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July 08, 2003

Accusa di genocidio contro il BigPharma - precedente storico
Il precedente storico di questo appello

Il Tribunale di guerra di Norimberg a contro i quadri del cartello farmaceutico/petrolchimico IG-Farben
Più di cinquant'anni fa, il Tribunale di Norimberga emise una sentenza contro i dirigenti della IG Farben Corporation, il più grande cartello farmaceutico-petrolchimico nell'Europa prebellica. Il Tribunale di Norimberga processò i responsabili della Seconda Guerra Mondiale e stabilì i precedenti per i procedimenti giudiziari per crimini di guerra e infine per l'istituzione del Tribunale Internazionale dell'Aia.
Forse non tutti sanno che il Tribunale di Norimberga non solo condannò i leader politici e militari, ma anche i dirigenti aziendali che avevano portato Hitler al potere. 24 dirigenti e manager della IG Farben furono incriminati dal Tribunale di Guerra. Nella sua relazione di apertura, il procuratore capo americano Telford Taylor affermò: "L'accusa incrimina questi uomini di matura responsabilità per aver inflitto all'umanità la più devastante e catastrofica guerra della storia umana. Li accusa di schiavitù, saccheggio e omicidio di massa. Queste sono accuse gravissime".
E continuava, "I dirigenti aziendali incriminati, e non i pazzi nazisti, sono i principali criminali di guerra. Se i loro crimini non vengono portati alla luce e puniti, in futuro essi commetteranno crimini ancora più gravi di quelli perpetrati da Hitler".

Nel 1947, le principali accuse contro i responsabili della IG-Farben furono:
* Accusa n. 1: pianificazione e conduzione di una guerra di aggressione e conquista nei confronti di altri Stati, che ha avuto come conseguenza la distruzione senza precedenti del mondo intero, la morte di milioni di persone e la sofferenza protratta di altri milioni di persone.
* Accusa n. 2: deportazione, saccheggiamento e razzia delle proprietà pubbliche e private nei paesi occupati allo scopo di esercitare il controllo economico permanente di questi paesi e per altri crimini gravi.
* Accusa n. 3: schiavitù, maltrattamento, terrore, tortura ed assassinio di milioni di persone.

Ora, più di mezzo secolo dopo, le accuse di questo appello, sono sconvolgentemente simili:
* Progettazione e conduzione di una guerra d'aggressione contro l'Iraq sotto il pretesto di combattere il terrorismo internazionale e la proliferazione delle armi di distruzione di massa con il risultato di ampie zone del paese devastate, migliaia di persone morte e centinaia di migliaia di feriti.
* Saccheggio e distruzione della proprietà pubblica e privata nell'intento di ottenere beneficio economico e il controllo di intere regioni del mondo intensificando la crisi internazionale. Contro questa guerra d'aggressione gli accusati stavano deliberatamente progettando l'uso di armi di distruzione di massa, comprese le armi nucleari, chimiche e biologiche.
* Genocidio per uccisione, causando danni corporali seri e infliggendo delle condizioni di vita che determinano la distruzione fisica e i crimini di assassinio contro l'umanità e di altri atti inumani.

