Contesti professionali e Sindrome da BURNOUT

Feed - CARABINIERI

panorama
Staff Moderatori
Staff Moderatori
Messaggi: 12872
Iscritto il: mer feb 24, 2010 3:23 pm

Contesti professionali e Sindrome da BURNOUT

Messaggio da panorama »

Per notizia

Dal sito Psicologia del Lavoro.org

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

BURNOUT Uno sguardo al fenomeno

Il burnout è generalmente definito come una sindrome di esaurimento emotivo, di depersonalizzazione e derealizzazione personale, che può manifestarsi in tutte quelle professioni con implicazioni relazionali molto accentuate (possiamo considerarlo come un tipo di stress lavorativo). Generalmente nasce da un deterioramento che influenza valori, dignità, spirito e volontà delle persone colpite.
È una malattia in costante e graduale aumento tra i lavoratori dei paesi occidentalizzati a tecnologia avanzata, ciò non significa che qualcosa non funziona più nelle persone, bensì che si sono verificati cambiamenti sostanziali e significativi sia nei posti di lavoro sia nel modo in cui si lavora.
Storia del burnout
Il termine burnout in italiano si può tradurre come “bruciato”, “scoppiato”, “esaurito”, è apparso la prima volta nel mondo dello sport, nel 1930, per indicare l’incapacità di un atleta, dopo alcuni successi, di ottenere ulteriori risultati e/o mantenere quelli acquisiti.
Il termine è stato poi ripreso dalla psichiatra americana C. Maslach nel 1975, la quale ha utilizzato questo termine per definire una sindrome i cui sintomi evidenziano una patologia comportamentale a carico di tutte le professioni ad elevata implicazione relazionale.
La Maslach definisce il burnout come una perdita di interesse vissuta dall’operatore verso le persone con le quali svolge la propria attività (pazienti, assistiti, clienti, utenti, ecc), una sindrome di esaurimento emozionale, di spersonalizzazione e riduzione delle capacità personali che può presentarsi in persone che, per professione, sono a contatto e si prendono cura degli altri.
Il contatto costante con le persone e con le loro esigenze, l’essere a disposizione delle molteplici richieste e necessità, sono alcune delle caratteristiche comuni a tutte quelle attività che hanno obiettivo professionale il benessere delle persone e la risoluzione dei loro problemi, come nel caso di medici, psicologi, infermieri, insegnanti, ecc..
Negli anni nella sindrome del Burnout sono state incluse altre categorie di lavoratori, tutti quei professionisti o lavoratori che hanno un contatto frequente con un pubblico, con un’utenza, quindi non più solo gli “helper” …, possono quindi far parte di tali categorie tanti liberi professionisti o dipendenti: l’avvocato, il ristoratore, il politico, l’impiegato delle poste, il manager, la centralinista, la segretaria ecc..
Il burnout viene considerato, da molti studiosi, non solo un sintomo di sofferenza individuale legata al lavoro (stress lavorativo), ma anche come un problema di natura sociale provocato da dinamiche sia sociali, sia, politiche, sia economiche; la sindrome può infatti interessare il singolo lavoratore, lo staff nel suo insieme e anche istituzioni (per esempio l’organizzazione dei soccorsi in situazioni di crisi come i Vigile del Fuoco, i Militari, le Forze dell’Ordine ecc.).
Le caratteristiche del burnout
La sindrome del burnout ha maggiore probabilità di svilupparsi in situazioni di forte divario tra la natura del lavoro e la natura della persona che svolge quel lavoro.
Molti contesti lavorativi richiedono una forte dedizione ed un notevole impegno, sia in termini economici sia in termini psicologici e, in certi casi, i valori personali sono messi in primo piano a scapito di quelli lavorativi. Le richieste quotidiane rivendicate dal lavoro, dalla famiglia e da tutto il resto consumano l’energia e l’entusiasmo del lavoratore.
Quando poi successo, conquista ed obiettivi (spesso troppo ambiziosi) sono difficili da conseguire, molte persone perdono la dedizione data a quel lavoro, cercano di tenersi a distanza pur di non farsi coinvolgere e, spesso, diventano cinici.
Il burnout ha manifestazioni specifiche:
• Un deterioramento progressivo dell’impegno nei confronti del lavoro. Un lavoro inizialmente importante, ricco di prospettive ed affascinante diventa sgradevole, insoddisfacente e demotivante.
