IL POTERE D'ACQUISTO, QUESTO DILEMMA..!!!!

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gino59
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Re: IL POTERE D'ACQUISTO, QUESTO DILEMMA..!!!!

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LA LEGGENDA NERA DEL FISCAL COMPACT
APRILE 2014 / MONOGRAFICA

02 Aprile 2014 di Davide De Luca Get a PDF version of this webpagePDF
In rete - e non solo - circola una leggenda secondo la quale le regole del Fiscal Compact ci costringeranno a tagliare il debito pubblico di 50 miliardi ogni anno per i prossimi vent'anni. E' una leggenda sulla quale molti euroscettici, tra cui Beppe Grillo, stanno costruendo la loro propaganda. Ma, come per tutte le leggende, anche in questa non c'è praticamente nulla di vero.

deluca - Copia

Su internet si trova un video in grado di far rabbrividire anche i più coraggiosi tra gli euroscettici. Si vedono due funzionari del Consiglio dell’Unione Europea in un stanza del palazzo Giusto di Lipsia, a Bruxelles. Indossano abiti grigi e tra le mani hanno pesanti faldoni di carta pregiata che inseriscono in una grossa stampante. Il video mostra i due funzionari mentre rilegano i fogli con nastri di tessuto rosso e li inseriscono tra due grosse copertine lucide, ottenendo una serie di volumi con la copertina blu scuro, decorata con il rilievo dorato del simbolo dell’Unione Europea.

Il video è stato girato il 2 marzo del 2012 e quei volumi contenevano il Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell'unione economica e monetaria che sarebbe stato firmato pochi minuti dopo dai capi di govrno di 25 paesi dell’Unione. Di questo trattato ne abbiamo sentito tutti parlare almeno una volta: si tratta del famigerato Fiscal Compact, l’incubo di Beppe Grillo e del Movimento 5 Stelle, di moltissimi commentatori ed economisti “euroscettici” e no-euro. È, secondo molti, la prova definitiva della stupidità o della malvagità dei burocrati europei; la ghigliottina che ci costringerà - a partire da quest’anno - a spremere le nostre finanze pubbliche per ridurre il nostro debito pubblico di 50 miliardi ogni anno e per 20 anni.

Si tratta di una cifra semplicemente spaventosa. Basti pensare che si tratta di un settimo di tutta la spesa pubblica ritenuta “aggredibile”. È un cifra non molto inferiore a quanto spendiamo ogni anno per pagare tutti gli interessi sul debito pubblico. È cinque volte superiore alla manovra da 10 miliardi con cui il governo di Matteo Renzi vorrebbe tagliare il cuneo fiscale. È superiore alla somma di tutte le manovre finanziarie degli ultimi tre anni. Dicono che tagliare di 50 miliardi la spesa pubblica in un anno avrebbe effetti di tipo greco. Farlo per 20 anni di seguito ci rispedirebbe dritti nel medioevo. Per nostra fortuna, in questa maledizione che apparentemente ci lascia senza scampo, non c’è niente (o quasi) di vero, come hanno provato a spiegare alcune voci isolate negli ultimi mesi.

La leggenda nera del Fiscal Compact si può riassumere così: “Le regole europee ci costringeranno, ogni anno, a ridurre il nostro debito di 50 miliardi”. C’è un fondo di verità, anche se questa cifra è piuttosto arbitraria (tra poco vedremo perché). All’articolo 4 del Fiscal Compact, in effetti, è scritto che quei paesi che hanno un rapporto debito/PIL superiore al 60 per cento devono impegnarsi a ridurlo “di una media” di un ventesimo ogni anno (“una media”, ricordatevelo perché più avanti sarà importante). Intorno alla metà del 2013, qualcuno - il primo autore di questa cifra rimane misterioso - mise mano alla calcolatrice e fece un po’ di conti: il nostro debito pubblico all’epoca equivaleva al 120 per cento del PIL e avrebbe dovuto essere dimezzato in 20 anni. La metà del debito pubblico all’epoca ammontava a 1.000 miliardi. Mille miliardi diviso venti uguale: 50 miliardi l’anno. Ecco da dove arriva la famosa cifra della leggenda nera.