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Grillo Parlante

July 08, 2003

Accusa di genocidio contro il BigPharma - introduzione
Introduzione
Il cartello
Le accuse presentate in questo appello si riferiscono a due principali capi d'accusa:
* Genocidio e altri crimini contro l'umanità commessi in connessione con il business farmaceutico della malattia.
* Crimini di guerra e di aggressione e altri crimini contro l'umanità commessi in connessione con la recente guerra in Iraq e l'escalation internazionale verso una guerra mondiale.
Questi due capi d'accusa sono direttamente riferiti e collegati ad un unico fattore: vengono commessi nel nome e negli interessi degli stessi gruppi corporativi d'investimento e dai loro sostenitori politici. Per stabilire le prove e mostrare le motivazioni comuni degli accusati e' necessaria un breve rivisitazione storica.
Nel corso del XX secolo, l'industria farmaceutica e' stata sviluppata e organizzata con il fine di controllare i sistemi sanitari di tutto il mondo rimpiazzando sistematicamente le terapie naturali non brevettabili con farmaci di sintesi e brevettabili, perciò redditizi. Questa industria non si e' evoluta naturalmente.
Al contrario, e' stata una decisione d'investimento presa da una manciata di imprenditori ricchi e senza scrupoli. Costoro hanno definito deliberatamente il corpo umano come un mercato finalizzato a generare ulteriore ricchezza.
Il motore trainante di questa industria per investimenti fù il Gruppo Rockefeller. Nel periodo a cavallo tra il XIX e XX secolo avevano il controllo del 90% del mercato petrolchimico degli Stati Uniti e stavano aspettando una nuova opportunità di investimento globale. Un altro gruppo d'investimento attivo in questo campo si e' formato intorno al Gruppo finanziario dei Rothschild.
Il Cartello e la Seconda Guerra Mondiale
Dopo la Standard Oil (oggi EXXON) dei Rockefeller, il secondo più grande conglomerato di corporazioni farmaceutiche/petrolchimiche durante la prima metà del XX secolo, fu la IG-Farben con sede in Germania. Questo conglomerato corporativo e' stato il fattore che ha determinato l'ascesa politica di Hitler, uniti nel tentativo di conquistare l'Europa e il mondo. Infatti, la seconda guerra mondiale e' stata una guerra d'aggressione iniziata e condotta dai comitati di pianificazione della IG Farben. La IG Farben era la società madre della IG Auschwitz, il più grande impianto industriale fuori dal territorio tedesco, di questo cartello chimico. Gran parte della ricchezza di questo cartello è stata sviluppata sul sangue e sulla sofferenza di lavoratori schiavizzati, compresi quelli del campo di concentramento di Auschwitz. La IG Farben ha promosso ed utilizzato a proprio vantaggio i legislatori politici corrotti e senza scrupoli della Germania, disposti a cercare di dominare economicamente tutta l'Europa ed il resto del mondo.
La IG Farben era la più grande azionista della Standard Oil dei Rockefeller e viceversa. La vittoria degli Alleati sulla Germania nazista mise fine ai piani della IG Farben di diventare il principale gruppo farmaceutico e petrolchimico del mondo. Allo stesso tempo, la Standard Oil e le altre società farmaceutiche/petrolchimiche del consorzio dei Rockefeller divennero il gruppo finanziario di maggioranza di questo settore e le cose non sono cambiate da allora.
Nel 1947, durante il Processo di Norimberga contro i responsabili del cartello della IG Farben, vari di loro sono stati trovati colpevoli e sono stati condannati per crimini commessi contro l'umanità, compresi l'omicidio di massa, il saccheggio e altri ancora . Il Tribunale di Guerra di Norimberga ha inoltre smantellato il cartello della IG Farben, dividendolo nelle aziende-figlie Hoechst, Bayer e Basf. Oggi, ciascuna di queste aziende è molto più grande della società madre IG Farben di quel tempo.
Oggi gli Stati Uniti d'America e la Gran Bretagna sono i principali esportatori di prodotti farmaceutici del mondo. Infatti, i due terzi dei preparati farmaceutici che si trovano attualmente sul mercato globale sono prodotti dalle società di questi due paesi.
I Fondamenti del commercio farmaceutico
Gli imputati sono responsabili della morte di centinaia di milioni di persone che continuano a morire di problemi cardiovascolari, cancro e di altre malattie che potrebbero essere evitate e che potevano essere eliminate definitivamente molto tempo fa.
La morte prematura di milioni di persone non è né il risultato di una coincidenza né di negligenza. Tutto questo e' stato pianificato ed organizzato sistematicamente dall'industria farmaceutica e dai relativi investitori con il solo scopo di espandere il mercato globale del farmaco dal valore di trilioni di dollari.
Il mercato dell'industria farmaceutica è il corpo umano ed il relativo ritorno sull'investimento dipende dal perdurare e dall'espandersi delle malattie. I relativi profitti dipendono dalla brevettabilità dei farmaci che rendono questa industria, l'industria più proficua del pianeta terra.
Al contrario, la prevenzione e l'estirpazione di tutte le malattie ridurrebbe significativamente o eliminerebbe completamente il mercato del farmaco. Di conseguenza, le società farmaceutiche stanno ostruendo sistematicamente la prevenzione e l'estirpazione delle malattie.
Per commettere questi crimini, le società farmaceutiche usano un labirinto di esecutori e di complici arruolati nella scienza, nella medicina, nei mass-media e nella politica. I governi di intere nazioni sono maneggiati o completamente controllati da gruppi di pressione e dagli ex-quadro dell'industria farmaceutica. Per decenni, la legislazione di intere nazioni è stata corrotta ed usata per promuovere questo "business della malattia" multimiliardario mettendo a rischio la salute e la vita di centinaia di milioni di pazienti e di persone innocenti.
Un presupposto per l'incremento dell'industria farmaceutica come investimento di successo e' l'eliminazione della concorrenza delle terapie sicure e naturali perché non sono brevettabili e quindi il margine di guadagno e' molto basso. In più, queste terapie naturali possono contribuire efficacemente nel prevenire ed eliminare le malattie a causa del loro ruolo essenziale nel metabolismo cellulare.
Grazie all'eliminazione sistematica delle terapie naturali per la salute e del continuo cambio di gestione dei sistemi sanitari della maggior parte dei paesi del mondo, l'industria farmaceutica ha introdotto milioni di persone, in quasi tutte le nazioni, che sono alle loro dipendenze e che gestiscono questo commercio d'investimento.
L'industria farmaceutica come business per la truffa organizzata
L'industria farmaceutica offre la "salute" a milioni di pazienti ma non mantiene i propri impegni. Continuano a produrre prodotti che alleviano soltanto i sintomi, promuovendo la malattia come presupposto per il relativo guadagno futuro. Al fine di dissimulare questa truffa, l'industria spende per la copertura il doppio di quanto spenda per la ricerca su future terapie.
Questo inganno organizzato è il motivo per cui il business degli investimenti si è protratto per oltre un secolo dietro la cortina fumogena strategicamente creata di "benefattori dell'umanità". La vita di 6 miliardi di persone e le economie della maggior parte dei paesi del mondo sono tenute in ostaggio dalle pratiche criminali di quest'industria.
Denunciare il "Business farmaceutico della malattia"
Nello scorso decennio, ho portato avanti l'impegno di smascherare la frode organizzata della più grande industria per investimenti della terra. Ho dato un contributo decisivo nel denunciare che il maggiore ostacolo per migliorare la salute delle persone sul nostro pianeta è l'industria farmaceutica stessa e la sua natura di industria per investimenti trainata dall'espansione delle malattie.
Come scienziato, ho avuto il privilegio di scoprire la vera causa delle malattie cardiovascolari e di altre malattie croniche. Insieme ai miei colleghi e ad altri, ho anche dato un contributo decisivo nel documentare le alternative efficaci, naturali e non-brevettabili in contrapposizione al "business farmaceutico della malattia".
L'identificazione delle molecole naturali che ottimizzano il metabolismo cellulare permette all'umanità di impedire, ed in gran parte eliminare, la maggior parte delle malattie comuni, compresi tutti i problemi cardiovascolari, il cancro e molto altro.
Background della crisi internazionale corrente e della guerra d'aggressione contro l'Iraq
Attualmente, quattro fattori principali stanno minacciando la sopravvivenza dell'industria farmaceutica e quindi la base stessa di un'industria per investimento a lungo termine dal valore di centinaia di miliardi di dollari:
1. Conflitti legali irrisolvibili, come conseguenza di una valanga di cause contro molte società farmaceutiche per responsabilità dei loro prodotti
2. Conflitti scientifici irrisolvibili causati dalle innovazioni delle terapie naturali e non-brevettabili che efficacemente e largamente sradicano le malattie dal loro giro d'affari.
3. Conflitti etici irrisolvibili, con conseguente perdita di credibilità per l'intero commercio farmaceutico dato che le esorbitanti tasse per i brevetti limitano l'accesso alle medicine alla maggior parte delle persone, mettendo a rischio di morte prematura milioni di questi.
4. Conflitti aziendali irrisolvibili. Lo smascheramento del business farmaceutico come truffa organizzata.
Per decenni, il Pharma-Cartello ha fatto ogni sforzo per proteggere il relativo commercio globale dei farmaci brevettati, e per vietare la diffusione delle efficaci alternative non-brevettabili. Questo sforzo è stato condotto a livello internazionale, con infiltrazioni nel Parlamento Europeo e l'uso illecito dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e di altre organizzazioni delle Nazioni Unite.
Ora, che la più grande industria per investimenti sul pianeta terra e' stata esposta come il più grande giro d'affari fraudolenti - perseguitati da decine di migliaia di cause processuali - una immediata e globale protezione industriale è diventata un'urgente misura per dissimulare questi crimini e cementare il controllo continuato del "business per investimenti della malattia" ai danni della salute del genere umano.
Queste leggi "protettive" formulate per un commercio fraudolento organizzato hanno implicato il restringimento dei diritti civili e di altre misure drastiche che non potrebbero essere altrimenti effettuate durante il tempo di pace. L'esecuzione di queste misure ha richiesto l'escalation di una crisi internazionale, una serie di conflitti militari che deliberatamente portano all'utilizzo di armi di distruzione di massa e all'innesco di un conflitto mondiale.
Soltanto allora esisterebbe una situazione psicologica globale che permetterebbe l'abbandono dei diritti civili, il passare delle leggi marziali e l'esecuzione globale di quelle leggi protettive che permettono agli accusati di continuare il loro "business della malattia" ed altri crimini ancora.
In questa situazione, l'industria farmaceutica e' diventata la più grande finanziatrice delle elezioni di George Bush, in modo da esercitare un'influenza diretta sul più potente centro politico e militare del mondo. Con l'elezione di George Bush, il gruppo per investimento dei Rockefeller ha avuto accesso diretto alla Casa Bianca, al Pentagono e alle decisioni politiche che vengono prese in quelle sedi. Un'influenza simile è stata impiegata dal gruppo dei Rothschild sul governo di Tony Blair in Gran Bretagna.
Quindi, non e' stata una sorpresa che le due nazioni maggiori esportatrici di preparati farmaceutici, gli Stati Uniti d'America e la Gran Bretagna, abbiano rilanciato la crisi internazionale corrente e abbiano istigato la guerra contro l'Iraq. La presunta necessità di questa guerra è stata presentata alla popolazione in America, in Gran Bretagna e nel mondo intero sotto la falsa pretesa di una lotta globale contro il "terrorismo", l'eliminazione dei cosidetti stati canaglia e la crociata contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa.
Quindi, gli stessi gruppi corporativi di interesse comune e gli stessi consegnatari politici responsabili di milioni di morti causati dal continuato "business della malattia" ora sono inoltre responsabili del rischio della morte inutile di decine di migliaia di persone innocenti in Iraq e della morte dei giovani soldati americani, inglesi e di altri paesi. Sono responsabili di aver iniziato e condotto una guerra di aggressione contro l'Iraq senza alcun mandato internazionale. Sono responsabili della schiavizzazione, dei saccheggiamenti, delle torture e di molti altri crimini che attualmente vengono condotti nell'Iraq occupato.
Se questi gruppi di interesse comune ed i loro consegnatari politici non verranno giudicati responsabili per questi crimini immediatamente, e' probabile che continuerà l'escalation della crisi internazionale con l'ultimo rischio di una guerra con armi di distruzione totale. In questa in questo momento critico di importanza storica sto' presentando questi crimini contro l'umanità, questa guerra criminale, i crimini d'aggressione e il genocidio all'attenzione del procuratore della Corte Criminale Internazionale esortandolo ad intraprendere un'azione immediata per impedire ulteriori crimini e un ultimo disastro, una guerra mondiale. Ogni persona, governo, società o organizzazione del mondo che abbia sofferto per questi crimini o che desidera la cessazione di questi crimini è invitata ad unirsi a questo appello.
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March 01, 2004

Sono dannosi i farmacisti o i farmaci che vendono?
Il 90% dei farmacisti consiglia farmaci dannosi??

hey, poveri farmacisti... sicuramente la mano sulla coscienza devono mettersela, ma il problema e' che i FARMACI sono TUTTI dannosi, basta dare un occhiata alle statistiche del Sistema Medico Americano.

Tutto ciò che è estraneo al nostro organismo e' recepito come una tossina stimolando il sistema immunitario. Succede con il cibo, figuriamoci con i farmaci chimici, tossici e inutili perché mirati solo al trattamento di un SINTOMO e mai della CAUSA.
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posted by ivan
on Monday March 1 2004
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October 30, 2003

Il sistema medico sanitario e' il primo motivo di morte in USA
Evidenze statistiche scioccanti quelle citate da Gery Null (PhD), Caroly Dean (Md ND), Martin Feldman (MD), Debora Rasio (MD) e Dorothy Smith (PhD), nel loro recente documento "Morte medica", rilasciato dall'Istituto di Nutrizione Americano nello scorso ottobre '03.