• Un deterioramento delle emozioni. Sentimenti positivi come per esempio l’entusiasmo, motivazione e il piacere svaniscono per essere sostituiti dalla rabbia, dall’ansia, dalla depressione.
• Un problema di adattamento tra la persona e il lavoro. I singoli individui percepiscono questo squilibrio come una crisi personale, mentre in realtà è il posto di lavoro a presentare problemi.
In sintesi le dimensioni tipiche del burnout sono:
• Esaurimento. E’ la prima reazione allo stress prodotto da eccessive richieste di lavoro o da cambiamenti significativi. Quando una persona sente di aver oltrepassato il limite massimo sia a livello emozionale sia fisico: si sente prosciugata, incapace di rilassarsi e di recuperare, manca energia per affrontare nuovi progetti, nuove persone, nuove sfide.
• Cinismo. Quando una persona assume un atteggiamento freddo e distaccato nei confronti del lavoro e delle persone che incontra sul lavoro, diminuisce sino a ridurre al minimo o ad azzerare il proprio coinvolgimento emotivo nel lavoro e può abbandonare persino i propri ideali/valori. Tali reazioni rappresentano il tentativo di proteggere se stessi dall’esaurimento e dalla delusione, si pensa di essere più al sicuro adottando un atteggiamento di indifferenza, specialmente quando il futuro è incerto, oppure si preferisce ritenere che le cose non funzioneranno più come prima, piuttosto che vedere svanire in seguito le proprie speranze. Un atteggiamento così negativo può compromettere seriamente il benessere di una persona, il suo equilibrio psico-fisico e la sua capacità di lavorare.
• Inefficienza. Quando in una persona cresce la sensazione di inadeguatezza, qualsiasi progetto nuovo viene vissuto come opprimente. Si ha l’impressione che il mondo trami contro ogni tentativo di fare progressi, e quel poco che si riesce a realizzare, appare insignificante, si perde la fiducia nelle proprie capacità e in sé stessi.
Le cause del burnout
In genere (ma superficialmente) si ritiene che il burnout sia in primo luogo un problema dell’individuo, le persone manifesterebbero tale disturbo a causa di difetti/caratteristiche del loro carattere, del loro comportamento o nella loro capacità lavorativa (vedi per esempio competenze). In base a questo punto di vista, sono gli individui a rappresentare il problema, e la soluzione sta nel lavorare su di loro o nel sostituirli.
Vari studi hanno dimostrato invece che il burnout non è un problema dell’individuo in sé, ma del contesto sociale nel quale opera. Il lavoro (contesto, contenuto, struttura, ecc) modella il modo in cui le persone interagiscono tra di loro e il modo in cui ricoprono la propria mansione. Quando l’ambiente di lavoro non riconosce l’aspetto umano del lavoro, il rischio di burnout aumenta.
La difficoltà di misurarsi con le proprie emozioni e di conseguenza il non riconoscere il problema con conseguente sentimento di rassegnazione rispetto alla vita sono manifestazioni ben evidenti.
Inoltre il burnout non è affatto un problema che riguarda solo chi ne è affetto, ma è una “malattia” contagiosa che si propaga in maniera altalenante dall’utenza all’èquipe, da un membro dell’èquipe all’altro e dall’èquipe agli utenti e può riguardare quindi l’intera organizzazione.
Alcune delle cause specifiche sono:
• sovraccarico di lavoro
• mancanza di controllo
• gratificazioni insufficienti
• crollo del senso di appartenenza
• assenza di equità
• valori contrastanti
• scarsa remunerazione.
Maslach e Leiter (1997) hanno elaborato un nuovo modello interpretativo che si focalizza principalmente sul grado di adattamento/disadattamento tra persona e lavoro. Secondo questi autori la sindrome del burnout ha maggiori probabilità di svilupparsi quando è presente una forte discordanza tra la natura del lavoro e la natura delle persone che svolgono tale lavoro.
Queste discrepanze sono da considerarsi come i più importanti antecedenti del burnout e sono sperimentabili in sei ambiti della vita organizzativa: carico di lavoro, controllo, ricompense, senso comunitario, equità, valori. Maslach e Leiter (1997) hanno ridefinito il burnout come una erosione
dell'impegno nel lavoro. Quest'ultimo, secondo gli autori, sarebbe caratterizzato da tre fattori (energia, coinvolgimento ed efficacia) che rappresentano i poli opposti delle dimensioni del burnout: impegno e burnout non sono altro che le due estremità opposte di un continuum.
Fattori che possono determinare la sindrome

