Destituzione dall'Arma
Re: Destituzione dall'Arma
Messaggio da gixi66 »
Il titolo del mio post è "destituzione dall'Arma" e non "lezioni di vita" ! Per favore rimanete sul tema e risparmiatemi i vostri sermoni. Grazie.
Re: Destituzione dall'Arma
Gixi66, se ti sei risentito di qualche post segnalalo.
Non facciamo discussioni sterili, se dovessimo censurare i fuori o.t. dovremmo cancellarne centinaia o forse migliaia..
Un piccolo suggerimento,Cerca di carpire gli aiuti che ti vengono dati ,x le tue serie problematiche e lascia perdere il resto.
In bocca al lupo per tutto.
Lino.
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Un piccolo suggerimento,Cerca di carpire gli aiuti che ti vengono dati ,x le tue serie problematiche e lascia perdere il resto.
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Lino.
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Re: Destituzione dall'Arma
Messaggio da fulmineacielsereno »
Iosonoqui ciaoiosonoquì ha scritto:....personalmente, e mi prenderò molti disappunti dagli utenti, non condivido molto gli apprezzamenti perchè si trovi un'escamotage per uscire indenni, o coi minori danni possibili, da una sentenza di condanna. Quando sono entrato nelle file dell'Arma ho preso un impegno, tra i quali, manco a dirlo, quello di servire lo Stato e i suoi cittadini, non infrangendo le leggi che dovrei, per primo, rispettare e far rispettare.
Cordialità.
P.S. scusate la schiettezza e l'intrusione. Entro molto di rado, ma vi leggo giornalmente.
sarei curioso di sapere se lavori nella territoriale o in ufficio. Giusto per capire
Re: Destituzione dall'Arma
.....distinzione fondamentale! Chi ha fatto lavoro d'ufficio per tutta la carriera non ha mai dovuto sporcarsi le mani: al massimo qualche tiratina d'orecchie per una pratica in ritardo o fatta male. Diverso è il discorso della territoriale, dove gli incidenti di percorso sono all'ordine del giorno!
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Re: Destituzione dall'Arma
Messaggio da fulmineacielsereno »
ciao umtamborumtambor ha scritto:.....distinzione fondamentale! Chi ha fatto lavoro d'ufficio per tutta la carriera non ha mai dovuto sporcarsi le mani: al massimo qualche tiratina d'orecchie per una pratica in ritardo o fatta male. Diverso è il discorso della territoriale, dove gli incidenti di percorso sono all'ordine del giorno!
e poi si deve fare anche la distinzione di quelli che stanno alla territoriale senza fare neanche un arresto e vivere sulle spalle di altri che li fanno, presenziando alla compilazione deglio atti di pg solo per maturare straordinari e accaparrarsi meriti di altri (come quegli animaletti che vivono attaccati a vita sugli ippopotami)
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Re: Destituzione dall'Arma
Messaggio da fulmineacielsereno »
ciao, dovremmo conoscere tutti a menadito "l'arma letale" del codice dell'ordinamento militare di cui tutti ne sappiamo l'esistenza ma ne ignoriamo il contenuto sin quando non vi rimaniamo incagliati (vale anche per me). Comunquegixi66 ha scritto:Qualsiasi reato prevede la destituzione ? Gradirei avere testimonianze personali sull'argomento.
Art. 861 Cause di perdita del grado
1. Il grado si perde per una delle seguenti cause:
a) dimissioni volontarie;
b) dimissioni d’autorità;
c) cancellazione dai ruoli;
d) rimozione all’esito di procedimento disciplinare;
e) condanna penale.
1. La perdita del grado, senza giudizio disciplinare, consegue a condanna definitiva, non
condizionalmente sospesa, per reato militare o delitto non colposo che comporti la pena
accessoria della rimozione o della interdizione temporanea dai pubblici uffici, oppure una
delle pene accessorie di cui all’articolo 19, comma 1, numeri 2) e 6) del codice penale.
