Riconos. la Malattia Profess. per uso di telefonini

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Riconos. la Malattia Profess. per uso di telefonini

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Questa mattina ho trovato questa sentenza, la PRIMA in Italia e la metto per conoscenza di quanti non lo sanno ancora.

Questo il commento seguito dalla sentenza allegata.

Riconosciuta la Malattia Professionale per uso di telefonini telefoni mobili cellulari
24.01.10

Apprendiamo che la Corte d'Appello di Brescia ha emesso una sentenza con cui accoglie il ricorso di un lavoratore esposto alle onde elettromagnetiche di cordless e cellulari, riconoscendo la malattia professionale con invalidità all'80%.
E’ il primo caso in Italia in cui un tribunale afferma il nesso causale tra uso frequente di terminali mobili che emettono campi elettromagnetici ad alta frequenza ed insorgenza di patologie tumorali.
La causa era stata intentata all’INAIL da un manager che, per motivi di lavoro, era costretto ad utilizzare cordless e cellulari e che si è successivamente ammalato, contraendo un tumore alla testa.
Tra i periti che hanno supportato con validi elementi scientifici la tesi del nesso causale figura il prof. Angelo Gino Levis, autore di numerose ricerche epidemiologiche sulla pericolosità dell'uso di cordless, cellulari ed apparati wireless.
Si tratta di una pronuncia giudiziaria che sta suscitando molto scalpore, destinata a fare scuola ed aprire una breccia tra i c.d. negazionisti; una sentenza che rilancia le battaglie di cittadini e comitati contro il proliferare selvaggio di sorgenti di emissione elettromagnetica.
Giuseppe Teodoro
--
Uno dei miei miei assistiti, colpiti da tumore alla testa dopo uso prolungato di telefoni mobili (TM: cellulari e cordless) è il Sig. Marcolini da neurinoma del 5° nervo cranico (ganglio di Gassner e nervo trigemino) dopo più di 10 anni e 15.000 ore di utilizzo dei TM assieme al Sig. Stradiotti (che ha appena iniziato la causa civile contro l’INAIL) da carcinoma alla parotide dopo più di 20 anni e 30.000 ore di utilizzo dei TM. Entrambi destrorsi, sono stati colpiti sul lato sinistro della testa in quanto, essendo addetti ai rapporti con i clienti delle Ditte presso le quali lavoravano, usavano la mano destra per prendere appunti e la sinistra per telefonare. Pertanto i loro tumori sono ipsilaterali come la grandissima maggioranza di quelli documentati da Hardell e Coll. I tempi di
utilizzo dei TM da parte di questi due pazienti sono esorbitanti, comunque Hardell ha riportato aumenti statisticamente significativi di tumori alla
testa (soprattutto astrocitomi cerebrali e neurinomi acustici) in utilizzatori di TM con 500-2.000 ore di esposizione e con tempi di utilizzo e/o di latenza di almeno 10-15 anni. Da notare che per i tumori alla parotide da uso di TM gli unici dati positivi in letteratura sono quelli della componente israeliana del Progetto Interphone (Sadetzki 2008), ignorati nei rapporti più recenti di tale Progetto, mentre sui neurinomi del trigemino non ci sono dati in letteratura.
Nella causa di Marcolini sono state presentate 3 perizie di parte ricorrente: del sottoscritto, del Prof. B. Saia (ordinario di Medicina del Lavoro a PD) e del Dott. G. Grasso (il neurochirurgo di Brescia che ha operato e seguito clinicamente sia Marcolini che Stradiotti). In primo grado il consulente del Tribunale (CTU) non ha letto nulla nè della letteratura sull’argomento nè delle nostre perizie, negando quindi la relazione tra malattia e uso dei TM e pertanto il Tribunale ha dato ragione all’INAIL.
Invece in appello il CTU (Dott. Ottavio Di Stefano, Primario di Medicina Interna presso gli Osp. Civili di Brescia) ha fatto una buona ricognizione della letteratura citando i dati degli ultimi 4 lavori di Hardell (lo studio caso-controllo sui tumori cerebrali maligni del 2006, le due “pooled analyses” del 2006 e quella del 2009 e la metaanalisi di Kundi del 2009) e ha premesso che “l’analisi della letteratura non porta ad un giudizio esaustivo ma, con tutti i limiti insiti nella tipologia degli studi, un rischio aggiuntivo per i tumori cerebrali ed in particolare per il neurinoma è documentato dopo esposizione per più di 10 anni alle radiofrequenze emesse dai telefoni portatili (cordless) e dai cellulari…. Il dato anamnestico di esposizione supera il limite dei 10 anni…. Nello studio di Hardell del 2006 l’esposizione per più di 10 anni comporta un rischio relativo di 2,9, sicuramente significativo…Si tratta quindi di una situazione “individuale” che gli esperti riconducono al “modello probabilistico-induttivo” ed alla “causalità debole” che ha comunque valenza in sede previdenziale…Un ruolo quindi almeno concausale delle radiofrequenze nella genesi della neoplasia che ha patito il Sig. Marcolini è “probabile” (probabilità qualificata). Il CTU ha così concluso: “Il quesito proposto può essere così svolto:
l’esposizione a radiofrequenze, anamnesticamente per un tempo efficace (più di 10 anni), ha molto verosimilmente avuto un ruolo concausale nell’evoluzione della neoplasia patita dal Sig. Marcolini. La menomazione dell’integrità fisica legata alla malattia ed ai suoi esiti si stima in
misura dell’80%”. Il caso in questione ha una grande rilevanza perchè, a mia conoscenza, si tratta della prima pronuncia, difficilmente ribaltabile in Cassazione a detta dell’Avv. Danilo Mina del Foro di Brescia difensore di Marcolini, sulla base del dispositivo della sentenza) con la quale viene riconosciuto
il nesso causale o almeno concausale tra esposizione professionale ai TM e patologia neoplastica, con conseguente riconoscimento e relativo indennizzo della menomazione dell’integrità fisica legata alla malattia e ai suoi esiti, nel caso specifico in misura dell’80%.
Appena ne sarò in possesso invierò a tutti la sentenza che sarà pubblicata tra una ventina di giorni. Intanto vi sarò grato se vorrete diffondere e pubblicizzare questa notizia.
Cordialmente
Prof. Angelo Levis
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QUESTO è un altro commento.
Tre argomenti che hanno scaturito la decisione della Corte