Fattori individuali
Caratteristiche di personalità
• introversione (incapacità di lavorare in équipe)
• tendenza a porsi obiettivi irrealistici
• adottare uno stile di vita iperattivo
• personalità autoritaria
• abnegazione al lavoro, inteso come sostituzione della vita sociale
• concetto di se stessi come indispensabili
• motivazione ed aspettative professionali
Inoltre esiste un tratto di personalità che è correlato alla sindrome (il tipo A: ambizioso, competitivo, esigente sia con se stesso che con gli altri, puntuale, frettoloso, aggressivo )
Fattori socio-demografici
• differenza di genere (donne più predisposte degli uomini)
• età (primi anni si carriera si è più predisposti)
• stato civile (persone senza un compagno stabile più predisposte)
Struttura organizzativa
Struttura di ruolo: distribuzione dei compiti e delle funzioni all’interno di una organizzazione
Le tensioni sono generate da:
• ambiguità di ruolo: insufficienza di informazioni in relazione ad una determinata posizione
• conflitto di ruolo: esistenza di richieste che l’operatore ritiene incompatibili con il proprio ruolo professionale
• sovraccarico: quando all’individuo viene assegnato un eccessivo carico di lavoro o un’eccessiva responsabilità, che non gli permettono di portare avanti una buona prestazione lavorativa
• mancanza di stimolazione: si riferisce alla monotonia dell’attività lavorativa
• Struttura di potere: riguarda il modo in cui si stabiliscono i processi decisionali e di controllo nell’ambito lavorativo, ovvero la possibilità dell’individuo di partecipare alla presa di decisione
• Turnazione Lavorativa: La turnazione e l'orario lavorativo possono favorire l’insorgenza della sindrome; questo avviene più frequentemente nel personale infermieristico, essendo questo più soggetto ad un dispendio di energie psicofisiche, rispetto al personale medico.
• Retribuzione inadeguata
La sintomatologia
La sindrome è caratterizzata da manifestazioni quali nervosismo, irrequietezza, apatia, indifferenza, cinismo, ostilità delle persone, sia tra di loro sia verso terzi; si distingue dallo stress, (concausa del burnout), così come si distingue dalla nevrosi, in quanto non disturbo della personalità ma del ruolo lavorativo. Dal punto di vista clinico (psicopatologico) i sintomi del burnout sono molteplici, richiamano i disturbi dello spettro ansioso-depressivo, e sottolineano la particolare tendenza alla somatizzazione e allo sviluppo di disturbi comportamentali.
Il soggetto colpito da burnout manifesta:
• Sintomi aspecifici (stanchezza ed esaurimento, apatia, nervosismo, irrequietezza, insonnia)
• Sintomi somatici: insorgenza di patologie varie(ulcera, cefalea, disturbi cardiovascolari, difficoltà sessuali ecc.)
• Sintomi psicologici: rabbia, risentimento, irritabilità, aggressività, alta resistenza ad andare al lavoro ogni giorno, negativismo, indifferenza, depressione, bassa stima di sé, senso di colpa, sensazione di fallimento, sospetto e paranoia, rigidità di pensiero e resistenza al cambiamento, isolamento, sensazione di immobilismo, difficoltà nelle relazioni con gli utenti, cinismo, atteggiamento colpevolizzante nei confronti degli utenti e critico nei confronti dei colleghi.
Tale situazione di disagio molto spesso porta il soggetto ad abuso di alcool, di psicofarmaci o fumo.
Da un punto di vista psicopatologico la sindrome del burnout si differenzia dalla sindrome da disadattamento (sociale o lavorativo o familiare o relazionale), si verifica all’interno del mondo emozionale della persona ed è spesso scatenata da una vicenda esterna.
Per evitare che la sindrome del burnout, deteriori sia la vita lavorativa, sia la vita privata della persona, bisogna intervenire con efficacia.
SEGNI E SINTOMI DELLO STRESS LAVORATIVO
1. Alta resistenza ad andare al lavoro ogni giorno
2. sensazione di fallimento
3. rabbia e risentimento
4. senso di colpa e disistima
5. scoraggiamento ed indifferenza
6. negativismo
7. isolamento e ritiro(disinvestimento)
8. senso di stanchezza ed esaurimento tutto il giorno
9. guardare frequentemente l'orologio
10. notevole affaticamento dopo il lavoro
11. perdita di sentimenti positivi verso gli utenti
12. rimandare i contatti con gli utenti, respingere le telefonate dei clienti e le visite in ufficio
13. avere un modello stereotipato degli utenti