Si tratta, come dicono gli americani, di un conto wrong on so many levels: sbagliato su tantissimi livelli. Partiamo dal primo: come abbiamo appena visto l’articolo 4 non parla di ridurre il “totale” del debito. Quello che bisogna diminuire è il rapporto debito/PIL. Come tutti quanti ricordiamo da quando alla fine delle scuole elementari abbiamo imparato le frazioni, un rapporto può essere abbassato in due modi. Agendo sul numeratore (nel nostro caso tagliando il debito), oppure alzando il denominatore (nel nostro caso facendo crescere il PIL). Detto in altre parole: se il debito rimane costante o cresce meno rapidamente del PIL, allora il rapporto tra i due diminuisce senza bisogno di spendere soldi. Sappiamo tutti, però, che in questo periodo il PIL cresce poco, mentre il debito cresce piuttosto in fretta.

A questo punto serve una seconda precisazione. Il PIL che deve crescere in questo rapporto non è il “PIL reale” (quello di cui sentiamo parlare tutti i giorni e che pare nel 2014 avrà una crescita piuttosto anemica, tra lo 0,6 e lo 0,7 per cento). Il rapporto debito/PIL infatti è costruito tenendo conto del “PIL nominale” che in sostanza è il PIL reale più l’inflazione. Il PIL nominale (tranne alcuni casi che qui non ci interessano) cresce in genere più rapidamente del PIL reale e per capire perché basta un semplice esempio. Pensiamo a un paese con un PIL di 100 euro che ha una crescita reale pari a 0, ma in cui l’inflazione è dell’1 per cento. Dopo un anno questo paese avrà un PIL reale pari a 100 euro, ma un PIL nominale pari a 101 euro (quini una crescita reale dello 0 per cento e una nominale dell’1 per cento).

Facendo dei conti un po’ a spanne viene fuori che, con i conti pubblici attuali, basterebbe una crescita del PIL nominale del 2,5/3 per cento per rientrare nelle regole della riduzione del debito senza dover spendere nemmeno un euro. Il problema è che la crescita reale in Italia è molto bassa e sembra che l’inflazione non aumenterà abbastanza da generare una crescita nominale superiore a quella del debito. Tenendo conto di questi fattori, sul sito Pagella Politica hanno provato a fare alcuni conti ed è risultato che per rientrare nelle regole del Fiscal Compact bisognerebbe ridurre il debito di circa 27 miliardi nel 2014 (una cifra pur sempre alta, ma pari alla metà dei famosi 50 miliardi di cui continuiamo a sentir parlare). Come è facile capire, quindi, la situazione è complessa: è molto difficile dire oggi di quanto in teoria dovremmo tagliare (e se dovremmo tagliare) il debito per rientrare nelle regole del Fiscal Compact. A questo proposito, l’agenzia di stampa Reuters ha creato una specie di simulatore in cui è possibile agire sulle singole variabili (crescita reale, inflazione, costo del debito) per vedere se è quando il Fiscal Compact verrà rispettato.

Un po’ di prudenza sulle cifre da tagliare l’aveva già raccomandata Alberto Bagnai, uno degli economisti più scettici del gruppo a volte definito “no-euro”. In realtà, molto probabilmente, non dovremo spendere nemmeno un euro indipendentemente da quanto andranno male PIL nominale, inflazione e tutto il resto. I più attenti tra di voi avranno notato che nel trattato europeo si parla di “media” di riduzione di un ventesimo del rapporto debito/PIL. La domanda a questo punto è: chi stabilisce cos’è una riduzione “media” e su quale periodo si calcola? E a questa domanda se ne dovrebbe aggiungere anche un’altra: ma se non rispettassimo questa regola, che cosa ci succederebbe? Su questi doppi scogli va definitivamente ad incagliarsi la nave dei catastrofisti.

La Commissione Europea è il “poliziotto” incaricato di segnalare quando uno stato sta violando il trattato (e il suo ruolo in questo contesto è definito con l’inquietante nome di “braccio correttivo”). Il trattato, all’articolo 4, prevede una serie di eccezioni o circostanze attenuanti che il "poliziotto" deve considerare prima di procedere alla “denuncia” (si trovano qui, all’articolo 2). Ad esempio, il paese in questione ha un sistema pensionistico sostenibile? Ha un avanzo primario? Ha avuto conti in ordine negli ultimi anni? E così via. Si tratta di “condizioni” che - in teoria - l’Italia soddisfa senza problemi. Che la Commissione “debba considerare” tutti questi fattori prima di fare la sua segnalazione non significa automaticamente che il suo ruolo sia quello del “poliziotto buono”. Potrebbe benissimo decidere che l’Italia ha violato le regole sul debito, infischiandosene di tutte queste attenuanti.