1) c'è un rapporto causale tra EMF e danno alla salute; e questo in base ad una certezza acclarata sulla base degli ordinari canoni probatori del nostro processo penale .... e non in base ad una certezza scientifica ...

2) i dati epidemiologici portati dalla parte tecnica del lavoratore sono aggiornati al 2009, mentre l'INAIL ha portato documenti di OMS/IARC datati anno 2000: la considerazione fatta dal Giudice è legata al forte incremento di utilizzo - e di possibili danni alla salute intervenuti - negli ultimi 10 anni (non riportati del documento OMS !)

3) il valore della indipendenza degli studi portati dal lavoratore, contro quelli di IARC che sono stati riconosciuti , da più fonti citate, non indipendenti in quanto co.finanziati dalla industria !


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Re: Riconos. la Malattia Profess. per uso di telefonini

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Questo è un altro articolo interessante che ho trovato su:
Dal sito: http://www.infoamica.it/" onclick="window.open(this.href);return false;
Una proposta di legge per la Elettrosensibilità
A cura di AMICA

Dopo un incontro di AMICA con l'On. Domenico Scilipoti in merito alla Sensibilità Chimica Multipla (MCS) si è aperta una collaborazione che ha portato alla stesura della prima proposta di legge in Italia per la tutela di chi è affetto da Malattia o da Disabilità Ambientale, compresi gli elettrosensibili.
Ecco il testo che sarà pubblicato a giorni.
PROPOSTA DI LEGGE

