ferie non godute

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carmelo.sturnirolo
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ferie non godute

Messaggio da carmelo.sturnirolo »

Sono l'Aps Sturniolo Carmelo in data 29 Gennaio sarò in pensione chiedo se qualcuno è a conoscenza di sentenze relativa alle ferie non dice che no godute in quanto c'è chi dice che non le pagano e chi si in quanto il nostro regolamento parla chiaro che non vengono retribuite.


Alfiere
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Re: ferie non godute

Messaggio da Alfiere »

Si vive in base alle leggi e alle sentenze. Se non sbaglio, c'è una sentenza in merito, e anche circolari. Bisognerebbe fruirle, ma se ciò non possibile per motivi di forza maggiore, vengono monetizzate. Non ricordo il numero circolare, ma esiste.
juriromeo
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Re: ferie non godute

Messaggio da juriromeo »

Ciao, buongiorno, allora se tu interrompi il rapporto di lavoro senza nessuna colpa ne tua ne da parte dell'amministrazione (ad esempio nel caso di riforma) le ferie ti verranno pagate, altrimenti l'arma o cmq tutte le amministrazioni prima di andare in pensione ti devono per forza far fare le ferie che ti rimangono, ciao, Nino.
juriromeo
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Re: ferie non godute

Messaggio da juriromeo »

Ciao buongiorno, ho letto quello che hai scritto in MP, non capisco in che posizione sei, voglio dire se vai in pensione normalmente, ti devono far fare le ferie prima, come ti ho scritto sopra, se ci vai per riforma te le devono pagare senza fare ricorsi o altro, se tu andando in pensione normalmente, senza finire le ferie, vuoi che queste ti siano pagate, la vedo dura, la legge parla chiaro ed anche il Comando Generale, ciao, Nino.
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luiscypher
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Re: ferie non godute

Messaggio da luiscypher »

Ti stai sbagliando mio caro! Io, per esempio, sono andato in pensione a domanda ed ero in malattia, quindi non ho potuto fare le ferie per una causa no addebitabile alla mia volontà! Vi faccio presente che la Corte Costituzionale con sentenza nr. 95/2016,sancisce che chi non ha potuto usufruire delle ferie a causa di malattia, deve essere risarcito!
Ciò che toglie qualsiasi dubbio è la sentenza della Corte di giustizia europea del 2016 che stabilisce inequivocabilmente che le ferie devono essere monetizzate se la mancata fruizione del congedo non è imputabile a volontà del dipendente (nello specifico se era in malattia) "indipendentemente dal motivo che ha determinato la cessazione" (a domanda o per inabilità...
juriromeo
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Re: ferie non godute

Messaggio da juriromeo »

luiscypher ha scritto:Ti stai sbagliando mio caro! Io, per esempio, sono andato in pensione a domanda ed ero in malattia, quindi non ho potuto fare le ferie per una causa no addebitabile alla mia volontà! Vi faccio presente che la Corte Costituzionale con sentenza nr. 95/2016,sancisce che chi non ha potuto usufruire delle ferie a causa di malattia, deve essere risarcito!
Ciò che toglie qualsiasi dubbio è la sentenza della Corte di giustizia europea del 2016 che stabilisce inequivocabilmente che le ferie devono essere monetizzate se la mancata fruizione del congedo non è imputabile a volontà del dipendente (nello specifico se era in malattia) "indipendentemente dal motivo che ha determinato la cessazione" (a domanda o per inabilità...
Scusami ma quello che io ho scritto in sostanza è la stessa cosa e cioè se il rapporto s'interrompe o per malattia e cmq nè per colpa dell'interessato o dell'amministrazione le ferie devono essere pagate, altrimenti prima le fai e poi vai in pensione.
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luiscypher
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Re: ferie non godute

Messaggio da luiscypher »

juriromeo ha scritto:
luiscypher ha scritto:Ti stai sbagliando mio caro! Io, per esempio, sono andato in pensione a domanda ed ero in malattia, quindi non ho potuto fare le ferie per una causa no addebitabile alla mia volontà! Vi faccio presente che la Corte Costituzionale con sentenza nr. 95/2016,sancisce che chi non ha potuto usufruire delle ferie a causa di malattia, deve essere risarcito!
Ciò che toglie qualsiasi dubbio è la sentenza della Corte di giustizia europea del 2016 che stabilisce inequivocabilmente che le ferie devono essere monetizzate se la mancata fruizione del congedo non è imputabile a volontà del dipendente (nello specifico se era in malattia) "indipendentemente dal motivo che ha determinato la cessazione" (a domanda o per inabilità...
Scusami ma quello che io ho scritto in sostanza è la stessa cosa e cioè se il rapporto s'interrompe o per malattia e cmq nè per colpa dell'interessato o dell'amministrazione le ferie devono essere pagate, altrimenti prima le fai e poi vai in pensione.
Si ma nel mio caso era ancora in malattia quando sono andato in pensione! Cosa avrei dovuto fare? Rinunciare alla pensione, rientrare in servizio per fare le ferie e poi andare in persone? Non esiste! Sarebbe la compressione di un diritto!
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angri62
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Re: ferie non godute

