sostanziale di cui all’art. 3, secondo comma, Cost. Una norma limitativa è stata, pertanto, già in passato ritenuta costituzionalmente illegittima ( Corte Costituzionale Sentenza n. 70/2015 ).
I pensionati colpiti in base agli ultimi censimenti dell’Inps sono oltre tre milioni e sono quelli che ricevano un trattamento superiore a quattro volte il minimo Inps : circa 2.100 euro lordi al mese. E’ un esercito di pensionati : un pensionato su cinque ! Ma è un esercito senza armi. Nessuno interviene a sua difesa. Neanche le confederazioni sindacali che, peraltro, hanno fra i propri iscritti una maggioranza di pensionati. E’, quindi gioco, facile infierire su costoro.
Per accontentare i sindacati è bastato prevedere una crescita maggiorata al 120 % per le pensioni minime : 46 euro in più ! Mentre per i pensionati d’oro si è passati da un incremento previsto del 7,3 % ad, addirittura per le pensioni superiori a 5.000 euro lordi, al 2,55 %. Ma il provvedimento del Governo Meloni comprende, cosa che pochi hanno rilevato, che la tagliola sulle indicizzazioni non valga solo per il 2023 ma sia estesa anche al 2024. Va, poi considerato che, i pur modesti incrementi, non vengono attivati con riferimento agli scaglioni, così come previsto dall’Irpef, ma in funzione della fascia in cui l’importo totale della pensione si colloca. Per cui l’incremento del 2,55 % , come previsto per le pensioni di 5.000 euro mensili lordi, incide su tutta la cifra non recuperando gli incrementi maggiori per gli importi sottostanti.
Infine l’effetto restrittivo si cumula nel tempo dal momento che l’indicizzazione del futuro sarà applicata ad importi più ridotti di quanto sperato e correttamente dovuto negli ultimi due anni. La perdita è quindi strutturale e crescente impedendo qualsiasi ristoro a fronte di una inflazione galoppante che falcidia fortemente proprio i pensionati che non hanno altro possibile recupero.
Previdenza: la tagliola sulle indicizzazioni prevista per il 2023 estesa anche al 2024
Che, ormai da decenni i pensionati siano stati posti nel mirino dei conti pubblici ed individuati come elementi da emungere. Basti ricordare le famose “ pensioni d’oro ” e le invidie da esse scaturite, per comprendere che anche per la legge di bilancio per il 2023 a costoro sono stati dedicati solamente interventi economicamente restrittivi.
L’interesse dei pensionati, in particolar modo di quelli titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto ad una prestazione previdenziale adeguata. Tale diritto, costituzionalmente fondato, risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie, peraltro, non specificate nel provvedimento in dettaglio. La perequazione, che correlata all’inflazione permetterebbe un ristoro dei trattamenti in essere, nella sua nuova formulazione, riduce fortemente quanto già previsto per il 2023, come già realizzato nel 2022, dalle nome in vigore che dopo tanti anni ricomponevano un diritto troppo spesso vanificato.
Risultano, infatti, intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale, fondati su inequivocabili parametri costituzionali: la proporzionalità del trattamento di quiescenza, inteso quale retribuzione differita ( art. 36, primo comma, Cost .) e l’adeguatezza ( art. 38, secondo comma, Cost. ). Quest’ultimo è da intendersi quale espressione certa, anche se non esplicita, del principio di solidarietà di cui all’art. 2 Cost. e al contempo attuazione del principio di eguaglianza sostanziale di cui all’art. 3, secondo comma, Cost. Una norma limitativa è stata, pertanto, già in passato ritenuta costituzionalmente illegittima ( Corte Costituzionale Sentenza n. 70/2015 ).
I pensionati colpiti in base agli ultimi censimenti dell’Inps sono oltre tre milioni e sono quelli che ricevano un trattamento superiore a quattro volte il minimo Inps : circa 2.100 euro lordi al mese. E’ un esercito di pensionati : un pensionato su cinque ! Ma è un esercito senza armi. Nessuno interviene a sua difesa. Neanche le confederazioni sindacali che, peraltro, hanno fra i propri iscritti una maggioranza di pensionati. E’, quindi gioco, facile infierire su costoro.