D’INIZIATIVA DEI DEPUTATI

On. DOMENICO SCILIPOTI

Norme per la tutela dei soggetti affetti da Disabilità Ambientale

Presentata il 18 dicembre 2009


ONOREVOLI COLLEGHI ! — Negli ultimi cento anni l’ambiente di vita dell’Uomo è stato completamente stravolto dalle attività industriali. Se prima dell’avvento della chimica, in Natura, erano presenti circa 150 sostanze chimiche, oggi ce ne sono sul mercato oltre 100.000, la maggior parte delle quali non testate per gli effetti sulla salute a lungo termine.
Parallelamente, le micro-onde di fondo dell’ambiente naturale erano praticamente inesistenti, e derivavano da fonti extraplanetarie, dell’ordine di un miliardesimo di microwatt per centimetro quadrato, mentre le comunicazioni personali senza fili introdotte negli ultimi quindici anni hanno introdotto livelli di potenza che possono arrivare ai alle decine di micro watt per centimetro quadrato.
Il corpo umano, dunque, per migliaia di anni si è evoluto in un ambiente formato solo da 150 sostanze chimiche, praticamente privo di micro-onde e non è biologicamente preparato a proteggersi dall’improvviso aumento di questi fattori ambientali, a differenza, per esempio, della difesa dai raggi ultravioletti del sole che è garantita, dopo secoli di selezione evolutiva, dalla melanina.
La nostra società si trova ad affrontare, quindi, l’emergenza di tutta una serie di nuove patologie e di disturbi causati dall’impiego di sostanze tossiche, che sono state considerate innocue per decenni, nonché di sostanze di cui non è noto l’effetto sanitario così come di campi elettromagnetici biologicamente attivi, sebbene considerati innocui dalle leggi vigenti che si basano esclusivamente sugli effetti termici della radiazione elettromagnetica.
A tal proposito va ricordato che la determinazione dei limiti di legge per le esposizioni ad agenti tossici o a campi elettromagnetici è storicamente determinata sulla base di studi che sono in gran parte finanziati dalla stessa industria ed è scientificamente dimostrato che le leggi di salute pubblica arrivano con ritardo ad adeguarsi al progresso delle conoscenze scientifiche.
Nel caso dei campi elettromagnetici, per esempio, a fronte di una proliferazione incontrollata di prodotti per le comunicazioni senza fili, nell’ultimo decennio sono aumentate le evidenze degli affetti non-termini delle esposizioni a campi magnetici molto inferiori di quelli presenti nelle linee guida, al punto che in diverse occasioni scienziati indipendenti hanno adottato risoluzioni per un abbassamento dei limiti di legge di questi campi: Risoluzione di Catania (2002), Risoluzione di Benevento (2006), Risoluzione di Londra (2007), Risoluzione di Venezia (2008), Risoluzione di Porto Alegre (2009).
Nel 2007 alcuni scienziati indipendenti si sono uniti nel Gruppo BioInitiative per effettuare una revisione degli studi e analizzare le attuali politiche sanitarie in merito ai campi elettromagnetici alla luce del principio di precauzione (http://www.bioinitiative.org" onclick="window.open(this.href);return false;). Il Rapporto BioInitiative è stato adottato dall’Agenzia per la Protezione Europea nello stesso anno e le conclusioni invitano ad abbassare i limiti di sicurezza a 0,6 V/m, suggerendo anche che per le onde ad altissima frequenza la soglia di esposizione priva di effetti biologici potrebbe essere migliaia di volte inferiore a quella massima di legge nella maggior parte dei paesi industrializzati.
Nella Risoluzione sulla Valutazione Intermedia del Piano d'Azione Europeo per l’Ambiente e la Salute 2004-2010 del 4 settembre 2008, il Parlamento Europeo, ha elencato, quali nuove malattie emergenti di carattere ambientale, l'ipersensibilità chimica multipla, la sindrome degli amalgami dentali, l'ipersensibilità elettromagnetica, la sindrome degli edifici malati o sindrome da mancanza di attenzione con iperattività (Attention deficit and hyperactivity syndrome) tra i bambini.
Negli ultimi trent’anni è aumentato il numero di soggetti affetti da Sensibilità Chimica Multipla (MCS) e da Elettrosensibilità (ES), due condizioni diverse nel quadro clinico, ma simili perché impongono a chi ne è affetto di evitare gli agenti che scatenano le reazioni, rispettivamente le sostanze di sintesi chimica e i campi elettromagnetici; molto spesso, inoltre, queste due condizioni si sovrappongono.
La Sensibilità Chimica Multipla (MCS) è una patologia che comporta reazioni multi-organo in caso di esposizione a sostanze chimiche presenti nell'ambiente anche in dosi molto inferiori a quelle tollerate dalla popolazione in generale. I criteri diagnostici della malattia sono stati stabiliti dal Consenso Internazionale del 1999, frutto di uno studio multicentrico durato dieci anni, che è stato pubblicato su Archives of Environmental Health (vol. 54/3).
Il Consenso definisce la MCS come:
[1] uno stato cronico
[2] con sintomi che ricorrono in maniera riproducibile
[3] in risposta a bassi livelli d'esposizione
[4] a prodotti chimici multipli e non connessi tra di loro
[5] che migliorano o scompaiono quando gli elementi scatenanti sono rimossi
Successivamente è stato aggiunto un sesto criterio sul fatto che i sintomi interessano più di un organo o sistema organico.

