Omissione atti d'ufficio e rifiuto da parte di un superiore

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Hades

Omissione atti d'ufficio e rifiuto da parte di un superiore

Messaggio da Hades »

Salve a tutti, colleghi, avvocati.Sono un vsp in servizio da 21 anni.molto brevemente descrivo senza entrare nei particolari i fatti. Dopo una serie di eventi negativi avuti con un superiore, trovandomi in perfetta ragione e nonostante io stesso abbia rappresentato a ufficiali la problematica tra me e questo Superiore, prontamente venivo allontanato dalla sezione presso cui lavoravo. All'inizio del 2018 ho effettuato una richiesta di trasferimento inviata con raccomandata al mio comando. Durante il periodo di assenza per malattia abbastanza prolungato nell'ordine di mesi, appena rientrato in servizio, ho chiesto delucidazioni sullo stato di avanzamento della pratica di trasferimento. Stranamente la mia scala gerarchica temporeggiava avanzando svariate scuse sulla tempistica o assenza di colui che si stesse interessando di tale pratica. Dietro mia insistenza Sono stato convocato dal Superiore che si occupava della mia pratica. Lo stesso superiore mi informava che la pratica è andata smarrita. Allo stesso tempo superiore mi ha garantito che sarei stato trasferito a patto che avessi riformulato la domanda omettendo alcuni fatti che scaturiscono la causa del incompatibilità ambientale creatasi nell'ambiente dove presto servizio. Sul primo momento avrei anche accettato se non che dinanzi a questo Superiore ho richiesto di poter conferire con il comandante di reggimento per avere alcune garanzie è un discorso. Dalle parole ascoltate da questo superiore ho inteso che non c'era alcun interesse ad andare dal comandante di reggimento. così facendo,ho deciso di rivolgermi al mio comandante di compagnia effettuando una richiesta di conferimento a rapporto con il comandante di Reggimento per motivi personali e di servizio. In pari data venivo posto forzatamente in licenza poiché il comandante di Reggimento era assente per lungo periodo e che ne avremmo riparlato al momento del mio rientro dalla licenza. Rientrato dalla licenza,trascorsi circa 42 giorni dalla richiesta di rapporto, non veniva ancora convocato dal comandante di reggimento. A questo punto chiedo cortesemente se devo prontamente rivolgermi all'avvocato scrivendo direttamente anche alla Procura militare di competenza. Attendo risposta o consigli utili poiché da parte del mio comando, ci sono delle grandi ostilità nei miei confronti. Ad oggi mi trovo nuovamente in convalescenza poiché l'ambiente che si è creato intorno a me è alquanto insostenibile. Ovviamente ho omesso tanti particolari pernon essere riconosciuto e per essere abbastanza a breve perché di cose da scrivere, ce ne sarebbero a valanghe. Ringrazio anticipatamente coloro che mi forniranno risposte utili in merito


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Re: Omissione atti d'ufficio e rifiuto da parte di un superi