2. I casi in base ai quali la condanna penale comporti l’applicazione della rimozione o della
interdizione temporanea dai pubblici uffici sono contemplati, rispettivamente, dalla legge
penale militare e dalla legge penale comune.
La perdita del grado.
(1) Nozione.
L’articolo 923, lettera i) del Codice annovera la perdita del grado tra le cause che determinano la cessazione del rapporto di impiego. Ai sensi dell’articolo 861, il Militare può perdere il grado per cause diverse, anche a prescindere da qualunque procedimento disciplinare. In particolare:
– per volontà del soggetto, nel caso di dimissioni volontarie;
– a seguito di un provvedimento discrezionale dell’Amministrazione, in presenza di dimissioni d’autorità;
– in ottemperanza alla legge, nel caso di cancellazione dai ruoli;
– per motivi disciplinari, nell’ipotesi di rimozione all’esito di procedimento disciplinare;
– per motivi penali, in presenza di condanna.
La perdita del grado per rimozione per motivi disciplinari, quindi, è adottata a seguito di apposito giudizio disciplinare e rappresenta la massima sanzione di stato, in quanto comporta il venir meno del rapporto intercorrente tra il Militare e l’Amministrazione (vedasi il combinato disposto degli articoli 851, secondo comma e 865 del Codice che sintetizza quanto previsto nell’eterogenea normativa preesistente).
L’istituto in commento va distinto dalla figura analoga prevista all’articolo 866 del Codice che, invece, disciplina la perdita del grado per condanna penale e dispone che la suddetta misura espulsiva si applichi, senza l’attivazione di alcun procedimento disciplinare, in caso di condanna definitiva, non condizionalmente sospesa, per reato militare o delitto non colposo cui abbia fatto seguito l’applicazione della pena accessoria della rimozione o dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici. Sussistono, quindi, due figure di rimozione, l’una connessa al procedimento disciplinare, l’altra a seguito di condanna penale, come pena accessoria conseguente alla condanna alla reclusione militare per una durata superiore ai tre anni (articolo 29 del codice penale militare di pace) ovvero per interdizione temporanea dai pubblici uffici.
(2) Presupposti.
L’attuale quadro normativo, a differenza di quanto statuito dalle previgenti leggi di stato che consentivano, comunque, di identificare alcune mancanze, non contiene specificazioni in ordine alle fattispecie che legittimano l’adozione della perdita del grado per rimozione. L’articolo 865 sopra richiamato, in realtà, pone l’accento sulla necessità di attivare il procedimento disciplinare prima di infliggere la sanzione, senza aggiungere alcuna altra precisazione.
A titolo di esempio, per gli Ufficiali e i Sottufficiali era espressamente prevista la “violazione del giuramento” comprendente ogni trasgressione ai doveri di fedeltà alla Repubblica, nonché l’inosservanza delle norme fondamentali dell’ordinamento giuridico italiano oltre, naturalmente, le più gravi infrazioni ai doveri relativi a dipendenza gerarchica, iniziativa, senso di responsabilità e tutela del segreto. Il rinvio agli “altri motivi disciplinari” era riferito alle più rilevanti trasgressioni alle regole della disciplina e lasciava all’Autorità responsabile un notevole campo di operatività, purché le condotte astrattamente meritevoli di sanzione fossero di gravità tale da imporre l’assunzione di una misura sanzionatoria espulsiva. Per gli Appuntati e i Carabinieri, infine, il richiamo al “comportamento comunque contrario alle finalità dell’Arma o alle esigenze di sicurezza dello Stato” attribuiva margini di apprezzamento discrezionale ancora più estesi.
Orbene, la scelta di non riprodurre testualmente le preesistenti norme “che, come precisato, già conferivano all’Autorità disciplinarmente competente una consistente discrezionalità nella valutazione delle condotte sanzionabili”, va interpretata nel senso di rafforzare questa potestà. Il Militare rimosso dal grado per motivi disciplinari deve, quindi, aver tenuto un comportamento incompatibile con il ruolo rivestito e di gravità tale da costituire un ostacolo alla prosecuzione del rapporto di impiego con l’Amministrazione.
