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Re: Ennesimo suicidio nell'Arma

Inviato: mar gen 10, 2017 1:20 pm
da JESSICA1995
Dispiace tantissimo. Le TV non fanno cenno a tale tragedia.tutto sotto traccia. Perché non se ne occupa la trasmissione Quarto Grado ? Anche per capire cosa è successo e se vi sono responsabilità istituzionali.

Re: Ennesimo suicidio nell'Arma

Inviato: mer apr 07, 2021 10:59 pm
da panorama
suicidio,

DEL MONACO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 10 settembre 2018 è stata la giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, un fenomeno complesso ed eterogeneo sempre più diffuso; infatti, può esistere una tipologia di dolore psichico particolarmente accentuato ed estenuante, capace di fare la differenza tra la scelta di vivere o di porre fine alla propria dolorosa esistenza, in quanto l'essere umano, pur avendo paura della morte, quando il dolore e la sofferenza diventano insopportabili, può decidere di togliersi la vita. Questo triste fenomeno, purtroppo, è in crescita anche tra i militari. Le Forze armate costituiscono una parte della popolazione generale che ha facile accesso alle armi da fuoco; si tratta di una popolazione a rischio di suicidio, a causa della letalità dello strumento di cui dispone;

   riguardo alla psicologia militare applicata, già la formazione dei comandanti è realizzata in diversi momenti della loro carriera professionale. In particolare, prima della partenza per le missioni fuori area, durante la missione (con la presenza di uno psicologo) e al loro rientro dalla missione, con dei debriefing. Prima e dopo le operazioni, infatti, si svolgono specifici interventi sulla gestione dello stress a favore di tutto il personale, con appositi moduli per potenziare nella linea di comando le capacità di riconoscere e gestire i segnali di stress, anche per intervenire nella soluzione della problematica;

   inoltre, anche durante i corsi di formazione avanzata per ufficiali (corso di Stato Maggiore) e sottufficiali (corso di branca) e nell'ambito dei corsi a premessa di particolari incarichi di comando (corso comandanti di compagnia, corso comandanti di reggimento, corso comandanti di brigata) sono previste lezioni a cura di ufficiali psicologi sui temi delle devianze, del mobbing e, più in generale, su materie attinenti alla promozione del benessere organizzativo;

   anche negli istituti di formazione Rav sono previste attività di stress management per imparare a riconoscere e gestire i segnali di stress personali e dei militari con cui si lavora;

   il suicidio di un militare del reparto ha un impatto negativo su tutto il personale della caserma. In questi casi, vengono realizzati interventi di psicologia dell'emergenza per tutto il contingente del reparto, finalizzati non solo ad abbattere il rischio di emulazione (effetto Werther) ma anche per sostenere l'azione di comando nella gestione psicologica dell'evento e delle reazioni del personale;

   presso tutte le brigate di manovra è presente un ufficiale psicologo che lavora a favore della salute psicologica del personale dei reparti dipendenti; inoltre, in caso di necessità, i reggimenti possono richiedere il concorso degli ufficiali psicologi coordinatori presenti presso gli alti comandi/vertici di area ovvero presso l'ufficio di psicologia e psichiatria Militare dello Sme. I colloqui individuali si svolgono in fase di reclutamento, nell'ambito delle attività di selezione, e, successivamente, su richiesta del militare interessato che si rivolge autonomamente al professionista o alla struttura sanitaria di riferimento. I colloqui partono sempre da una domanda dell'interessato e risulta complicato condurre un colloquio psicologico con un militare che ha ricevuto l'ordine di recarsi dal professionista;

   sono realizzate numerose attività di formazione sulla leadership, con l'obiettivo di promuovere nei comandanti la consapevolezza del proprio stile di comando e per ampliare il bagaglio di comportamenti in grado di sostenere l'impegno del personale collaboratore. L'attenzione al personale collaboratore e al contesto risulta strategica per l'adozione di una leadership flessibile, in grado di adattarsi a tutte le situazioni in cui opera un comandante delle forze armate –:

   se, al fine di implementare tale lavoro di prevenzione primaria, non ritenga opportuno adottare iniziative per aumentare gli psicologi nelle brigate, fino ad arrivare a livello reggimento e reparti equiparati.
(4-01187)