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Hades ha scritto:Salve a tutti, colleghi, avvocati.Sono un vsp in servizio da 21 anni.molto brevemente descrivo senza entrare nei particolari i fatti. Dopo una serie di eventi negativi avuti con un superiore, trovandomi in perfetta ragione e nonostante io stesso abbia rappresentato a ufficiali la problematica tra me e questo Superiore, prontamente venivo allontanato dalla sezione presso cui lavoravo. All'inizio del 2018 ho effettuato una richiesta di trasferimento inviata con raccomandata al mio comando. Durante il periodo di assenza per malattia abbastanza prolungato nell'ordine di mesi, appena rientrato in servizio, ho chiesto delucidazioni sullo stato di avanzamento della pratica di trasferimento. Stranamente la mia scala gerarchica temporeggiava avanzando svariate scuse sulla tempistica o assenza di colui che si stesse interessando di tale pratica. Dietro mia insistenza Sono stato convocato dal Superiore che si occupava della mia pratica. Lo stesso superiore mi informava che la pratica è andata smarrita. Allo stesso tempo superiore mi ha garantito che sarei stato trasferito a patto che avessi riformulato la domanda omettendo alcuni fatti che scaturiscono la causa del incompatibilità ambientale creatasi nell'ambiente dove presto servizio. Sul primo momento avrei anche accettato se non che dinanzi a questo Superiore ho richiesto di poter conferire con il comandante di reggimento per avere alcune garanzie è un discorso. Dalle parole ascoltate da questo superiore ho inteso che non c'era alcun interesse ad andare dal comandante di reggimento. così facendo,ho deciso di rivolgermi al mio comandante di compagnia effettuando una richiesta di conferimento a rapporto con il comandante di Reggimento per motivi personali e di servizio. In pari data venivo posto forzatamente in licenza poiché il comandante di Reggimento era assente per lungo periodo e che ne avremmo riparlato al momento del mio rientro dalla licenza. Rientrato dalla licenza,trascorsi circa 42 giorni dalla richiesta di rapporto, non veniva ancora convocato dal comandante di reggimento. A questo punto chiedo cortesemente se devo prontamente rivolgermi all'avvocato scrivendo direttamente anche alla Procura militare di competenza. Attendo risposta o consigli utili poiché da parte del mio comando, ci sono delle grandi ostilità nei miei confronti. Ad oggi mi trovo nuovamente in convalescenza poiché l'ambiente che si è creato intorno a me è alquanto insostenibile. Ovviamente ho omesso tanti particolari pernon essere riconosciuto e per essere abbastanza a breve perché di cose da scrivere, ce ne sarebbero a valanghe. Ringrazio anticipatamente coloro che mi forniranno risposte utili in merito
Un umilissimo consiglio da vecchio monaco zen, che parte da alcune necessarie premesse: a) la "ragione perfetta" nella vita militare, non esiste in assoluto e tantomeno è posseduta dal cosiddetto inferiore; mi viene il dubbio che forse il cosiddetto inferiore è definito tale proprio perchè non possiede la ragione perfetta, il che fino a prova contraria; in tal caso, ossia che tu abbia in mano una perfetta prova testimoniale o documentale, quella dell'inferiore sarebbe una ragione imperfetta, perchè comunque, nell'agire, avrai commesso delle mende che al momento non rammenti o non sai, ma che non si mancherà di addebitarti; tali mende, se gravi, trasformerebbero la ragione in torto, il che si verifica il più delle volte, quantomeno nella mia esperienza; b) la ragione non basta credere di averla ma bisogna che qualcuno, legittimato a dartela, te la dia, e non è affatto detto che ciò accada; c) gli avvocati non lavorano gratis; tu sei benestante? d) il prevedibile iter giudiziario ragionevolmente vedrebbe eleganti e doviziosi rimpalli tra giurisdizione penale militare e ordinaria, per concludersi nella migliore delle ipotesi con un nulla di fatto, specie se non hai esperienza nella ricerca e raccolta di elementi probatori; essi restano comunque interpretabili e pertanto il risultato è aleatorio; e) nelle more del procedimento, qualora da te attivato, l'amministrazione magari non ti bacerà in fronte e forse potrebbe cercare un modo per togliere un dente che duole, una spina dal dito, un problema alla radice; immagina tu stesso l'approccio che avresti con chi crea questo tipo di contenzioso.
Tutto ciò considerato, perchè non prendersi una bella camomilla, fare tre respiri profondi, contare fino a dieci e, solo dopo questi passaggi, cercare di avere un atteggiamento più positivo, collaborativo e ragionevole con i tuoi interlocutori? Se ti mostri sereno e collaborativo, anzichè astioso e polemico, magari una soluzione accettabile viene fuori...
Hades