Il poliziotto però non può contemporaneamente denunciare il criminale ed emettere la sentenza: il giudice che “certifica” la segnalazione e, successivamente, emette la “condanna” è il Consiglio dell’Unione Europea. La procedura con cui si arriva alla “condanna” è spiegata all’articolo 126 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea. Per farla breve, si tratta di una procedura bizantina in cui il Consiglio è chiamato a riunirsi e a votare parecchie volte. Deve votare per stabilire che effettivamente c’è stata una violazione, deve votare per mandare un primo avvertimento - non pubblico - allo stato in questione. Deve votare per inviare un secondo avvertimento pubblico, deve votare ancora una volta per aprire ufficialmente una procedura di infrazione e, infine, se dopo tutti questi voti e avvertimenti le cose non sono ancora cambiate, può votare un’ultima volta per comminare multe o altre sanzioni allo stato in questione.

Se non vi sembra una cosa rapida e semplice avete ragione. In realtà è ancora più complessa di quanto si potrebbe pensare. Al Consiglio non vale la regola “una testa un voto”: ogni capo di governo vota - per farla semplice - in base al peso della sua popolazione sul totale europeo. Per far passare queste decisioni c’è bisogno di una maggioranza particolare - il calcolo è abbastanza complesso: in sostanza si tratta di una maggioranza più ampia della semplice maggioranza assoluta. Per ottenere questa maggioranza non bastano i cosiddetti “paesi virtuosi” del nord Europa. In sostanza: senza il voto del paesi del sud Europa - quelli che più probabilmente finiranno col violare le regole del Fiscal Compact - non è possibile che il Consiglio emetta alcuna sanzione.

Insomma: in teoria è possibile che l’Italia sia punita per non aver soddisfatto la regola del fiscal compact, ma dovrebbe accadere una serie davvero straordinaria di sfortunati eventi. La crescita nominale (che - ricordiamo - è più o meno crescita reale più inflazione) dovrebbe rimanere bassissima non solo nel 2014, ma anche negli anni successivi. La Commissione dovrebbe ignorare i conti pubblici dell’Italia, il suo contributo ai fondi salva-stati e la riforma del sistema pensionistico. Il Consiglio dovrebbe votare diverse volte (alcune di avvertimento, altre per emanare le sanzioni) con una maggioranza molto ampia, formata anche da paesi che - con ogni probabilità - dovrebbero essere sanzionati nel corso della stessa riunione. Fatto tutto questo, l’Italia potrebbe venire multata. Quanto è probabile questo evento?

Difficile da dire. Tutta la procedura poliziotto-giudice/segnalazione-condanna è la stessa che si usa per un’altra impopolare regola europea, quella che impone un deficit massimo del 3 per cento. Nel corso degli ultimi anni la Commissione ha richiesto - e il Consiglio approvato - l’apertura di una procedura per deficit eccessivo nei confronti di 26 paesi diversi. Sapete quante volte questi paesi sono stati multati? Se avete risposto “mai”, allora avete dato la risposta giusta.



USCIRE DALL'EURO? ATTENTI A QUELLO CHE DESIDERATE, POTREBBE AVVERARSI


FUORI DALL'EURO, IL GIORNO DOPO

Fuori dall'euro, il giorno dopo
Un venerdì sera qualsiasi, di qui a non molto. Il dado è tratto, l'Italia esce dall'euro e riconquista l'agognata sovranità monetaria. Ma prima ancora di trovare il tempo di chiedersi cosa farne, di questa benedetta sovranità, arrivano le prevedibilissime sorprese, a valanga. E il risveglio nel day after sarebbe tutt'altro che sereno.