Una definitiva e attenta rivisitazione e lettura delle riviste mediche scientifiche e delle statistiche governative mostrano che il sistema sanitario americano causa molti più danni che benefici. Il numero delle persone ospedalizzate che hanno avuto gravi reazioni collaterali (ADR - adverse drug reactions) causate da farmaci prescritti sono 2,2 milioni. Nel 1995 il Dr. Richard Besser, del CDC (Centre of Desease Control) dichiarò che il numero degli antibiotici prescritti senza necessità furono 20 milioni. Oggi (2003) il Dr. Besser parla di decine di milioni di prescrizioni antibiotiche inutili. Il numero delle pratiche mediche e chirurgiche non necessarie sono 7,5 milioni. Il numero di persone che sono state ospidalizzate inutilmente sono 8,9 milioni all'anno. Il numero totale di morti iatrogeniche mostrate nel documento ammontano a 783,936. E' evidente che il sistema sanitario americano e' la principale causa di morte e malattia negli USA. Nel 2001 le morti per problemi cardiaci furono 699,697; i morti per cancro 553,251.


La spesa sanitaria negli USA ha raggiunto il 14% del prodotto interno lordo, avvicinandosi a 1,6 trilioni di dollari nel 2003. Nessuna meraviglia, ci verrebbe da dire! Guardando attentamente a questi numeri e all'efficacia dell'attuale sistema sanitario e all'incredibile numero di morti per i trattamenti di routine, l'unica cosa che possiamo dire e' che questo sistema ha un profondo e urgente bisogno di essere riformato.

Sicuramente sarebbe molto più urgente investigare sull'effettiva efficacia e il relativo rapporto costo-benefici dei medicinali farmaceutici che fare leggi sempre più restrittive sugli integratori di nutrienti vitali (vitamine, minerali, enzimi, etc.) come in questo periodo stanno facendo la maggior parte dei governi e alcune organizzazioni internazionali.
The Nutrition Institute of America
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Vaccino antimorbillo.

Il virus ed i sintomi del morbillo
Il morbillo è una malattia infettiva causata da un virus che colpisce principalmente l'apparato respiratorio, la cute e gli occhi. La malattia ha una durata di una-due settimane ed i principali sintomi sono tosse, febbre anche elevata, raffreddore e dolori, rossore e sensibilità agli occhi. Caratteristica principale è anche la comparsa di puntini pruriginosi sul viso inizialmente per poi espandersi in tutto il corpo. All'interno della bocca invece compariranno dei puntini rosa (placche) con il centro grigio-biancastro. Il morbillo in popolazioni esposte al contagio non è assolutamente da considerarsi malattia grave, la cura consiste nel lasciare che la malattia segua il suo corso. In popolazioni esposte per la prima volta al virus, possono insorgere complicanze tra gli adolescenti ed i giovani, aumentando così l'incidenza di casi mortali. Circa un caso su centomila degenera in panencefalite sclerotica subacuta che causa un indurimento del tessuto cerebrale e può diventare fatale. Non si conosce ancora l'immunità indotta dal vaccino ma è risaputo come in molti casi la fase apicale del morbillo non si manifesti più nei bimbi dai tre ai sei anni, ma negli adolescenti o peggio nei giovani già adulti. In questi casi purtroppo però il rischio di complicanze come la poliomelite e disfunzioni al fegato sono nettamente maggiori.

Il Vaccino

I pericoli di chi è vaccinato
Oltre al già citato rischio di contrarre la malattia da adulti, il vaccino antimorbilloso può causare incapacità di coordinamento, incapacità di apprendimento, ritardi nello sviluppo, meningite asettica, attacchi apoplettici, emiparesi, ed in casi più drammatici può arrivare alla morte. Si indaga sulla possibile relazione tra il vaccino e la sclerosi multipla, la sindrome di Rye, la sindrome di Guillain-Barre, disfunzione della coagulazione del sangue e diabete.

Bibliografia:
Bambini e vaccini: Guida completa per genitori responsabili. Macro Edizioni. pag. 25-27
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Vaccino antipertosse

Il virus ed i sintomi della pertosse. La pertosse è una malattia infettiva causata da un microrganismo (Bordetella pertussis) che si trasmette per via aerea. La malattia ha una durata di alcune settimane con forme diverse nel corso della sua evoluzione. All'inizio (per circa 2 settimane) si ha una fase catarrale con tosse produttiva, più accentuata la notte. In seguito, per altre 2 settimane, si ha la fase tipica degli attacchi, con una tosse sempre più secca e stizzosa che si manifesta, soprattutto nelle ore notturne, sotto forma di accessi, cioè una serie di colpi di tosse seguiti dal caratteristico "urlo" inspiratorio. Questi attacchi possono portare a un'inadeguata circolazione dell'ossigeno che dà origine a convulsioni (durante questa fase può avvenire il decesso). Nella terza e ultima fase la tosse diminuisce e inizia la guarigione. Una guarigione completa richiede due o tre mesi di tempo. La malattia è particolarmente grave nel 1° anno di vita, quando sono più frequenti le complicanze cerebrali che possono causare danni permanenti e la morte. Il vaccino. Esistono due tipi di vaccino contro la pertosse: vaccino "cellulare" costituito dal batterio ucciso. Esso pur non dimostrando la reale capacità di difendere dalla malattia presenta comunque con una certa frequenza reazioni collaterali talvolta anche importanti. vaccino "acellulare", messo a punto in questi ultimi anni, che è costituito solo da alcune piccole "parti" del microrganismo, altamente purificate. Rispetto al vecchio vaccino mostra una frequenza più bassa di effetti collaterali a parità di capacità di difendere dalla malattia. Il vaccino contro la pertosse spesso è associato al vaccino antidifterico - antitetanico (il DPT), ma si può chiedere la sua utilizzazione anche da solo od in momenti successivi. Questa vaccinazione si deve rimandare in caso di malattia acuta febbrile in atto. Il vaccino viene somministrato attraverso un'iniezione per via intramuscolare I pericoli di chi è vaccinato. Sono da dividere i pericoli e le reazioni del solo vaccino antipertossico dal DPT comunque come quasi tutti i vaccini anche quello antipertossico può determinare reazioni allergiche. Entro le 48 ore si può presentare una reazione nel punto di iniezione del vaccino, con gonfiore, rossore e dolore, può causare una febbre elevata fino a 41° C, diarrea, sforzi di vomito, sonnolenza eccessiva, urli acuti (non molto dissimili dal cosiddetto cri encefalique associato a danni del sistema nervoso centrale), crisi di pianto, attacchi apoplettici, convulsioni, collassi, shock, problemi di respirazione, danni cerebrali e sindrome di morte infantile improvvisa (SIDS). Il vaccino antipertossico viene utilizzato negli esperimenti sugli animali per indurre shock anafilattico e per causare un'encefaliomelite autoimmune acuta (encefalite allergica). L'encefalite post-vaccina potrebbe essere la causa maggiore di turbe nello sviluppo e di difficoltà di apprendimento. La morte bianca. In un recente studio scientifico sul SIDS sono stati presi in considerazione gli episodi di apnea (cessazione della respirazione) e di ipopnea (respirazione poco profonda anomala) prima e dopo la vaccinazione DPT. E' stato usato il Cotwatch (uno strumento di precisione per monitorare la respirazione progettato da Leif Karlson) e sono stati analizzati i dati computerizzati generati dallo strumento (calcolati in integrali di 'densità pesata apnea-ipopnea' - WAHD). I dati hanno dimostrato chiaramente che la vaccinazione è stata la causa di uno straordinario aumento degli episodi in cui la respirazione cessava parzialmente o completamente. Tali episodi continuavano periodicamente per mesi dopo la vaccinazione. Il dott. Viera Scheibnerova, responsabile della ricerca, ha concluso che 'la vaccinazione è la singola causa prevalente e maggiormente prevenibile delle morti infantili'. Encefalite e autismo. E' stato dimostrato che il mercurio contenuto nel DPT può causare rigonfiamento, infiammazione al cervello (encefalite). La "Sindrome encefalica acquisita della mielina da mercurialismo" non è altro che la reazione dell'organismo a tossine dannose (mercurio), materiale proteico di origine animale e virus attenuati (che hanno una forte propensione ad attaccare i tessuti nervosi). Il dr Thomas Rivers nel 1935 riuscì a produrre un'infiammazione del cervello in scimmie di laboratorio iniettando loro ripetutamente estratti sterilizzati di cervello e midollo osseo di coniglio. Questa è la sola causa di encefalite dimostrata scientificamente, cioè encefalite insorta nell'organismo a seguito di una reazione immunologica (allergica) a tessuti estranei. I neonati sono in uno stadio abbastanza delicato della mielinizzazione, che inizia nel cervelletto alla quarta settimana e quindi si estende alle altre aree del sistema nervoso e del cervello. Per gli emisferi e la corteccia cerebrali, il ricoprimento della mielina (lo strato protettivo grasso intorno ai nervi) inizia solo ad 8 mesi di vita [Lurie, 1947]. La crescita dello strato di ricoprimento interessa tutto il sistema nervoso fino ai 15 anni di età (in alcune aree la crescita della mielina continua fino ai 45 anni).
________________________________________
Cenni storici. Vaccino della Pertosse: E' riconosciuto come il più pericoloso. Di tutte le reazioni avverse alle vaccinazioni che vengono ora riportate dal Sistema Americano di Registrazione di Eventi Avversi ai Vaccini, la stragrande maggioranza sono dovuti al vaccino DPT. Incredibile ma vero, la sicurezza del vaccino contro la pertosse non è mai stata provata prima che questo venisse iniettato a milioni di neonati. Essenzialmente il vaccino come lo conosciamo oggi non è differente dal primo lotto creato nel 1912. A quel tempo due batteriologi francesi fecero crescere il batterio della pertosse in grandi contenitori, lo uccisero con il calore, conservando questo brodo con la formaldeide e proseguendo iniettandolo a centinaia di bambini. A differenza di molti vaccini che vengono detossificati e purificati, il vaccino della pertosse contiene ancora la "cellula completa" del batterio della pertosse. Questo significa che contiene ancora endotossine e sostanze come pareti cellulari molto tossiche, che provocano febbre, interferenze con la crescita e morte negli animali di laboratorio. Per non parlare poi dell'aggiunta di un "adiuvante" un sale metallico (spesso un composto dell'alluminio) usato per aumentare l'effetto del vaccino, più un conservante (un derivato del mercurio). Questi ingredienti vengono usati a dispetto del fatto che la formaldeide sia cancerogena e che l'alluminio e il mercurio siano altamente tossici per gli esseri umani. (Tratto da Ciò che i dottori non dicono: la verità sui pericoli della medicina moderna di Lynne McTaggart Macroedizioni )
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Bibliografia: Vaccini e rigonfiamento cerebrale Iwasa S, "Rigonfiamento del cervello in topi causato dal vaccino anti-pertosse", Jpn J Med Sci Biol, 1985, 38(2):53-65 Mathur R, Kumari S, "-Fontanella protuberante- a seguito di vaccino triplo", Indian Pediatr, giugno 1981; 18(6): 417-418 Barry W, Hatcher G, "-Fontanelle protuberanti- in neonati senza meningite", Arch Dis Child, aprile 1989; 64(4): 635-636 Shendurnikar N, "-Fontanella protuberante- a seguito di vaccino DPT", Indian Pediatr, nov. 1986; 23(11): 960 Gross TP, Milstien JB, Kuritsky JN, "-Fontanella protuberante- a seguito di vaccinazione anti-difterica- tetano- pertosse e vaccino tetano- difterica", J Pediatr, marzo 1989;114(3):423-425
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Re: Notizie Sanitarie da sapere trovate su Internet