14. incapacità di concentrarsi o di ascoltare ciò che l'utente sta dicendo
15. sensazione di immobilismo
16. cinismo verso gli utenti; atteggiamento colpevolizzante nei loro confronti
17. seguire in modo crescente procedure rigidamente standardizzate
18. problemi d'insonnia
19. evitare discussioni di lavoro con i colleghi
20. preoccupazione per sé
21. maggiore approvazione di misure di controllo del comportamento come i tranquillanti
22. frequenti raffreddori ed influenze
23. frequenti mal di testa e disturbi gastrointestinali
24. rigidità di pensiero e resistenza al cambiamento
25. sospetto e paranoia
26. eccessivo uso di farmaci
27. conflitti coniugali e famigliari
28. alto assenteismo
Sintomi fisici
• stanchezza
• necessità di dormire
• irritabilità
• dolore alla schiena
• cefalea
• stanchezza agli arti inferiori
• dolori viscerali
• diarrea
• inappetenza
• nausea
• vertigini
• dolori al petto
• alterazioni circadiane
• crisi di affanno
• crisi di pianto
Sintomi psichici
• stato di costante tensione
• irritabilità
• cinismo
• depersonalizzazione
• senso di frustrazione
• senso di fallimento
• ridotta produttività
• ridotto interesse verso il proprio lavoro
• reazioni negative verso familiari e colleghi
• apatia
• demoralizzazione
• disimpegno sul lavoro
• distacco emotivo
Cosa fare praticamente
Riconoscere la sindrome del burnout non è così facile, spesso si tende a ricondurre il tutto come un problema dell’individuo e non del contesto lavorativo nel suo insieme.
Le organizzazioni quasi sempre ignorano questo problema e questo rappresenta un errore molto pericoloso, in quanto il burnout può incidere pesantemente sull’economia dell’intera organizzazione.
La risoluzione del fenomeno burnout dovrebbe essere affrontata sia a livello organizzativo che a livello individuale, l’organizzazione che si assume la responsabilità di affrontare il burnout, lo può gestire in modo garantirsi il proprio personale produttivo nel tempo.
Un’organizzazione che agisce a sostegno dell’impegno nel lavoro è un’organizzazione forte.
L’aiuto maggiormente efficace per la singola persona è sicuramente un intervento da parte di un professionista competente in materia che possa fornire strumenti cognitivi, favorire una maggiore comprensione/consapevolezza del problema, aiutare a comprendere le relazioni esistenti tra il comportamento personale, il proprio vissuto ed il contesto di vita e lavorativo, modificare il proprio comportamento e i propri atteggiamenti in coerenza con quanto acquisito.
Ma tali interventi sul singolo non sono semplici: il singolo può avere difficoltà a rivolgersi ad uno psicologo per farsi aiutare, ciò a causa sia di pregiudizi verso la categoria di professionisti che si occupa di tali problematiche, sia perché spesso non è in grado di chiedere aiuto e/o si imbatte in altre categorie di professionisti non competenti in tali materie. Purtroppo ancor oggi molti preferiscono pensare di avere un problema organico invece di accettare l’idea di poter avere un problema psicologico anche se causato da fattori esterni.
Interventi per fermare/ affrontare/superare/prevenire il burnout
In letteratura ci sono molte strategie per la prevenzione del burnout. Anche la Maslach indica la necessità di focalizzarsi sia sull’individuo sia sul luogo di lavoro.
Oggi il burnout rappresenta un rischio troppo elevato per ogni contesto organizzativo: i costi economici, la produttività ridotta, i problemi di salute e il generale declino della qualità della vita personale o lavorativa (tutte possibili conseguenze di questa sindrome) sono un prezzo troppo alto da pagare.
E' dunque consigliabile l'adozione di un approccio preventivo per affrontare il problema burnout.
Il modo migliore per prevenire il burnout è sicuramente puntare sulla promozione dell'impegno nel lavoro. Ciò non consiste semplicemente nel ridurre gli aspetti negativi presenti sul posto di lavoro, ma anche nel tentare di aumentare quelli positivi. Le strategie per aumentare l'impegno sono quelle che accrescono l'energia, il coinvolgimento e l'efficacia, sostenendo i lavoratori, permettendo loro di affermarsi tra i loro colleghi, lasciando loro dell'autonomia nelle decisioni da prendere ed offrendo loro un'organizzazione del lavoro chiara e coerente, ecc.
Esempi di azioni :