Messaggio da angri62 »

luiscypher ha scritto:Ti stai sbagliando mio caro! Io, per esempio, sono andato in pensione a domanda ed ero in malattia, quindi non ho potuto fare le ferie per una causa no addebitabile alla mia volontà! Vi faccio presente che la Corte Costituzionale con sentenza nr. 95/2016,sancisce che chi non ha potuto usufruire delle ferie a causa di malattia, deve essere risarcito!
Ciò che toglie qualsiasi dubbio è la sentenza della Corte di giustizia europea del 2016 che stabilisce inequivocabilmente che le ferie devono essere monetizzate se la mancata fruizione del congedo non è imputabile a volontà del dipendente (nello specifico se era in malattia) "indipendentemente dal motivo che ha determinato la cessazione" (a domanda o per inabilità...
===se esprimi la volontà di andare in pensione le ferie non godute degli anni precedenti non ti verranno pagate,
verranno pagate solo quelle maturate durante l'aspettativa.
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luiscypher
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Re: ferie non godute

Messaggio da luiscypher »

angri62 ha scritto:
luiscypher ha scritto:Ti stai sbagliando mio caro! Io, per esempio, sono andato in pensione a domanda ed ero in malattia, quindi non ho potuto fare le ferie per una causa no addebitabile alla mia volontà! Vi faccio presente che la Corte Costituzionale con sentenza nr. 95/2016,sancisce che chi non ha potuto usufruire delle ferie a causa di malattia, deve essere risarcito!
Ciò che toglie qualsiasi dubbio è la sentenza della Corte di giustizia europea del 2016 che stabilisce inequivocabilmente che le ferie devono essere monetizzate se la mancata fruizione del congedo non è imputabile a volontà del dipendente (nello specifico se era in malattia) "indipendentemente dal motivo che ha determinato la cessazione" (a domanda o per inabilità...
===se esprimi la volontà di andare in pensione le ferie non godute degli anni precedenti non ti verranno pagate,
verranno pagate solo quelle maturate durante l'aspettativa.
Questa è una regola a me sconosciuta! Dov'è scritto? Se io a Marzo faccio la domanda per la pensione per il mese di marzo dell'anno successivo e a giugno mi ammalo fin quando vado in pensione, perché non mi soetterebbero le ferie degli anni precedenti? È colpa mia se mi sono ammalato e non ho potuto godere delle ferie???
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luiscypher
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Re: ferie non godute

Messaggio da luiscypher »

La Corte di giustizia europea ha rigettato l’interpretazione dell’amministrazione. Secondo i giudici della Corte la direttiva 2003/88/Ce prevede non solo che ogni lavoratore debba be­neficiare di un periodo di ferie annuale retribuito di almeno quattro settimane, ma altresì che il periodo minimo di ferie non possa essere sostituito da un’indennità «salvo in caso di fine rapporto». La Corte ha quindi rilevato co­me il legislatore comunitario­ nel prevedere comunque l’erogazio­ne di tale indennità alla cessazione del rapporto lavorativo ­abbia considerato del tutto irrilevante il motivo per cui il rapporto di lavo­ro si sia risolto. Pertanto, secondo la Corte, all’amministrazione pubblica non è concesso privare al lavoratore delle ferie per il periodo in questione e che, dato che il rapporto di lavoro è cessato a causa della domanda di pensionamento, al lavoratore spetta la relativa indennità per ferie annuali non godu­te. Ciò perchè le ferie sono state maturate ma il lavoratore, per via del collocamento in pensione, non è stato in grado di usufruirne in misura piena prima della fine del rapporto.
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angri62
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Re: ferie non godute

Messaggio da angri62 »

luiscypher ha scritto:La Corte di giustizia europea ha rigettato l’interpretazione dell’amministrazione. Secondo i giudici della Corte la direttiva 2003/88/Ce prevede non solo che ogni lavoratore debba be­neficiare di un periodo di ferie annuale retribuito di almeno quattro settimane, ma altresì che il periodo minimo di ferie non possa essere sostituito da un’indennità «salvo in caso di fine rapporto». La Corte ha quindi rilevato co­me il legislatore comunitario­ nel prevedere comunque l’erogazio­ne di tale indennità alla cessazione del rapporto lavorativo ­abbia considerato del tutto irrilevante il motivo per cui il rapporto di lavo­ro si sia risolto. Pertanto, secondo la Corte, all’amministrazione pubblica non è concesso privare al lavoratore delle ferie per il periodo in questione e che, dato che il rapporto di lavoro è cessato a causa della domanda di pensionamento, al lavoratore spetta la relativa indennità per ferie annuali non godu­te. Ciò perchè le ferie sono state maturate ma il lavoratore, per via del collocamento in pensione, non è stato in grado di usufruirne in misura piena prima della fine del rapporto.
===il 29 gennaio il collega va in pensione a domanda e non perchè riformato. il punto è solo questo.
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Re: ferie non godute

