STRAGE IN CASERMA

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picopino

Re: STRAGE IN CASERMA

Messaggio da picopino »

iosonoquì ha scritto:Non poteva sapere, assolutamente non poteva sapere, la scala gerarchica dei dissaporti all'interno della Caserma tra i due.

...come ritengo non potessero saperlo altri colleghi in forza (o meno) all'interno dello stesso reparto, erano a conoscenza delle diatribe o delle antipatie.

Questi caduti, ce l'avranno in molti sul proprio groppone.....

Cordialmente
Il più delle volte rappresentare alla scala gerarchica il proprio disagio verso il proprio comandante porta più danno che beneficio, io quando l'ho messo nero su bianco sono stato trasferito d'ufficio per incompatibilità ambientale ed in discussione è stata messa solo la mia persona e non il comandante. Se a questo aggiungiamo che avverso tali ingiustizie non c'è giustizia (scusate l'ossimoro) nel senso che a nulla è valso il ricorso gerarchico ed al TAR, la situazione si avvita in modo da poter poi portare a questi atti estremi che non giustifico ma capisco e che sempre più frequentemente si verificano nelle nostre caserme fortunatamente il più delle volte senza queste conseguenze estreme.
Il mio pensiero affettuoso ora va a chi i suoi più cari affetti ha irrimediabilmente perduto, e chi chi svolge un ruolo di comando voglio ricordare una bellissima lettera scritta a tutta la scala gerarchica dal generale Sciazzu, purtroppo credo l'abbiano letta o interpretata nel senso del messaggio che voleva trasmettere veramente in pochi.


panorama
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Re: STRAGE IN CASERMA

Messaggio da panorama »

Non si tratta di fatti che riguardano i Carabinieri ma cmq. questa notizia è tremenda.

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tiscali: cronaca

Il genero gli uccise la figlia, lo Stato gli tassa il risarcimento che non vedrà mai

Questa è la triste storia di un padre che ha perso la figlia ventenne uccisa con una grandinata di colpi inferti con un pugnale da sub dal marito Francesco Gussoni, dal quale si stava separando, e al quale lo Stato presenta un altro conto salato: "Deve sborsare 27 mila euro. L'Agenzia delle Entrate - afferma Paolo Di Gregorio, pensionato originario di Licodia Eubea (Catania) - mi chiede tutti quei soldi, affinché possa far valere il risarcimento di 1 milione e 600 mila euro a cui è stato condannato l'imputato, risarcimento di cui la mia famiglia non vedrà mai un centesimo".

Genero omicida liberato dopo 2 anni grazie all’indulto - Il genitore, 64 anni, che ha a lungo lavorato in Svizzera, per un'impresa di apparecchiature elettroniche ad alta definizione vicino a Zurigo, nel 2006 si rifugiò con i suoi familiari nella Confederazione Elvetica, quando l'ex genero tornato in libertà per l'indulto (dopo solo 2 anni e 8 mesi di carcere) manifestò l'intenzione di tornare a vivere in Valtellina, per rivedere la figlioletta rimasta orfana della mamma uccisa e, nel frattempo, adottata dai nonni materni. "Più che con Gussoni - dichiara Di Gregorio - ce l'ho con i magistrati che, pur avendo ricevuto più denunce da mia figlia per ripetute violenze e minacce, non fecero nulla per fermare in tempo il suo assassino. Sonia fu massacrata nella sua casa di Cino il 21 gennaio 2000. E ora lo Stato mi vuole tassare un risarcimento che, in realtà, non ho mai incassato".

L’assurda tassa - L'uomo si è rivolto agli avvocati Enza Mainini di Morbegno (Sondrio) e Andrea Turconi di Milano per opporsi a questa nuova ingiustizia. “Si tratta dell’imposta di registro - spiega l’avvocato Turconi dalle pagine del Giorno di Sondio - ossia una tassa che lo Stato esige dai cittadini che hanno ottenuto dall’autorità giudiziaria un provvedimento esecutivo. L’importo, calcolato sul valore del risarcimento a cui si ha diritto, è da versare a prescindere dall’esito dell’esecuzione”. Una legge iniqua simile a quella che obbliga gli imprenditori a versare in anticipo l’Iva sulle fatture emesse.

Pagherà la tassa per costringere l’assassino della figlia a ricordare - E nonostante la palese ingiustizia Di Gregorio ha deciso di pagare: “Con l’avvocato Enza Mainini di Morbegno ho deciso di non lasciare prescrivere il risarcimento, non perché sia convinto che Gussoni un giorno paghi il debito, ma perché non dimentichi mai il male che ha fatto a Sonia, portandole via la vita, alla figlioletta poi adottata da me e da mia moglie Mirella, e perché non scordi il dolore che ha suscitato nel resto della mia famiglia. Ma anche lo Stato non dovrà dimenticare chi sono stati i veri mandanti del barbaro delitto”.

La condanna - Nel processo di primo grado a Sondrio, Gussoni fu prosciolto perché ritenuto completamente incapace di intendere e volere al momento del fatto: ebbe solo la pena accessoria di un periodo minimo di 5 anni di cure nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere (Mantova). In Appello a Milano, nel 2003, i giudici ribaltarono in parte la sentenza. Infermità non più totale, ma parziale e condanna a poco più di 11 anni, oltre a tre di soggiorno nell’ospedale. In più il maxi-risarcimento: un milione alla figlia minore, il resto diviso fra Di Gregorio, la consorte e gli altri due figli. Poi intervenne l’indulto e l’omicida rimase in carcere solo 2 anni e otto mesi. In questo caso lo Stato ha dato dimostrazione di quanto possa essere ingiusto.

17 ottobre 2012
Redazione Tiscali
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