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Eziologia e fattori di rischio del tumore del colon

Fattori di rischio

Il tumore del colon ripresenta più comunemente come forma sporadica e solo nel 5% quale forma ereditaria (Stewart 2003). Studi condotti su popolazioni migranti suggeriscono che il rischio di sviluppare cancro del colon sia in larga parte determinato dall'esposizione ambientale. Le percentuali negli emigranti da Paesi a basso rischio verso Paesi ad alto rischio tendono ad aumentare ed a portarsi alle percentuali dei Paesi ospitanti già a partire dalla generazione stessa degli emigranti. Molti studi hanno interessato gruppi di Cinesi e Giapponesi emigranti alle Hawaii o nel continente Americano, e persone provenienti dal sud Europa emigranti nel Nord America, in Australia o nel Regno Unito. In generale il rischio di sviluppare tumore del colon negli emigranti tende ad approssimarsi a quello del nuovo Paese (Tomatis 1990). La dieta è ritenuta il principale fattore esogeno identificato sino ad oggi nell'eziologia del tumore del colon. E' stato stimato che il 70% dei tumori del colon potrebbe essere prevenuto con un intervento nutrizionale (Stewart 2003); diversi fattori promuoventi e protettivi sono stati identificati in studi prospettici e caso-controllo. L'evidenza che una dieta ricca in verdura protegga dall'insorgenza di tumore al colon è sostanziale, mentre i dati riguardanti la frutta sono più limitati ed inconsistenti (WCRF&AICR 1997). Le verdure contengono una grossa quantità di sostanze, sia micronutrienti quali carotenoidi, folati ed ascorbato che composti bioattivi quali fenoli, isotiocianati ed indoli dotati di proprietà anticarcinogeniche. Le verdure sono anche ricche in fibre. Il consumo di frutto-oligosaccaridi non digeribili può selettivamente promuovere la crescita e l'attività di batteri potenzialmente benefici quali il Bifidobacterium ed il Lactobacillus (WCRF&AICR 1997). Di recente il ruolo delle fibre quale fattore protettivo nei confronti dell'insorgenza di neoplasia colica è stato confermato in un ampio studio di coorte europeo riguardante la dieta (Bingham 2003). Nella popolazione che assumeva un basso introito medio di fibre alimentari, un raddoppio dell'introduzione delle stesse potrebbe ridurre il rischio di tumore del colon del 40%. Un eccessivo consumo di alcoolici aumenta probabilmente il rischio di tumore del colon (WCRF&AICR 1997). La maggior parte degli studi epidemiologici riguardanti l'introito alcoolico hanno evidenziato dati discordanti: sia un incremento del rischio che nessuna associazione fra l'assunzione di alcoolici e tumore del colon. L'effetto di aumento del rischio sembra essere correlato con l'introito etanolico totale indipendentemente dal tipo di bevanda assunta. Numerosi studi epidemiologici hanno analizzato l'assunzione di carni ed il rischio di tumore del colon. Il meccanismo attraverso il quale le carni rosse e le carni lavorate possano incrementare il rischio di insorgenza di tumore del colon comprendono l'effetto promuovente dei grassi sulla produzione di bile acida e la formazione di carcinogeni con la cottura o la lavorazione della carne. La lavorazione delle carni può contribuire alla produzione di nitrosamine. L'evidenza mostra che le carni rosse e le carni lavorate possono aumentare il rischio di tumore del colon (le prime con maggiore probabilità) (WCRF&AICR 1997). Un numero sostanziale di altri fattori dietetici e di fattori correlati con la dieta possono probabilmente modificare il rischio di tumore del colon. Questi fattori sono la dieta ricca in amidi, polisaccaridi non-amidi (fibre) e carotenoidi, tutti derivati da cibi di origine vegetale che potrebbero ridurre il rischio (WCRF&AICR 1997). L'obesità, l'elevata altezza in età adulta, i pasti frequenti, una dieta ricca in zuccheri, grassi totali e saturi e uova possono verosimilmente aumentare il rischio (WCRF&AICR 1997). L'attività fisica è stata associata con riduzione del rischio di tumore del colon in studi riguardanti l'attività occupazionale, le attività nel tempo libero e le attività complessive. L'evidenza che l'attività fisica, soprattutto se effettuata per tutta la vita, diminuisca i rischi di sviluppo di neoplasia del colon appare convincente (WCRF&AICR 1997).

Fattori non-dietetici

Fattori non-dietetici provati che possono causare l'insorgenza di neoplasia del colon includono il fumo di tabacco, l'uso cronico di farmaci anti-infiammatori non-steroidei (FANS) ed aspirina, oltre ad alcune condizioni e predisposizioni genetiche (Stewart 2003). Il fumo è stato ampiamente associato con la presenza di polipi adenomatosi. Uno studio ha suggerito che fumare in giovane età è probabilmente responsabile di un aumentato rischio di tumore del colon (Giovannucci 1994). Circa il 20% dei tumori del grosso intestino nel sesso maschile sembra poter essere attribuito al fumo (Giovannucci 1996). In alcuni gruppi, l'uso cronico di FANS e aspirina é associato ad una significativa riduzione del rischio (Clapper 2001). Condizioni predisponenti allo sviluppo di tumore del colon-retto includono malattie infiammatorie croniche e morbo di Crohn (Stewart 2003). Pazienti con storia clinica di pregresse neoplasie maligne risultano a maggiore rischio di sviluppo di un secondo tumore al colon-retto (Cali 1993). Recenti evidenze indicano che una condizione di iperinsulinemia cronica possa aumentare il rischio di tumore del colon (Kaaks 2002). L'insulino-resistenza e la conseguente iperinsulinemia è indotta da un eccessivo introito energetico e da altre caratteristiche della dieta dei Paesi Occidentali.