Messaggio da avt8 »

luiscypher ha scritto:La Corte di giustizia europea ha rigettato l’interpretazione dell’amministrazione. Secondo i giudici della Corte la direttiva 2003/88/Ce prevede non solo che ogni lavoratore debba be­neficiare di un periodo di ferie annuale retribuito di almeno quattro settimane, ma altresì che il periodo minimo di ferie non possa essere sostituito da un’indennità «salvo in caso di fine rapporto». La Corte ha quindi rilevato co­me il legislatore comunitario­ nel prevedere comunque l’erogazio­ne di tale indennità alla cessazione del rapporto lavorativo ­abbia considerato del tutto irrilevante il motivo per cui il rapporto di lavo­ro si sia risolto. Pertanto, secondo la Corte, all’amministrazione pubblica non è concesso privare al lavoratore delle ferie per il periodo in questione e che, dato che il rapporto di lavoro è cessato a causa della domanda di pensionamento, al lavoratore spetta la relativa indennità per ferie annuali non godu­te. Ciò perchè le ferie sono state maturate ma il lavoratore, per via del collocamento in pensione, non è stato in grado di usufruirne in misura piena prima della fine del rapporto.

Le ferie vengono pagate solo nel caso che il dipendente non le ha fruite perchè in aspettativa e poi riformato- Mentre per quelli che non si trovano in questo caso e fanno la domanda per accesso alla pensione volontaria devono usufruire delle ferie prima del congedo- Una possibilità che possono essere pagate per la 3^ ipotesi che che il dipendente prima del congedo faccia la domanda di usufruire delle ferie ,e gli vengano negate per motivi di servizio- A questo punto il dipendente si deve far rilasciare la dichiarazione dal suo Dirigente o suo Comando e poi chiedere il pagamento,e nel caso di risposta negativa,ricorso al T.A.R. con esito di vincita al 100%. In tal caso il mancato fruimento del congedo e dipeso dall'amministrazione che le ha negate ( anche se difficilmente nega le ferie al dipendente prossimo al pensionamento-
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Re: ferie non godute

Messaggio da luiscypher »

Ma tu, avt8, bevi tutto quello che ti raccontano i dirigenti per farsi belli con i politici ed elemosinare una promozione? Allora, ricapitolando: se il collega ha già fatto domanda di pensione e prima di andare in pensione si ammala e rimane in malattia fino al giorno della pensione, le ferie non godute gli devono essere monetizzare, punto e basta!
Ti devo inviare tutta la sentenza della Corte di giustizia europea? Così almeno ti convinci...!
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luiscypher
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Re: ferie non godute

Messaggio da luiscypher »

Ferie - Corte di Giustizia dell’Unione europea: le ferie annuali non godute prima della fine del rapporto di lavoro vanno retribuite
21 settembre 2016

Con la sentenza in commento la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha statuito che il lavoratore il cui rapporto di lavoro è cessato a seguito della sua domanda di pensionamento e che non è stato in grado di usufruire del suo diritto alle ferie prima della fine di tale rapporto di lavoro per motivi di malattia ha diritto a una indennità finanziaria per ferie annuali retribuite non godute.

La pronuncia in esame ha preso le mosse dal rinvio pregiudiziale che è stato presentato dal tribunale amministrativo di Vienna circa l’interpretazione di una direttiva comunitaria che è stata recepita nel diritto austriaco. La direttiva in esame riguarda le ferie annuali di cui beneficiano i lavoratori e la possibilità di sostituirle con un’indennità finanziaria soltanto in caso di fine del rapporto di lavoro.

La questione, demandata alla Corte di Giustizia, era volta quindi a risolvere un triplice interrogativo posto dal giudice del rinvio. In primo luogo, se la norma nazionale sia contraria a quella comunitaria, in quanto il dipendente pubblico che sia stato collocato a riposo su sua richiesta è privato del diritto all'indennità finanziaria per ferie annuali retribuite non godute, anche qualora, poco prima del suo pensionamento, tale dipendente pubblico fosse malato e abbia presentato un certificato medico al riguardo. In secondo luogo, se la concessione di tale indennità debba essere subordinata al fatto che il lavoratore informi il datore di lavoro della malattia in tempo utile e fornisca un certificato medico a sua giustificazione. Infine, se la normativa nazionale debba prevedere a favore dei lavoratori esclusi dal beneficio dell'indennità finanziaria per ferie annuali retribuite non godute delle modalità di esercizio del diritto in questione più favorevoli a quelle previste dalla summenzionata direttiva.

