Banca risarcisce consumatore vittima di truffa online
Consumatore vittima di truffa online, l’ABF dispone risarcimento di 5 mila euro sottratti
Un istituto bancario ha risarcito il consumatore vittime di una truffa online dei 5 mila euro che gli erano stati sottratti attraverso un bonifico online non autorizzata. Il ricorso è stato presentato dal CTCU all’Arbitro Bancario Finanziario
24/02/2021
Al consumatore vittima di una truffa online l’istituto bancario riconosce i 5 mila euro che gli erano stati sottratti. Questo dopo il ricorso del CTCU, il Centro Tutela Consumatori Utenti di Bolzano, all’Arbitro Bancario Finanziario che ha dato ragione al consumatore.
La vicenda, raccontata dall’associazione, punta i riflettori sulle dinamiche dei pagamenti e dell’online banking e sulla necessità di una “autenticazione forte” per le operazioni fatte da remoto.
Truffa online, operazione non autorizzata di 5 mila euro
La vicenda riguarda un consumatore che si era accorto, spiega il CTCU, di un’operazione non autorizzata di ben 5 mila euro sulla propria app dell’online banking. Dopo che la filiale della banca gli aveva comunicato di non poter stornare l’operazione, il consumatore ha sporto subito una denuncia-querela contro ignoti presso il più vicino posto di polizia, inviando subito anche un reclamo alla banca. Alla risposta insoddisfacente dell’istituto si è poi rivolto al CTCU.
I consulenti dell’associazione hanno esaminato il caso e accertato che l’operazione non riconosciuta riguardava un bonifico effettuato con addebito della carta di debito (bancomat) del cliente. Ma non si capiva come e da chi una tale operazione fosse stata disposta. Dopo un tentativo, vano, di assumere altre informazioni presso la banca, i consulenti del CTCU hanno quindi deciso di sottoporre la questione tramite ricorso all’Arbitro Bancario Finanziario (A.B.F.).
Il procedimento ha permesso di scoprire che il bonifico era stato fatto via bancomat ma con una funzione di pagamento attivata solo poco prima dell’operazione. La decisione finale dell’Arbitro è favorevole al consumatore.
La decisione dell’ABF a favore del consumatore
Come è stata motivata la decisione?
«Nel caso in cui un’operazione di pagamento, come ad es. un bonifico oppure un pagamento con carta, sia eseguita attraverso un canale da remoto (quindi per telefono, home-banking, app…), la direttiva PSD2 – spiega il CTCU – richiede in questi casi una “autenticazione forte”, cioè un’autenticazione a più fattori di colui che dispone il pagamento. Nel caso specifico, solo la procedura offerta dall’intermediario per utilizzare i servizi di pagamento era stata autorizzata con un’autenticazione forte, mentre per l’esecuzione della singola operazione di pagamento di 5.000 euro era stata utilizzata unicamente una password cd. “statica” (cioè uguale per ogni operazione)».
Poiché la direttiva PSD2 indica sempre necessaria, per l’esecuzione di qualsiasi operazione di pagamento, un’identificazione a due fattori, l’ABF ha quindi deciso che l’istituto dovesse restituire al cliente l’intera somma dell’operazione. La banca ha poi eseguito quanto deciso dall’ABF.
«Il caso dimostra ancora una volta quanto sia importante un controllo regolare, da parte del titolare, delle operazioni bancarie del proprio conto, della propria carta o della propria app – dice la Direttrice del CTCU, Gunde Bauhofer – Oltretutto diventa chiaro come gli organismi di mediazione costituiscano un enorme plusvalore per consumatori e consumatrici; per un caso come quello descritto la via giudiziale non sarebbe stata la via più indicata, sia per quanto riguarda i costi, sia per quanto riguarda la durata».
NEWS varie del giorno.
Re: NEWS varie del giorno.
Tanatoprassi
Nello specifico, la procedura prevede la somministrazione di sostanze conservanti tramite iniezione, oltre alla disinfezione completa del corpo, il trucco correttivo e la sistemazione delle mani e del viso, per garantire un aspetto sereno e composto.
Tanatoprassi, cosa prevede la conservazione della salma del Papa.
La tecnica si basa fondamentalmente sull'iniezione di un fluido per preservare il corpo e l’aspetto del defunto e si esegue nelle ore immediatamente successive alla morte
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Gazzetta del Sud online
La tanatoprassi praticata a Papa Francesco: il corpo del Pontefice imbalsamato temporaneamente per l'esposizione ai fedeli.
Il trattamento consiste nella cura igienica di conservazione del corpo dopo la morte per un tempo circoscritto.
23 APRILE 2025
Per tre giorni da oggi a venerdì 25 aprile la salma di Papa Francesco sarà esposta in San Pietro per permettere ai fedeli di rendere omaggio al pontefice. Come per i suoi predecessori è stata utilizzata una tecnica per preservare – per un lasso di tempo da 10 a 15 giorni – l’aspetto e i tessuti del defunto: la tanatoprassi è una specie di «imbalsamazione temporanea», necessaria quando la salma deve essere esposta pubblicamente.
È stata utilizzata per conservare il corpo di Benedetto XVI, il Papa emerito Joseph Ratzinger, morto il 31 dicembre 2022 a 95 anni, prima dell’esposizione in Vaticano.
Ma è lo stesso procedimento a cui sono state sottoposte anche molte altre personalità di rilievo. Fra loro, Papa Giovanni Paolo II: dopo la sua morte nel 2005, il corpo di Karol Wojtyła è stato sottoposto a tanatoprassi per permettere ai fedeli di rendergli omaggio durante l'esposizione pubblica.
