Bimot21 ha scritto:se non vi annoio racconto anche io un aneddoto (se qualcuno si diverte a leggere) Anno 1988, nord Italia, arrivato nella mia prima sede di servizio, alla Stazione, trovo un Car. trasferito per "amoreggiamento" proveniente da fuori regione da oltre 300 km da dove era in servizio, un altro collega arrivato un mese prima dalla Sicilia da 680 km sempre trasferito per "amoreggiamento" e in procinto di sposarsi perché stava diventando padre… al terzo servizio piantone h24, in piena notte verso le ore 03.00, suona il capitano per "ispezione" alla caserma… (ma questa è un'altra storia...passata per fortuna), buona serata…
Molto umilmente, il monaco zen si permetterebbe di tirare le somme da questi aneddoti che tutti ricordiamo: senza dubbio ne risulta chiara e certa oltre ogni dubbio la durezza e la severità della disciplina cui ai nostri tempi eravamo sottoposti.
Il mio primo comandante soleva dire che la disciplina non soffre aggettivi, ossia che non è nè buona nè cattiva, nè bella nè brutta, nè tanta nè poca.
La disciplina è disciplina. E basta.
E serviva la disciplina, eccome, per tenere insieme gente di estrazione diversa, che doveva fare un lavoro duro, difficile, ingrato, circondata dal disprezzo e dall'odio della parte della popolazione, quella politicizzata, quella collusa con la criminalità e quella che era entrambe le cose.
All'epoca, lo stipendio bastava per far arrivare la famiglia al 15 del mese, giorno dal quale si tirava la cinghia...
Rispetto ai vecchi tempi, oggi la situazione mi pare ben diversa: i servizi esterni si sono trasformati in scarrozzate a finestrini rigorosamente chiusi e con l'aria condizionata accesa, con le palette che statisticamente vengono usate perlopiù per fermare gentili signore; le divise sono sempre piu comode, attillate e firmate da stilisti; film, telefilm e sceneggiati sul tema riempiono le tv, per cui il consenso sociale è alle stelle ed il mestiere è diventato un'ottima chance per "ragazzi/e immagine".
Inoltre, come abbiamo letto nel post della collega, oggi, se si amoreggia con superiori o dipendenti, il problema più immediato...beh, è quello di capire intensità e prevedibile durata dei rispettivi sentimenti.
E chi ci ripaga della durezza inaudita, dei rischi altissimi, del sudore e del sangue del servizio vero, quello di trent'anni fa, quello che era anche se a malapena riconosciuto dal c.d. sistema retributivo?
Con il ricalcolo contributivo delle pensioni militari, che è dietro l'angolo,
Il nostro sacrificio sarà definitivamente dimenticato, assimilato alle modalità attuali di lavoro, in cui il problema per cui inizia consiste nel se, come e quando sia possibile emulare i personaggi televisivi che civettano fra loro nelle caserme alternando sguardi languidi o marziali con frequenza tale da non rendere ulteriormente distinguibile la differenza tra lavoro e svago.
Che la situazione, come spesso accade in questo paese, sia grave ma non seria?