  Risposta. — In relazione alla delicata e complessa tematica rappresentata dall'interrogante, la Difesa sta attuando una specifica attività di prevenzione mirata ai possibili fenomeni di suicidio, così da individuare e analizzare eventuali situazioni ambientali e personali che possano costituire potenziali concause o fattori di rischio, la cui conoscenza può contribuire a ridurre la probabilità dell'atto suicidano.
  Proprio per soddisfare tale esigenza, già nelle prime fasi dell'incorporazione vengono svolte attività di supporto psicologico, evidenziando il ruolo educativo dell'istituzione militare nei confronti dei giovani militari e dando il giusto valore a principi come la solidarietà, la lealtà, l'affidabilità, la correttezza, che da sempre attengono allo status militare.
  Parallelamente, le Forze armate attuano nei confronti dei comandanti ai vari livelli una costante azione di sensibilizzazione, affinché prestino particolare attenzione a tutte le possibili situazioni di difficoltà vissute dai militari che potrebbero, anche in via ipotetica, degenerare in atti di autolesionismo.
  Consapevole della difficoltà nel prevedere quale condotta una persona metterà in atto di fronte ad un disagio psicologico o ad una sofferenza emotiva, la Difesa predispone ogni attenzione alle modalità volte a ridurre la determinazione del gesto auto-distruttivo, attraverso pratiche come l'ascolto, la presenza e il supporto medico-assistenziale.
  La tutela della salute del proprio personale, militare e civile, è – e deve continuare ad essere – una priorità assoluta per le Forze armate e con questa consapevolezza è stata determinata la costituzione, il 24 settembre 2018, di uno specifico tavolo tecnico interforze.
  Il tavolo ha il compito di valorizzare gli assetti e le professionalità già presenti in ambito Difesa, senza escludere la possibilità, se necessario, di ricorrere a strutture/figure esterne, valutando ogni possibile attività di informazione e di formazione, in modo da definire tutte le possibili azioni da attuare nel breve e nel medio-lungo periodo per prevenire e contenere il fenomeno.
  Nulla verrà trascurato, compresa l'attivazione di ulteriori iniziative: occorre lavorare intensamente senza risparmio per mantenersi quanto mai vicini ai nostri militari e alle loro famiglie.
  È importante offrire a chi vive un disagio il supporto di cui necessita; un aiuto qualificato e professionale, come quello che gli psicologici e psichiatri militari sono in grado di offrire.
  Ho già avuto modo, in altre occasioni, di manifestare la mia preoccupazione per i recenti tragici eventi e l'intendimento di avviare un piano per incrementare ulteriormente il supporto psicologico al personale militare.
  Ritengo doveroso, tuttavia, sottolineare come l'andamento del fenomeno estremo per tali sofferenze ovvero Fatto suicidario, nel contesto militare risulti essere contenuto da un punto di vista numerico rispetto a quanto si riscontra nella popolazione civile.
  I dati statistici raccolti dall'osservatorio epidemiologico della Difesa – che dal 2006 segue il fenomeno – rilevano che i suicidi in seno alle Forze armate risultano sostanzialmente in linea, se non addirittura inferiori in determinati anni, ai dati statistici del fenomeno osservato su scala nazionale nell'arco temporale 2008-2017.
  Con riferimento, infine, all'opportunità auspicata dall'interrogante di «adottare iniziative per ampliare gli psicologi nelle brigate, fino ad arrivare a livelli di Reggimento e reparti equiparati», tale possibilità è già oggetto di attento esame e approfondimento nell'ambito dei lavori – che si concluderanno il prossimo 17 dicembre 2018 – del richiamato tavolo tecnico, nella consapevolezza che un militare, in patria o all'estero, non debba essere lasciato solo di fronte ai propri problemi: ed è questo, in definitiva, l'obiettivo che si vuole perseguire con il potenziamento della cultura psicologica in ambito militare.
La Ministra della difesa: Elisabetta Trenta.