L’inizio della MCS è stata associata all’esposizione a sette classi di sostanze chimiche: i solventi organici, pesticidi organofosforati, carbammati, le organoclorine, i piretroidi, il mercurio, il solfuro di idrogeno e il monossido di carbonio (M. Pall, 2009). Le sostanze che possono scatenare le reazioni sono soprattutto insetticidi, pesticidi, disinfettanti, detersivi, profumi, deodoranti personali o per la casa, vernici, solventi, colle e prodotti catramosi, conservanti del legno, materiali dell'edilizia, carta stampata, rimozione delle amalgame dentali, inchiostri, gas di scarico, fumi di stufe, camini, barbecue, prodotti plastici, farmaci, anestetici, formaldeide che si trova nel mobilio, nei tessuti e nelle stoffe nuove, carburanti e tutto ciò che è di derivazione petrolchimica.
La sensibilità ad agenti chimici contenuti nei prodotti d’uso comune è riscontrata negli Stati Uniti nel 15% della popolazione e nel 10% in Danimarca, mentre la MCS invalidante colpisce tra l'1,5 e il 3 % della popolazione (G. Heuser, 1998) ed è causa di moltissime patologie disabilitanti che interessano vari sistemi fisiologici: il sistema renale; gli apparati respiratorio, cardiocircolatorio, digerente e tegumentario; il sistema neurologico; il sistema muscolo-scheletrico ed endocrino-immunitario.
Studi genetici suggeriscono che esista una predisposizione genetica alla malattia nei soggetti con polimorfismi genetici del CYP2D6, del glutatione sulfureo transferasi, del NAT2 e dell’attività di superossidismutasi (SOD) che sono responsabili di una ridotta capacità di metabolizzazione delle sostanze xenobiotiche.
Spesso la MCS è erroneamente scambiata per una comune allergia, poiché i sintomi scompaiono con l'allontanamento dalla causa scatenante, ma le sue dinamiche ed il suo decorso sono tuttavia completamente diversi, in quanto viene persa per sempre la capacità di tollerare gli agenti chimici.
Non esistono cure risolutive, ma protocolli sanitari internazionali suggeriscono di adottare un protocollo di evitamento chimico ambientale quale migliore approccio terapeutico privo di controindicazioni. Il malato con MCS deve, quindi, modificare, in funzione di tale evitamento chimico, il luogo di vita e di lavoro, la casa, le sue attività del tempo libero e l’alimentazione che deve essere biologica e priva di additivi chimici o conservanti. Questo compito può essere facilitato dall’adozione di ausili terapeutici come maschere di cotone o carta ai carboni attivi o ai filtri di cotone, maschere di ceramica per l'ossigeno, purificatori ai carboni attivi o all’osmosi inversa per l’acqua, purificatori dell'aria interamente in metallo ai carboni attivi e filtri HEPA per l'auto e per la casa.
Nel caso di allergia di tipo IV ai metalli, è stato dimostrato un miglioramento dei malati di MCS attraverso la rimozione protetta delle amalgame dentali, degli altri metalli odontoiatrici o protesici. Studi sperimentali indicano un percorso terapeutico volto ad abbassare un carico tossico del corpo attraverso l’alloggio prolungato in Unità Ambientali Controllate, terapie quotidiane fisiche e del calore, nonché integrazioni volte ad abbassare lo stress ossidativo che è tipicamente molto alto nei pazienti con MCS.
Poiché la Sensibilità Chimica Multipla può variare molto da caso a caso e nel tempo, con individui completamente disabili e altri che soffrono solo di lievi sintomi occasionalmente, il Consenso Internazionale del 1999 raccomanda di caratterizzare ogni diagnosi con indicatori quantitativi e/o qualitativi di impatto sulla vita o disabilità (ovvero: minimale, parziale, totale); gravità dei sintomi (ovvero: deboli, moderati e gravi); frequenza dei sintomi (ovvero: giornaliera, settimanale, mensile); e implicazioni sensoriali (identificando quali sistemi sensoriali siano coinvolti — olfattivo, trigemino, gustativo, auditivo, visivo e/o tattile, includendo la percezione di vibrazioni, dolore, e caldo o freddo — che mostrino una variazione di sensibilità (in più o in meno) e /o di tolleranza a normali livelli di stimolazioni, sia in modo cronico, che in risposta a esposizioni a particolari sostanze chimiche).
In Italia ci sono già decine di malati gravi con invalidità civile per MCS al 100%, e qualche caso di invalidità con accompagno, ma si tratta di casi in cui la malattia era ad uno stadio talmente avanzato che non c’erano dubbi sulla diagnosi e sullo stato di invalidità, mentre è necessario tutelare con il riconoscimento di invalidità anche i soggetti ancora in attività lavorativa al fine di renderli il più a lungo possibile cittadini attivi nella società.
Negli Stati Uniti d’America la MCS è riconosciuta come malattia e invalidità dall’ADA (legge sulla disabilità), dal Dipartimento Statunitense per lo Sviluppo Edilizio e Urbanistico, dall’Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA), da agenzie, commissioni, istituti e dipartimenti federali, statali e locali, nonché da sentenze di corti federali e statali.