Re: Destituzione dall'Arma
Gixi forse non ti bastano i suggerimenti di Avt8? Al posto tuo sai cosa farei? Per prima cosa lo ringrazierei, poi chiederei ulteriori chiarimenti se non hai capito cosa ti ha suggerito. Posso poi suggerirti di essere gentile quantomeno con chi difende le tue ragioni? Capisco che magari avrai i tuoi motivi per essere poco sereno, ma qui, oltre a cercare di aiutare i colleghi, credo sia consentito qualche sfogo personale sulle ingiustizie subite. O no?gixi66 ha scritto:Il titolo del mio post è "destituzione dall'Arma" e non "lezioni di vita" ! Per favore rimanete sul tema e risparmiatemi i vostri sermoni. Grazie.
Re: Destituzione dall'Arma
Messaggio da gixi66 »
Zenmonk, se permetti, quello che devo o non devo fare, lo decido io.
E ribadisco quello che ho scritto.
E ribadisco quello che ho scritto.
Re: Destituzione dall'Arma
Mi raccomando i toni ed evitiamo discussioni,che portano solo al nulla.
Se volete aiutare concretamente gixi66 ,ok.
Ricordiamoci tutti quanti , chiunque puo' accedere al sito e non siamo di facile comprensione, almeno per i non appartenenti.....
Un saluto a tutti.
Se volete aiutare concretamente gixi66 ,ok.
Ricordiamoci tutti quanti , chiunque puo' accedere al sito e non siamo di facile comprensione, almeno per i non appartenenti.....
Un saluto a tutti.
Per Aspera ad Astra!!!!
Re: Destituzione dall'Arma
Secondo la tradizione zen mi inchino profondamente e mi scuso se non ho raggiunto lo scopo di aiutare tutti gli esseri senzienti ad essere felici e a non sperimentare la sofferenza. Lo auguro a tutti sinceramente.
Re: Destituzione dall'Arma
Nel 1974 al termine del corso suttufficiali, ho frequentato il corso antidroga con istruttori americano della DEA ( Drug-enofrcemente administration ) Tutti poliziotti italo americani ed un giorno prima dell'esame di fine corso ad una riunine di tutti i presenti si presentò un istruttore americano che non avevo mai visto, e ci raccontò questo :
POLIZIOTTO ALLO SPECCHIO
Parlarono il comandante della scuola e il Chief Justice – che corrisponde pressappoco al nostro Procuratore della Repubblica -, ma non ricordo cosa dissero. E se non lo ricordo, è certamente perché dissero le solite cose che si dicono in queste cerimonie: Dovere, Legge, ed altre maiuscole. Poi salì in cattedra l’istruttore, un uomo sulla cinquantina, di cui invece ricordo anche il nome – TARALLO si chiamava – ma soprattutto le parole.