La Corte di Giustizia rammenta che tutti i lavoratori beneficiano di ferie annuali retribuite di quattro settimane minime e che questo è un principio particolarmente importante del diritto sociale dell’Unione. Quando tuttavia è cessato il rapporto di lavoro e non è quindi più possibile fruire delle ferie annuali retribuite, il lavoratore ha diritto a un’indennità finanziaria, anche nel caso in cui la cessazione sia dovuta a una domanda di pensionamento. Per la situazione del caso di specie, in particolare, il lavoratore ha diritto, al momento del pensionamento, a un'indennità finanziaria per ferie annuali retribuite non godute a causa del fatto che non ha svolto le sue funzioni per malattia.

La Corte conclude quindi che la norma in esame deve essere interpretata nella maniera seguente: il lavoratore deve ottenere un’indennità finanziaria per ferie annuali retribuite non godute nel caso di domanda di pensionamento qualora non sia riuscito a usufruire di tutte le ferie prima della fine del rapporto di lavoro; questo può avvenire nel caso in cui la mancata fruizione delle ferie derivi da una malattia; gli Stati membri sono liberi di concedere ai lavoratori ferie retribuite supplementari.

(Corte di Giustizia dell’Unione Europea, Sez. X, Sentenza 20 luglio 2016 n. 341/15)
panorama
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Re: ferie non godute

Messaggio da panorama »

Ricorso straordinario al PdR, prima respinto ed oggi ACCOLTO con il riesame, alla luce delle sopravvenute indicazioni della Corte di Giustizia.
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1) - Richiesta di riesame del parere reso nell’adunanza del 10 maggio 2017 sul ricorso straordinario n. 517/2016 proposto dal signor -OMISSIS- contro il rigetto della richiesta di monetizzazione del congedo ordinario maturato e non fruito.

N.B.: - Giusto per completezza, posto entrambi i PARERI, (quello negativo e quello positivo)
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PARERE ,sede di CONSIGLIO DI STATO ,sezione SEZIONE 1 ,numero provv.: 201800086 - Public 2018-01-08 -
Numero 00086/2018 e data 04/01/2018 Spedizione

REPUBBLICA ITALIANA
Consiglio di Stato
Sezione Prima

Adunanza di Sezione del 8 novembre 2017


NUMERO AFFARE 01688/2017

OGGETTO:
Ministero dell’interno.


Richiesta di riesame del parere reso nell’adunanza del 10 maggio 2017 sul ricorso straordinario n. 517/2016 proposto dal signor -OMISSIS- contro il rigetto della richiesta di monetizzazione del congedo ordinario maturato e non fruito.

LA SEZIONE
Vista la relazione prot. n. 333- A/U.C./0181816/2766/PP del 18 settembre 2017 con la quale il Ministero dell’interno - dipartimento pubblica sicurezza - ha chiesto il parere del Consiglio di Stato sull'istanza sopra indicata;

esaminati gli atti e udito il relatore, consigliere Saverio Capolupo.


Premesso:

Il signor -OMISSIS-, sovrintendente della Polizia di Stato, nell’ottobre del 2011 presentava domanda di cessazione volontaria dal servizio e di collocamento in quiescenza, accolta con decreto del prefetto a decorrere dal primo settembre 2012. A causa di due incidenti in servizio, avvenuti il 15 dicembre 2008 e 8 agosto 2009, si assentava ininterrottamente dal lavoro, per motivi di salute, a decorrere dal 12 ottobre 2011 fino alla data di decorrenza delle dimissioni volontarie. Con istanza del 2 luglio 2012 chiedeva la monetizzazione di 35 giorni di congedo ordinario non goduti negli anni 2010, 2011 e 2102 a causa delle infermità sofferte per causa di servizio.

Stante il silenzio dell’Amministrazione, il signor -OMISSIS- reiterava l’istanza il 15 febbraio 2013 e il 3 aprile 20013.

Con nota del 25 novembre 2013 il Servizio contabilità e gestione finanziaria della prefettura di Palermo rigettava la domanda del ricorrente “per mancanza dei presupposti richiesti dalla circolare del Ministero dell’interno n. 333.G/Div. 1 sett. 2”.

Il rigetto veniva impugnato con ricorso gerarchico al Ministero dell’interno, e il capo della Polizia lo rigettava con decreto del 4 febbraio 2014. Il signor -OMISSIS- ha poi impugnato il provvedimento della prefettura del 25 novembre 2013 con ricorso straordinario 507 del 2016, sul quale la Sezione ha espresso parere di rigetto nell’adunanza del 10 maggio 2017.

Il Ministero riferente chiede ora di rivedere il parere alla luce delle sopravvenute indicazioni della Corte di giustizia.


Considerato:

1. La disciplina relativa alla monetizzazione del periodo di concedo ordinario non fruito è stata regolamentata, inizialmente, con l’art. 14 del decreto del Presidente della Repubblica 31 luglio 1995 n. 395, integrato dall’art. 18 del D.P.R. 16 marzo 1999 n. 254.