LA LEGGENDA NERA DEL FISCAL COMPACT

La leggenda nera del Fiscal Compact
In rete - e non solo - circola una leggenda secondo la quale le regole del Fiscal Compact ci costringeranno a tagliare il debito pubblico di 50 miliardi ogni anno per i prossimi vent'anni. E' una leggenda sulla quale molti euroscettici, tra cui Beppe Grillo, stanno costruendo la loro propaganda. Ma, come per tutte le leggende, anche in questa non c'è praticamente nulla di vero.

IN CHE MODO SIAMO STATI SALVATI DALL'EURO, E COME SIAMO RIUSCITI A DANNARCI DA SOLI

In che modo siamo stati salvati dall'euro, e come siamo riusciti a dannarci da soli
E' possibile immaginare cosa sarebbe stato del nostro paese se non avessimo aderito alla moneta unica? I numeri, soprattutto quelli sui conti pubblici, parlano chiaro: l'Italia è stata letteralmente salvata dall'euro e dalla riduzione della spesa per interessi che è seguita alla sua introduzione. Un beneficio indiscutibile, che è stato gettato al vento durante il decennio successivo dalla politica italiana, che ora cerca capri espiatori.


gino59
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4.2 Riliquidazioni

Analogamente ai provvedimenti di prima liquidazione anche nell’ipotesi di riliquidazione di un trattamento pensionistico i tempi procedimentali per l’adozione del relativo provvedimento sono quelli ordinari di 30 giorni decorrenti dall’insorgere del diritto.

Il dies a quo, pertanto, per l’erogazione degli interessi legali e/o rivalutazione monetaria coincide con il 31° giorno dalla maturazione del diritto che dà titolo alla riliquidazione, fatta salva l’azione di rivalsa nei confronti dell’ente datore di lavoro per il periodo intercorrente tra l’insorgere del dies a quo e la data di invio a questo Istituto della documentazione informatica e cartacea.

Fra le cause che generano il provvedimento di riliquidazione, quella che ricorre più frequentemente si può identificare nell’applicazione di miglioramenti economici disposti dal contratto di comparto, in particolare per i dipendenti cessati nell’arco della vigenza contrattuale.

In tale ipotesi assume rilevanza la data di pubblicazione del CCNL nella Gazzetta Ufficiale; per le cessazioni già intervenute alla medesima data, il dies a quo decorre dal 31° giorno successivo alla data di pubblicazione del contratto mentre per le cessazioni successive a tale data il termine iniziale per il computo degli interessi legali e/o rivalutazione monetaria coincide con il 31° giorno successivo alla data di decorrenza del trattamento pensionistico, fermo restando il diritto di rivalsa nei confronti dell’ente datore di lavoro con le modalità sopra indicate.

L’individuazione dies ad quem non presenta, anche in questo caso, alcuna difficoltà consistendo nella data in cui avverrà il pagamento del credito principale.

E’ di tutta evidenza che saranno solo i valori monetari differenziali tra la prima liquidazione e la riliquidazione ad essere assunti a base per il calcolo degli oneri risarcitori.

Si ricorda, infine, che in ordine alla corresponsione dei maggiori ratei di pensione che scaturiscono da un provvedimento di riliquidazione e degli eventuali interessi collegati al ritardato pagamento del provvedimento stesso, vige la prescrizione di durata quinquennale da calcolarsi con le modalità già indicate con Circolare Inpdap n. 31 del 17 maggio 1999.
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Messaggio da gino59 »

Riduzione cuneo fiscale
Data pubblicazione: 14/05/2014
La circolare n. 60 del 12 maggio 2014 illustra le modalità che i datori di lavoro/committenti dovranno utilizzare per il recupero del bonus fiscale previsto dal decreto legge n. 66/2014 sui contributi previdenziali.
Si ricorda, infatti, che l’articolo 1 del decreto riconosce ai titolari di reddito da lavoro dipendente e di taluni redditi assimilati, la cui imposta lorda sia superiore alle detrazioni da lavoro loro spettanti, un credito così articolato:
- per i possessori di reddito complessivo non superiore a 24.000 euro, il bonus è pari a 640 euro;
- in caso di superamento del limite di 24.000 euro, il credito decresce fino ad azzerarsi al raggiungimento di un livello di reddito pari a 26.000 euro.
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Messaggio da gino59 »

quattordicesima in arrivo (per gli aventi diritto).-

Data pubblicazione: 30/06/2014
Nel corso del mese di luglio, ai pensionati che abbiano raggiunto i 64 anni e oltre, sarà corrisposta, con la riscossione della rata mensile, una somma aggiuntiva pari alla quattordicesima mensilità. L’aumento spetta, in misura proporzionale , anche a coloro che compiono il 64° anno di età entro il 31/12/2014, con riferimento ai mesi di requisito anagrafico. Per ulteriori informazioni leggi il messaggio 5662 del 27 giugno 2014.
Leggi questa news Titolo news 1 in formato PDF
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Messaggio da gino59 »