Fattori genetici

La suscettibilità genetica al tumore del colon è stata attribuita sia a sindromi poliposiche che non-poliposiche del colon. La principale sindrome poliposica è la poliposi adenomatosa familiare (FAP) che risulta associata a mutazioni o perdite di FAP (chiamato anche gene della poliposi adenomatosa familiare del colon (APC)). La sindrome ereditaria del carcinoma colon-rettale senza poliposi (spesso denominata HNPCC) è associate a mutazioni della linea germinale in sei geni di riparazione di errati appaiamenti del DNA (Stewart 2003). La prevalenza di tumore del colon-retto associato alla sindrome non poliposica ereditaria è molto bassa secondo le stime dal registro Modena Cancer: poco più del 7% della prevalenza totale di tumori del colon-retto (Gatta 1999). L'incidenza cumulativa di tumori colici-HNPCC correlati era stata determinata in portatori del gene HNPCC con età superiore ai 70 anni nel registro dei tumori Finlandese. Considerando i pazienti di età superiore ai 70 anni la percentuale degli stessi che sviluppavano tumore del colo-retto era dell'82% (Aarnio 1999).


Eziologia e fattori di rischio del tumore del retto

Fattori di rischio

Il tumore colorettale insorge, generalmente, in modo sporadico ed é ereditario nel 5% dei casi (Stewart 2003). Studi condotti sulle popolazioni di immigrati suggeriscono una larga componente ambientale nella determinazione del rischio di tumore colorettale. Il tasso di rischio rilevato nelle popolazioni che migrano da Paesi a basso rischio verso Paesi ad alto rischio tende ad aumentare verso i tassi dei Paesi ospitanti, all'interno della stessa generazione di immigrati. La maggior parte di tali studi ha avuto come oggetto popolazioni di immigranti, quali Cinesi e Giapponesi che si sono spostati verso le Isole Hawaii o negli Stati Uniti o, ancora, le popolazioni dell'Europa del Sud che si sono trasferite in Nord America, Australia o Regno Unito. In generale, il rischio di sviluppare un tumore colorettale in queste popolazioni di immigrati si approssima a quello proprio dei nuovi Paesi (Tomatis 1990). La dieta rappresenta in modo definitivo il principale fattore esogeno sinora identificato nell'eziologia del tumore colorettale. E'stato stimato che il 70% dei tumori colorettali potrebbero essere prevenuti attraverso un intervento di natura nutrizionale (Stewart 2003); all'interno di studi prospettici e studi caso-controllo sono stati identificati diversi fattori che promuovono o prevengono tale tumore. Un dato sostanziale é l'indicazione che una dieta ricca in vegetali ha un potenziale protettivo rispetto al tumore colorettale, mentre i dati relativi al consumo di frutta sono più limitati e inconsistenti (WCRF&AICR 1997). I vegetali contengono molte sostanze micronutrienti, quali carotenoidi, folato e acido ascorbico, composti bioattivi, come i fenoli, flavonoidi, isotiocinati, e indoli con proprietà anticancerogene. I vegetali sono anche ricchi di fibre. Il consumo di frutto-oligosaccaridi non digeribili potrebbe promuovere selettivamente la crescita e l'attività di batteri potenzialmente protettivi, quali il Bifidobatterio e il Lattobacillo (WCRF&AICR 1997). Recentemente, il ruolo protettivo delle fibre nel tumore colorettale è stato confermato in uno studio di coorte Europeo sui fattori dietetici, condotto su un'ampia casistica (Bingham 2003). In popolazioni caratterizzate da una dieta povera di fibre, un consumo raddoppiato di fibre derivanti dal cibo potrebbe ridurre il rischio di tumore colorettale del 40%. L'abuso di alcol probabilmente incrementa il rischio (WCRF&AICR 1997). La maggior parte degli studi epidemiologici sul consumo di alcol hanno riportato un aumento del rischio, oppure l'assenza di associazione tra assunzione di alcol e insorgenza di tumore colorettale. L'effetto appare generalmente correlato al consumo totale di etanolo, indipendentemente dal tipo di bevanda. Diversi studi epidemiologici hanno indagato la correlazione tra consumo di carne e rischio di sviluppare un tumore colorettale. I meccanismi attraverso i quali l'assunzione di carne rossa e di carne trattata con conservanti può aumentare il rischio di tumore colorettale comprendono l'effetto favorevole dei grassi sulla produzione di acido biliare, e la formazione di cancerogeni dovuta alla cottura o ai trattamenti della carne. La carne trattata può contribuire alla produzione di nitrosamine. L'evidenza indica che la carne rossa - probabilmente - e la carne trattata decisamente aumentano il rischio di tumore colorettale (WCRF&AICR 1997). Un numero sostanziale di fattori dietetici, e di fattori correlati con la dieta, modificano con ogni probabilità, il rischio di tumore colorettale. Tali fattori sono: le diete ricche di amido, polisaccaridi (fibre) non amidacei, che sono tutte sostanze presenti nei cibi di origine vegetale, e che con ogni probabilità diminuiscono il rischio (WCRF&AICR 1997). I fattori che invece aumentano il rischio comprendono un elevato peso corporeo in età adulta, l'assunzione frequente di cibo e le diete ricche di zucchero, grassi totali e saturi, e uova (WCRF&AICR 1997).

Fattori non dietetici

La lista dei fattori non dietetici notoriamente associati a tumore colorettali comprende il fumo di tabacco, le infezioni parassitarie da Schistosoma sinensis, le radiazioni, un uso cronico di farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) e aspirina e alcune condizioni particolari e predisposizioni genetiche (Stewart 2003). Esiste un'associazione coerente tra fumo e polipi adenomatosi. I risultati di uno studio hanno indicato che il fumo in età precoce aumenta probabilmente il rischio di tumore colorettale (Giovannucci 1994). Circa il 20% dei tumori dell'intestino crasso negli uomini sembra attribuibile al fumo (Giovannucci 1996). L'uso cronico di FANS e aspirina è associato ad una riduzione significativa del rischio all'interno di alcuni gruppi (Clapper 2001). L'infezione parassitaria da Schistosoma sinensis è particolarmente importante come causa di tumore colorettale in Cina, dove la prevalenza di tale infezione è stata largamente correlata con incidenza e mortalità nel tumore colorettale. In pazienti con una storia di schistosomiasi, il rischio relativo di tumore rettale era 8 (Xu 1984). L'incidenza di tumore rettale è risultata più alta tra le donne sottoposte a terapia radiante per tumore della cervice, rispetto a quelle che non avevano ricevuto radioterapia. Le dosi di radiazioni ricevute da queste donne sono risultate 100 volte maggiori rispetto a quelle a cui erano stati esposti i sopravvissuti alla bomba atomica, il cui rischio per questo tipo di tumore non sembra essere aumentato (Boice 1988). Le condizioni che predispongono allo sviluppo di tumore colorettale contemplano le malattie infiammatorie dell'intestino e il morbo di Crohn (Stewart 2003). Anche i pazienti con malattia maligna pregressa presentano un rischio maggiore di sviluppare un secondo tumore colorettale (Cali 1993).
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Dalle mie parti.

Nel Metapontino crescono i casi di tumori tiroidei con un abbassamento dell’età dei pazienti, tra le cui possibili cause si riconoscono le radiazioni ionizzanti. Nel Basso Sinni il tumore alla mammella fa registrare un +46.9, essendo passati da un 29.1 ad un 76; sulla Collina Materana il tumore al colon è a +20.8, così come nel Basso Basento e nel Melandro per le donne; l’Alto, il Medio Basento ed il territorio del Bradano preoccupano per il tumore alla prostata, rispettivamente, con un +39 (da 14.7 a 53.7), un +42.2 (da 4.4 a 46.8) ed un +46.9, poco meno di un terzo dell’incremento che si registra nel Vulture (+84.2). Accanto a queste sedi tumorali che colpiscono tutte le fasce d’età, i dati confermano anche l’insorgere di nuove patologie come il linfoma non Hodgking e la leucemia mieloide. Il linfoma non Hodgking, particolarmente “aggressivo” nell’area basentana (+28.7 per i maschi, +5 per le femmine), colpisce prevalentemente le persone tra i 40 e i 70 anni e le cui cause sono imputabili anche ad alcune sostanze chimiche, come pesticidi e solventi, presenti nelle acque e nei terreni. La leucemia mieloide non ereditaria, invece, fa registrare notevoli incrementi nella Val d’Agri e nella Val Camastra con aumenti medi pari a 10.3. Tra le sue cause, oltre alle radiazioni ionizzanti, al fumo di sigaretta e ad alcuni farmaci usati per la cura dei tumori, si annoverano le esposizioni al benzene, sostanza contenuta nel petrolio e nella benzina. Una forma di leucemia maggiormente giustificabile in centri urbanizzati e con forte inquinamento atmosferico. Nella stessa fetta di territorio, meglio conosciuto per le impattanti attività petrolifere e per la presenza del centro Oli Eni di Viggiano – unitamente alla Val Sarmento, al Vulture e al Melandro – anche il tasso di incidenza del tumore al pancreas (+16, +15, +17.1, +8.5, +4.6) denota disfunzioni. Per questo tipo di cancro, più raro al di sotto dei 40 anni, una recente metanalisi – condotta in 92 studi, raggruppando 23 agenti cancerogeni – circa il rischio occupazionale e l’esposizione ambientale ha inserito tra i possibili responsabili sostanze come alluminio, nichel, cromo, idrocarburi policiclici aromatici, polveri di silicio, solventi di idrocarboni alifatici e aliciclici, presenti in attività d’estrazione e di incenerimento. Le indagini epidemiologiche in Basilicata, rivolte maggiormente all’effetto e non alla causa dell’incidenza tumorale, dimostrano la presenza di fattori di rischio indotti, in un territorio dove il sodalizio tra sviluppo industriale, occupazione e sostenibilità non ha funzionato. [Pubblicato su "Terra" del 30 giugno 2010]
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Mer, 23/02/2011 - 17:08
Avvelenati dalla moda