Essendo insorti nella giurisprudenza diversi orientamenti in esito alla portata dell’indicata disposizione, il Consiglio di Stato, con parere n. 2188/210 reso da una commissione speciale nell’adunanza del 4 ottobre 2010, ha riconosciuto il diritto alla monetizzazione al dipendente dispensato dal servizio per inabilità fisica a seguito di una lunga e ininterrotta assenza dal servizio per malattia anche per il periodo di congedo ordinario maturato durante l’arco temporale di aspettativa per malattia che ha preceduto, senza soluzione di continuità, la dispensa dal servizio per inabilità fisica.

Ha fatto seguito l’emanazione della circolare n. 333-G/I/Sett.2°/mco/N°12/10 del 17 gennaio 2011 con la quale il ministero dell’interno ha recepito le indicazioni fornite dal Consiglio di Stato con l’indicato parere.

Con l’art. 18, comma 1, del D.P.R. 16 marzo 1999 n. 254 è stato disposto che “al pagamento sostitutivo del congedo ordinario si procede, oltre che nei casi previsti dall’articolo 14, comma 14, del decreto del Presidente della Repubblica n. 395 del 1995, anche quando lo stesso non sia stato fruito per decesso, per cessazione dal servizio per infermità o per dispensa dal servizio del dipendente disposta dopo il collocamento in aspettativa per infermità”.

La giurisprudenza ha ripetutamente affermato che il diritto alla monetizzazione del congedo ordinario (non fruito) maturi ogniqualvolta il dipendente non ne abbia potuto usufruire (ovvero non abbia potuto disporre e godere delle sue ferie) a cagione di obiettive esigenze di servizio o comunque per cause da lui non dipendenti o a lui non imputabili (Consiglio di Stato, sez. III, 21 marzo 2016 n. 1138).

Conseguentemente l’art.18 del D.P.R. n. 254 del 1999 è stato ritenuto applicabile:

- sia in quanto il dato testuale della predetta norma consente di ritenere (non ravvisandosi argomenti logico-esegetici che precludano tale interpretazione) che il "collocamento in aspettativa per infermità" (del quale il dipendente ha fruito) realizzi una particolare ipotesi, seppur transitoria, di "cessazione dal servizio per infermità"; posizione che, in forza della citata norma, dà titolo all’ottenimento del compenso sostitutivo;

- sia in quanto risulta evidente che dalla predetta infermità contratta a causa di servizio è poi dipesa anche la definitiva cessazione dal servizio.

La previsione relativa all'ultima delle ipotesi richiamate (mancata fruizione del congedo per dispensa dal servizio disposta dopo il collocamento in aspettativa per infermità) è stata intesa nel senso che il diritto alla monetizzazione del congedo non fruito debba coprire l’intero periodo del collocamento in aspettativa per infermità il quale sia culminato con la dispensa dal servizio (Consiglio di Stato, sez. VI, 11 giugno 2010 n. 2663).

La materia, tuttavia, ha costituito oggetto di una nuova disciplina, più restrittiva, per effetto dell’art. 5, comma 8, del decreto-legge 6 luglio 2012 n. 95 (entrato in vigore il 7 luglio 2012) convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012 n. 135. In particolare, detta disposizione prevede che “le ferie, i riposi ed i permessi spettanti al personale, anche di qualifica dirigenziale, delle amministrazioni pubbliche … sono obbligatoriamente fruiti secondo quanto previsto dai rispettivi ordinamenti e non danno luogo in nessun caso alla corresponsione di trattamenti economici sostitutivi. La presente disposizione si applica anche in caso di cessazione del rapporto di lavoro per mobilità, dimissioni, risoluzione, pensionamento e raggiungimento del limite di età. Eventuali disposizioni normative e contrattuali più favorevoli cessano di avere applicazione a decorrere dall'entrata in vigore del presente decreto…”.

Tale disposizione ha costituito oggetto del parere n. 00400033 P-4.17.1.7.5 dell’8 ottobre 2012 della Presidenza del Consiglio dei ministri, recepito dal servizio trattamento economico del personale del ministero dell’interno con circolare del 14 gennaio 2013.

Con quest’ultimo atto è stato chiarito che la previgente disciplina trova applicazione in materia di monetizzazione delle ferie non godute sia per il personale cessato dal servizio alla data di entrata in vigore del decreto-legge sia per quello che, sebbene cessato dal servizio dopo il 7 luglio 2012, è stato collocato in aspettativa per malattia e non è rientrato in servizio prima del collocamento in congedo.

L’Amministrazione, nel valutare l’istanza di monetizzazione del ricorrente, ha fatto correttamente riferimento alla disciplina previgente.