Bonus Irpef disoccupati e pensionati
Data pubblicazione: 03/07/2014



Lo comunica l’Istituto nel messaggio n. 5661 del 27/6/2014. Si tratta di un credito d’imposta di importo complessivo pari a 640 euro, che sarà riconosciuto in via automatica, in base ai dati degli archivi Inps, in rate mensili di 80 euro. Il pagamento verrà effettuato centralmente dall’Istituto. L’Inps sta notificando con un sms l’accredito della prima rata a partire dal 30 giugno ai disoccupati e ai percettori di altre prestazioni a sostegno del reddito come Mobilità/ASpI/MiniASpI ecc. Ai pensionati, aventi diritto alle detrazioni d’imposta per lavoro dipendente, la prima rata di 80 euro del bonus sarà accreditata con la pensione di luglio e notificata con un’informativa nel cassetto previdenziale consultabile tramite il PIN nel Menu Servizi online>Servizi al cittadino del portale Inps.
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pietro17
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Messaggio da pietro17 »

Scusa Gino ma allora tu con la rata di pensione di luglio prossimo ti troverai 80€ in più? Che fortuna, a me risulta tale e quale a quella dei mesi precedenti.

Perché?

Saluti.

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Marco0064

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Messaggio da Marco0064 »

e' una sforbiciata del 3,5 % dell'irpef dal 2015 passera' al 5% sino ad annullarsi per i redditi di 28 mila euro..
Marco0064

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Messaggio da Marco0064 »

qualcosa si muive anche se in piccole percentuali..abbiamo l'irpef piu' alta del mondo per questo scappano tutti..
Marco0064

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Messaggio da Marco0064 »

te ne sei accorto te della sforbiciata? guarda meglio.. o bisogna andare dal barbiere..
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Messaggio da gino59 »

pietro17 ha scritto:Scusa Gino ma allora tu con la rata di pensione di luglio prossimo ti troverai 80€ in più? Che fortuna, a me risulta tale e quale a quella dei mesi precedenti.

Perché?

Saluti.

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...Pietro17, ma cosa dici........!!!!
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Messaggio da gino59 »

La soluzione è a portata di mano ma, di fatto, non ha l'attrattività utile perché venga accolta da tutti coloro che ne avrebbero bisogno. I fondi pensione italiani offrono ai lavoratori l'opportunità di supportare le proprie rendite pensionistiche di primo pilastro con "pensioni di scorta" o di secondo pilastro, in grado di produrre un supporto tale da avvicinare i vitalizi futuri ai livelli ottenuti da coloro i quali sono andati in pensione nel recente passato.

L'impiegato quarantenne con 15 anni di contribuzione va incontro a una pensione pubblica pari al 67% dell'ultimo stipendio (tasso di sostituzione); ma in caso di adesione a un fondo pensione con Tfr e contributo volontario pari all'1% del proprio reddito (oltre a quello datoriale), può far salire il tasso all'80%. Di fatto, però, questa soluzione è rimasta appannaggio di un numero insufficiente di lavoratori: le adesioni alla previdenza complementare restano limitate (vedi tabella in pagina) e anzi si riducono in molti settori produttivi, con la crisi che toglie risorse economiche e prospettive future ai lavoratori, schiacciati spesso dalle necessità del presente che li spingono a interrompere la contribuzione in essere (vedi tabella a fianco) o a richiedere anticipazioni al fondo; smontando così la propria strategia previdenziale. Come sottolineato da più parti, sono proprio coloro che avrebbero più bisogno di un secondo pilastro previdenziale - i giovani e le donne, per esempio – a mostrare i tassi di partecipazione più bassi.