Anche Luciano Pavarotti, scomparso nel 2007, è stato trattato con questa tecnica per preservare il suo corpo durante le cerimonie funebri. Sono stati preservati con tanatoprassi anche i corpi di Rosa Carniato Benetton, moglie di Luciano Benetton, Nicole Bulgari, della storica famiglia famosa per la gioielleria di lusso, Enzo Jannacci, scomparso nel 2013. Ma anche quello di Pelè, morto nel dicembre 2022: il trattamento è stato effettuato per preservare il corpo durante l'esposizione pubblica a Santos, in Brasile, dove migliaia di persone hanno reso omaggio alla leggenda del calcio.
La tecnica viene definita, sul portale dell’Init, «un trattamento "post-mortem"» che «consiste nella cura igienica di conservazione del corpo dopo la morte, ma è soprattutto un trattamento che ha lo scopo di realizzare un processo altamente igienico nel settore funerario e cimiteriale».
Il corpo, nelle ore successive alla morte, subisce una veloce trasformazione: la fuoriuscita di liquidi organici e di vapori nauseanti rendono la veglia funebre più traumatica e, anche, potenzialmente pericolosa. La tanatoprassi serve per evitare questa situazione: «ciò è possibile tramite un’iniezione nel sistema arterioso di un fluido conservante e da una serie di cure estetiche che consentono di conservare un'immagine integra della persona cara, eliminando così per alcune settimane il processo di decomposizione».
Niente a che vedere con l’imbalsamazione permanente: la tanatoprassi garantisce il «ritorno in polvere del corpo» in un tempo massimo di 10 anni (mentre, normalmente, senza alcun trattamento, ci vogliono circa 40 anni, in alcuni casi anche 80).
La tanatoprassi viene utilizzata anche in medicina legale: bloccando temporaneamente la decomposizione della salma, fissa i tessuti e le lesioni come in una preparazione istologica, permettendo di eseguire più facilmente le indagini. Lo stesso vale nel caso delle riesumazioni rese necessarie dalle indagini giudiziarie: i risultati degli esami sul corpo saranno più attendibili su un cadavere trattato.
Nello specifico, la procedura prevede la somministrazione di sostanze conservanti tramite iniezione, oltre alla disinfezione completa del corpo, il trucco correttivo e la sistemazione delle mani e del viso, per garantire un aspetto sereno e composto.
Tanatoprassi, cosa prevede la conservazione della salma del Papa.
La tecnica si basa fondamentalmente sull'iniezione di un fluido per preservare il corpo e l’aspetto del defunto e si esegue nelle ore immediatamente successive alla morte
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Gazzetta del Sud online
La tanatoprassi praticata a Papa Francesco: il corpo del Pontefice imbalsamato temporaneamente per l'esposizione ai fedeli.
Il trattamento consiste nella cura igienica di conservazione del corpo dopo la morte per un tempo circoscritto.
23 APRILE 2025
Per tre giorni da oggi a venerdì 25 aprile la salma di Papa Francesco sarà esposta in San Pietro per permettere ai fedeli di rendere omaggio al pontefice. Come per i suoi predecessori è stata utilizzata una tecnica per preservare – per un lasso di tempo da 10 a 15 giorni – l’aspetto e i tessuti del defunto: la tanatoprassi è una specie di «imbalsamazione temporanea», necessaria quando la salma deve essere esposta pubblicamente.
È stata utilizzata per conservare il corpo di Benedetto XVI, il Papa emerito Joseph Ratzinger, morto il 31 dicembre 2022 a 95 anni, prima dell’esposizione in Vaticano.
Ma è lo stesso procedimento a cui sono state sottoposte anche molte altre personalità di rilievo. Fra loro, Papa Giovanni Paolo II: dopo la sua morte nel 2005, il corpo di Karol Wojtyła è stato sottoposto a tanatoprassi per permettere ai fedeli di rendergli omaggio durante l'esposizione pubblica.
Anche Luciano Pavarotti, scomparso nel 2007, è stato trattato con questa tecnica per preservare il suo corpo durante le cerimonie funebri. Sono stati preservati con tanatoprassi anche i corpi di Rosa Carniato Benetton, moglie di Luciano Benetton, Nicole Bulgari, della storica famiglia famosa per la gioielleria di lusso, Enzo Jannacci, scomparso nel 2013. Ma anche quello di Pelè, morto nel dicembre 2022: il trattamento è stato effettuato per preservare il corpo durante l'esposizione pubblica a Santos, in Brasile, dove migliaia di persone hanno reso omaggio alla leggenda del calcio.
La tecnica viene definita, sul portale dell’Init, «un trattamento "post-mortem"» che «consiste nella cura igienica di conservazione del corpo dopo la morte, ma è soprattutto un trattamento che ha lo scopo di realizzare un processo altamente igienico nel settore funerario e cimiteriale».
Il corpo, nelle ore successive alla morte, subisce una veloce trasformazione: la fuoriuscita di liquidi organici e di vapori nauseanti rendono la veglia funebre più traumatica e, anche, potenzialmente pericolosa. La tanatoprassi serve per evitare questa situazione: «ciò è possibile tramite un’iniezione nel sistema arterioso di un fluido conservante e da una serie di cure estetiche che consentono di conservare un'immagine integra della persona cara, eliminando così per alcune settimane il processo di decomposizione».
Niente a che vedere con l’imbalsamazione permanente: la tanatoprassi garantisce il «ritorno in polvere del corpo» in un tempo massimo di 10 anni (mentre, normalmente, senza alcun trattamento, ci vogliono circa 40 anni, in alcuni casi anche 80).
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