In Germania, Austria e Giappone la MCS è stata inclusa nella classificazione internazionale delle malattie dell'Organizzazione mondiale della sanità, ICD-10, con il codice T78.4 relativo ad «allergia non specificata». Il Ministero tedesco del Welfare, inoltre, parifica la MCS ad un’invalidità motoria.
L’Agenzia per la Protezione Ambientale della Danimarca ha pubblicato nel 2004 un rapporto sulla MCS, nel quale conclude che esiste un’ampia evidenza scientifica che le sensibilità sono dovute a fattori ambientali e il Governo danese si è impegnato per minimizzare l’uso di materiali che emettono gas negli ambienti interni al fine di prevenire lo sviluppo di questa condizione.
Le patologie che possono comportare iper-sensibilità ad agenti chimici sono l’Encefalopatia Neurotossica, l’Encefalite Mialgica o Sindrome da Fatica Cronica (CFS), la Fibromialgia, la Sindrome delle Vie Aeree Iper-Reattive, l’Asma Aspecifica, l’Emicrania, la Sindrome di Daunderer, la Sindrome di Sjogren, la Dermatite Atopica, il cancro (soprattutto in caso di trattamento chemioterapico) e molte altre condizioni.
Un’altra patologia ambientale di enorme diffusione negli ultimi decenni, che tra l’altro colpisce anche molti soggetti con MCS, è la Elettrosensibilità, ovvero la reazione multi-organo a campi elettromagnetici presenti nella vita quotidiana, come quelli emessi dalle linee elettriche ad alta tensione (elettrodotti), da trasmettitori radiotelevisivi, da elettrodomestici e strumenti di uso lavorativo (per es. video terminali) e, soprattutto, dai cellulari e dai ripetitori della telefonia mobile o da stazioni radio-base. Si tratta di una condizione che può comportare sintomi fastidiosi e saltuari ma anche un vero e proprio stato di malattia grave con una conseguente riduzione o perdita della capacità lavorativa e un degrado della qualità della vita.
Studi scientifici “in doppio cieco” hanno evidenziato che i soggetti elettrosensibili erano in grado di riconoscere correttamente la presenza dei campi elettromagnetici ed manifestavano, a seguito della stimolazione, i sintomi da essi attribuiti a tali campi. Negli ultimi anni, inoltre, si sono accumulate evidenze sperimentali sempre più numerose a supporto della obiettività delle “malattie da elettrosmog” e delle loro possibili basi molecolari, cellulari, e funzionali. Il prof. Olle Johansson dell’Istituto Karolinska in Svezia ha scoperto, in particolare, un aumento dei mastociti e di altre sostanze da essi secrete nei campioni di pelle del viso di persone elettrosensibili poste di fronte a videoterminali. I mastociti svolgono un ruolo nelle reazioni allergiche, di ipersensibilità e nelle reazioni anafilattiche, ma anche nella produzione di sostanze responsabili della vasodilatazione e della contrazione della muscolatura e potrebbero essere responsabili anche dei sintomi simili ad infarto riferiti da alcuni elettrosensibili dopo l’esposizione a campi elettromagnetici.
In Svezia, dove la condizione colpisce, secondo alcuni ricercatori, fino al 10% della popolazione, il Ministero della Salute e del Welfare (Socialstyrelsen), infatti, ha riconosciuto la Elettrosensibilità come una “ridotta capacità che rende una persona inabile nella sua relazione con l’ambiente circostante” e suggerisce ai medici di classificare questa condizione con il Codice Internazionale di Classificazione delle Malattie ICD R68.8, relativo a “Altri sintomi generali specifici e segni di malattia” (Socialstyrelsen, Enheten för klassifikationer och terminologi 2009-03-09 Dnr 55-2573/2009). Il soggetto elettrosensibile, quindi, riceve sussidi per migliorare il proprio ambiente di vita o di lavoro, per esempio attraverso vernici o tende schermanti o, nei casi più gravi, con lo spostamento in un alloggio lontano da fonti elettromagnetiche.
In Canada l’Elettrosensibilità è riconosciuta come condizione invalidante ed esiste una tutela anche da parte del sistema pensionistico per i malati più gravi (http://www.chrc-ccdp.ca/research_progra ... ge3-en.asp" onclick="window.open(this.href);return false;).
Negli Stati Uniti l’Elettrosensibilità rientra nelle condizioni sotto tutela da parte della legge per le invalidità ADA (Americans with Disabilities Act).
La stessa OMS ritiene che gli elettrosensibili rappresentino dall’1 al 3% della popolazione, mentre stime prodotte nel 2005 da una ricerca dell’Istituto di medicina sociale e preventiva dell'Università di Berna, Svizzera, indicano un 5% di svizzeri elettrosensibili, ma, secondo il prof. Gino Levis, già professore ordinario di Mutagenesi Ambientale all’Università di Padova e membro permanente della Commissione Tossicologica Nazionale presso l’Istituto Superiore di Sanità di Roma, queste percentuali saliranno presto vertiginosamente per l’aumento delle reti wireless.
