Pagina 4 di 4
Re: morto un carabiniere afghanistan
Inviato: sab ago 20, 2011 10:54 am
da gervasi pietro
leonardo , Tomas e un appuntato quindi verso i superiori e abituato a usare il Lei !

scherzo
ciao
Re: morto un carabiniere afghanistan
Inviato: sab ago 20, 2011 11:06 am
da TomasMoore
gervasi pietro ha scritto:leonardo , Tomas e un appuntato quindi verso i superiori e abituato a usare il Lei !

scherzo
ciao
Solo per precisare e condividendo pienamente il pensiero di iosonoqui, il Turom prevede che anche il superiore gerarchico è obbligato a rivolgersi al subalterno con la terza persona singolare!
Re: morto un carabiniere afghanistan
Inviato: sab ago 20, 2011 12:11 pm
da leonardo virdò
gervasi pietro ha scritto:leonardo , Tomas e un appuntato quindi verso i superiori e abituato a usare il Lei !

scherzo
ciao
Non sapevo fino ad ora il grado di Tomas. Idee, opinioni e punti di vista diversi, ma non per questo non merita il massimo rispetto.
Ciao Pietro.
Re: morto un carabiniere afghanistan
Inviato: sab ago 20, 2011 12:23 pm
da gervasi pietro
leonardo virdò ha scritto:gervasi pietro ha scritto:leonardo , Tomas e un appuntato quindi verso i superiori e abituato a usare il Lei !