Re: Omissione atti d'ufficio e rifiuto da parte di un superi

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Zenmonk ha scritto:
Hades ha scritto:Salve a tutti, colleghi, avvocati.Sono un vsp in servizio da 21 anni.molto brevemente descrivo senza entrare nei particolari i fatti. Dopo una serie di eventi negativi avuti con un superiore, trovandomi in perfetta ragione e nonostante io stesso abbia rappresentato a ufficiali la problematica tra me e questo Superiore, prontamente venivo allontanato dalla sezione presso cui lavoravo. All'inizio del 2018 ho effettuato una richiesta di trasferimento inviata con raccomandata al mio comando. Durante il periodo di assenza per malattia abbastanza prolungato nell'ordine di mesi, appena rientrato in servizio, ho chiesto delucidazioni sullo stato di avanzamento della pratica di trasferimento. Stranamente la mia scala gerarchica temporeggiava avanzando svariate scuse sulla tempistica o assenza di colui che si stesse interessando di tale pratica. Dietro mia insistenza Sono stato convocato dal Superiore che si occupava della mia pratica. Lo stesso superiore mi informava che la pratica è andata smarrita. Allo stesso tempo superiore mi ha garantito che sarei stato trasferito a patto che avessi riformulato la domanda omettendo alcuni fatti che scaturiscono la causa del incompatibilità ambientale creatasi nell'ambiente dove presto servizio. Sul primo momento avrei anche accettato se non che dinanzi a questo Superiore ho richiesto di poter conferire con il comandante di reggimento per avere alcune garanzie è un discorso. Dalle parole ascoltate da questo superiore ho inteso che non c'era alcun interesse ad andare dal comandante di reggimento. così facendo,ho deciso di rivolgermi al mio comandante di compagnia effettuando una richiesta di conferimento a rapporto con il comandante di Reggimento per motivi personali e di servizio. In pari data venivo posto forzatamente in licenza poiché il comandante di Reggimento era assente per lungo periodo e che ne avremmo riparlato al momento del mio rientro dalla licenza. Rientrato dalla licenza,trascorsi circa 42 giorni dalla richiesta di rapporto, non veniva ancora convocato dal comandante di reggimento. A questo punto chiedo cortesemente se devo prontamente rivolgermi all'avvocato scrivendo direttamente anche alla Procura militare di competenza. Attendo risposta o consigli utili poiché da parte del mio comando, ci sono delle grandi ostilità nei miei confronti. Ad oggi mi trovo nuovamente in convalescenza poiché l'ambiente che si è creato intorno a me è alquanto insostenibile. Ovviamente ho omesso tanti particolari pernon essere riconosciuto e per essere abbastanza a breve perché di cose da scrivere, ce ne sarebbero a valanghe. Ringrazio anticipatamente coloro che mi forniranno risposte utili in merito
Un umilissimo consiglio da vecchio monaco zen, che parte da alcune necessarie premesse: a) la "ragione perfetta" nella vita militare, non esiste in assoluto e tantomeno è posseduta dal cosiddetto inferiore; mi viene il dubbio che forse il cosiddetto inferiore è definito tale proprio perchè non possiede la ragione perfetta, il che fino a prova contraria; in tal caso, ossia che tu abbia in mano una perfetta prova testimoniale o documentale, quella dell'inferiore sarebbe una ragione imperfetta, perchè comunque, nell'agire, avrai commesso delle mende che al momento non rammenti o non sai, ma che non si mancherà di addebitarti; tali mende, se gravi, trasformerebbero la ragione in torto, il che si verifica il più delle volte, quantomeno nella mia esperienza; b) la ragione non basta credere di averla ma bisogna che qualcuno, legittimato a dartela, te la dia, e non è affatto detto che ciò accada; c) gli avvocati non lavorano gratis; tu sei benestante? d) il prevedibile iter giudiziario ragionevolmente vedrebbe eleganti e doviziosi rimpalli tra giurisdizione penale militare e ordinaria, per concludersi nella migliore delle ipotesi con un nulla di fatto, specie se non hai esperienza nella ricerca e raccolta di elementi probatori; essi restano comunque interpretabili e pertanto il risultato è aleatorio; e) nelle more del procedimento, qualora da te attivato, l'amministrazione magari non ti bacerà in fronte e forse potrebbe cercare un modo per togliere un dente che duole, una spina dal dito, un problema alla radice; immagina tu stesso l'approccio che avresti con chi crea questo tipo di contenzioso.
Tutto ciò considerato, perchè non prendersi una bella camomilla, fare tre respiri profondi, contare fino a dieci e, solo dopo questi passaggi, cercare di avere un atteggiamento più positivo, collaborativo e ragionevole con i tuoi interlocutori? Se ti mostri sereno e collaborativo, anzichè astioso e polemico, magari una soluzione accettabile viene fuori...
Non conoscendo i fatti,hai dispensato i tuoi consigli.grazie.