Per accontentare i sindacati è bastato prevedere una crescita maggiorata al 120 % per le pensioni minime : 46 euro in più ! Mentre per i pensionati d’oro si è passati da un incremento previsto del 7,3 % ad, addirittura per le pensioni superiori a 5.000 euro lordi, al 2,55 %. Ma il provvedimento del Governo Meloni comprende, cosa che pochi hanno rilevato, che la tagliola sulle indicizzazioni non valga solo per il 2023 ma sia estesa anche al 2024. Va, poi considerato che, i pur modesti incrementi, non vengono attivati con riferimento agli scaglioni, così come previsto dall’Irpef, ma in funzione della fascia in cui l’importo totale della pensione si colloca. Per cui l’incremento del 2,55 % , come previsto per le pensioni di 5.000 euro mensili lordi, incide su tutta la cifra non recuperando gli incrementi maggiori per gli importi sottostanti.
Infine l’effetto restrittivo si cumula nel tempo dal momento che l’indicizzazione del futuro sarà applicata ad importi più ridotti di quanto sperato e correttamente dovuto negli ultimi due anni. La perdita è quindi strutturale e crescente impedendo qualsiasi ristoro a fronte di una inflazione galoppante che falcidia fortemente proprio i pensionati che non hanno altro possibile recupero.
Re: Rivalutazione 2023
Sicuramente, ma di conseguenza la terza fascia che oggi è al 55 % andrebbe all'80 % e così a seguire. Di fatto l'ultima fascia, adesso al 35% andrebbe al 40%, a meno che non riescono ad aumentare tali percentuali con qualche limatina su qualche altro capitolo di bilancio. Bisogna essere realisti e stare con i piedi per terra....
Re: Rivalutazione 2023
Non esiste ne destra, centro o sinistra quando finisce la campagna elettorale e si devono mettere in atto le promesse fatte. Differentemente quando trattasi di benefici a loro stessi da attribuire, sono tutti compatti e d'accordo e tante cose vengono approvate in sordina senza nulla fare sapere al popolinosteven ha scritto: ↑gio dic 15, 2022 1:24 pmCiao, Antlioantlio1962 ha scritto: ↑gio dic 15, 2022 12:14 pmpersonalmente ( e lo dico senza alcuna polemica ) non credo sia un buon risultato quello di lasciare...al palo...i trattamenti da sei volte in sù, se mantengono le attuali percentuali per i scaglioni di reddito da sei volte in su del trattamento minimo alimenterebbero una guerra fraticida oltretutto potenzialmente iniqua nei confronti di chi ha molto e più a lungo contribuito alla formazione della sua pensione; credo che la soluzione migliore sia quella di ripristinare il metodo del 2022 fermo restanto possibili benefici per le pensioni al minimo come già preventivato, dopodichè con buona pace di chi ha tanto lavorato.....( come dicevo in qualche vecchio post....mal comune mezzo gaudio )
In questa nazione è diventata una colpa lavorare e contribuire....
Oggi la sinistra grazie a quello che sta facendo la destra sta scoprendo che le pensioni contributive penalizzate sono il frutto di fatica, sacrifici e quattrini pagati obbligatoriamente e che le pensioni minime e quelle sociali che godono delle rivalutazioni piene, non corrispondono agli stessi sacrifici, pagamenti e lavoro svolto.
Mai sentiti parlare in questi termini.
Re: Rivalutazione 2023
Non ci sono ancora notizie "fresche". Le ultime erano di metà mattina ...
https://www.ansa.it/sito/notizie/econom ... 13fca.html
https://www.ansa.it/sito/notizie/econom ... 13fca.html
Re: Rivalutazione 2023
Se decidessero di aumentare la perequazione al 100 % sino a cinque volte la minima bisognerà vedere se sarà confermata la famosa dicitura:
""...
1) nella misura dell’80 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o inferiori a
cinque volte il trattamento minimo INPS. Per le pensioni di importo superiore a quattro volte il
predetto trattamento minimo e inferiore a tale limite incrementato della quota di rivalutazione
automatica spettante sulla base di quanto previsto dalla lettera a), l'aumento di rivalutazione è
comunque attribuito fino a concorrenza del predetto limite maggiorato. Per le pensioni di importo
superiore a cinque volte il predetto trattamento minimo e inferiore a tale limite incrementato della
quota di rivalutazione automatica spettante sulla base di quanto previsto dal presente numero,
l'aumento di rivalutazione è comunque attribuito fino a concorrenza del predetto limite maggiorato;
...""
Nella migliore delle ipotesi:
525,38 x 5 = 2626,90 + 7,3 % = 2818,66
Significherebbe la rivalutazione "piena" (+ 7,3 %) sino a 2.818,66.