Il 2 aprile 2009, il Parlamento Europeo, prendendo atto che le tecnologie wireless (cellulari, Wi-Fi/WiMAX, Bluetooth, linee telefoniche DECT) emettono campi magnetici che possono avere effetti avversi per la salute umana, ha richiamato gli Stati Membri a riconoscere come disabili le persone che soffrono di Elettrosensibilità così da garantire un’adeguata protezione e pari opportunità, come ha già fatto la Svezia da diversi anni:
http://www.europarl.europa.eu/oeil/Find ... /2008/2211" onclick="window.open(this.href);return false;
Alcuni governatori statunitensi e canadesi proclamano il mese di Maggio “Mese per la Consapevolezza della MCS e della Elettrosensibilità”, mentre nel nostro Paese i malati sono di fatto abbandonati a se stessi e solo chi possiede i mezzi finanziari necessari può lasciare il lavoro, migliorare la propria abitazione o trasferirsi in un luogo più sano.
Nel novembre 2009 sedici città francesi hanno deciso di abbassare in via sperimentale i limiti massimi di esposizione a quelli consigliati da BioInitiative (0,6 V/m), in risposta anche all’invito (Maggio 2009) da parte del Ministero dell’Ambiente all’adozione di limiti più stringenti.
Il Ministero per l’Ambiente Israeliano ha informato (Luglio 2009) la popolazione sullo uso attento del telefono cellulare.
L’inquinamento ambientale ha prodotto un aumento considerevole delle allergie spesso complicate da un quadro di poliallergie di difficile risoluzione con la vaccinazione o con il solo trattamento farmacologico e, in alcuni casi gravi, il paziente poliallergico è costretto a seguire un evitamento degli allergeni. E’ noto, peraltro, che molti pazienti poliallergici o con Sensibilità Chimica soffrano anche iper-reattività ai farmaci.
Esistono, inoltre, tutta una serie di altre disabilità di carattere ambientale che sono dovute ad una carenza enzimatica o ad un difetto metabolico, neurologico o immunitario. Si pensi, innanzitutto a chi presenta una ridotta attività della catalasi o del glutatione sulfureo trasferasi o del superossidismutasi, ma anche ai pazienti fabici che in alcuni casi non possono venire a contatto con la minima traccia di leguminacee, sia da ingestione, che da inalazione, così coloro affetti da emicrania, autismo, epilessia o Lupus per i quali l’illuminazione fluorescente può fare gravi reazioni.
Questa proposta di legge intende dare una risposta a tutti coloro che, per mantenere uno stato di salute, sono costretti a seguire un protocollo di evitamento di agenti che scatenano loro una riduzione del benessere psico-fisico.
Si fa riferimento, per questo, al principio di precauzione sancito dal trattato europeo del 1992; alla Corte di Giustizia delle Comunità Europee che ha precisato a più riprese che il contenuto e la portata di tale principio nel diritto comunitario è uno dei fondamenti della politica di protezione perseguita dalla Comunità nel settore dell'ambiente e della salute; al fatto che i criteri adottati dalla Commissione nella sua comunicazione del 2 febbraio 2000 sul principio di precauzione (COM(2000)0001) hanno carattere vincolante; alla risoluzione del 2 aprile 2009 del Parlamento Europeo che ha raccomandato agli Stati membri di interessare gli operatori di mercato a migliorare la qualità dell'aria interna e a ridurre l'esposizione alle radiazioni elettromagnetiche nei loro immobili, nelle loro filiali e nei loro uffici. A tutt’oggi questa raccomandazione è rimasta disattesa.
Si fa appello soprattutto alla Convenzione delle Nazioni Unite sull’Eguaglianza delle Opportunità per le Persone con Disabilità (http://www.un.org/esa/socdev/enable/dissre00.htm" onclick="window.open(this.href);return false;) e alla Convenzione dei Diritti delle Persone con Disabilità (http://www.un.org/disabilities/conventi ... full.shtml" onclick="window.open(this.href);return false;) che stabiliscono che tutti gli esseri umani hanno diritto a vivere in una società basata sulla eguaglianza. I pazienti sopra descritti soffrono di fatto di un’esclusione da questo diritto fondamentale alla salute e da questo diritto all’eguaglianza a causa della mancanza di normative specifiche sulla Malattia o sulla Disabilità Ambientale e, soprattutto, della scarsa formazione della classe medica riguardo la medicina ambientale, che non trova sufficienti fondi pubblici, lasciando delegando così la formazione medica prevalentemente alle attività di divulgazione dell’industria che ha tutto l’interesse a puntare l’attenzione solo sui rimedi terapeutici chimici piuttosto che sulle cause reali delle malattie.
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Re: Riconos. la Malattia Profess. per uso di telefonini