Sono perfettamente a conoscenza che non sì è mai dalla parte della ragione e che la situazione sì rovescia il più delle volte a favore dei superiori.
Ti garantisco che un ufficiale della CMO, che mi mi ha ascoltato attentamente,mi consigliato di procedere perché,se nulla facessi, rimarrei perennemente una pallina da tennis al Reggimento. L'avvocato,per scrivere una iniziale richiesta di accesso agli atti, non vuole 500€.
In tribunale non credo che neanche ci arriveremo.perchè la lista dei reati commessi dal Comando (non li elenco tutti) nei miei confronti, è compresa dì:
1. Mancata comunicazione e notifica di trasferimento di Compagnia.
2. Mancata notifica di possibilità di svecchiamento a domanda (sarebbe bastato poter presentare domanda e andare via senza alzare polveroni). nessuno mi ha avvisato durante il periodo di convalescenza, e nella lettera del Ministero della difesa è specificato che tutto il personale deve essere informato in modo sicuro e certificato.
La stragrande maggioranza delle volte, gli Ufficiali, quando gli arriva la lettera di un buon avvocato, mollano la presa e calano le braghe.
Adesso tu prova a immaginare, se un Comandante di Brigata o addirittura di un COMFOP, leggesse per conoscenza anche solo alcuni dei fatti descritti (e ne mancano).
Sai cosa succederá potenzialmente?
Sì Sono sereno è fiducioso ma non nei confronti dei superiori della mia sede.grazie
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Re: Omissione atti d'ufficio e rifiuto da parte di un superi