“Ragazzi – disse -, fin qui avete sentito quello che la nostra professione dovrebbe essere. Ora, lasciatevi dire quello che in realtà è e vi offre. Uno stipendio da fame, vi offre, e una carriera lenta, al termine della quale, se vi va bene, finirete con una pensione che vi consentirà di occupare le panchine dei giardini pubblici, ma raramente il sedile di un bar. Vostra moglie, se avete avuto la fortuna di sceglierne una beneducata, non vi rinfaccerà la vita di ansie e di stenti che le avete imposto, ma voi glielo leggerete sul viso e i vostri figli, sui banchi di scuola, si vergogneranno di essere figli di un piedipiatti. Solo le persone rispettabili avranno rispetto di voi. Ma le persone rispettabili sono poche, e di solito poco coraggiose: per cui, se qualche volta vi sorrideranno, lo faranno di nascosto, quando nessuno le vede. La cosiddetta società vi affida il compito di frugare nelle fogne ma non ammette che vi ci sporchiate le mani. O per meglio dire non ammette che la sporcizia si veda. Essa esige che i delitti vengano scoperti e i delinquenti riconosciuti. Se non ci riuscite, sarete considerati dei buoni a nulla, se non addirittura dei venduti ai farabutti: se ci riuscite, sarete accusati, o almeno sospettati di avere usato mezzi illeciti e violenti. E ricordatevi che mentre qualunque criminale, anche il più efferato, avrà sempre dalla sua torme di intellettuali, attori, scrittori, giornalisti; il poliziotto non può contare su nessuno, nemmeno sui suoi superiori. I quali, nel migliore dei casi, gli faranno da scudo finché possono, ma possono poco contro le pressioni della pubblica opinione e della politica. Perché voi, agli occhi di chi fa la pubblica opinione e la politica rappresentate l’arroganza ed il sopruso del Potere, sebbene non ne avrete mai nemmeno quanto basta per ottenere un trasferimento. Nessuno vi obbliga a fare i poliziotti. Ma se lo fate, dovete rinunciare anzitutto al diritto di protestare. Anche se vi ammazzano, non aspettate che vi ringrazino perché questo fa parte dei rischi del mestiere. Solo cinque minuti di soddisfazione vi riserva la giornata: quelli in cui, guardandovi nello specchio per farvi la barba, potrete dire: “Eccolo qui, il piedipiatti. Eccolo qui lo sbirro, lo spione, la carogna che si prepara a rischiare anche oggi la pelle per difendere quella degli altri e il loro diritto a chiamarlo sbirro, spione e carogna. Senza di lui, senza questo figlio di puttana, i figli di papà e mammà si sentirebbero persi e non oserebbero nemmeno uscire di casa”. Questo è l’unico compenso che potete aspettarvi dal nostro mestiere che nessuno vi obbliga a fare. A me è bastato, e seguita a bastarmi. Ma tengo a dirvi che non ne ho mai avuti altri, né mai mi si è riconosciuto il diritto di chiederne altri” ..
Posso dirvi che erano parole sante, in quanto il tutto constatato sulla mia pelle, senza raccontarvi nulla altrimenti ci vorrebbe una vita a raccontarvelo, e per questo motivo che anni dopo mi sono messo a studiare solo come combattere contro la PA, e difendermi per far valere i miei diritti, e posso dirvi, che ho dovuto attendere molti anni per l'esito ma alla fine ci sono riuscito, e per questo motivo che metto a disposizione degli altri la mia esperienza maturata sul campo di battaglia-
POLIZIOTTO ALLO SPECCHIO
Parlarono il comandante della scuola e il Chief Justice – che corrisponde pressappoco al nostro Procuratore della Repubblica -, ma non ricordo cosa dissero. E se non lo ricordo, è certamente perché dissero le solite cose che si dicono in queste cerimonie: Dovere, Legge, ed altre maiuscole. Poi salì in cattedra l’istruttore, un uomo sulla cinquantina, di cui invece ricordo anche il nome – TARALLO si chiamava – ma soprattutto le parole.