Azioni possibili a livello individuale:
• porsi degli obiettivi realistici
• variare la routine
• fare delle pause
• prevenire il coinvolgimento eccessivo nei problemi della vittima
• favorire il benessere psicologico e bilanciare frustrazione e gratificazione
• applicare tecniche di rilassamento fisico e mentale
• separare lavoro e vita privata, per evitare la propagazione del malessere nella vita familiare
Azioni possibili a livello sociale:
• rafforzamento della relazione con amici e familiari allo scopo di compensare i sentimenti di fallimento e frustrazione legati alla vita lavorativa,volontariato,ecc.
• rafforzamento delle relazioni positive con altri soccorritori da cui possono derivare riscontri positivi,sostegno,utili confronti.
Azioni possibili a livello istituzionale:
• incontri con il personale dei diversi livelli per fluidificare i rapporti e risolvere le conflittualità
• riorganizzazione del lavoro per renderlo più vario ed interessante
• promuovere il confronto tra le aspettative delle vittime e gli obiettivi del servizio, per evitare equivoci.
Altri esempi … (.. dimensioni su cui influire per prevenire lo stress..)
• Caratteristiche dell’ambiente nel quale il lavoro si svolge
• Chiarezza degli obiettivi organizzativi e coerenza tra enunciati e pratiche organizzative
• Riconoscimento e valorizzazione delle competenze
• Comunicazione intraorganizzativa circolare
• Circolazione delle informazioni
• Prevenzione degli infortuni e dei rischi professionali
• Clima relazionale franco e collaborativo
• Scorrevolezza operativa e supporto verso gli obiettivi
• Giustizia organizzativa
• Apertura all’innovazione
• Stress e conflittualità.
A livello organizzativo sono necessarie strategie volte a promuovere l’impegno professionale e l’armonia tra operatore e posto di lavoro, di seguito alcuni esempi:
• condividere la gestione del carico di lavoro con il gruppo
• creare e alimentare il senso di squadra
• partecipare attivamente al processo decisionale: personalizzazione dello stile, adattamento degli orari
• comunicare: chiarezza dei messaggi; obiettivi realistici e credibili
• riconoscere una ricchezza nelle diversità: cogliere le potenzialità positive nell’incontro con alunni, operatori e colleghi
• crescere professionalmente: formazione e cultura dell’approfondimento