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Hades ha scritto:
Zenmonk ha scritto:
Hades ha scritto:Salve a tutti, colleghi, avvocati.Sono un vsp in servizio da 21 anni.molto brevemente descrivo senza entrare nei particolari i fatti. Dopo una serie di eventi negativi avuti con un superiore, trovandomi in perfetta ragione e nonostante io stesso abbia rappresentato a ufficiali la problematica tra me e questo Superiore, prontamente venivo allontanato dalla sezione presso cui lavoravo. All'inizio del 2018 ho effettuato una richiesta di trasferimento inviata con raccomandata al mio comando. Durante il periodo di assenza per malattia abbastanza prolungato nell'ordine di mesi, appena rientrato in servizio, ho chiesto delucidazioni sullo stato di avanzamento della pratica di trasferimento. Stranamente la mia scala gerarchica temporeggiava avanzando svariate scuse sulla tempistica o assenza di colui che si stesse interessando di tale pratica. Dietro mia insistenza Sono stato convocato dal Superiore che si occupava della mia pratica. Lo stesso superiore mi informava che la pratica è andata smarrita. Allo stesso tempo superiore mi ha garantito che sarei stato trasferito a patto che avessi riformulato la domanda omettendo alcuni fatti che scaturiscono la causa del incompatibilità ambientale creatasi nell'ambiente dove presto servizio. Sul primo momento avrei anche accettato se non che dinanzi a questo Superiore ho richiesto di poter conferire con il comandante di reggimento per avere alcune garanzie è un discorso. Dalle parole ascoltate da questo superiore ho inteso che non c'era alcun interesse ad andare dal comandante di reggimento. così facendo,ho deciso di rivolgermi al mio comandante di compagnia effettuando una richiesta di conferimento a rapporto con il comandante di Reggimento per motivi personali e di servizio. In pari data venivo posto forzatamente in licenza poiché il comandante di Reggimento era assente per lungo periodo e che ne avremmo riparlato al momento del mio rientro dalla licenza. Rientrato dalla licenza,trascorsi circa 42 giorni dalla richiesta di rapporto, non veniva ancora convocato dal comandante di reggimento. A questo punto chiedo cortesemente se devo prontamente rivolgermi all'avvocato scrivendo direttamente anche alla Procura militare di competenza. Attendo risposta o consigli utili poiché da parte del mio comando, ci sono delle grandi ostilità nei miei confronti. Ad oggi mi trovo nuovamente in convalescenza poiché l'ambiente che si è creato intorno a me è alquanto insostenibile. Ovviamente ho omesso tanti particolari pernon essere riconosciuto e per essere abbastanza a breve perché di cose da scrivere, ce ne sarebbero a valanghe. Ringrazio anticipatamente coloro che mi forniranno risposte utili in merito
Un umilissimo consiglio da vecchio monaco zen, che parte da alcune necessarie premesse: a) la "ragione perfetta" nella vita militare, non esiste in assoluto e tantomeno è posseduta dal cosiddetto inferiore; mi viene il dubbio che forse il cosiddetto inferiore è definito tale proprio perchè non possiede la ragione perfetta, il che fino a prova contraria; in tal caso, ossia che tu abbia in mano una perfetta prova testimoniale o documentale, quella dell'inferiore sarebbe una ragione imperfetta, perchè comunque, nell'agire, avrai commesso delle mende che al momento non rammenti o non sai, ma che non si mancherà di addebitarti; tali mende, se gravi, trasformerebbero la ragione in torto, il che si verifica il più delle volte, quantomeno nella mia esperienza; b) la ragione non basta credere di averla ma bisogna che qualcuno, legittimato a dartela, te la dia, e non è affatto detto che ciò accada; c) gli avvocati non lavorano gratis; tu sei benestante? d) il prevedibile iter giudiziario ragionevolmente vedrebbe eleganti e doviziosi rimpalli tra giurisdizione penale militare e ordinaria, per concludersi nella migliore delle ipotesi con un nulla di fatto, specie se non hai esperienza nella ricerca e raccolta di elementi probatori; essi restano comunque interpretabili e pertanto il risultato è aleatorio; e) nelle more del procedimento, qualora da te attivato, l'amministrazione magari non ti bacerà in fronte e forse potrebbe cercare un modo per togliere un dente che duole, una spina dal dito, un problema alla radice; immagina tu stesso l'approccio che avresti con chi crea questo tipo di contenzioso.
Tutto ciò considerato, perchè non prendersi una bella camomilla, fare tre respiri profondi, contare fino a dieci e, solo dopo questi passaggi, cercare di avere un atteggiamento più positivo, collaborativo e ragionevole con i tuoi interlocutori? Se ti mostri sereno e collaborativo, anzichè astioso e polemico, magari una soluzione accettabile viene fuori...
Non conoscendo i fatti,hai dispensato i tuoi consigli.grazie.

Sono perfettamente a conoscenza che non sì è mai dalla parte della ragione e che la situazione sì rovescia il più delle volte a favore dei superiori.
Ti garantisco che un ufficiale della CMO, che mi mi ha ascoltato attentamente,mi consigliato di procedere perché,se nulla facessi, rimarrei perennemente una pallina da tennis al Reggimento. L'avvocato,per scrivere una iniziale richiesta di accesso agli atti, non vuole 500€.
In tribunale non credo che neanche ci arriveremo.perchè la lista dei reati commessi dal Comando (non li elenco tutti) nei miei confronti, è compresa dì:
1. Mancata comunicazione e notifica di trasferimento di Compagnia.
2. Mancata notifica di possibilità di svecchiamento a domanda (sarebbe bastato poter presentare domanda e andare via senza alzare polveroni). nessuno mi ha avvisato durante il periodo di convalescenza, e nella lettera del Ministero della difesa è specificato che tutto il personale deve essere informato in modo sicuro e certificato.
La stragrande maggioranza delle volte, gli Ufficiali, quando gli arriva la lettera di un buon avvocato, mollano la presa e calano le braghe.
Adesso tu prova a immaginare, se un Comandante di Brigata o addirittura di un COMFOP, leggesse per conoscenza anche solo alcuni dei fatti descritti (e ne mancano).
Sai cosa succederá potenzialmente?
Sì Sono sereno è fiducioso ma non nei confronti dei superiori della mia sede.grazie
Dai toni usati mi pare chiaro che avevi già deciso come procedere e hai piena fiducia nella giustizia umana, il che ti fa onore. Pertanto ti auguro sinceramente di raggiungere tutti i tuoi obiettivi.
Hades