“Ragazzi – disse -, fin qui avete sentito quello che la nostra professione dovrebbe essere. Ora, lasciatevi dire quello che in realtà è e vi offre. Uno stipendio da fame, vi offre, e una carriera lenta, al termine della quale, se vi va bene, finirete con una pensione che vi consentirà di occupare le panchine dei giardini pubblici, ma raramente il sedile di un bar. Vostra moglie, se avete avuto la fortuna di sceglierne una beneducata, non vi rinfaccerà la vita di ansie e di stenti che le avete imposto, ma voi glielo leggerete sul viso e i vostri figli, sui banchi di scuola, si vergogneranno di essere figli di un piedipiatti. Solo le persone rispettabili avranno rispetto di voi. Ma le persone rispettabili sono poche, e di solito poco coraggiose: per cui, se qualche volta vi sorrideranno, lo faranno di nascosto, quando nessuno le vede. La cosiddetta società vi affida il compito di frugare nelle fogne ma non ammette che vi ci sporchiate le mani. O per meglio dire non ammette che la sporcizia si veda. Essa esige che i delitti vengano scoperti e i delinquenti riconosciuti. Se non ci riuscite, sarete considerati dei buoni a nulla, se non addirittura dei venduti ai farabutti: se ci riuscite, sarete accusati, o almeno sospettati di avere usato mezzi illeciti e violenti. E ricordatevi che mentre qualunque criminale, anche il più efferato, avrà sempre dalla sua torme di intellettuali, attori, scrittori, giornalisti; il poliziotto non può contare su nessuno, nemmeno sui suoi superiori. I quali, nel migliore dei casi, gli faranno da scudo finché possono, ma possono poco contro le pressioni della pubblica opinione e della politica. Perché voi, agli occhi di chi fa la pubblica opinione e la politica rappresentate l’arroganza ed il sopruso del Potere, sebbene non ne avrete mai nemmeno quanto basta per ottenere un trasferimento. Nessuno vi obbliga a fare i poliziotti. Ma se lo fate, dovete rinunciare anzitutto al diritto di protestare. Anche se vi ammazzano, non aspettate che vi ringrazino perché questo fa parte dei rischi del mestiere. Solo cinque minuti di soddisfazione vi riserva la giornata: quelli in cui, guardandovi nello specchio per farvi la barba, potrete dire: “Eccolo qui, il piedipiatti. Eccolo qui lo sbirro, lo spione, la carogna che si prepara a rischiare anche oggi la pelle per difendere quella degli altri e il loro diritto a chiamarlo sbirro, spione e carogna. Senza di lui, senza questo figlio di puttana, i figli di papà e mammà si sentirebbero persi e non oserebbero nemmeno uscire di casa”. Questo è l’unico compenso che potete aspettarvi dal nostro mestiere che nessuno vi obbliga a fare. A me è bastato, e seguita a bastarmi. Ma tengo a dirvi che non ne ho mai avuti altri, né mai mi si è riconosciuto il diritto di chiederne altri” ..
Posso dirvi che erano parole sante, in quanto il tutto constatato sulla mia pelle, senza raccontarvi nulla altrimenti ci vorrebbe una vita a raccontarvelo, e per questo motivo che anni dopo mi sono messo a studiare solo come combattere contro la PA, e difendermi per far valere i miei diritti, e posso dirvi, che ho dovuto attendere molti anni per l'esito ma alla fine ci sono riuscito, e per questo motivo che metto a disposizione degli altri la mia esperienza maturata sul campo di battaglia-
Re: Destituzione dall'Arma
Rinnovo l'inchino al grande Avt8.avt8 ha scritto:Nel 1974 al termine del corso suttufficiali, ho frequentato il corso antidroga con istruttori americano della DEA ( Drug-enofrcemente administration ) Tutti poliziotti italo americani ed un giorno prima dell'esame di fine corso ad una riunine di tutti i presenti si presentò un istruttore americano che non avevo mai visto, e ci raccontò questo :
POLIZIOTTO ALLO SPECCHIO
Parlarono il comandante della scuola e il Chief Justice – che corrisponde pressappoco al nostro Procuratore della Repubblica -, ma non ricordo cosa dissero. E se non lo ricordo, è certamente perché dissero le solite cose che si dicono in queste cerimonie: Dovere, Legge, ed altre maiuscole. Poi salì in cattedra l’istruttore, un uomo sulla cinquantina, di cui invece ricordo anche il nome – TARALLO si chiamava – ma soprattutto le parole.