panorama
Staff Moderatori
Staff Moderatori
Messaggi: 12872
Iscritto il: mer feb 24, 2010 3:23 pm

Re: Contesti professionali e Sindrome da BURNOUT

Messaggio da panorama »

Le sindromi ansiose producono stati di grande disagio psicologico.
Quanto più precoce è il trattamento, tanto maggiore è la probabilità di
prevenire eventuali patologie associate all’ansia.

I TRE VOLTI DELLA SINDROME ANSIOSA: PANICO, FOBIA E ANSIA
GENERALIZZATA

Il disturbo da attacchi di panico è caratterizzato da episodi d’ansia ricorrenti ed
improvvisi, apparentemente immotivati. I sintomi più appariscenti sono vistose
reazioni organiche quali palpitazioni cardiache, dolore toracico, vertigini e senso
di soffocamento, seguite dalla paura di perdere il controllo, d’impazzire o di
morire. Benché gli attacchi di panico nei maggior casi non durino che pochi
minuti, i soggetti colpiti ne escono fortemente provati. La paura di morire, in
particolare, porta sovente al ricovero d’urgenza in ospedale, dove non vengono
però accertati disturbi organici significativi.
Le persone che hanno già vissuto parecchi episodi di panico vivono inoltre
spesso nella continua preoccupazione che questi si possano ripetere. É dunque
l’ansia stessa a generare stati ansiosi. Questa ansia anticipatoria aumenta lo
stato generale di tensione fisica e psichica, rendendo ancora più probabile la
comparsa di ulteriori attacchi di panico.
Gli stati d’ansia riferiti esclusivamente a determinati oggetti o situazioni vengono
definiti fobie. Si possono ad esempio sviluppare fobie nei confronti dei serpenti,
del sangue o dei cani. Le fobie possono riguardare anche il rapporto con altre
persone (fobie sociali) o i luoghi in cui non sembra possibile ottenere soccorso
immediato (agorafobia), per esempio perché c’è molta folla o si è soli.
I fobici cercano di evitare sempre di più le situazioni, gli oggetti o gli esseri che
potrebbero scatenare in loro uno stato d’ansia. Questo comportamento rinforza
la paura e, specie se esteso a più situazioni, può compromettere gravemente
l’autorealizzazione di questi soggetti nella società causandone persino
l’isolamento.Diversamente da quanto accade negli attacchi di panico e nelle fobie, l’ansia
si può sviluppare anche in modo latente e progressivo, manifestandosi per
mesi solo come stato di costante inquietudine, preoccupazione o tensione. Le
persone colpite sviluppano una serie di timori immotivati per qualsiasi aspetto
della loro esistenza. L’ansia non è dunque circoscritta a situazioni particolari,
ma investe in modo continuo l’intera vita quotidiana. In questi casi si parla di
sindrome ansiosa generalizzata.
A questa condizione si associano problemi di ordine fisico quali disturbi del
sonno, vertigini, dolori allo stomaco e vampate di calore. I soggetti colpiti si
sentono inoltre spesso incapaci di rilassarsi ed appaiono irritabili e irrequieti.
LE SINDROMI ANSIOSE POSSONO DIPENDERE DA MOLTI FATTORI
Stress e preoccupazioni hanno effetti sia sul corpo sia sulla psiche e
reciprocamente una patologia fisica è fonte di stress e preoccupazione, quindi
spesso le cause si intrecciano e si aggravano.
In alcuni casi la sindrome ansiosa dipende da una patologia del corpo, per
esempio l’ipertiroidismo. In altri casi la predisposizione alla reazione ansiosa
è parzialmente ereditaria. Anche delle brutte esperienze infantili possono
costituire terreno fertile per lo sviluppo di un comportamento ansioso. Le
sindromi ansiose possono infine derivare dal mancato apprendimento di
determinati comportamenti, quali la capacità di imporsi, di dire di no o di parlare
di fronte ad altre persone. Nella maggior parte dei casi, però, la sindrome
ansiosa viene scatenata da uno stress psichico improvviso o protratto nel
tempo.
Si osserva comunque una frequente concomitanza di più di uno dei fattori
descritti.
L‘ansia può diventare una malattia quando non viene affrontata correttamente.
Essa infatti costituisce un problema nel momento in cui si trasforma in un
circolo vizioso di ansia anticipatoria, catastrofismo, angosce e sintomi organici.
panorama
Staff Moderatori
Staff Moderatori
Messaggi: 12872
Iscritto il: mer feb 24, 2010 3:23 pm

Re: Contesti professionali e Sindrome da BURNOUT

Messaggio da panorama »

Risarcimento del danno da burn out


Il danno derivante dalla sindrome da burnout è certamente inquadrabile quale danno biologico, anche detto danno alla salute, che si sostanzia concretamente in una lesione di natura squisitamente fisica quale anche una condizione di psicopatologia ovvero in una serie di alterazioni del modo di essere e/o anche di vivere della persona nelle relazioni lavorative, ma anche sociali e infine familiari che ledono la piena espressione della sua personalità nel mondo esterno.

Poiché il danno biologico non è relegato esclusivamente alla lesione della capacità di ulteriormente produrre o meno ricchezza (ad esempio non poter più svolgere determinati lavori perché si è perso uno degli arti superiori e quindi perdere nel futuro il relativo guadagno economico), per lungo tempo si è discusso di voci di danno quali quello esistenziale e/o alla vita di relazione dapprima inquadrandole nel danno morale e di poi costituendole come autonome voci di danno che andavano risarcite.