Il tema del rilancio delle adesioni è individuale e anche sociale, visto che prive di uno strumento previdenziale complementare ed esposte al «fai-da-te» (immobili o altre forme), ampie fette della popolazione vanno incontro a un futuro fatto di prestazioni inadeguate e indigenza. Al primo posto tra le soluzioni indicate c'è il rinnovo di una operazione comunicativa, una fase di silenzio/assenso analoga e auspicabilmente più efficace di quella messa in campo nel 2007, in occasione dell'introduzione della 252/2005.

Ma una leva la offre il decreto "salva Italia", che offre la possibilità di un parziale opt out contributivo dal primo al secondo pilastro, dirottando cioè una quota dei versamenti ai più redditizi fondi pensione; una mossa che presenta inevitabili controindicazioni per la sostenibilità del primo pilastro, in caso di successo. Lo stesso presidente di Mefop, Mauro Marè, nel corso di una recente audizione ha sottolineato l'opportunità di introdurre forme di automatic enrollment con opzione di exit entro un determinato periodo, da sposare con le opzioni offerte da una migliore diversificazione contributiva nel primo e nel secondo pilastro.

Alcuni contesti specifici hanno offerto soluzioni diverse: il recente rinnovo del contratto degli edili prevede dal 2015 il versamento di 8 euro nelle posizioni di tutti i lavoratori, a prescindere dalla loro adesione al fondo di categoria (Prevedi); una soluzione che è stata resa praticabile dalla possibilità degli edili di aderire al fondo anche senza il Tfr, in deroga alla norma, vista la specificità del settore produttivo caratterizzato da forte mobilità. Un vantaggio sia per l'azienda, che paga sugli 8 euro al fondo un contributo aggiuntivo del 10% invece del 30% in busta paga, sia per il lavoratore, che potrà dedurre fiscalmente il versamento invece di vederlo defalcato dall'aliquota marginale.

Non manca chi propone una più stringente obbligatorietà dell'adesione ai fondi pensione, che, però, presentano effetti collaterali rilevanti: da una parte l'obbligatorietà dovrebbe portar con sé forme di garanzia ancor più robuste di quelle attuali (oggi ogni fondo pensione offre alla platea di iscritti una linea a rendimento garantito); dall'altra ciò comporterebbe un costo per il sistema impresa italiano nell'approvvigionamento di liquidità in misura ancor maggiore rispetto al recente passato, ossia nel pieno del credit crunch. E in assenza di misure compensative.

Molti altri fondi studiano campagne di sensibilizzazione della propria platea di riferimento, muovendosi da soli: in assenza di un progetto sistemico collettivo che faccia leva sulla capacità dei mass media, soprattutto, di fare massa critica e nell'attesa ormai paradossale della diffusione della «busta arancione», l'informativa che stima le prestazioni future dei lavoratori: assente sul primo pilastro, in vigore da anni per il secondo pilastro.
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Messaggio da gino59 »

Il sistema pensionistico italiano è ormai una truffa.

Gli devi dare per più di 40 anni un terzo del tuo reddito per pagarti in media meno di 20 anni di pensione al 70% dell'ultimo reddito (età media di morte in italia 82 anni).

Ditemi voi se è un investimento serio questo qua.

C'è troppa gente che ci mangia con le pensioni degli altri.
E infatti adesso vogliono spacciarti la truffa sulla truffa delle pensioni integrative.


Ma su che pianeta vivete? Qua non ci stanno i soldi per arrivare alla terza settimana, e voi parlate di contributi volontari? Ci sta un amico mio (statale) che ha chiesto la cessione del quinto per mettere la macchinetta al figlio!!!!! All'UNICO figlio!!!!
Come al solito la pensione privata se la può permettere chi prende stipendi da 5/6mila euro, e magari sono in due a
Marco0064

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Messaggio da Marco0064 »

certo 2º pilastro.. a noi nemmeno le fondamenta ci hanno costruito..
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Messaggio da gino59 »

E' la ritenuta in conto tesoro(8,75%) sulla maggiorazione del 18% sulla retribuzione pensionabile. Non è possibile farla durante l'anno, ma solo a conguaglio l'anno successivo, in quanto va diminuita delle ritenute (8,75%) pagate sull'accessorio percepito o addirittura non si paga nulla se l'accessorio percepito nell'anno solare è uguale o superiore al 18%.-


le norme su tale ritenuta:


Al personale statale ai soli fini del futuro calcolo della pensione la retribuzione, fatta eccezione l'IIS, viene aumentata del 18%(art. 15 legge 177 del 29.4.76). Su tale maggiorazione virtuale non veniva applicata nessuna trattenuta. Il 18% era pertanto un "regalo" dello Stato in quanto non si doveva alcun contributo.
Ma venne stabilito con la finanziaria 1995 ( art. 15 commi 1 e 2 legge 724 del 23.12.1994)di applicare la trattenuta in conto tesoro (8,75%) a partire dal 1 gennaio 1995 .
La legge 8.8.95 n. 335 (art. 2 commi 9 e 10) ha poi previsto anche per i dipendenti dello stato che a partire dal 1 gennaio 1996 l'accessorio diventa pensionabile.
Pertanto a cominciare da febbraio , in sede di conguaglio annuale, si paga l'8,75 su questo 18% ipotetico. Tale ritenuta tesoro viene diminuita dalla ritenuta tesoro pagata sull'accessorio(retribuzione professionale docenti, ore eccedenti, retribuzione per funzioni aggiuntive, etc.). Nel caso l'accessorio "percepito" sia maggiore, a febbraio, in sede di conguaglio annuale, non si paga nulla.
Il conteggio dell'accessorio percepito dal 1 gennaio 2005 al 31 dicembre 2005 è possibile farlo solo l'anno successivo cioè nel 2006.
In effetti l'accessorio(vedi elenco allegato), nel calcolo della pensione, risulta pensionabile per la quota B solamente se supera il 18% della retribuzione pensionabile.
L' accessorio in nessun caso si calcola ai fini della buonuscita.
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Messaggio da gino59 »

19 maggio 2014 Messaggio Hermes n. 4765 del 19/05/2014
E' disponibile nella sezione documentazione il messaggio Hermes n. 4765 del 19/05/2014 riguardante l'art. 1 del D.L. 66 del 24 aprile 2014 Riduzione del cuneo fiscale per lavoratori dipendenti e assimilati in favore di titolari di pensioni complementari e integrative erogate da Enti diversi dall'INPS.


27 febbraio 2014 Nuova funzionalità del sito del Casellario Centrale Pensioni "Modulo Gestore"
Sono disponibili nella sezione documentazione la lettera prot. n. 4964 del 27/02/2014 avente oggetto Nuova funzionalità “Modulo Gestore” che sostituisce dall'anno 2014 il software Cas2012 ver. 1.4 e la relativa "Guida all'utilizzo"


13 febbraio 2014 Nuove versioni 2014 dei tracciati per le comunicazioni con il Casellario Centrale Pensioni
Sono disponibili nella sezione Documenti: - La lettera Prot. n. 3542 del 13 febbraio 2014 avente per oggetto “Variazioni al tracciato record del flusso dei supporti magnetici da utilizzare per la segnalazione dei dati e al tracciato record per elaborazione art. 8 D. lgs 314/97 e art. 34 L. 448/98", il “Tracciato record da utilizzare per la segnalazione dei dati” - Versione 03.03.01 del 24 gennaio 2014" e il "Tracciato record del flusso relativo alla elaborazione per articolo 8 del decreto legislativo 2 settembre 1997, n. 314 e per articolo 34 della Legge 23 dicembre 1998, n. 448" - versione 2014.0.0 del 27 gennaio 2014


12 febbraio 2014 Termine per la trasmissione al Casellario della comunicazione annuale
Si rammenta agli Enti che il 28 febbraio 2014 è il termine, previsto dall'articolo 8 del decreto legislativo 2 settembre 1997, n. 314 e dall'articolo 34 della legge 23 dicembre 1998, n. 448, per la trasmissione al Casellario della comunicazione annuale.

La comunicazione riguarda i dati:
• a consuntivo, dell’anno 2013;
• a preventivo, dell’anno 2014.

Per la comunicazione deve essere utilizzato il nuovo tracciato disponibile in INTERNET (tracciato 2014 - versione “03.03.01”).