Mauro F. Minervino
PROCESSI. Si conclude con 13 persone rinviate a giudizio la lunga inchiesta sullo stabilimento Marlane del gruppo Marzotto di Praia a Mare, in provincia di Cosenza. Sono 180, tra operai e associazioni, le parti civili.

Bisognerà attendere il 19 aprile del 2011 per assistere alla prima udienza. Ma finalmente è ufficiale: si farà nel Tribunale di Paola il processo contro i 13 imputati del caso Marlane-Marzotto, la fabbrica tessile di Praia a Mare, in provincia di Cosenza, chiusa nel 2004 e che si è lasciata dietro una lunga scia di operai morti di tumore e di veleni interrati. Gli imputati, tra cui figurano ex dirigenti della Lanerossi e del gruppo Marzotto, a cominciare dall’ex presidente, Pietro Marzotto, direttori e responsabili dello stabilimento in cui si producevano i capi del noto marchio Marlane, la linea di abbigliamento sportivo ora trasferita vicino Biella, dovranno rispondere a vario titolo di accuse che vanno dalle lesioni colpose all’omicidio colposo plurimo fino al disastro ambientale.

Il giudice dell’udienza preliminare, Salvatore Scarpino, ha respinto l’istanza di incompatibilità territoriale chiesta dai difensori degli imputati, gli onorevoli Sisto e Ghedini, che hanno insistito fino all’ultimo, anche al luce delle prescrizioni sempre in agguato, invocando il «non luogo a procedere» o, persino, che «il fatto non sussiste» per i loro assistiti. Respinta anche l’incompetenza territoriale del Tribunale di Paola, che avrebbe comportato il trasferimento del processo in un altro tribunale, quello di Vicenza, sede più vicina alla Marzotto. Sessanta operai che hanno lavorato nella fabbrica tessile sono attualmente malati di cancro e presenterebbero tumori alla vescica, ai polmoni, all’utero e al seno che, secondo le ipotesi della Procura di Paola, andrebbero fatti risalire - così come i morti già accertati, più di quaranta, - all’uso di alcune sostanze per la produzione, in particolare coloranti azoici che contengono ammine aromatiche, presunte responsabili delle patologie tumorali.

Inoltre, il lavoro d’indagine ha evidenziato come la causa di alcune ulteriori morti di operai della fabbrica possa essere fatta risalire all’uso di amianto, presente sui freni dei telai utilizzati nello stabilimento calabrese. L’inchiesta conclusa qualche mese fa è durata oltre dieci anni e si è sviluppata in tre procedimenti: il primo iscritto a ruolo nel ‘99, il secondo nel 2006 (con sette indagati) e il terzo nel 2007 (con quattro indagati). Procedimenti confluiti, infine, in un unico fascicolo. A chiusura delle indagini, il procuratore Bruno Giordano (lo stesso che ha indagato sulla vicenda della nave dei veleni che si presumeva fosse affondata al largo di Cetraro) ha richiesto anche il sequestro preventivo - che il gip ha già emesso - relativamente all’area circostante lo stabilimento dove, sotto terra, si troverebbero tonnellate di rifiuti industriali mai smaltiti.

Sostanze che erano nocive ancora prima di diventare rifiuti e che per questo avrebbero dovuto seguire l’iter di smaltimento secondo legge. Per profitto o per incuria qualcuno invece ha preferito seppellirle lì. Per questo, all’indagine iniziale sulle morti bianche se ne è aggiunta una seconda sull’interramento dei rifiuti. Secondo la Procura di Paola, infine, gli operai deceduti potrebbero essere in realtà già più di ottanta, considerato che non tutte le famiglie degli operai morti hanno sporto denuncia. Le prime vittime alla Marlane risalgono ai primi anni ’70, precisamente al ’73 quando morirono due operai trentenni che lavoravano con gli acidi. Per questo motivo, quindi, Giordano ha costituito un gruppo di lavoro per individuare tutte le eventuali parti offese.

Anche se, per molte famiglie, sarà difficilissimo avere giustizia, visto che la legge “Cirielli” (una delle leggi ad personam) ha ridotto i termini della prescrizione per i reati commessi. Forse solo i morti che si contano a partire dagli anni ’90 fino al 2004, periodo Marzotto, possono rientrare nella vicenda giudiziaria in corso. E, dopo il rinvio a giudizio degli imputati, trovare finalmente giustizia, come si augurano anche gli operai ammalati e le parti costituitesi per danni al processo. Compresi i sindacati, le associazioni ambientaliste e gli eredi dei morti, sono diventate ben 180. Numeri da maxi-processo, come l’attenzione che meriterebbe una vicenda così grave, avvolta finora in un imbarazzante silenzio.
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Dal passato nuove verità. Ma lo Stato secreta ancora
Gio, 24/02/2011 - 19:18

Vincenzo Mulè
TRAFFICI. Un nuovo documento secretato emerge sulla vicenda delle navi dei veleni. E' il racconto che un ex ingegnere dell’Enea ha fatto alla Commissione d’inchiesta Bnl Atlanta.

C’è un altro documento secretato che riguarda la vicenda dei traffici dei veleni. Un documento che mette l’Italia al centro di un intrigo internazionale, con protagonisti capi di governo, top manager e uomini dei servizi segreti. Il documento contribuirebbe a fare luce su una parte ancora troppo coperta della nostra storia più recente, quella che riguarda l’Italia e il rapporto con il nucleare. Un binomio sul quale un uomo ha qualcosa da dire. Da diversi anni cerca di far emergere la sua verità. Si chiama Carlo Giglio. Ex ingegnere dell’Enea, svolgeva attività di vigilanza per la radioprotezione degli impianti dell’Enea a Rotondella, in Basilicata.

L’8 maggio 1991 negli uffici della commissione d’inchiesta Bnl Atlanta arriva un telegramma. Il testo viene letto dal presidente Carta: «Ritengo doveroso testimoniare alla S.V. quanto segue: l’Enea stesso ha dovuto riconoscere che la collaborazione in campo nucleare anche con l’Iraq non ha seguito le direttive governative in tema di politica estera. In tale occasione – si legge ancora – è stato accertato che i criteri di sicurezza e salvaguardia non erano adeguati, non è stata esercitata una idonea ed efficace azione di vigilanza sugli impianti nucleari, era diffusa una cultura di sottostima degli aspetti di salvaguardia, erano “anomali” i finanziamenti dell’Enea a favore della Snia-Techint». Un testo che, come afferma lo stesso Carta «pone alla Commissione dei problemi immediati». L’autore del telegramma è, naturalmente, l’ingegnere Giglio che viene convocato dall’organismo del Senato e sentito il 16 luglio del 91.

Quello che Giglio raccontò non si può sapere. Perchè la sua testimonianza è l’unico documento ancora segretato tra i 24 volumi che testimoniano l’attività della Commissione. Passano quattro anni. Due procure uniscono i loro sforzi per cercare di fare luce sui traffici di rifiuti e i presunti affondamenti di navi nelle acque italiane del Mediterraneo. Sono quelle di Matera e di Reggio Calabria, guidate rispettivamente dai procuratori Pace e Neri. Proprio gli uomini di Reggio Calabria raccolgono la deposizione della fonte «gamma», al secolo Carlo Giglio che, «precisa che nel corso della sua attività istituzionale riuscì a scoprire che la registrazione degli scarti nucleari era truccata fraudolentemente al solo scopo di rendere incontrollabile il movimento in entrata ed in uscita di tutto il materiale radioattivo che doveva essere gestito presso i vari impianti nucleari». In particolare, negli atti si legge di un eccessivo registrazione di “scarto nucleare”, «materiale questo il cui controllo sfuggiva nella misura in cui consentiva l’uscita clandestina di combustibile vero e proprio, ossia materiale radioattivo idoneo per l’impiego militare».