Dopo anni di tentennamenti e decisioni giurisprudenziali spesso anche contraddittorie, le Sezioni Unite Civili della Suprema Corte di Cassazione, con l’ormai noto poker di sentenze depositate tutte nello stesso giorno (11 novembre 2008) decidendo cause diverse hanno definitivamente chiarito che la nozione giuridica di danno biologico ricomprende in sé tutti i tipi di lesione che il soggetto subisce o ha subito, giuridicamente e scientificamente accertabili ed accertate, senza che si debba procede quindi a duplicazioni risarcitorie di voci in realtà già ontologicamente conglobate nel primo (cfr. Cassazione Civile Sezioni Unite sentenze nn. 26972 – 26973 – 26974 – 26975/2008), ma sicuramente procedendo ad una cd. personalizzazione dei vari aspetti dell’individuo lesi.

In ogni caso va chiarito che le Sezioni Unite Civili della Cassazione non hanno inteso eliminare dal panorama giuridico voci di danno come quello psichico, esistenziale, morale ma semplicemente chiarire che tali compromissioni della integrità psicofisica di un soggetto sono da intendersi tutte come espressione del danno biologico, che pertanto è da considerarsi come lesione di ogni modo di essere e ogni potenzialità dell’essere umano comprese le manifestazioni dell’individuo riguardanti la sfera relazionale, la vita affettiva, la funzionalità cognitiva, la personalità nel suo insieme.

Ciò posto il danno da sindrome da burnout, la cui responsabilità sia ricondotta in capo al datore di lavoro, va risarcito secondo le regole civilistiche a mente dell’art. 2087 c.c., e va supportato con il suo riconoscimento previa consulenza tecnica da redigersi ad opera di uno psicologo e/o di uno psichiatra, unitamente al medico legale.

Tale danno qualora sussistente e riconosciuto va quantificato, come pacificamente stabilito dalla Corte di Cassazione recentemente, e liquidato secondo le tabelle all’uopo predisposte dagli uffici giudiziari del Tribunale di Milano, tabelle che riportano punti percentuali di risarcimento della lesione alla integrità psico-fisica diversificati a seconda della gravità della lesione, del sesso e dell’età del soggetto da risarcire.
Avatar utente
Diabolikus
Affidabile
Affidabile
Messaggi: 273
Iscritto il: gio apr 12, 2012 8:31 am

Re: Contesti professionali e Sindrome da BURNOUT

Messaggio da Diabolikus »

Meno male che il rischio di contrarre questa BRUTTA MALATTIA, nell'Arma non c'è.......siamo tutti una grande (e felice) famiglia !!!! :roll: :roll: :roll:
Homo sum, humani nihil a me alienum puto
fox62
Consigliere
Consigliere
Messaggi: 601
Iscritto il: mar apr 03, 2012 11:57 am

Re: Contesti professionali e Sindrome da BURNOUT

Messaggio da fox62 »

Eh si, una grande e felice famiglia che guarda a caso si dive a tavola quando deve "MANGIARE". Cordialmente.
panorama
Staff Moderatori
Staff Moderatori
Messaggi: 12872
Iscritto il: mer feb 24, 2010 3:23 pm

Re: Contesti professionali e Sindrome da BURNOUT

Messaggio da panorama »

http://www.psicologo-psicoterapeuta-fir ... irenze.htm" onclick="window.open(this.href);return false;
panorama
Staff Moderatori
Staff Moderatori
Messaggi: 12872
Iscritto il: mer feb 24, 2010 3:23 pm

Re: Contesti professionali e Sindrome da BURNOUT

Messaggio da panorama »

Nel Link sottostante si legge:
"Anche un sovraccarico di lavoro può essere la causa scatenante della sindrome da burnout. Infatti, recenti studi effettuati dall’Università di Saragozza, hanno messo in luce come il rischio di esaurimento professionale aumenti qualora l’individuo lavori più di 40 ore alla settimana. Si tratta di un disagio psicofisico che può manifestarsi in diversi modi. A parte i sintomi fisici che vanno dal mal di testa al mal di schiena ai problemi intestinali, i disagi psicologici sono sicuramente i più seri e che richiedono, molto spesso, l’intervento di uno specialista."