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Cellulare, Cassazione: uso continuo causa tumore al cervello


Dalla Corte di Cassazione, sezione lavoro, è giunta una sentenza che farà discutere non poco: la Cassazione ha dato ragione ad un ex dirigente d’azienda, sostenendo la sua malattia (tumore benigno al trigemino) è una malattia professionale poiché è stata causata dall’uso continuo del cellulare per motivi di lavoro. La Corte ha respinto le tesi dell’Inail che ora, trattandosi di malattia professionale, sarà costretta a versare al lavoratore una pensione per una invalidità all’80%.

“Si tratta di una sentenza molto importante e innovativa che apre la strada ai risarcimenti – sottolinea il Codacons – Si tratta di un verdetto che stabilisce un rapporto diretto tra uso del telefonino e insorgenze dei tumori: se ci sono consumatori che usano per molte ore al giorno il telefonino e ritengono che ci possa essere un collegamento con la malattia contratta, ora – spiega il Codacons – hanno la possibilità di intraprendere un’azione legale”.
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Re: Riconos. la Malattia Profess. per uso di telefonini

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Ricorso accolto facendo obbligo ai chiamati in causa di riprovvedere, salvo appello al CdS.
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- campi elettromagnetici dei sistemi radio disturbatori anti-RCIED,
- nonché all’uranio impoverito presenti in aree contaminate;

Il Comitato di Verifica: "ha affermato, in particolare, che l’esposizione ai campi elettromagnetici non è riconosciuta dalla letteratura scientifica come capace di ingenerare la patologia-OMISSIS-di cui si tratta; che, come riferito nella relazione tecnica versata in atti dal ricorrente, esistono studi che evidenziano una più alta probabilità di insorgenza della patologia nel caso di esposizione a radiazione ionizzanti;

L'Amministrazione ha osservato che l’impiego del ricorrente in missioni in territorio estero di breve durata è stato caratterizzato da intenti umanitari volti al controllo del territorio e che lo stesso non ha partecipato ad alcun scontro armato e pertanto non può essere venuto in contatto con munizionamenti con uranio impoverito che potessero essere stati usati da altre forze armate;
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