Secondo quanto racconta Giglio, quindi, l’Enea divenne lo strumento operativo dei vari governi italiani dell’epoca per fornire all’Iraq tutta l’assistenza tecnologica nonché tutto il materiale fissile idonei a assicurargli piena autonomia nucleare e la possibilità di dotarsi di armi atomiche. Particolare non trascurabile, a supporto delle sue affermazioni e secondo quanto messo a verbale dagli uomini della Procura di Reggio Calabria, Giglio «esibisce tutta la documentazione comprovante tutta la fornitura all’Iraq di tecnologia e di materiale nucleare (12mila kg. di uranio)». Già davanti alla Commissione Bnl Atlanta, l’allora presidente dell’Enea Umberto Colombo aveva respinto ogni accusa, legando le affermazioni di Giglio a dolorose vicende familiari. Più tardi, lo stesso Giglio verrà anche denunciato per calunnia e diffamazione. Nel 2004, però, la Cia toglie il velo a una serie di documenti fino ad allora top secret. Tra questi, uno studio sulle armi di distruzioni di massa posseduta da Saddam Hussein. Emerse che solo quattro Paesi al mondo avevano venduto uranio all’Iraq: Nigeria, Brasile, Portogallo e Italia. Fu proprio il nostro Paese, nel 1979, il primo a avviare i commerci radioattivi.
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Ecco alcune notizie che riguardano la professione che viene esercitata presso l’esercizio dello studio medico-dentistico con quello di odontotecnico che sono 2 ruoli completamente separati. Con la sentenza sotto indicata il Consiglio di Stato da alcune utili informazioni.

22/02/2011 201101106 Sentenza 5


REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Consiglio di Stato
in sede giurisdizionale (Sezione Quinta)
ha pronunciato la presente
SENTENZA
sul ricorso numero di registro generale OMISSIS del 1999, proposto da:
A.S.L. Provincia di Milano 1, rappresentata e difesa dall’avv. Vincenzo Avolio, con domicilio eletto presso il medesimo in Roma, v. Cosseria n. 2 c/o Placidi A.;
contro
OMISSIS, rappresentato e difeso dagli avv.ti OMISSIS , con domicilio eletto presso la Segreteria Sezionale C.d.S. in Roma, piazza Capo di Ferro n. 13;
per la riforma
della sentenza del T.A.R. LOMBARDIA - MILANO: SEZIONE I n. 00123/1999, resa tra le parti, concernente REVOCA AUTORIZZAZIONE SANITARIA

Visti il ricorso in appello e i relativi allegati;
Viste le memorie difensive;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore nell’udienza pubblica del giorno 9 novembre 2010 il Cons. Bernhard Lageder e uditi per le parti gli avvocati OMISSIS;
Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.

FATTO
1. Con la sentenza in epigrafe, il T.A.R. della Lombardia accoglieva il ricorso proposto da OMISSIS avverso il provvedimento dell’U.S.S.L. n. 71 di Castano Primo prot. n. OMISSIS del 20 luglio 1994, col quale era stata revocata, ai sensi dell’art. 16, comma 2, l. reg. 17 febbraio 1986, n. 5, l’autorizzazione sanitaria per l’esercizio dello studio medico-dentistico dallo stesso condotto, in quanto durante un’ispezione eseguita il 3 giugno 1994 era stata rilevata la presenza, nell’ambulatorio, dell’odontotecnico OMISSIS , titolare di un laboratorio sito nel medesimo edificio e collegato attraverso una porta con i locali dello studio medico-dentistico, il quale vi effettuava prestazioni tipicamente mediche (raccolta di sintomi, ispezione cavo orale, diagnosi, iniezione anestetico) esulanti dall’attività di odontotecnico. Il T.A.R. accoglieva, in particolare, la doglianza di sproporzionalità ed eccessività dell’irrogata sanzione, “atteso che, nel caso, la violazione accertata – se pure grave – è una sola (ex art. 16 L.R. 5/86)” (v. così, testualmente, l’impugnata sentenza). Dichiarava le spese di causa interamente compensate fra le parti.
2. Avverso tale sentenza proponeva appello l’Amministrazione soccombente, deducendo l’erronea interpretazione dell’art. 16, comma 2, l. reg. 17 febbraio 1986, n. 5, nonché l’assoluta carenza di motivazione in ordine alla ritenuta sproporzionalità della sanzione. Chiedeva dunque, in riforma della gravata sentenza, il rigetto del ricorso proposto in primo grado, con vittoria di spese.
2. Costituendosi, l’appellato contestava la fondatezza dell’appello e ne chiedeva il rigetto a spese rifuse.
3. All’udienza pubblica del 9 novembre 2010 la causa veniva trattenuta in decisione.
DIRITTO
1. L’appello è fondato.
1.1. Si premette, in linea di fatto, che deve ritenersi incontrovertibilmente comprovata la presenza, in occasione di sopralluogo eseguito il 3 giugno 1994 dal personale ispettivo dell’U.S.S.L. n. 71 di Castano Primo presso l’ambulatorio medico-dentistico dell’odierno appellato, dell’odontotecnico OMISSIS, titolare di un laboratorio odontotecnico direttamente comunicante con l’ambulatorio dentistico, il quale vi stava effettuando prestazioni di natura tipicamente medico-sanitaria (raccolta di sintomi, ispezione cavo orale, diagnosi, iniezione anestetico), esulanti dall’attività artigianale di odontotecnico quale configurata dall’art. 11 r.d. 31 maggio 1928, n. 1334, che vieta “agli odontotecnici di esercitare, anche alla presenza e in concorso del medico o dell’abilitato all’odontoiatria, alcuna manovra, cruenta o incruenta, nella bocca del paziente, sana o ammalata”, limitandone la sfera d’attività alla costruzione di “apparecchi di protesi dentaria su modelli tratti dalle impronte loro fornite dai medici chirurghi e dagli abilitati a norma di legge all’esercizio della odontoiatria e protesi dentaria, con le indicazioni del tipo di protesi”.
1.2. Posto che l’attività svolta dall’odontotecnico nell’ambulatorio dell’odierno appellato, quale accertata in occasione del citato sopralluogo, si poneva in palese contrasto col citato disposto normativo, configurando esercizio abusivo di professione sanitaria (tant’è che è stato instaurato correlativo procedimento penale), nonché tenuto conto dell’indubbia gravità oggettiva del fatto contestato, assurgente a rilevanza penale e congruamente messa in risalto nella parte-motiva del gravato provvedimento, si osserva che l’irrogazione della sanzione della revoca dell’autorizzazione è ampiamente sorretta dalla previsione normativa contenuta nell’art. 16, comma 2, l. reg. 17 febbraio 1986, n. 5 (Disciplina per l’autorizzazione e la vigilanza sulle istituzioni sanitarie di carattere privato che svolgono attività ambulatoriale, nonché per il trasporto di infermi), applicabile ratione temporis, che testualmente recita: “In caso di ripetute o gravi violazioni l’ente responsabile dei servizi di zona può disporre la revoca dell’autorizzazione; la revoca è altresì disposta nel caso in cui venga meno il soggetto titolare dell’autorizzazione per rinuncia, decesso, ovvero per estinzione della persona giuridica”.
Va, al riguardo, segnatamente messo in rilievo che l’applicazione della sanzione della revoca dell’autorizzazione sanitaria non presuppone affatto – come sembra adombrato nell’impugnata sentenza – l’accertamento di una pluralità di violazioni della richiamata disciplina, essendo alla luce del chiaro e univoco dato letterale della citata disposizione normativa sufficiente il compimento di una violazione unica, purché grave, nella specie, per quanto sopra esposto, da ritenersi indubbiamente integrata.
Né, infine, è ravvisabile la lamentata sproporzionalità della sanzione, essendo il provvedimento sanzionatorio sorretto da congrua e logica motivazione in ordine alla gravità della violazione, legittimante l’irrogazione della sanzione della revoca dell’autorizzazione sanitaria.
1.3. Resta assorbita ogni altra questione.
1.4. In riforma della gravata sentenza, s’impone dunque il rigetto del ricorso proposto in primo grado.
2. In applicazione del criterio della soccombenza, le spese del doppio grado devono essere poste a carico dell’appellato.
P.Q.M.
Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quinta),
definitivamente pronunciando sull’appello, come in epigrafe proposto,
lo accoglie e, per l’effetto, in riforma dell’impugnata sentenza, respinge il ricorso proposto in primo grado;
condanna l’appellato OMISSIS a rifondere all’amministrazione appellante le spese del doppio grado, che si liquidano nell’importo complessivo di euro 3.500,00, oltre agli accessori di legge.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.

Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 9 novembre 2010 con l'intervento dei magistrati:
Stefano Baccarini, Presidente
Aldo Scola, Consigliere
Eugenio Mele, Consigliere
Angelica Dell'Utri, Consigliere
Bernhard Lageder, Consigliere, Estensore


L'ESTENSORE IL PRESIDENTE





DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 22/02/2011
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GlaucomaOnline.it
Glaucoma: più alta mortalità cardiovascolare nei pazienti che utilizzano il Timololo per uso topico

The Blue Moutains Eye Study ha valutato l’associazione tra glaucoma ad angolo aperto e la mortalità a 9 anni in una coorte basata sulla popolazione di soggetti anziani.

Al basale, il glaucoma è stato diagnosticato nel 3% ( n = 108 ) dei soggetti.

Delle 873 morti, registrate nel corso del periodo osservazionale, 312 ( 8.5% ) avevano una causa cardiovascolare.

La mortalità per tutte le cause è stata del 24.3% nelle persone con glaucoma e del 23.8% in quelle senza glaucoma, mentre la mortalità cardiovascolare è stata del 14.6% nelle persone affette da glaucoma e dell’8.4% in quelle senza.

Dopo aggiustamento, i pazienti con glaucoma hanno presentato un aumento del rischio, non significativo, di morte cardiovascolare ( rischio relativo, RR = 1.46 ).

L’aumentata mortalità cardiovascolare è stata osservata principalmente nei pazienti con glaucoma di età superiore ai 75 anni ( RR = 2.78 ).

Analisi più approfondite hanno mostrato che la mortalità cardiovascolare era più alta tra i soggetti ai quali era stato precedentemente diagnosticato il glaucoma ( RR = 1.85 ), soprattutto in quelli trattati con il Timololo per uso topico ( Timoptol / Timoptic ) ( RR = 2.14 ). ( Xagena2006 )

Lee AJ et al, Ophthalmology 2006; 113: 1069-1076


Oftalm2006 Cardio2006 Farma2006
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Effetto dell’assunzione di caffè sulla pressione intraoculare

Lo studio in crossover ha valutato l’effetto dell’assunzione del caffè sulla pressione intraoculare.

I pazienti affetti da glaucoma con normale pressione oculare ( n = 6 ) oppure con ipertensione oculare ( n = 22 ) hanno assunto caffè ( 180 mg di caffeina in 200 ml ) o caffè decaffeinato ( 3,6 mg di caffeina in 200 ml ).

Nei pazienti con glaucoma e normale pressione intraoculare i cambiamenti medi ( +/- SD ) della pressione intraoculare a 30, 60, e 90 minuti sono stati: 0.9 +/- 0.5 , 3.6 +/-1.1 e 2.3 +/- 0.66 mmHg, rispettivamente; mentre in quelli che hanno assunto caffè decaffeinato i valori sono stati: 0.75 +/- 0.36 , 0.70 +/- 0.4 e 0.4 +/- 0.6 mmHg, rispettivamente.

Nei pazienti con glaucoma ed ipertensione oculare i valori dopo assunzione di caffè sono stati: 1.1 +/- 0.7 , 3.4 +/- 1.0 , e 3.0 +/- 2.7 mmHg e dopo caffè decaffeinato: 0.6 +/- 0.4 , 0.9 +/- 0.2 , e 0.5 +/- 0.5 mmHg.

I cambiamenti nella pressione intraoculare dal basale dopo assunzione di caffè rispetto al caffè decaffeinato sono stati significativi a 60 e 90 minuti.

Pertanto nei soggetti con glaucoma sia con pressione oculare nella norma che con ipertensione oculare il caffè non è raccomandato. ( Xagena 2002 )

Avisar R et al, Ann Pharmacother 2002; 36: 992-995
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Sclerosi laterale amiotrofica ereditaria: sequenziamento dell’exoma per l’identificazione di mutazioni nel gene VCP ( 2010 )

Il sequenziamento dell’exoma ha permesso di identificare un cambiamento aminoacidico p.R191Q nel gene VCP ( Valosin-Containing Protein ) in una famiglia italiana con sclerosi laterale amiotrofica ( SLA ) a trasmissione autosomica dominante.

Mutazioni nel gene VCP erano state in precedenza identificate in famiglie con miopatia da corpi inclusi, malattia di Paget e demenza frontotemporale ( IBMPFD ).

Lo screening di VCP in una coorte di 210 casi ereditari di sclerosi laterale amiotrofica e 78 casi di SLA confermata all’autopsia, ha permesso di identificare 4 mutazioni aggiuntive, tra cui una mutazione p.R155H in un caso di SLA.

La proteina VCP è essenziale per la maturazione di autofagosomi contenenti ubiquitina, e la tossicità di VCP mutata è parzialmente mediata attraverso il suo effetto sulla proteina TDP-43, uno dei costituenti principali delle inclusioni di ubiquitina che caratterizzano la sclerosi laterale amiotrofica.

I dati dello studio hanno ampliato il fenotipo di IBMPFD per includere la degenerazione dei motoneuroni, indicando che le mutazioni VCP possono rappresentare l’1-2% della SLA familiare. ( Xagena2010 )

Fonte: Neuron, 2010


Neuro2010
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L’atrofia muscolare progressiva è una forma di sclerosi laterale amiotrofica

L’atrofia muscolare progressiva è caratterizzata dal punto di vista clinico da segni di disfunzione del neurone motore inferiore, e potrebbe evolvere in sclerosi laterale amiotrofica.
Comprendere se l’atrofia sia una forma di sclerosi laterale amiotrofica ha importanti conseguenze cliniche.

I Ricercatori del Columbia University Medical Center di New York, negli Stati Uniti, hanno confrontato la sopravvivenza in pazienti con atrofia muscolare progressiva o sclerosi laterale amiotrofica.

Sono state riviste le cartelle cliniche di pazienti con atrofia muscolare progressiva ( n=91 ) o sclerosi laterale amiotrofica ( n=871 ) ed è stata verificata la sopravvivenza contattando telefonicamente le famiglie o utilizzando il National Death Index.

I pazienti con atrofia muscolare progressiva hanno mostrato maggiore probabilità di essere di sesso maschile ( p<0.001 ), più anziani ( p=0.007 ) e di sopravvivere più a lungo ( p=0.01 ). rispetto ai pazienti con sclerosi laterale amiotrofica.

L’analisi con modelli di Cox ha suggerito che il rischio di mortalità aumenta con l’età all’insorgenza della malattia, in entrambi i gruppi di pazienti ( p<0.005 ).

Segni di coinvolgimento del neurone motore superiore si sono sviluppati nel 22% dei pazienti con atrofia muscolare progressiva entro 61 mesi dopo la diagnosi.

Aspetti demografici e altre variabili cliniche non hanno mostrato differenze al momento della diagnosi tra i pazienti che hanno sviluppato e quelli che non hanno sviluppato segni di coinvolgimento del neurone motore superiore.

Nell’atrofia muscolare progressiva, i fattori presenti alla diagnosi rivelatisi predittivi di sopravvivenza inferiore sono stati: maggior numero di regioni corporee affette, una minore capacità vitale forzata, e un minor punteggio alla scala ALSFRS-R ( ALS Functional Rating Scale-Revised ).

La ventilazione non-invasiva e la gastrostomia sono state utilizzate frequentemente nell’atrofia muscolare progressiva.

In conclusione, nonostante i pazienti con atrofia muscolare progressiva mostrino una tendenza a vivere più a lungo rispetto a quelli con sclerosi laterale amiotrofica, la sopravvivenza inferiore in pazienti con atrofia muscolare progressiva è associata agli stessi fattori di rischio che predicono una scarsa sopravvivenza nella sclerosi laterale amiotrofica.
Inoltre, l’atrofia muscolare progressiva progredisce in modo incessante e può verificarsi un coinvolgimento del neurone motore superiore, come evidenziato da studi per immagini e post-mortem. Per queste ragioni l’atrofia muscolare progressiva dovrebbe essere considerata una forma di sclerosi laterale amiotrofica. ( Xagena2009 )

Kim WK et al, Neurology 2009; 73: 1686-1692


Neuro2009
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