Re: Omissione atti d'ufficio e rifiuto da parte di un superi

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Zenmonk ha scritto:
Hades ha scritto:Salve a tutti, colleghi, avvocati.Sono un vsp in servizio da 21 anni.molto brevemente descrivo senza entrare nei particolari i fatti. Dopo una serie di eventi negativi avuti con un superiore, trovandomi in perfetta ragione e nonostante io stesso abbia rappresentato a ufficiali la problematica tra me e questo Superiore, prontamente venivo allontanato dalla sezione presso cui lavoravo. All'inizio del 2018 ho effettuato una richiesta di trasferimento inviata con raccomandata al mio comando. Durante il periodo di assenza per malattia abbastanza prolungato nell'ordine di mesi, appena rientrato in servizio, ho chiesto delucidazioni sullo stato di avanzamento della pratica di trasferimento. Stranamente la mia scala gerarchica temporeggiava avanzando svariate scuse sulla tempistica o assenza di colui che si stesse interessando di tale pratica. Dietro mia insistenza Sono stato convocato dal Superiore che si occupava della mia pratica. Lo stesso superiore mi informava che la pratica è andata smarrita. Allo stesso tempo superiore mi ha garantito che sarei stato trasferito a patto che avessi riformulato la domanda omettendo alcuni fatti che scaturiscono la causa del incompatibilità ambientale creatasi nell'ambiente dove presto servizio. Sul primo momento avrei anche accettato se non che dinanzi a questo Superiore ho richiesto di poter conferire con il comandante di reggimento per avere alcune garanzie è un discorso. Dalle parole ascoltate da questo superiore ho inteso che non c'era alcun interesse ad andare dal comandante di reggimento. così facendo,ho deciso di rivolgermi al mio comandante di compagnia effettuando una richiesta di conferimento a rapporto con il comandante di Reggimento per motivi personali e di servizio. In pari data venivo posto forzatamente in licenza poiché il comandante di Reggimento era assente per lungo periodo e che ne avremmo riparlato al momento del mio rientro dalla licenza. Rientrato dalla licenza,trascorsi circa 42 giorni dalla richiesta di rapporto, non veniva ancora convocato dal comandante di reggimento. A questo punto chiedo cortesemente se devo prontamente rivolgermi all'avvocato scrivendo direttamente anche alla Procura militare di competenza. Attendo risposta o consigli utili poiché da parte del mio comando, ci sono delle grandi ostilità nei miei confronti. Ad oggi mi trovo nuovamente in convalescenza poiché l'ambiente che si è creato intorno a me è alquanto insostenibile. Ovviamente ho omesso tanti particolari pernon essere riconosciuto e per essere abbastanza a breve perché di cose da scrivere, ce ne sarebbero a valanghe. Ringrazio anticipatamente coloro che mi forniranno risposte utili in merito
Un umilissimo consiglio da vecchio monaco zen, che parte da alcune necessarie premesse: a) la "ragione perfetta" nella vita militare, non esiste in assoluto e tantomeno è posseduta dal cosiddetto inferiore; mi viene il dubbio che forse il cosiddetto inferiore è definito tale proprio perchè non possiede la ragione perfetta, il che fino a prova contraria; in tal caso, ossia che tu abbia in mano una perfetta prova testimoniale o documentale, quella dell'inferiore sarebbe una ragione imperfetta, perchè comunque, nell'agire, avrai commesso delle mende che al momento non rammenti o non sai, ma che non si mancherà di addebitarti; tali mende, se gravi, trasformerebbero la ragione in torto, il che si verifica il più delle volte, quantomeno nella mia esperienza; b) la ragione non basta credere di averla ma bisogna che qualcuno, legittimato a dartela, te la dia, e non è affatto detto che ciò accada; c) gli avvocati non lavorano gratis; tu sei benestante? d) il prevedibile iter giudiziario ragionevolmente vedrebbe eleganti e doviziosi rimpalli tra giurisdizione penale militare e ordinaria, per concludersi nella migliore delle ipotesi con un nulla di fatto, specie se non hai esperienza nella ricerca e raccolta di elementi probatori; essi restano comunque interpretabili e pertanto il risultato è aleatorio; e) nelle more del procedimento, qualora da te attivato, l'amministrazione magari non ti bacerà in fronte e forse potrebbe cercare un modo per togliere un dente che duole, una spina dal dito, un problema alla radice; immagina tu stesso l'approccio che avresti con chi crea questo tipo di contenzioso.
Tutto ciò considerato, perchè non prendersi una bella camomilla, fare tre respiri profondi, contare fino a dieci e, solo dopo questi passaggi, cercare di avere un atteggiamento più positivo, collaborativo e ragionevole con i tuoi interlocutori? Se ti mostri sereno e collaborativo, anzichè astioso e polemico, magari una soluzione accettabile viene fuori...
Non conoscendo i fatti,hai dispensato i tuoi consigli.grazie.