2. Con sentenza della Sezione X del 20 luglio 2016 (causa C. 341/15) la Corte di Giustizia ha affermato che l'articolo 7, paragrafo 2, della direttiva 2003/88 deve essere interpretato nel senso che:

- esso osta a una normativa nazionale che priva del diritto all'indennità finanziaria per ferie annuali retribuite non godute il lavoratore il cui rapporto di lavoro sia cessato a seguito della sua domanda di pensionamento e che non sia stato in grado di usufruire di tutte le ferie prima della fine di tale rapporto di lavoro;

- un lavoratore ha diritto, al momento del pensionamento, all'indennità finanziaria per ferie annuali retribuite non godute per il fatto di non aver esercitato le sue funzioni per malattia;

- un lavoratore il cui rapporto di lavoro sia cessato e che, in forza di un accordo concluso con il suo datore di lavoro, pur continuando a percepire il proprio stipendio, fosse tenuto a non presentarsi sul posto di lavoro per un periodo determinato antecedente il suo pensionamento, non ha diritto all'indennità finanziaria per ferie annuali retribuite non godute durante tale periodo, salvo che egli non abbia potuto usufruire di tali ferie a causa di una malattia;

- spetta, da un lato, agli Stati membri decidere se concedere ai lavoratori ferie retribuite supplementari che si sommano alle ferie annuali retribuite minime di quattro settimane previste dall'articolo 7 della direttiva 2003/88. In tale ipotesi, gli Stati membri possono prevedere di concedere al lavoratore che, a causa di una malattia, non abbia potuto usufruire di tutte le ferie annuali retribuite supplementari prima della fine del suo rapporto di lavoro, un diritto all'indennità finanziaria corrispondente a tale periodo supplementare. Spetta, dall'altro lato, agli Stati membri stabilire le condizioni di tale concessione.

3. La giurisprudenza amministrativa si è più volte espressa nel senso di ritenere inammissibile la domanda di riesame del parere del Consiglio di Stato su ricorso straordinario al Presidente della Repubblica fondata soltanto su una divergenza interpretativa di fonti normative, comportando la funzione giustiziale del ricorso straordinario la normale irretrattabilità della relativa decisione, alla pari delle sentenze.

Tuttavia, il riesame è stato ritenuto ammissibile qualora l’Amministrazione adduca nella richiesta elementi che evidenzino la sussistenza di un irrimediabile contrasto con indirizzi giurisprudenziali consolidati, ovvero comprovino un'evidente e obiettiva non conformità a legge, specie in caso di ”jus superveniens”, ovvero appaiano idonei a configurare una delle ipotesi revocatorie di cui all’articolo 395 c.p.c. a cui rinvia l’art. 106 del codice del processo amministrativo approvato con d. lgs 2 luglio 2010, n. 104. (Consiglio di Stato, Sez. 1^, 9 maggio 2011, n. 5369; 28 febbraio 2011, n. 2580; 18 marzo 2014, n. 918).

Con riferimento al caso in esame è indubbio che l’art. 5, comma 8, del decreto – legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, i contenuti delle norme contrattuali, le circolari ministeriali richiamate e l’orientamento della giurisprudenza nazionale si pongano in contrasto con i principi enunciati dalla Corte di Giustizia innanzi richiamati per cui la Sezione, conformemente a quanto richiesto dal Ministero riferente, reputa sussistenti i presupporti per riesaminare il parere n. 1242/2017 reso nell’adunanza del 10 maggio 2017.

Le Sezione, recependo le indicazione della giurisprudenza della Corte di Giustizia, ritiene che il ricorrente abbia diritto alla retribuzione di quattro settimane di ferie non godute prima della cessazione del rapporto di lavoro considerato che tale diritto è “principio particolarmente importante del diritto sociale dell’Unione (…) indipendentemente dal suo stato di salute”.

Conseguentemente, il diritto al congedo ordinario maturato nel periodo di aspettativa per infermità include automaticamente il diritto al compenso sostitutivo, nei limiti di quattro settimane per anno, con esclusione delle ferie retribuite supplementari ancorché il dipendente abbia cessato dal servizio “a domanda”.

Sulla base delle considerazioni che precedono il ricorso deve essere accolto.

Restano assorbiti gli altri motivi di doglianza.

P.Q.M.

revoca il parere n. 1242/2017 reso nell’adunanza del 10 maggio 2017;

esprime il parere che il ricorso debba essere accolto nei termini detti in motivazione.




L'ESTENSORE IL PRESIDENTE
Saverio Capolupo Raffaele Carboni




IL SEGRETARIO
Luisa Calderone


-----------------------------------------------------------------------------------------------------

Qui sotto il Parere negativo precedente.
----------------------------------------------------------------------------------

PARERE ,sede di CONSIGLIO DI STATO ,sezione SEZIONE 1 ,numero provv.: 201701242 - Public 2017-05-30 -
Numero 01242/2017 e data 26/05/2017 Spedizione


REPUBBLICA ITALIANA
Consiglio di Stato
Sezione Prima

Adunanza di Sezione del 10 maggio 2017


NUMERO AFFARE 00517/2016

OGGETTO:
Ministero dell’interno.