La precedente versione del tracciato 03.02.03, sarà accettata fino al 28 febbraio stesso

I dati trasmessi oltre tale termine saranno comunque elaborati, ma saranno considerati pervenuti in ritardo.

La mancata trasmissione dei dati si configura come omissione di atti d'ufficio da parte del legale rappresentante dell'Ente (articolo 7 del decreto legge 23 febbraio 1995, n. 41, convertito dalla legge 22 marzo 1995, n. 85).


3 febbraio 2014 SOFTWARE COMPILAZIONE DATI CAS2012

AVVISO
Per gli enti che utilizzano il software CAS2012.
Dal corrente anno 2014 il menzionato software non verrà più aggiornato.
Si comunica tuttavia che è in fase di test una apposita sezione del sito del Casellario per la compilazione e la trasmissione on line delle posizioni che verrà pubblicata il prima possibile.
Resta inteso infine che la scadenza prossima per l’invio dei flussi rimane fissata al 28 febbraio p.v.
Per richieste e chiarimenti:
e-mail casellariocentralepensioni@inps.it e ai consueti numeri telefonici



10 luglio 2013 Nuova versione 2013.0.0 del tracciato segnalazioni variazioni per: Decesso / Matrimonio / Divorzio / Nuove nozze / Detrazioni fiscali
E' disponibile nella sezione Documenti, il "Tracciato record delle variazioni per: Decesso / Matrimonio / Divorzio / Nuove nozze / Detrazioni fiscali" - Versione "2013.0.0" del 1 luglio 2013


14 febbraio 2013 MODALITA’ DI COMUNICAZIONE DEI DATI – PRINCIPI GENERALI

ATTENZIONE!!!
Record 30 – mensili – CRITERIO CONTABILE = COMPETENZA.
Deve essere quindi indicato l’importo del trattamento spettante nel mese di riferimento del record, anche se non coincide con quanto è stato effettivamente corrisposto alla medesima data. Non devono essere indicati conguagli, arretrati o corresponsioni una tantum sul mese.
Per ulteriori informazioni, vedi istruzioni tracciato per le segnalazioni pag. 22
Record 41 – annuali – CRITERIO CONTABILE = CASSA.
Devono essere quindi indicati gli stessi importi effettivamente corrisposti, CERTIFICATI AI FINI FISCALI, anche se relativi ad anni precedenti.
Per ulteriori informazioni, vedi istruzioni tracciato per le segnalazioni pag. 26



5 settembre 2012 Nuova funzionalità del servizio segnalazioni per intestatari deceduti
E' stata portata in produzione una funzionalità di comunicazione della cessazione della pensione per intestatari deceduti.
Dopo aver effettuato l'accesso al servizio e prodotta la lista dei soggetti cliccando sull'icona a sinistra (lente di ingrandimento) si può accedere, per ogni singola pensione, alla schermata per la comunicazione del decesso o del decesso errato.
L’ente può comunicare la cessazione della posizione per decesso del titolare col pulsante "Comunica Cessazione", quindi senza preparare un file apposito.
L’ente può anche annullare il decesso col pulsante "Comunica decesso errato"; in questo caso è spedita una mail al Casellario che dopo i dovuti accertamenti provvederà ad annullare il decesso oppure a contestare la richiesta.


23 maggio 2012 Nuovo servizio segnalazioni intestatari deceduti
Nel quadro del miglioramento dei servizi resi agli enti erogatori è' disponibile nel menù gestione la nuova sezione segnalazioni.
Il servizio consente, attualmente, di consultare le posizioni vigenti nel Casellario con intestatario deceduto, onde consentire all'ente la verifica della posizione e l'eventuale cessazione.
La ricerca può essere effettuata massivamente, per tipologia di trattamento o per codice fiscale.


30 dicembre 2010 Implementazione del Casellario. Nuova funzione
Si comunica che nel sito del Casellario è stata implementata una nuova funzione. E’ possibile consultare, nel Casellario dei pensionati, le posizioni dei soggetti che hanno pensioni erogate dall’Ente.
Sono visualizzabili:
• i dati anagrafici
• i dati del trattamento pensionistico
• i dati mensili
• i CUD
• le detrazioni d’imposta.
La consultazione, è attivabile dal pulsante “POSIZIONE” ed è possibile effettuarla sia per codice fiscale che per numero di posizione.





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