scherzo
ciao
Non sapevo fino ad ora il grado di Tomas. Idee, opinioni e punti di vista diversi, ma non per questo non merita il massimo rispetto.
Ciao Pietro.
Dio sa che su cio che dico non mento e non lo faccio per attirarmi simpatia - non ne ho bisogno - Quando vedo appuntati cosi preparati nell'espripersi e preparati culturalmente e in tutto, il mio cuore gioisce .
Penso ! e dico tra me . povera Arma Dei Carabinieri - sono finiti i tempi che il carabiniere - l'appuntato, te lo potevi giocare come volevi - addesso ti ritrovi appuntati con le P...... sotto.
ciao a tutti
Re: morto un carabiniere afghanistan
Inviato: sab ago 20, 2011 12:38 pm
da piemonte
DIO SA CHE IO DICO IL GIUSTO QUESTO MARESCIALLO AVEVA 2 C......I ENORMI I SUPERIORI LO TEMEVANO ALCUNI LO RISPETTAVANO ERA IN SERVIZIO ANDATO A FARE IL PROPRIO DOVERE PERCHE' SI ERA ARRUOLATO PER FARE CIO LUI ERA UN VERO CARABINIERE IO LO CONOSCIUTO E' FREQUENTATO IN SERVIZIO MEDITATE 2 PESI 2 MISURE LA MUTA, IL MARESCIALLO – Sia come sia, andiamo avanti. Dobbiamo infatti introdurre un personaggio chiave in questa vicenda, di cui, nelle ultime notizie e rivelazioni, sembra non esserci traccia. E’ il maresciallo dei Carabinieri Francesco Tumino, artificiere del Gruppo Operativo dell’Arma Palermo I. Chi è, Tumino? E’ l’uomo che, quella mattina del 21 giugno, fa saltare il detonatore dell’ordigno depositato sugli scogli dell’Addaura, rendendolo inoffensivo. Perchè dobbiamo chiamarlo in causa? Perchè bisogna parlare della muta da sub. “L’unica certezza è che la Procura della Repubblica di Caltanissetta, che conduce l’inchiesta, ha ordinato il prelievo delle tracce di Dna dalla muta, dalle pinne e dagli occhiali adoperati da sub che il 19 giugno 1989 piazzarono una borsa con 20 chili di esplosivo sulla scogliera nella quale si affacciava la villa di Falcone sul lungomare dell’Addaura”: questa è Repubblica Palermo, sempre del 14 maggio. E procediamo con ordine. Quella mattina, verso le 13, dopo che la borsa con l’esplosivo era stata scoperta fin dal primo mattino, già tre artificieri si erano dichiarati incompetenti a trattarne: viene contattato dunque d’urgenza Francesco Tumino, maresciallo dei Carabinieri, pratico di esplosivi. Giunto sul posto, fa saltare il detonatore, l’esplosione è rumorosa, attira curiosi che si avvicinano. Molto del materiale deflagrato è sparso in giro: una parte di esso viene trafugata. Tumino poi si ricorderà di aver visto un uomo con “grossi baffi neri” asportare parti dell’ordigno: interrogato sulla sua identità, l’uomo avrebbe risposto di appartenere alla Criminalpol di Roma e di essere dunque titolato a requisire materiale dalla scena del crimine. Ancora, Tumino dichiara che, prima che l’ordigno brillasse, un fotografo aveva scattato immagini del contenuto della borsa di plastica, sulla spiaggia: foto, però, mai rinvenute. Questa muta, su cui oggi si indaga, la prova chiave, dove è? Mistero.
I SOMMOZZATORI – Ci sono due ipotesi su di essa, ovvero, in realtà una. La muta in questione è certamente stata lasciata sul luogo dai due famosi sommozzatori, che nella notte fra il 20 e il 21 sono emersi sugli scogli in questione. Il dubbio è sull’identità dei sub, ed è qui che le ipotesi sono due: per la versione “tradizionale”, essi sono gli attentatori che depositano sugli scogli la borsa con gli esplosivi, per la “nuova versione” essi sono gli angeli custodi di Falcone, i due poliziotti che disinnescano il timer della bomba. In ogni caso, chi, per primo, ci racconta di questa storia dei sub? Francesco Tumino. Ce lo riferisce il magistrato di turno quel giorno, che mette quanto segue a verbale (dichiarazioni che possiamo fornirvi grazie al ciclopico lavoro di scavo negli archivi di Salvatore Parlagreco, che ne scrive su SiciliaInformazioni.com, e a cui tributiamo i nostri ringraziamenti per il prezioso materiale): “Tumino disse di avere saputo dal personale addetto al servizio di sorveglianza alla villa che il giorno precedente era stato avvistato un gommone da cui erano scesi due ragazzi. Approdati alla piattaforma si erano tolti la muta… Sono certo che questo particolare mi fu riferito anche da altri presenti che in questo momento non ricordo chi siano…”. E Tumino, che ne sa? Ce lo racconta lui, quando, molti mesi dopo, si presenta in procura per dichiarazioni spontanee. “Ho appreso dai poliziotti la storia del gommone e dei due sub. L’avevano saputo dai colleghi del turno precedente. L’ora? 6,30 – 6,45. I due si liberarono delle mute, pinne e fucili. Furono invitati ad andarsene, ma mostrarono il tesserino di agenti di polizia e venne loro consentito di lasciare l’attrezzatura. Il borsone? Non faceva parte dell’attrezzatura, sarebbe stato già sul posto prima dell’arrivo dei sub”. Tutto chiaro? Tumino parla con le guardie della villa, le quali gli raccontano di questo episodio accaduto ai loro colleghi del turno precedente. Due sub emergono, dicono di essere poliziotti, fanno qualcosa, e se ne vanno indisturbati. Perfetto: dunque anche questa storia degli agenti di polizia, che sbarcano di notte; anche il fatto che i sub erano “dei buoni” e non “dei cattivi”, e cioè il grande scoop che riapre le indagini, era storia nota, era a verbale, si sapeva, l’aveva dichiarata il maresciallo Tumino. arton114 Attentato a Falcone allAddaura: tutti i conti che non tornano.
Re: morto un carabiniere afghanistan
Inviato: gio set 08, 2011 8:05 pm
da iosonoquì
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-13059
presentata da
MAURIZIO TURCO
martedì 6 settembre 2011, seduta n.513
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. -
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri.
- Per sapere - premesso che:
in data 3 agosto 2011 il Ministro della difesa, rispondendo all'atto di sindacato ispettivo 4-12193, ha affermato che «[...] la presenza del militare, presumibilmente libero dal servizio, nella Valle del Panjshir, non era riconducibile ad alcuna missione autorizzata dalla direzione centrale dei servizi antidroga del predetto dipartimento di pubblica sicurezza. [...]»;
il successivo giorno 12 agosto sul quotidiano il Messaggero è stato pubblicato un articolo dal titolo «Colonnello romano ucciso in Afghanistan, spunta la pista degli smeraldi. L'ufficiale assassinato a giugno voleva comprare una miniera. I rapporti sospetti con una banca tedesca» in cui si legge «Le notizie che trapelano da questi primi mesi di indagini avviate dalla Procura di Roma per individuare i responsabili dell'agguato, dicono che Cristiano Congiu, quella mattina, si era dato appuntamento con Francesca Violetta perché insieme volevano costituire una società per entrare nel commercio delle pietre preziose» e ancora, «Aveva chiesto all'ambasciatore italiano Claudio Glaentzer di avviare la procedura speciale per l'apertura di un conto corrente presso l'istituto di credito utilizzato dall'ambasciata d'Italia a Kabul. Ma Glaentzer, dopo aver dato il consenso all'apertura del conto come è risultato dalle indagini, altrettanto rapidamente revocò la sua stessa disposizione esigendone la chiusura.»;
l'articolo a firma di Martina di Berardino si conclude «L'omicidio di Cristiano Congiu sembra assumere sempre di più i contorni di un giallo, che dà un nuovo significato a quella frase lasciata sul suo profilo di Facebook poco prima della sua morte: "Qualcuno mi vuole far tacere". Il post era apparso in rete quando aveva appreso che non gli sarebbe stato rinnovato il mandato a Kabul come esperto antidroga.» -:
se le notizie riportate nell'articolo in premessa corrispondano al vero e quali siano state le motivazioni per cui l'ambasciatore italiano Claudio Glaentzer, a seguito della richiesta del militare, abbia autorizzato l'apertura di un conto corrente presso l'istituto di credito utilizzato dall'ambasciata d'Italia a Kabul e a chi fosse stato intestato. (4-13059)