Ricorso straordinario al Presidente della Repubblica proposto dal signor -OMISSIS- di rigetto della richiesta di monetizzazione del congedo ordinario maturato e non fruito;

LA SEZIONE
Vista la relazione n. -OMISSIS- con la quale il Ministero dell’interno - dipartimento della pubblica sicurezza - ha chiesto il parere del Consiglio di Stato sul ricorso;

visto il ricorso, notificato al Ministero il 3 giugno 2014;

esaminati gli atti e udito il relatore, consigliere Saverio Capolupo.


Premesso:

Il signor -OMISSIS-, sovrintendente della Polizia di Stato, nell’ottobre del 2011 presentava domanda di cessazione volontaria dal servizio e di collocamento in quiescenza, accolta con decreto del prefetto -OMISSIS- a decorrere dal primo settembre 2012. A causa di due incidenti in servizio, avvenuti il 15 dicembre 2008 e 8 agosto 2009, si assentava ininterrottamente dal lavoro, per motivi di salute, a decorrere dal 12 ottobre 2011 fino alla data di decorrenza delle dimissioni volontarie. Con istanza del 2 luglio 2012 chiedeva la monetizzazione di 35 giorni di congedo ordinario non goduti negli anni 2010, 2011 e 2102 a causa delle infermità sofferte per causa di servizio.

Stante il silenzio dell’Amministrazione, il signor -OMISSIS- reiterava l’istanza il 15 febbraio 2013 e il 3 aprile 20013.

Con nota del 25 novembre 2013 il Servizio contabilità e gestione finanziaria della prefettura -OMISSIS- rigettava la domanda del ricorrente “per mancanza dei presupposti richiesti dalla circolare del Ministero dell’interno n. 333.G/Div. 1 sett. 2”.

Il rigetto veniva impugnato con ricorso gerarchico al Ministero dell’interno, e il capo della Polizia lo rigettava con decreto n. -OMISSIS-

Con l’odierno ricorso il signor -OMISSIS- censura il provvedimento deducendone l’illegittimità per eccesso di potere.

Il ministero riferente conclude per il rigetto del ricorso.


Considerato:

La disciplina relativa alla monetizzazione del periodo di concedo ordinario non fruito è stata regolamentata, inizialmente, con l’art. 14 del decreto del Presidente della Repubblica 31 luglio 1995 n. 395, integrato dall’art. 18 del D.P.R. 16 marzo 1999 n. 254.

Essendo insorti nella giurisprudenza diversi orientamenti in esito alla portata dell’indicata norma giuridica, il Consiglio di Stato, con parere n. 2188/210 reso da una commissione speciale nell’adunanza del 4 ottobre 2010, ha riconosciuto il diritto alla monetizzazione al dipendente dispensato dal servizio per inabilità fisica a seguito di una lunga e ininterrotta assenza dal servizio per malattia anche per il periodo di congedo ordinario maturato durante l’arco temporale di aspettativa per malattia che ha preceduto, senza soluzione di continuità, la dispensa dal servizio per inabilità fisica.

Seguiva l’emanazione della circolare n. 333-G/I/Sett.2°/mco/N°12/10 del 17 gennaio 2011 con la quale il ministero dell’interno recepiva le indicazioni fornite dal Consiglio di Stato con l’indicato parere.

Con l’art. 18, comma 1, del D.P.R. 16 marzo 1999 n. 254 è stato disposto che “al pagamento sostitutivo del congedo ordinario si procede, oltre che nei casi previsti dall’articolo 14, comma 14, del decreto del Presidente della Repubblica n. 395 del 1995, anche quando lo stesso non sia stato fruito per decesso, per cessazione dal servizio per infermità o per dispensa dal servizio del dipendente disposta dopo il collocamento in aspettativa per infermità”.

La giurisprudenza ritiene che il diritto alla monetizzazione del congedo ordinario (non fruito) maturi ogniqualvolta il dipendente non ne abbia potuto usufruire (ovvero non abbia potuto disporre e godere delle sue ferie) a cagione di obiettive esigenze di servizio o comunque per cause da lui non dipendenti o a lui non imputabili (Consiglio di Stato, sez. III, 21 marzo 2016 n. 1138). Conseguentemente l’art.18 del D.P.R. n. 254 del 1999 è applicabile:

- sia in quanto il dato testuale della predetta norma consente di ritenere (non ravvisandosi argomenti logico-esegetici che precludano tale interpretazione) che il "collocamento in aspettativa per infermità" (del quale il dipendente ha fruito) realizzi una particolare ipotesi, seppur transitoria, di "cessazione dal servizio per infermità"; posizione che, in forza della citata norma, dà titolo all’ottenimento del compenso sostitutivo;

- sia in quanto risulta evidente che dalla predetta infermità contratta a causa di servizio è poi dipesa anche la definitiva cessazione dal servizio.