“Ragazzi – disse -, fin qui avete sentito quello che la nostra professione dovrebbe essere. Ora, lasciatevi dire quello che in realtà è e vi offre. Uno stipendio da fame, vi offre, e una carriera lenta, al termine della quale, se vi va bene, finirete con una pensione che vi consentirà di occupare le panchine dei giardini pubblici, ma raramente il sedile di un bar. Vostra moglie, se avete avuto la fortuna di sceglierne una beneducata, non vi rinfaccerà la vita di ansie e di stenti che le avete imposto, ma voi glielo leggerete sul viso e i vostri figli, sui banchi di scuola, si vergogneranno di essere figli di un piedipiatti. Solo le persone rispettabili avranno rispetto di voi. Ma le persone rispettabili sono poche, e di solito poco coraggiose: per cui, se qualche volta vi sorrideranno, lo faranno di nascosto, quando nessuno le vede. La cosiddetta società vi affida il compito di frugare nelle fogne ma non ammette che vi ci sporchiate le mani. O per meglio dire non ammette che la sporcizia si veda. Essa esige che i delitti vengano scoperti e i delinquenti riconosciuti. Se non ci riuscite, sarete considerati dei buoni a nulla, se non addirittura dei venduti ai farabutti: se ci riuscite, sarete accusati, o almeno sospettati di avere usato mezzi illeciti e violenti. E ricordatevi che mentre qualunque criminale, anche il più efferato, avrà sempre dalla sua torme di intellettuali, attori, scrittori, giornalisti; il poliziotto non può contare su nessuno, nemmeno sui suoi superiori. I quali, nel migliore dei casi, gli faranno da scudo finché possono, ma possono poco contro le pressioni della pubblica opinione e della politica. Perché voi, agli occhi di chi fa la pubblica opinione e la politica rappresentate l’arroganza ed il sopruso del Potere, sebbene non ne avrete mai nemmeno quanto basta per ottenere un trasferimento. Nessuno vi obbliga a fare i poliziotti. Ma se lo fate, dovete rinunciare anzitutto al diritto di protestare. Anche se vi ammazzano, non aspettate che vi ringrazino perché questo fa parte dei rischi del mestiere. Solo cinque minuti di soddisfazione vi riserva la giornata: quelli in cui, guardandovi nello specchio per farvi la barba, potrete dire: “Eccolo qui, il piedipiatti. Eccolo qui lo sbirro, lo spione, la carogna che si prepara a rischiare anche oggi la pelle per difendere quella degli altri e il loro diritto a chiamarlo sbirro, spione e carogna. Senza di lui, senza questo figlio di puttana, i figli di papà e mammà si sentirebbero persi e non oserebbero nemmeno uscire di casa”. Questo è l’unico compenso che potete aspettarvi dal nostro mestiere che nessuno vi obbliga a fare. A me è bastato, e seguita a bastarmi. Ma tengo a dirvi che non ne ho mai avuti altri, né mai mi si è riconosciuto il diritto di chiederne altri” ..
Posso dirvi che erano parole sante, in quanto il tutto constatato sulla mia pelle, senza raccontarvi nulla altrimenti ci vorrebbe una vita a raccontarvelo, e per questo motivo che anni dopo mi sono messo a studiare solo come combattere contro la PA, e difendermi per far valere i miei diritti, e posso dirvi, che ho dovuto attendere molti anni per l'esito ma alla fine ci sono riuscito, e per questo motivo che metto a disposizione degli altri la mia esperienza maturata sul campo di battaglia-
Anch'io ho fatto 10 anni di antidroga centrale, corso DEA, quindi confermo e sottoscrivo.
Re: Destituzione dall'Arma
Secondo la tradizione zen mi inchino profondamente e mi scuso se non ho raggiunto lo scopo di aiutare tutti gli esseri senzienti ad essere felici e a non sperimentare la sofferenza. Lo auguro a tutti sinceramente.[/quote]
Caro collega di forum, sono contento che la tua ironia abbia messo di buon umore , anche se nella vita reale sono di solito burbero e molto pragmatico.
Inoltre noto che la tua carriera ha seguito di pari passo quella di avt8 (per gli amici ciro credo) ti rinnovo i complimenti anche per questo.
I migliori auguri .
Lino
Caro collega di forum, sono contento che la tua ironia abbia messo di buon umore , anche se nella vita reale sono di solito burbero e molto pragmatico.
Inoltre noto che la tua carriera ha seguito di pari passo quella di avt8 (per gli amici ciro credo) ti rinnovo i complimenti anche per questo.
I migliori auguri .
Lino
Per Aspera ad Astra!!!!
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