Sperem ben ... ma mi sembra troppa grazia ...
""...
1) nella misura dell’80 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o inferiori a
cinque volte il trattamento minimo INPS. Per le pensioni di importo superiore a quattro volte il
predetto trattamento minimo e inferiore a tale limite incrementato della quota di rivalutazione
automatica spettante sulla base di quanto previsto dalla lettera a), l'aumento di rivalutazione è
comunque attribuito fino a concorrenza del predetto limite maggiorato. Per le pensioni di importo
superiore a cinque volte il predetto trattamento minimo e inferiore a tale limite incrementato della
quota di rivalutazione automatica spettante sulla base di quanto previsto dal presente numero,
l'aumento di rivalutazione è comunque attribuito fino a concorrenza del predetto limite maggiorato;
...""
Nella migliore delle ipotesi:
525,38 x 5 = 2626,90 + 7,3 % = 2818,66
Significherebbe la rivalutazione "piena" (+ 7,3 %) sino a 2.818,66.
Sperem ben ... ma mi sembra troppa grazia ...
Re: Rivalutazione 2023
A Napoli si dice si stanno INCARTANDO da soli, nulla è impossibileAngelo1 ha scritto: ↑gio dic 15, 2022 5:04 pm Se decidessero di aumentare la perequazione al 100 % sino a cinque volte la minima bisognerà vedere se sarà confermata la famosa dicitura:
""...
1) nella misura dell’80 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o inferiori a
cinque volte il trattamento minimo INPS. Per le pensioni di importo superiore a quattro volte il
predetto trattamento minimo e inferiore a tale limite incrementato della quota di rivalutazione
automatica spettante sulla base di quanto previsto dalla lettera a), l'aumento di rivalutazione è
comunque attribuito fino a concorrenza del predetto limite maggiorato. Per le pensioni di importo
superiore a cinque volte il predetto trattamento minimo e inferiore a tale limite incrementato della
quota di rivalutazione automatica spettante sulla base di quanto previsto dal presente numero,
l'aumento di rivalutazione è comunque attribuito fino a concorrenza del predetto limite maggiorato;
...""
Nella migliore delle ipotesi:
525,38 x 5 = 2626,90 + 7,3 % = 2818,66
Significherebbe la rivalutazione "piena" (+ 7,3 %) sino a 2.818,66.
Sperem ben ... ma mi sembra troppa grazia ...

Il tempo di approvazione gioca a nostro favore, può darsi non se ne accorgono e dovendo definire la legge di bilancio entro pochi giorni ........

Re: Rivalutazione 2023
Ciao,Nicopin64 ha scritto: ↑gio dic 15, 2022 5:24 pmA Napoli si dice si stanno INCARTANDO da soli, nulla è impossibileAngelo1 ha scritto: ↑gio dic 15, 2022 5:04 pm Se decidessero di aumentare la perequazione al 100 % sino a cinque volte la minima bisognerà vedere se sarà confermata la famosa dicitura:
""...
1) nella misura dell’80 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o inferiori a
cinque volte il trattamento minimo INPS. Per le pensioni di importo superiore a quattro volte il
predetto trattamento minimo e inferiore a tale limite incrementato della quota di rivalutazione
automatica spettante sulla base di quanto previsto dalla lettera a), l'aumento di rivalutazione è
comunque attribuito fino a concorrenza del predetto limite maggiorato. Per le pensioni di importo
superiore a cinque volte il predetto trattamento minimo e inferiore a tale limite incrementato della
quota di rivalutazione automatica spettante sulla base di quanto previsto dal presente numero,
l'aumento di rivalutazione è comunque attribuito fino a concorrenza del predetto limite maggiorato;
...""
Nella migliore delle ipotesi:
525,38 x 5 = 2626,90 + 7,3 % = 2818,66
Significherebbe la rivalutazione "piena" (+ 7,3 %) sino a 2.818,66.
Sperem ben ... ma mi sembra troppa grazia ....
Il tempo di approvazione gioca a nostro favore, può darsi non se ne accorgono e dovendo definire la legge di bilancio entro pochi giorni ........![]()
il Governo potrebbe utilizzare il decreto milleproroghe per apportare eventuali modifiche.
Re: Rivalutazione 2023
Non credo sia cosi!
Continuano a fare aggiustamenti per farci litigare fra di noi e non avere un fronte compatto e coeso che si fa sentire con lor signori
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