La previsione relativa all'ultima delle ipotesi richiamate (mancata fruizione del congedo per dispensa dal servizio disposta dopo il collocamento in aspettativa per infermità) deve necessariamente essere intesa nel senso che il diritto alla monetizzazione del congedo non fruito debba coprire l’intero periodo del collocamento in aspettativa per infermità il quale sia culminato con la dispensa dal servizio (Consiglio di Stato, sez. VI, 11 giugno 2010 n. 2663).

La materia, tuttavia, ha costituito oggetto di una nuova disciplina, più restrittiva, per effetto dell’art. 5, comma 8, del decreto-legge 6 luglio 2012 n. 95 (entrato in vigore il 7 luglio 2012) convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012 n. 135. In particolare, detta disposizione prevede che “le ferie, i riposi ed i permessi spettanti al personale, anche di qualifica dirigenziale, delle amministrazioni pubbliche … sono obbligatoriamente fruiti secondo quanto previsto dai rispettivi ordinamenti e non danno luogo in nessun caso alla corresponsione di trattamenti economici sostitutivi. La presente disposizione si applica anche in caso di cessazione del rapporto di lavoro per mobilità, dimissioni, risoluzione, pensionamento e raggiungimento del limite di età. Eventuali disposizioni normative e contrattuali più favorevoli cessano di avere applicazione a decorrere dall'entrata in vigore del presente decreto…”.

Tale disposizione ha costituito oggetto del parere n. 00400033 P-4.17.1.7.5 dell’8 ottobre 2012 della Presidenza del Consiglio dei ministri, recepito dal servizio trattamento economico del personale del ministero dell’interno con circolare del 14 gennaio 2013.

Con quest’ultimo atto è stato chiarito che la previgente disciplina trova applicazione in materia di monetizzazione delle ferie non godute sia per il personale cessato dal servizio alla data di entrata in vigore del decreto-legge sia per quello che, sebbene cessato dal servizio dopo il 7 luglio 2012, è stato collocato in aspettativa per malattia e non è rientrato in servizio prima del collocamento in congedo.

Correttamente, pertanto, l’Amministrazione, nel valutare l’istanza di monetizzazione del ricorrente, ha fatto riferimento alla disciplina previgente.

Il ricorrente, poi, ritiene che la propria posizione rientri in quelle ipotesi in cui il rapporto di lavoro si estingue a “causa di particolari eventi imprevedibili o anomali e, conseguentemente, la mancata fruizione delle ferie non è imputabile alla volontà del dipendente né alle capacità organizzative e di vigilanza dell’amministrazione datrice di lavoro”.

La censura è infondata. La posizione del signor -OMISSIS- non può essere inquadrata in nessuno dei casi previsti dagli articoli 14 del D.P.R. 31 luglio 1995 n. 395 e 18 del D.P.R. 16 marzo 1999 n. 254 e fatte proprie dalle richiamate circolari del ministero (dispensa dal servizio per inidoneità assoluta e permanente, decesso del dipendente, malattia e infortunio sul lavoro) perché o che la cessazione dal servizio è dipesa esclusivamente da una valutazione personale che lo ha portato al collocamento anticipato in quiescenza “a domanda”.

Sebbene il diritto al congedo ordinario maturabile pure nel periodo di aspettativa per infermità includa automaticamente il diritto al compenso sostitutivo quando le ferie non vengano fruite, è altrettanto vero che tale evenienza implica una situazione oggettiva di impossibilità di fruire in altro periodo delle ferie anche in ragione della sopravvenuta cessazione del rapporto di lavoro per cause comunque sottratte alla disponibilità del lavoratore.

Nel caso in esame non sussiste il presupposto del diritto alla monetizzazione, vale a dire una causa assorbente esterna che abbia improvvisamente ed ineludibilmente interrotto il rapporto di impiego e che, impedendo con carattere di forza maggiore il godimento delle ferie maturate, in via sostitutiva faccia sorgere - stante l'irrinunciabilità di queste ultime - il diritto al relativo compenso.

Non appare neanche meritevole di accoglimento la configurazione di un obbligo giuridico in capo all’amministrazione volto ad adottare “gli opportuni provvedimenti in modo da consentirgli il godimento delle ferie in oggetto”, dato che non è configurabile un potere - dovere dell’Amministrazione né di dilatare la permanenza in servizio del dipendente per un periodo pari alle ferie non godute né di collocarlo in ferie d'autorità fino all’esaurimento dei giorni di congedo ordinario non goduto.

Per le ragioni suesposte il ricorso è infondato e dev’essere respinto.

P.Q.M.

esprime il parere che il ricorso debba essere respinto.




L'ESTENSORE IL PRESIDENTE
Saverio Capolupo Raffaele Carboni




IL SEGRETARIO
Luisa Calderone
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