http://www.sapere.it/sapere/pillole-di- ... avoro.html" onclick="window.open(this.href);return false;
panorama
Staff Moderatori
Staff Moderatori
Messaggi: 12872
Iscritto il: mer feb 24, 2010 3:23 pm

Re: Contesti professionali e Sindrome da BURNOUT

Messaggio da panorama »

In un passaggio di commento del link sotto indicato si legge:

"In particolare, oltre ai già visti “disturbi da stress”, si vuole puntare l’attenzione sulla sindrome da “burnout” nel contesto della Polizia di Stato, quale possibile causa di servizio nelle dimissioni o prepensionamenti o, ancora, nei casi limiti di suicidi del personale."

http://www.procontinuum.com/pubblicazio ... ancio.html" onclick="window.open(this.href);return false;
panorama
Staff Moderatori
Staff Moderatori
Messaggi: 12872
Iscritto il: mer feb 24, 2010 3:23 pm

Re: Contesti professionali e Sindrome da BURNOUT

Messaggio da panorama »

notizia di Novembre 2011.

Ecco un passaggio nel link sotto indicato:

"Il Ministero da qualche tempo ha introdotto una figura professionale nuova nell'ambito del servizio sanitario. Una figura a supporto di quei colleghi che subiscono traumi post o pre intervento, sia esso di Polizia o chirurgico.

Ho avuto modo di fare un corso di aggiornamento in merito e parlando con detto personale, oltre ad elencare le categorie dei colleghi più a rischio sindrome di Burn Out - ci sono uffici che per la loro particolarità lavorativa conducono inevitabilmente a questi momenti di tensione fisica - sono rimasto sorpreso di quanti fra di noi sottovalutano il problema."


http://www.poliziotti.it/public/polsmf/ ... ic=16148.0" onclick="window.open(this.href);return false;
panorama
Staff Moderatori
Staff Moderatori
Messaggi: 12872
Iscritto il: mer feb 24, 2010 3:23 pm

Re: Contesti professionali e Sindrome da BURNOUT

Messaggio da panorama »

Alcuni commenti su questa malattia silenziosa si trovano anche in questo link sottostante e che vi invito a leggere.

http://www.ficiesse.it/home-page/4579/cos" onclick="window.open(this.href);return false;
panorama
Staff Moderatori
Staff Moderatori
Messaggi: 12872
Iscritto il: mer feb 24, 2010 3:23 pm

Re: Contesti professionali e Sindrome da BURNOUT

Messaggio da panorama »

Ecco un altro articolo terribile.

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cr ... 8475.shtml" onclick="window.open(this.href);return false;
panorama
Staff Moderatori
Staff Moderatori
Messaggi: 12872
Iscritto il: mer feb 24, 2010 3:23 pm

Re: Contesti professionali e Sindrome da BURNOUT

Messaggio da panorama »

eccone un'latro interessante.


http://guide.supereva.it/salute_e_sicur ... 5304.shtml" onclick="window.open(this.href);return false;
panorama
Staff Moderatori
Staff Moderatori
Messaggi: 12872
Iscritto il: mer feb 24, 2010 3:23 pm

Re: Contesti professionali e Sindrome da BURNOUT

Messaggio da panorama »

Questo è anche importante.

http://www.informazione.it/c/5A56B9C4-C ... olizia-pen" onclick="window.open(this.href);return false;
panorama
Staff Moderatori
Staff Moderatori
Messaggi: 12872
Iscritto il: mer feb 24, 2010 3:23 pm

Re: Contesti professionali e Sindrome da BURNOUT

Messaggio da panorama »

ecco un'altro.

http://www.comune.olbia.ot.it/index.php ... &Itemid=87" onclick="window.open(this.href);return false;
fox62
Consigliere
Consigliere
Messaggi: 601
Iscritto il: mar apr 03, 2012 11:57 am

Re: Contesti professionali e Sindrome da BURNOUT

Messaggio da fox62 »

Caro panorama, sei un grande, qualora ti è possibile mandali anche al generale Clemente Gasparri e per opportuna conoscenza a quella.......sua amica giornalista, così prima di sparare quazzate si documentano. Cordialmente.
Rispondi