Sono perfettamente a conoscenza che non sì è mai dalla parte della ragione e che la situazione sì rovescia il più delle volte a favore dei superiori.
Ti garantisco che un ufficiale della CMO, che mi mi ha ascoltato attentamente,mi consigliato di procedere perché,se nulla facessi, rimarrei perennemente una pallina da tennis al Reggimento. L'avvocato,per scrivere una iniziale richiesta di accesso agli atti, non vuole 500€.
In tribunale non credo che neanche ci arriveremo.perchè la lista dei reati commessi dal Comando (non li elenco tutti) nei miei confronti, è compresa dì:
1. Mancata comunicazione e notifica di trasferimento di Compagnia.
2. Mancata notifica di possibilità di svecchiamento a domanda (sarebbe bastato poter presentare domanda e andare via senza alzare polveroni). nessuno mi ha avvisato durante il periodo di convalescenza, e nella lettera del Ministero della difesa è specificato che tutto il personale deve essere informato in modo sicuro e certificato.
La stragrande maggioranza delle volte, gli Ufficiali, quando gli arriva la lettera di un buon avvocato, mollano la presa e calano le braghe.
Adesso tu prova a immaginare, se un Comandante di Brigata o addirittura di un COMFOP, leggesse per conoscenza anche solo alcuni dei fatti descritti (e ne mancano).
Sai cosa succederá potenzialmente?
Sì Sono sereno è fiducioso ma non nei confronti dei superiori della mia sede.grazie[/quote]
Dai toni usati mi pare chiaro che avevi già deciso come procedere e hai piena fiducia nella giustizia umana, il che ti fa onore. Pertanto ti auguro sinceramente di raggiungere tutti i tuoi obiettivi.[/quote]
Ti ringrazio nuovamente. Il giusto è giusto,dopo anni di silenzi e signorsî, mi sono stufato di far calpestare i miei diritti.Basterebbe semplicemente che il comandante,mi ascoltasse e
che aiutasse nel limite del possibile.tuttavia,considerando l'amara situazione in cui mi trovo,non vedo perché un Comandante (datore di lavoro e al contempo U.P.G.),si debba rifiutare dì adempiere ai suoi obblighi giuridici e morali verso un suo dipendente.
Se hai altri consigli diversi, scrivi pure.Io ho dato un ultimatum per essere chiamato a rapporto e chiarire questa presa di posizione ostinata da parte del Comandante. Grazie.
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